sabato 18 luglio 2009

Marco Cipriano-Alessandro Pollio

Proposte per Sinistra e libertà

PROPOSTE PER SINISTRA E LIBERTA’

“Andare avanti con determinazione, slancio, audacia. Non da utopisti che inseguono chimere o da schematici che si abbarbicano ai testi; non da estremisti che si lanciano in velleitarie fughe in avanti ma neppure da opportunisti che si acconciano al presente, naviganti di piccolo cabotaggio che seguono il tracciato delle coste; noi vogliamo affrontare le sconfinate distese del mare aperto, per approdare ad una nuova società a misura d’uomo.” Così Enrico Berlinguer si rivolgeva ai giovani. Da qui conviene partire per costruire una risposta alla domanda classica “che fare dopo la tornata elettorale”.
Non convince né appassiona una discussione che oscilli tra il volontarismo e le soluzioni organizzative. Mettiamo davvero la politica con lettere maiuscole e riflettiamo: il risultato elettorale in Lombardia (1/6 degli abitanti, il 24% del Pil nazionale) ci dice innanzitutto che “vocazioni maggioritarie” – ma il vero nome è autosufficienza – scelte identitarie e di “resistenza umana”, cartelli elettorali non hanno spazio perché non sfiorano nemmeno la rete di interessi e di culture che si fanno rappresentare dal centrodestra. E l’esiguità del nostro risultato (pagato pegno alle pur vere difficoltà organizzative delle poche settimane e degli scarsi mezzi), in percentuale e tanto più con quei numeri assoluti che si è persa l’abitudine di guardare, ci mette di fronte la dura questione di una gran parte di elettorato “di sinistra” che non vota o lo fa verso centrodestra e Lega.
Appare evidente il nostro deficit di risposta culturale e programmatica che sia convincente, concreta, non episodica, su alcune questioni che incidono sulla “idea del mondo” di amplissimi strati popolari: l’immigrazione, che di fatto abbiamo anche noi accettato venisse schiacciata sulla sola dimensione della sicurezza; il salario e il costo della vita; il sistema del welfare e i diritti sociali e di cittadinanza. Ciascuno di questi temi ha un rapporto strettissimo, quotidiano, con le condizioni materiali di vita di parti sempre più ampie della popolazione, si riflette sul funzionamento e sulla consistenza dei servizi sociali e pubblici, moltiplica la sensazione di insicurezza per il presente ed il futuro.
A partire da questi temi appare in tutta la sua gravità la assenza dal governo e dalla rappresentanza locale, cioè il tema del governo non certo come occupazione di posti ma come strumento per dare risposte materiali e profondamente innovate per una realtà in veloce cambiamento. Ed anche il tema delle alleanze va declinato non come tattica per le elezioni ma come definizione di programmi e proposte (condivise tra “diversi”: non ha senso criticare altri perché…non sono “noi”!) utili non a battere il nemico comune Berlusconi ma per risolvere i problemi e trasformare le condizioni materiali.
Esce, in questo modo, dal vago anche il tema del radicamento sociale. Non ci sono classi o strati sociali che oggi abbiano una funzione universale, la cui condizione sia di valore generale: posto che fosse realistica in altre fasi, non è certo nella società di oggi che si può trovare un comune dnominatore sociale. Non a caso, ci si rifugia in categorie così generali da essere astratte (non come condizione, drammaticamente concreta, ma come classe sociale di riferimento): i precari, gli immigrati, i poveri in aumento. Ma questa è la – nobilissima, indispensabile – missione di solidarietà, per la quale non c’è bisogno di partiti, di poltiica, di rappresentanza.
Proprio nella società articolata, le condizioni materiali dei diversi gruppi sociali trovano soluzione in una proposta generale di cambiamento profondo del Paese nel suo insieme, la cui chiave di interpretazione sta in un principio di libertà che si materializza nella mobilità sociale e nella espansione dei diritti. Vale a dire: la sinistra è quella forza che si impegna per realizzare politiche pubbliche in gradi di assicurare mobilità e diritti.
Possiamo anche provare a declinare, più che titoli, gli ambiti cui dedicare i prossimi mesi di lavoro, scavo e costruzione al tempo stesso di una cultura, di un programma e di un partito (senza parlare qui della sua specifica forma).
1. La riforma del welfare – squilibrato dal suo impianto centrato sul lavoratore dipendente, maschio, stabile e, in aggiunta, dalla mostruosa inefficienza di un sistema fiscale che non fa nemmeno più capire come è stratificata la società e privato sempre più del carattere essenziale della progressività.
2. La riconversione ecologica dell’economia, della produzione, della vita individuale e collettiva – per modificare abitudini e stili di vita, per imprimere un orientamento verso il futuro, dal risparmio e recupero del territorio, delle merci, ed insieme per determinare politiche industriali, il cosa e il come si produce, cioè i campi fondamentali di progresso tecnico, scientifico ed umano.
3. I diritti individuali e collettivi, sulla robusta traccia della Costituzione e delle culture più avanzate dell’esperienza democratica e civile, a partire dal riconoscimento pieno del valore fondativo e trasformativo della differenza di genere. E’ un vero e proprio giacimento di risorse per lo sviluppo, perché mobilità la creatività, l’aspirazione di protagonismo delle persone, la premessa per la valorizzazione di ciascuno.
4. La Pubblica amministrazione – fattore al tempo stesso di garanzia di ogni politica pubblica, dei diritti dei cittadini, e di sostegno al tessuto economico sociale.
Guardiamo bene questi punti: non sono forse una versione contemporanea dei principi di libertà, eguaglianza e fraternità, la “triade repubblicana” come è chiamata in Francia? Forse, invece della fraternità, oggi guardiamo di più al valore fondativo della differenza e così questa potrebbe essere la nuova triade.
E, a questo proposito, si deve aggiungere ancora una cosa: dobbiamo essere quella forza politica che afferma ed estende la democrazia partecipativa, per la definizione delle scelte di governo ed anche per la sua vita interna. (altro che le primarie!).

Tutto ciò può essere Sinistra e Libertà. E, se è così, possiamo dare corpo alla costruzione del nuovo soggetto politico, comprendendo e riconoscendo tempi e modalità propri a ciascuna forza politica organizzata (e senza scimmiottare tra di noi la molesta contrapposizione tra “frenatori” e “acceleratori”), facendolo vivere nella costruzione comune e nella iniziativa politica che non può attendere e nel contributo che tanti, del milione di italiani che ci ha guardato, apprezzato e seguito, sono già pronti a dare, nelle nostre città, nei luoghi di lavoro e di istruzione.
Potremo “dimostrare” allora che ci può essere ed è utile una forza di sinistra, laica, ambientalista, di cambiamento e libertaria, che con queste caratteristiche contribuisca ad una alleanza che comprenda forze di ispirazione riformista, sia laica che cattolica, ed anche democratiche moderate, in grado di riconquistare la credibilità necessaria per far uscire dalla crisi – che la destra sta aggravando – una Italia significativamente diversa.
(tra parentesi e per ultimo: così possiamo anche guardare in modo più maturo e senza “crisi di nervi” al congresso del Pd, anzi addirittura aiutando una evoluzione che faccia uscire anche quel partito dal corto circuito nel quale si è cacciato)




Marco Cipriano, vicepresidente Consiglio regionale Lombardia
Alessandro Pollio Salimbeni, consiglio nazionale SD

39 commenti:

Luigi Ranzani ha detto...

Ma perché inseguire l'araba fenice di un nuovo partito di sinistra?
Italia dei Valori, che ha già conquistato consenso molto più ampio di Sinistra e Libertà, non ha già tutto questo in programma o in nuce?
L. Ranzani

sergio ferrari ha detto...

Perchè la politica è anche e prima di tutto, storia, cultura, valori, credibilità. E a sinistra la politica è anche democrazia,eguglianza, libertà. Cioè socialismo.
Sergio Ferrari

Dan Ferrato ha detto...

A proposito delle considerazioni di Gigi L.
Non credo che IDV sia di sinistra....., riesce a unire i Vattimo i Trafaglia e chi votava x Rifondaz Comunista con persone di destra...con un programma alla "Giustizia e Libertà...."

felice besostri ha detto...

L'Italia dei Valori non è un partito di sinistra, come dimostrano sue prese di posizione in termini di sicurezza ed immigrazione. Né la natrura cambia per aver imbarcato personaggi già collocati ed eletti in liste di sinistra. Aver salvato il ponte sullo stretto di messina uno dei cavalli di battaglia del PdL è un altro motivo di sospetto. Invito poi tutti a leggersi la mia lettera aperta ai candidati segretari del PD:
l'IdV non si è differenziata nel voto sulla riforma della legge elettorale delle europe. Non tanto sulla soglia di accesso, senza la quale non sarebbe neppure nata SeL, ma sul non aver tenuto conto dei riflessi sul rimborso delle spese elettorali. La conseguenza è caso unico in Europa che soglia di accesso e quorum peer aver diritto al rimborso delle spese elettorali coincidono, non è così nelppure per la camera dei deputati.
In Germania dove hanno inventato la clausola di accesso o sbarramento la percentuale per aver diritto al rimborso è dello 0,5% con la soglia al 5%. In Francia per aver diritto al rimborso, con un sistema maggioritario, bisogna raggiungere lo 1% e presentare candidati in almeno 50 collegi. Prima era il 5% ma il consiglio coatituzionale ha dichiarato illegittimo porre ostacoli alla competizione politica.
L'IdV si comporta allo stesso modo di PdL, PD, Lega Nord e UDC quando si tratta di dividersi i soldi. Quanti sanno che si dividono 5 euro a testa degli elttori delle liste che non hanno raggiunto il 4%, oltre che le chede bianche e nulle e degli elettori non votanti. Non è questione di stile, ma di violazione dell'art. 51 della Cost. Il rispetto della Costituzione è la scriminante. Non basta essere contro berlusconi per avere i voti di chi si ritiene di sinistra e socialista

pino falci ha detto...

L'Italia dei Valori ha un elettorato che in parte è stato esplicitamente
e si sente ancora di sinistra, in parte non si dice "di sinistra" perchè
la locuzione, per l'uomo comune, ha assunto una connotazione negativa
(grazie anche all'operato dei politici "di sinistra").
Con tutto il rispetto per gli argomenti discussi in ambiti "di sinistra",
e nella piena libertà delle scelte individuali, bisognerebbe forse
rendersi conto, quando li si propone, che alcuni di essi risultano
incomprensibili e noiosi. E questo indipendentemente dal fatto che per
me non è così.
In ogni caso, se si vuole conquistare quell'elettorato, bisogna prima,
se possibile, rispettarlo.
Scusate la banalità e saluti a tutti
Pino Falci

Francesco Robiglio ha detto...

Besostri interviene per sostenere che l'IdV non merita il patentino "di sinistra". Sarà tutto vero ma la verità è che il posizionamento a sinistra di IdV lo hanno definito gli elettori di sinistra votandolo al posto di PD, SeL, PRC etc.. E in democrazia tanto basta. La domanda allora che andrebbe eventualmente posta è: come mai gli elettori di sinistra votano IdV? Non vale ovviamente la risposta che chi non vota per chi voglio io, semplicemente sbaglia, nel senso che è rimasto obnubilato. E dopo aver risposto a questa domanda, bisognerebbe farsene un'altra: come mai gli elettori di sinistra non votano per i socialisti?
Date le risposte a queste domande, il dibattito e la riflessione possono continuare (o riniziare). Fino a che non si risponde a queste domande: 1. gli elettori di sinistra continueranno a votare IdV (o altro); 2. gli elettori di sinistra continueranno a non votare socialista. Il tutto mi sembra corrispondere a quello che sta sucecdendo. Direi che siamo affetti dalla stessa sindrome che per decenni ha attanagliato i comunisti: si credevano i migliori ma non erano votati a sufficienza per vincere le elezioni; e non capendo come mai, hanno continuato a perdere. Uguale vale per i socialisti e non da oggi.

Si persevera in posizioni aristocratiche, direi conservatrici, al limite del reazionario, che allontanano dalla realtà e dal comune sentire e, pertanto, la punizione elettorale appare inevitabile. Purtroppo a tutto ciò mi sembra si associ un altra tendenza: quella di anteporre proiezioni personali, costruite ad uso personale, ad un'analisi più distaccata della realtà. Ma in democrazia vince chi sa interpretare il comune sentire e dare risposte ai problemi della gente: questa capacità gli viemne riconosciuta e per questo gli elettori lo premiano. Le fantasie personali, per quanto sofisticate o pirotecniche, non sono prese mai molto in considerazione: affidarsi ad esse può portare solo ad un triste ed ineludibile isolamento e distacco dalla realtà e dalla gente. A lungo andare sfociano nella farneticazione o nel delirio.

Ho la strana sensazione che con SeL e con il "dibattito" post elettorale non ci siamo discostati di molto da tutto ciò. E pazienza.

Saluti

Francesco Robiglio

claudio bellavita ha detto...

Ma prima di sentenziare sull'elettorato dell'Italia dei Valori, e
sull'insopportabile loro maleducazione politica per cui è giusto trattarli
da metechi, noi che abbiamo nobili origini e nessun voto, e il PD che i voti
li sta perdendo a raffica insieme alle origini, qualcuno è andato a
curiosare nei meet-up o nelle piazza stracolme per lo show di
Grillo-Travaglio? Allora: età media sui trent'anni, cultura tra studenti
universitari e giovani laureati, per il 50% esperienze politiche nell'area
della sinistra, così delusi dalle istituzioni che han solo voglia di fare
massa ma non di candidarsi, disponibili a battaglie singole non a
sottoscriver deleghe permanenti in base all'ideologia o agli schieramenti.
Molto ambientalisti, e molto attenti. Insomma, la meglio gioventù.

peppe giudice ha detto...

La tesi secondo la quale "gli elettori hanno sempre ragione" non mi convince. Anche quando hanno eletto Hitler? Perchè Hitler andò al governo eletto democraticamente e poi fece il colpo di stato. Ed ebbe la maggioranza perchè la Germania attravrersava una gravissima crisi. Naturalmente nessun parallelismo tra Hitler e Di Pietro. Quello era un demonio questo è un pagliaccio. Non basta per definire di sinistra un partito perchè prende voti provenienti da sinistra. Perchè in Olanda ed in Austria i partiti reazionari e xenofobi non hanno attinto in elettorato popolare che votava a sinistra? (ed hanno prreso il 20 e più % - altro che Di Pietro) . Di Pietro è un fenomeno transitorio, anche perchè quando molti si accorgeranno del ciarpame e della merda che c'è nell'IDV cambieranno voto. Non dimentichiamoci che nel 2006 Di Pietro aveva il 2%. SeL oggi ha il 3,1% ma se saprà agire con serietà potrebbe raddoppiare il suo consenso.
Voglio ricordare che nel 1999 la Lista Bonino prese il 9,2% allae Europee e alle politiche successive il 2%.

Luciano Belli Paci ha detto...

Insomma ... il volto di sinistra (e per certi aspetti "sinistro")
dell'antipolitica.
Pulsione che sarebbe naturaliter di destra, ma che in Italia, essendo stata
sdoganata in buona misura dalle classi dirigenti della sinistra di allora (a
partire dalla mitologia della "diversità" berlingueriana, molto prima della
campagna su tangentopoli), è dilagata anche in un segmento assai
significativo dell'opinione progressista.
Detto questo, sono anch'io per evitare ostracismi nei confronti dell'IDV,
che ci impedirebbero di dialogare con un elettorato che è finito lì per
disperazione e mancanza di alternative credibili.

Luciano Belli Paci

sergio ferrari ha detto...

Che l'IdV abbia avuto un elettorato che in parte è stato esplicitamente di
sinistra e in parte non dice di esserlo solo per i connotati negativi della
parola sinistra, è una lettura della realtà e della storia recente di una
certa originalità. Si deve essere d'accordo nel rispettare l'elettorato
dell'IdV ma anche quello di sinistra che non vota IdV.

Che il progetto SeL crei dei mal di pancia diffusi sembra evidente e i vari
interrogativi che vengono posti sembrano dimenticare che a sinistra alcune
risposte sono già state date, ad esempio da Bobbio o da Sylos Labini. La
politica con la P maiuscola fortunatamente è anche storia, credibilità,
cultura, e, a sinistra, anche principi di eguaglianza, democrazia, libertà.
E questa seconda parte non è banale, basta leggere, ad esempio per quanto
riguarda la democrazia, il recento libro di M. Salvadori.

Sergio Ferrari

francesco somaini ha detto...

A mio giudizio l'elettorato dipietrista è in genere molto migliore del leader di quel partito. Ed è anche un elettorato di Sinistra.
E' inoltre, in genere, un elettorato assolutamente civile, schierato su posizioni che potremmo definire intransigenti (ma nel senso buono del termine, sulla linea cioè di quell'intransigentismo democratico che per esempio caratterizzò anche figure come quella di Matteotti).

Quello dell'intransigentismo è un filone di cultura democratica di tutto rispetto (componenti di questo filone sono state ad esempio abbondandemente presenti nella vicenda del partito d'Azione, e poi in e se ne possono ritrovare ampi rimandi in tutta la tradizione risorgimentale e post-risorgimentale). In anni recenti, elementi di quella cultura sono riaffiorati nel movimento spontaneo dei "girotondi" (nato spontaneamente dall'indignazione di molti cittadini per l'illegalismo berlusconiano), e prima ancora avevano in parte attraversato anche esperienze come quella della Rete (nate dalla mobilitazione anti-mafia dei cittadini siciliani).

Certo, in quelle posizioni non mancano (e non sono mai mancati) anche certi atteggiamenti culturali un po' troppo manichei ed integralisti (e che personalmente non apprezzo, tanto meno quando a portarli avanti sono personaggi non proprio cristallini, come lo stesso Di Pietro).
In linea di massima però a me pare che l'intransigentismo democratico esprima una sensibilità con la quale i Socialisti potrebbero avere più di un punto di contatto (se solo la smettessero di identificare Di Pietro con il loro persecutore, dimenticando oltre tutto di fare fino in fondo i conti con le proprie colpe).
A ma pare in ogni caso assurdo e sbagliato che da parte socialista continuino verso quel mondo a levarsi dei veti. Il tema della legalità, infatti, che sta evidentemente molto a cuore all'elettorato dell'IDV, appartiene in realtà a pieno titolo anche alla cultura socialista, non meno di quanto vi appartenga il tema del garantismo. Noi socialisti, è chiaro, non siamo certo per gli "stati di polizia" (e quindi siamo garantisti), ma vogliamo anche che la legge sia eguale per tutti e che da tutti venga rispettata (e quindi siamo anche legalitari).
La forza della cultura socialista sta nel saper combinare queste due istanze (anche se da qualche tempo l'attenzione al tema della legalità sembra essersi un po' appannato), ma proprio per questo io penso che da Socialisti noi potremmo utilmente arricchire la sensibilità legalitaria dei "democratici intransigenti" con forti innesti di cultura libertaria: con il che le daremmo anche più respiro, più forza, e una maggiore apertura ideale.

Con ciò, tengo peraltro a precisare che io non penso affatto che i Socialisti debbano porsi il problema di confluire nell'IDV. Progetti come quello di Sinistra e Libertà (pur con alcuni limiti) mi paiono francamente molto più vicini al nostro modo di vedere il mondo.
Penso anche però che sia assolutamente cruciale porsi il problema di creare delle convergenze tra le forze che si collocano alla Sinistra del Partito Democratico, e che non si possa eludere l'esigenza di ridurre fortemente, e quanto prima, la frantumazione di quell'area (che è potenzialmente in grado di intercettare almeno il 20 % dell'elettorato, e forse anche più, ma che oggi appare francamente divisa in troppi partiti e partitini).
Insomma, io credo che nei riguardi dell'IDV sia opportuno abbandonare gli atteggiamenti schifiltosi con cui spesso si considera quella formazione, per cominciare invece ad aprire dei confronti più seri. Sul merito dei problemi. E senza pregiudiziali.

Un saluto,

pino falci ha detto...

Col celebre esempio sul re d'Inghilterra, Russell evidenzia che
(parafraso) la tesi secondo cui "noi abbiamo sempre ragione
indipendentemente da quello che ci accade intorno", è logicamente
sostenibile... quindi da oggi chiamatemi "Vostra Maestà" :) !

Puntualizzavo che prima di attrarre elettori è necessario avere (o almeno
simulare) un minimo di rispetto verso di essi. Ma non è obbligatorio:
we are in a free country... poi anche io, d'istinto, in genere preferisco
le compagnie piccole e selezionate.
Saluti
Pino Falci

claudio bellavita ha detto...

Sono molto colpito dal fatto che con oggi è il terzo giovane di alte
capacità intellettuali (questo ha già due insegnamenti in una università
inglese dove è andato con una borsa a fare il dottorato di filologia
classica) letteralmente furioso per il rifiuto del pd alla candidatura di
Grillo: che insieme a Travaglio è visto come uno che parla in modo
comprensibile e dice cose che interessano, alle quali nessuno risponde.
Tutti e tre han fatto vari movimenti, han provato con qualche partito di
sinistra dentro o vicino, non intendono più averci a che fare perchè stanno
sulla luna, adesso la stanno giurando anche al pd. Noi, purtroppo, da troppo
tempo non abbiamo niente altro da dire se non implorare per la nostra
sopravvivenza. Eppure due su tre di questi giovani han fatto una comparsata
alle riunioni del gruppo di Volpedo.

Dario Allamano ha detto...

Come sempre condivido integralmente il pensiero di Francesco.
Anche in questo caso dobbiamo tentare di capire la realtà per trasformarla.
Se vogliamo intercettare parte del voto che oggi va a IDV dobbiamo rielaborare
il lutto di Tangentopoli, ammettendo con estrema onestà che il PSI era
fortemente invischiato in pratiche illegali, così come dobbiamo avere il
coraggio di confrontarci con pacatezza con i Dipietristi sul fallimento di
Mani Pulite, che fu una operazione politico-mediatica che non ha risolto
nulla, perchè oggi la corruzione è molto peggio che nel 1992, per tentare di
fare comprendere a chi vota IDV in buona fede che è il giustizialismo è un
pensiero che niente ha a che fare con la sinistra, tantomeno socialista, ma
la giustizia e la legalità si.
Dario Allamano

Peppe Giudice ha detto...

La volontà degli elettori va registrata in democrazia, ma questo non
significa che tali scelte non siano criticabili.
Berlusconi ha il consenso del 35% degli elettori e per questo dovremmo
rinunciare a fare una battaglia politica e culturale contro la destra. Fra,
l'altro, a me preoccupa molto di più il dato che gran parte dei ceti
popolari e operai votino per la destra (sia Pdl che Lega) - e che questo è
un fenomeno non recente ma che dura da più di dieci anni - che non dei voti
che prende Di Pietro. Del resto ho già spiegato che il fatto che un pezzo di
elettorato di sinistra voti per un partito non significa affatto che tale
partito diventi un partito di sinistra. Altrimenti dovremmo dare la
qualifica di sinistra a partiti xenofobi, razzisti e reazionari in diversi
paesi europei che proprio sulle paure dei ceti poplari hanno sottratto fette
importanti di elettorato ai socialdemocratici. Il partito IDV (poi bisogna
vedere in che percentuale il suo elettorato è definibile di sinistra) non ha
nulla a che vedere con la definizione di sinistra che si utlizza in Europa.
E' un partito personale (nello statuto c'è scritto che Di Pietro è
presidente a vita). E' un partito che ha una cultura autoritaria e forcaiola
(da stato di polizia) dello stato. E' una forza populista che fonda i suoi
consensi sulla eccitazione e non sulla ragione. Le sue classi dirigenti a
livello locale e nazionale sono composte da ex democristiani riciclati
provenienti da diverse esperienze (Udeur, Margherita, Forza Italia). E' un
partito che sui temi sociali non ha nulla da dire. Su quelli della laicità
neanche. Si è spesso astenuto in Parlamento (altro che opposizione dura). E
poi parliamoci chiaro: quella pseudo sinistra che vota Di Pietro sa molto
dell'antipolitica di Santoro e Trvaglio (un ex fascista). Non possiamo
ricostruire una sinistra su tali basi, riconoscendo una dignità politica a
Di Pietro che non ha. Di Pietro, come Berluasconi è il frutto di un profondo
processo di regressione culturale innescato dall'antipolitica e che sinistra
della II Repubblica non ha saputo e voluto contrastare condannando l'intera
sinistra alla distruzione. In tale quadro desolante io considero il
risultato di SeL buono. Con un totale oscuramento mediatico (Di Pietro ha
avuto Santorio come addetto stampa), con gravissime difficoltà
organizzative, senza elettii in Parlamento, un simbolo conosciuto solo dal
30% degli elettori, in una campagna elettorale in cui non si è parlato di
politica ma delle depravazioni personali del premier, prendere il 3,1%
(quasi 1 milione di voti) è un buon punto di partenza per avviare una opera
lunga di ricostruzione della sinistra riformatrice e per fare uscire il
paese dall'antipolitica.

Luigi Ranzani ha detto...

Intransigentismo (Salvemini, Gobetti, Gramsci, Carlo e Nello Rosselli...), legalità (Matteotti, ... Borrelli, D'Ambrosio, Colombo, Davigo, Di Pietro.... ), a mio parere è ciò che ancora oggi serve all'Italia.

Caro Somaini, "personaggi non proprio cristallini, come lo stesso Di Pietro", questo + o - l'ha detto anche Berlusconi, non le sentenze, queste sì cristalline, che l'hanno riguardato.

Per chi ha avuto a che fare anni fa, senza scomporsi tanto, con i vari Colucci, Gangi, Pillitteri, ecc. - sarebbero troppi da citare), sarebbe un bel salto, capisco.

L. Ranzani

Giovanni Scirocco ha detto...

Caro Gigi,
mi permetto di intervenire sul tuo ultimo messaggio, premettendo che Di Pietro mi sta simpatico, molto più dei vari personaggi da te citati.
I problemi, a mio parere, sono due:

a) a livello generale: il fenomeno Di Pietro è una delle tante facce del successo odierno del populismo, mediatico (Berlusconi), territoriale (Lega), giudiziario (Di Pietro). Probabilmente, come sottolineava Stefano Bazzoli alla riunione di ieri sera del nostro circolo, simul stabunt, simul cadent

b) in particolare, per quanto riguarda Di Pietro: è giusto sottolineare, come tu hai fatto, che lo stesso è sempre stato asolto in tutti i procedimenti che lo hanno coinvolto. Ma la domanda è un'altra: è legittimo, in una democrazia liberale, utilizzare le proprie inchieste come trampolino per una carriera in campo politico?

Ciao a tutti
Giovanni

claudio bellavita ha detto...

(nello statuto c'è scritto che Di Pietro è
presidente a vita). sei sicuro?

Giampaolo Mercanzin ha detto...

Scopro che Dio Pietro sta diventando un faro per tutta la sinistra.
Vorrei anche capire quali sono le dosi di socialismo che egli esprime, che non siano quelle del "sostituto procuratore" censore della comunità. Secondo le sante parole evangeliche, ho seri dubbi che possa essere l'unico senza peccato. Secondo me invece è solo animato da un narcisismo ed egocentrismo spaventosi (propri degli ignoranti),che l'hanno portato ad abbandonare con disprezzo e platealità la toga di magistrato inquerente che indossava. Ha, oltre alle coperture "massoniche" che lo proteggono, una serie di scheletri che l'armadio non riesce più a contenere. Ultime le disavventure del figlio, scomparse dai notiziari italiani e le sue esternazioni sulla stampa estera. Non dimentico il suo "non ci stò PIU'", ancor più ricattatorio del non ci stò di Scalfaro, che mise paura al plurindagato D'Alema ed al suo partito. Né posso accettare il suo volto spiritato di TORQUEMADA E SAVONAROLA. Aborrisco quindi i facili entusiasmi ed il tifo che si sta facendo per lui e plaudo a chi ha detto : "Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi".
Dopo tutti gli esperimenti che gli orfani socialisti hanno fatto, in barba alla loro storia ideale e confondendo le alleanze per governare (vedi i vari "CENTROSINISTRA" della bistrattata prima Repubblica)con le alleanze per raccattare voti. Spero non diventi una nuova fiamma passionale. Che il "nostro" faccia la propria strada e che governi se gli italiani lo votreranno, ci ha provato anche la Bonino. Ma non confondiamolo con una, ancorché generica, sinistra ed ancor meno con i valori socialisti di un collettivismo libertario. A tale titolo mi permetto di chiedere di stralciare Mattelotti e i Rosselli dall'elenco dei riferimenti: non "c'azzeccano"proprio!. Lascio comprensibilmente Salvemini, solo perché era meridionale e conosceva bene gli intrallazzi mafiosi o camorristici della sua terra, ma aveva altro spessore del p.i. Di Pietro.

Peppe Giudice ha detto...

Accostare Carlo Rosselli e Gramsci ad un furbacchione come Di Pietro ed un reazionario come Davigo è veramente offensivo.
Il Sig. Ranzani si ricordi dell'avv. Lucibello e di Pacini Battaglia. O si ricordi del sen. DE Gregorio coordinatore campano dell'Italia
dei Valori passato appena eletto con Forza Italia. O forse vuole che lo delucidi sulla biografia polituca dell'attuale coordinatore
nazionale dell'IDV (o di tanti dirigenti meridionali di quel partito alcuni collusi con la camorra)? Quello che serve allìItalia è il socialismo
libertario di Rosselli e non certo il populismo fascistoide di Di Pietro. E si finisca cin il dire (ma questo lo ha dice anche Berlusconi) -
questo non è modo di ragionare da democratici ma da neofiti dello stalinismo. O forse non ha capito che sia Berlusconi che Di PIetro sono
figli dell'antipolitica che non solo non ha risoloto la questione morale ma l'ha ingigantita.
Il sottoscritto non ha nulla a che vedere con Pillitteri. Anzi ritengo egli ed i suoi amici tra i responsabili della fine del PSI. Ma dire che mani
Pulite sia stata opera di giustizia è la classica ipocrisia italica. (fra l'latro Di Pietro era amico di Pillitteri). Mi ricordo sempre del detto di Balzac:
" non tutti i farabutti che ho conosciuto erano moralisti, ma non ho mai conosciuto un moralista che non fosse un farabutto" (mi riferisco a Di Pietro e c
non certo al sig Ranzani al quale posso imputare solo qualche ingenuità)
Sulle sentenze su Di Pietro: quelle della magistratura italina spesso sono discutibili (vedi caso Sofri). Quando Di Pietro fu indagato a La Spaezia (per la famosa frase di Pacini Battaglia: " quei
due mi hanno sbancato" (riferito a Lucibello e Di Pietro) l'inchiesta fu subito trasferita a Brescia. Ma queste cose non sono rilevanti per il mio gudizio politico su Di Pietro.

Luciano Belli Paci ha detto...

Caro Gigi, la polemica è un po' vecchiotta, ma non per questo voglio
sfuggire.
Le sentenze, lascialo dire a un avvocato, non rispecchiano la verità
storica, ma solo quella processuale, tecnica, relativa.
Lo confermano proprio le vicende giudiziarie di Berlusconi (Previti
condannato, Berlusca assolto ...).
Di Pietro ha avuto comportamenti personali assai censurabili, anche se di
incerta rilevanza penale, sui quali nel processo di Brescia ha scelto di
avvalersi della facoltà di non rispondere.
Un diritto delll'imputato Di Pietro, ma una macchia indelebile sul
personaggio pubblico ed ancor più sul presunto Savonarola.
Colucci, Gangi e Pillitteri, così come l'onesto La Malfa e gli onesti
reggitori della Dc, del Pci-Pds, del Pli, del Psdi e via dicendo, hanno
partecipato ad un sistema nel quale le tangenti erano istituzionalizzate.
Hanno pagato giustamente, ma ingiustamente più degli altri.
Però non si ergevano a Savonarola. Quindi il paragone non regge.
Mi pare preferibile tornare ad analizzare Di Pietro ed il suo partito dal
punto di vista squisitamente politico, apprezzando l'opposizione
intransigente ma vedendo anche l'ambiguità politica, gli elementi di
qualunquismo, le cadute di stile nei confronti del capo dello Stato, nonché
le complicità nelle scelte liberticide in materia di leggi elettorali (v.
quello che ha scritto al riguardo Besostri).
Dopo di che, se l'offerta fosse limitata a PD e IDV, tra il nulla e Di
Pietro pure io sceglierei Di Pietro. Speriamo in un'offerta meno limitata e
depimente ...

Luciano Belli Paci

Pino Falci ha detto...

Se può essere interssante il parere di un "osservatore esterno" come
io sono, le parole di Somaini mi sembrano più che ragionevoli.

Percepisco da parte di molti socialisti "con tessera" una forte resistenza
psicologica, ben comprensibile se si considera attentamente la storia
degli
ultimi 17 anni. Ma sembra ormai quasi un fatto personale, e inoltre
sono sorpreso di vedere come certe argomentazioni si basano sull'avere
o meno il bollino "sinistra" d.o.c., rilasciato dall'autorità competente.

L'altro giorno sentivo alla radio Diliberto che annuciava la notizia
bomba della "ricostituzione della sinistra", che altro non era se
non il fatto che aveva stabilito una tregua armata con Rizzo, malgrado
quest'ultimo dicesse di lui che "non era comunista".
Ma non vi sembrano un po' patetici ?
E perchè un qulsiasi cittadino, per il quale libertà, giustizia
sociale ed etica sarebbero delle mete, dovrebbe interessarsi
a questi assoluti anacronismi ?

Personalmente se libertà, giustizia sociale ed etica non sono sufficienti
ad essere "di sinistra", e per di più talvolta sembra che non siano
neanche necessarie, allora hanno ragione quelli che mi dicono che non
sono di sinistra: sarà dura, ma vedrò di farmene una ragione.

Di certo votare IdV è più "facile", perchè uno ha meno aspettative e
non emergono i nodi che rendono disperante il quadro della sinistra-doc.
Io non ho votato IdV, diciamo per un vezzo "anti-antipolitico", ma ho
molti amici che in sostanza la pensano come me, che hanno fatto questa
scelta. Personalmente li rispetto, anche quelli più naif, e vi assicuro
che chi non li rispetta non li conquista.

Scusate la franchezza, ma vuole essere costruttiva.
Cordialmente
Pino Falci

felice besostri ha detto...

Da quando ho letto il famoso epigramma di Bertolt Brecht dopo i moti di
Berlino 1953 "Il Comitato Centrale della SED ha ritenuto che il popolo della
DDR non ha più la fiducia del Governo, che perciò lo scioglie e se ne
sceglierà un altro", rispetto tutti gli elettori, anche quelli del PdL.
Sono, infatti, convinto che se non si riesce a convincere, la colpa è di chi
non convince e non di chi non si lascia convincere.

Ma ai sostenitori dell'IdV ho posto un problema chiaro, cioè il rispetto
della Costituzione, che ne pensano o soprattutto cosa intendono fare come
elettori o iscritti all'IdV. Tacere, giustificare o chiedere chiarimenti al
loro Partito di riferimento?

Cordialmente.

Felice Besostri

enrico antonioni ha detto...

non mi interessa Di Pietro e neanche rivangare Mani Pulite. Ma sarebbe ora di finirla con la mitologia applicata alla politica. Di Pietro opposizione dura e intransigente? Come no. Infatti ha votato a favore (Pd astenuto e Udc contro) del federalismo fischiale (scrivo così per dileggio non per errore) che è l'unica riforma davvero caratterizzante di questo governo. Se questa è opposizione dura allora davvero cicciolina è ancora vergine.

stefano bazzoli ha detto...

Telegraficamente, solo sulla questione se IdV sia di sinistra (tema peraltro di una certa inutilità, ma forse anche per questo, scolasticamente appassionante):



1) Non credo che basti raccogliere voti “di sinistra” per essere di sinistra: se così fosse anche la Lega potrebbe essere abbastanza di sinistra, in certe province.

2) Può un movimento monotematico (anti-berlusconismo) essere di sinistra ? Forse si, ma solo perché il bersaglio è di destra: è un fatto casuale.

3) Dovremmo pensare che Travaglio sia di sinistra, nonostante egli sostenga di non esserlo assolutamente? (Si dichiara liberale e “non di sinistra”)

4) Intransigentismo: certo tutti possiamo essere intransigenti su qualcosa, ma questo non basta a guadagnarci il diritto di essere accostati a Salvemini, Gobetti, Rosselli…
(e men che meno a essere classificati “di sinistra”).

5) Il legalitarismo non c’entra assolutamente nulla con la destra e con la sinistra, è trasversale, come lo è l’antilegalitarismo (dichiarato o praticato). Non credo che Einaudi e Malagodi fossero degli antilegalitari, mentre, ad esempio, il marxismo-leninismo (che possiamo, almeno storicamente, collocare “a sinistra”), della legalità “borghese”, al momento buono, se ne fa un allegro baffo.



Conclusione: anche a me è simpatico Di Pietro, ma “di sinistra” è proprio un’altra cosa.

Detto questo, pur non votandolo, mi guardo bene dal pronunciare condanne sommarie contro l’elettorato di IdV.

Si possono certamente fare dei tratti di strada insieme. Almeno fino al tramonto di papi (e conseguente probabile tramonto di Di Pietro).



Stefano Bazzoli

pino falci ha detto...

Siccome non sono un elettore dell'IdV, mi sfugge la domanda sulla
Costituzione, a meno che non si tratti della faccenda dei rimborsi
elettorali.
Mettiamola così: la soglia del 4% era poco pertinente con le elezioni
europee, ma è stata tanto più fortemente avversata quanto più si è
preferito non porsi seriamente il problema di come andare oltre la
soglia. Quindi persino il PD ha potuto avere facile gioco con qualcuno,
puntando sulle divisioni dell'avversario. Nel gioco del cricket sarebbe
stato da espulsione-e-senza-the.

Sui rimborsi elettorali oltre all'incostituzionalità, si tratta
chiaramente di una truffa bella e buona, anzitutto ai danni degli
italiani: ad essi si vende un sistema meno "giusto" che non costa neanche
meno.
Questo è quello che penso io.

Tuttavia l'aspetto della penalizzazione dei "gruppuscoli
extraparlamentari" viene accettato "culturalmente". Infatti nella politica
italiana, il Machiavellismo è considerato fattore di merito (forse perchè
al contempo
non si ama tirare le somme), e questo accade trasversalmente.

Quindi credo che un'elettore dell'IdV tenderebbe a non prendere sul
serio CHI pone questa domanda, non la domanda in sè.
La mancanza di rispetto è simmetricamente reciproca... in compenso è
asimmetrico il rapporto di forze. Di questo bisognerebbe prendere atto
prima di predisporre qualunque strategia che voglia incidere sui processi
della società.

Saluti
Pino Falci

antonio luppino ha detto...

Appassiona la vostra diatriba su IDV se è di sx oppure no
come se esserlo o non esserlo ha una importanza........
IL POPOLO PIANGE A SETTEMBRE CON OTTIMISMO CI SARANNO
CENTINAIA DI FAMIGLIE SUL LASTRICO.
IL NOSTRO PIL A RITMI ESPONENZIALE DECRESCE
IL NOSTRO DEBITO A RITMI ESPONENZIALI CRESCE
SIAMO FUORI DAI GIOCHI ECONOMICI MONDIALI
ABBIAMO UNA TECNOLOGIA GIURASSICA
LA RICERCA E' FERMA.
NOI INVECE DI DARE RISPOSTE INVECE DI TROVARE UNA NUOVA ALTERNATIVA SOCIALISTA
FACCIAMO FUMARE IL CERVELLO PER IDV

felice besostri ha detto...

Caro Falci,

Se contano solo i rapporti di forza, allora l'unica cosa sensata è di
iscriversi al PdL: per cambiarlo dall'interno.

Cordialmente.

Felice Besostri

felice besostri ha detto...

Le discussioni non sono mai inutili, anche quando sono inconcludenti.

Il punto essenziale era quello posto inizialmente, cioè che era inutile fare
un altro partito di sinistra perché c'era già l'IDV con un consenso più
ampio della stessa somma dei partiti di sinistra. Comunque, concordo che
hanno ragione quelli che dicono basta! discutere di contenitori invece che
di contenuti.

La disoccupazione d'autunno dovrebbe essere al primo punto, ma con proposte
e non solo con proteste o giudizi epocali sul capitalismo e sul suo crollo.

Cordialmente.

Felice Besostri

Dan Ferrato ha detto...

Cari Compagni & Compagne, siamo arrivati al sadomasochismo ? Dopo le
analisi su IDV ?

La tattica "entrista" piaceva molto a Trotskji , ma anche a
Stalin....Ulbricht......

Risorgete Socialisti d'Italia ,come in Europa.....sui problemi concreti
del popolo....
Dan
Cape Town, data odierna

Sergio Ferrari ha detto...

Antonio Luppinie Felice Besostri mi sembra ci abbiano riportato finalmente
ai contenuti della politica. Era ora, e vediamo se abbiamo la stessa
capacità dialettica, di analisi e di valutazione di questioni che con l'IdV
mi sembrano incommensurabili.

Incominciamo dal tema dell'occupazione:

La disoccupazione attuale poteva - e doveva- essere curata in termini di
difesa del lavoro a suo tempo quando era chiaro che si era in piena crisi
economica che questi sarebbero stati in risultati. Non ci voleva molto ma
anche a sinistra ci sono stati ritardi ed errori gravi. Della maggioranza
non parlo per evitare il turpiloquio. .Adesso c'è un solo rimedio a breve:
intervenire con gli ammortizzatori sociali. Le obiezioni che richiamano i
vincoli di un bilancio pubblico negativo e vincolato dal Trattato di
Maastricht vanno rigettate fortemente e polemicamente.

Poi occorre affrontare il guaio gravissimo dell'economia reale di questo
paese consistente in quello che giustamente Luppini chiama una tecnologia
giurassica .

Questo vincolo non solo pregiudica ogni possibilità di sviluppo ma anche, ed
è ancora più importante, ogni approccio di qualità al nostro sviluppo, in
cominciando da quello slogan dell'economia verde che qualche elemento non
demagogico pur tuttavia lo contiene.

E poiché questa cura sarà pesante, difficile e non breve occorre mettere in
campo nel frattempo investimenti nelle infrastrutture, guidate da una
capacità di programmazione tutta da definire e da costruire. E tra queste
infrastrutture occorre mettere la scuola, la ricerca pubblica e la
giustizia.

L'orizzonte dovrebbe essere quello di liberarci dal tempo lavoro alienato
per accrescere quello dedicato al lavoro sociale e culturale.

Per ora ,cordialmente Sergio Ferrari

pino falci ha detto...

Caro Besostri,
se è vero che contano SOLO i rapporti di forza, allora la tesi che
suggerisci mi sembra plausibile. In situazioni disperate resta
la guerriglia e le quinte colonne.

Se i rapporti di forza non contano per niente, allora è sufficiente
spargere il seme della superiorità culturale. Infatti in base al dogma
dell'infallibilità è sicuro che, a furia di prenderli per cretini,
anche il popolo bue qualcosa capirà.

Tertium non datur ?

Cordialmente
Pino Falci

sergio tremolada ha detto...

Quanta "meglio gioventù" con le Brigate rosse... non sempre la "meglio
gioventù" sta dalla parte giusta specie con la "peggiore senilità" al
potere.

Sergio Tremolada

claudio bellavita ha detto...

preferisco molto questa meglio gioventù che delusa dai nostri sproloqui
senza iniziative si entusiasma per grillo a quella che dopo essere stata a
cena a casa mia con l'ignaro fidanzato compilava una scheda per indicarmi
come possibilie obiettivo di prima linea.Adesso ci si vede ogni tanto al
mare, è uscita di prigione da tempo, e continua a non essere in grado di
spiegare il delirio ideologico che l'ha presa.

antonio luppino ha detto...

Caro Tremolada
Il quelle praterie mi trovavo bene.
Adesso sono un anima vagante, dove siete? chi sono i miei
compagni?Chi sono io?
Cosi mi disse poco tempo fà un mio amico compagno maestro.
Adesso il punto stà come mai ed il perchè di quei compagni
s'è perso ogni traccia?Come mai si è smaRRITA LA STRADA?
Il perchè di questa fetida deriva socioculturalepolitica o meglio questo sbando ideologico dove si sono persi i punti di riferimento i miti senza nessuna opposizione?Il perchè braccia consorte abbiamo lasciato che tutto accadesse?
PERCHE' S'ACCETTA GENOFLESSI IL SUSSEGUIRSI D'AVVENIMENTI
SAPENDO CHE TALI CI PORTANO ALLA MORTE?
Finchè a tale domande non diamo risposte concrete non ci meravigliamo se il degrado di questa società imperversa.
NON NASCONO E NON VIVONO PARTITE SENZA UNA FERMEZZA IDEOLOGICA

Dario Allamano ha detto...

Caro Antonio e caro Sergio
le praterie sono davanti a noi, siamo noi socialisti che abbiamo paura ad
addentrarci in loro.
Lo scorso anno 2,5 milioni di italiani hanno lasciato il voto, quest'anno
altri 4 milioni hanno abbandonato il PD.
Cosa cercano queste anime vaganti? Quali sono le domande che ci pongono?
Perchè non hanno dato il loro voto a Sinistra e LIbertà? Quali sono i rischi
che la cosiddetta "bella gioventù", priva di una bussola, si rifugi, come
trentanni fa, in tragici miti?
Sono questioni che mi arrovellano da tempo, ed alle quali dovremmo tentare di
dare risposte, essendo consapevoli che la cultura del liberismo ha creato una
generazione di individualisti, per i quali l'unica libertà che accettano è
quella propria, senza regole e remore.
Noi socialisti possiamo tentare una proposta che coniughi libertà e giustizia?
Io ritengo di si, ma sarà una battaglia dura e difficile, da cui però non
possiamo ritrarci.
Dario Allamano

Antonio Luppino ha detto...

Finalmente trovo la voglia di leggerVI.
Sarebbe utile concentrare un serio dibattito del dire e del fare su problemi tangibile e reali, cercando di dare vere risposte e tentando un'attuazione delle stesse.
E' assurdo che nell'inerzia totale e nell'indifferenza tutto
accade sapendo che è sbagliato.
RITROVIAMO LA BUSSOLA

Claudio Bellavita ha detto...

esageruma nen(piemontese x "non esageriamo") caro luppino-leopardi...
Io penso che siccome mediamente parlando siamo vecchietti, non abbiamo
capito bene che nel ricco occidente, isola felice del mondo, non ci si
avvicina più alla politica dopo aver letto e condiviso i sacri testi, con
una visione del mondo, della storia e del futuro totalizzante, chiedendo
alla Rossanda se siamo abbastanza di sinistra e magari anche la ricetta
corretta per la casseula di sinistra. Far politica non vuol dire sposare un
partito per sempre, ma se mai sposare una causa e cercare di portare a
termine almeno quella, in compagnia di chi la condivide operativamente e non
solo a parole.
Oggi l'opposizione a Berlusconi è ingessata nelle strutture di partiti
troppo piccoli o troppo immobili: i piccoli sperano di diventare grandi
mantenendo tutte le loro strutture e le loro ripetitive diversità
identitarie, senza l'ombra di una iniziativa concreta, quelli grandi sono
solo preoccupati di mantenere il potere nelle mani chi ce l'ha. Secondo me
la battaglia da fare è seminare di dinamite questi residuati che ostacolano
qualunque cammino. . Quello che salterà fuori non può esssere peggio di quel
che c'è adesso. Ma non mi va di stare a piangermi addosso, sia pure in
compagnia di vecchi amici : son più favorevole ai corsari di Salgari...

antonio luppino ha detto...

Non riesco a capire dove ho esagerato....
Non riesco a capire dove sottolineato che per proseguire un obiettivo per il bene comune bisogna adepto ad un partito....
Ho solo ribbadito che c'è bisogno del fare enon di certo il bla a..bla...
Io caro Claudio non sono tesserato di nessun partito credo nel
trinomio di LIBERTA' UGUAGLIANZA E FRATERNITA', l'ideologia SOCIALISTA si sposA BENE, E SENZA APPUNTO DI TESSERE O DI STEMMINI O GAGLIARDETTI VARI dedico un pò del mio tempo a spronare l'istituzione a favore dei disabili molte volte la vinco tante volte la perdo.MA LO FACCIO senza i bla..bla...
se poi bisogna discutere del sesso degli Angeli fatelo pure
credo che le poche energie bisogna saperle dosare ed utilizzarle per qualche risultato.OPPURE TUTTO RIMANE FINE A SE.