Da Aprile
Tsunami
Felice C. Besostri, 24 giugno 2009, 09:34
Il punto Milano e la Lombardia non sono un osservatorio che induca all'ottimismo: un po' come discutere delle prospettive di vittoria del Giappone nella Seconda Guerra Mondiale da una piazza di Hiroshima l'indomani dello scoppio dell'atomica
Una sola provincia lombarda, resta al centro-sinistra, quella di Mantova, credo per la semplice ragione che non si è votato. Se Penati avesse potuto perdere soltanto 85.000 voti, invece che 91.000, rispetto al primo turno, avrebbe vinto: sarebbe stata una buona notizia, ma non avrebbe rovesciato il giudizio sull'ultima tornata amministrativa. Sempre con riferimento al Giappone, è noto che suoi irriducibili guerrieri sono sopravvissuti per molti anni alla sconfitta su sperduti isolotti del Pacifico.
I dati sono impietosi: il centrosinistra governava 50 province e il PdL-Lega soltanto 9, ora la maggioranza di governo ne controlla 34, di cui tre nuove, ed il centro-sinistra 28. La rimonta di Penati al ballottaggio è stata entusiasmante e spettacolare, ma resta il fatto che se avesse rivotato la provincia di Milano, come era nel 2004, sarebbe stato sconfitto, e di brutto, al primo turno. Se il confronto è con i comuni capoluogo, le perdite del centro-sinistra sono altrettanto notevoli: da 25 a 14, con gli avversari che passano da 5 a 16.
Insieme con l'analisi quantitativa ha importanza quella qualitativa: il passaggio a destra di Prato e Cremona non è lo stesso di Caltanissetta.
Nella provincia di Milano la perdita di Cinisello Balsamo avrebbe avuto lo stesso significato, come, è, di contro, negativo che una città come Cesano Maderno, dopo un trentennio, sia passata al centro-destra.
Dario Franceschini deve essere un inguaribile ottimista se ritiene che il Pd sia salvo e che il risultato segni, in qualche modo, un'inversione di rotta nella marcia verso la totale egemonia del PdL.
In effetti, se, anche per gli avversari, Berlusconi è la misura di tutte le cose, la vittoria delle forze governative non è un buon segno. Per mantenere il suo controllo sul PdL e sulla maggioranza il Cavaliere deve convincere sodali ed alleati, che etsi Berlusconi non daretur, (in volgare, che se Lui non ci fosse) la maggioranza crollerebbe ed il PdL scomparirebbe. Ebbene il suo logoramento personale non ha influito, se non marginalmente, sui risultati delle amministrative e, quindi se ne può prescindere.
Se la sinistra, la cui mancanza aggiunge dramma al dramma, ed il centro-sinistra puntassero soltanto sul logoramento di Berlusconi o, persino, sulla sua caduta a causa degli scandali dimostrerebbero la loro debolezza strutturale e la loro incapacità di iniziativa politica.
Si tratti di complotto o congiura, da una tale crisi uscirebbero rafforzati un miscuglio di poteri forti e gerarchie cattoliche con le loro appendici politiche, come la Udc.
La Udc e la Lega sono le uniche formazioni vincitrici della tornata amministrativa, la prima per il suo posizionamento strategico, la seconda per forza propria.
Non c'è né tempo, né spazio per una strategia attendista e ciò vale particolarmente per la sinistra, che ha dato vita a Sinistra e Libertà, che deve affrontare il delicato passaggio da alleanza elettorale a proposta politica.
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