dal blog di MO
Proibizionismo
di Luigi Covatta
Non è vero che nella politica italiana non c’è spazio per scelte bipartisan. Almeno sul proibizionismo lo spazio c’è. Neanche il plateale endorsement di Berlusconi ha infatti impedito a molti sindaci di sinistra di rincorrere la Moratti sul divieto di vendere alcolici ai minori di 16 anni.
Il proibizionismo, del resto, è “di sinistra”. Lo impose Wilson negli anni ’20 e lo ha riproposto Blair alla fine del secolo scorso. E negli anni ’80 anche Craxi, con la legge Iervolino-Vassalli, tentò di cavalcarlo. Mentre fra i più coerenti antiproibizionisti si è sempre collocato Milton Friedman, il profeta del liberismo a capo della “scuola di Chicago”.
Nel numero 5 di Mondoperaio Mario Ricciardi, nell’illustrare le matrici culturali del proibizionismo di Blair, risale a Macmurray, a Green, e ad un filone di pensiero non lontano da quello che oggi chiameremmo “liberalismo sociale”, se non “socialismo liberale”. Soprattutto per noi, quindi, è il caso di riflettere sul tema. E non sembrino esagerati questi riferimenti per commentare una modesta misura di polizia municipale. A preoccupare è l’enfasi con cui i media la hanno annunciata, e quindi la tendenza di cui l’ordinanza della Moratti è solo l’ultima, e minima, testimonianza.
Macmurray, Green, e forse Blair, perseguivano l’equilibrio fra diritti e doveri e fra comportamenti soggettivi e tutele sociali nella convinzione che la responsabilizzazione degli individui avrebbe costituito la difesa più efficace da invasive pretese collettivistiche in materia di welfare. Il proibizionismo di oggi, invece, sembra dare per scontata l’irreversibile deresponsabilizzazione della società in tutte le sue espressioni: famiglia, scuola, altri centri di educazione e riproduzione sociale. E finisce per deresponsabilizzare gli stessi devianti, ad onta degli anatemi contro il “buonismo”. Da quando è stato introdotto l’etilometro, per esempio, non c’è verso di trovare un pirata della strada che non sia ubriaco o drogato: possibile che siano sparite le “normali” imprudenze di una volta ?
L’etilometro, peraltro, assolve dalle proprie responsabilità anche chi gestisce le strade e chi costruisce bolidi per viaggiare sulla Salerno-Reggio Calabria. Infatti la deresponsabilizzazione più sottile è quella che col proibizionismo perseguono le stesse istituzioni, sviando l’attenzione del pubblico dalle proprie colpe specifiche con l’adozione di comportamenti politically correct nelle faccende collaterali.
Tutti ricordano che l’anno scorso nel pieno dell’emergenza rifiuti un assessore comunale napoletano impose il divieto di fumo nei parchi. Ora capita che in Turchia non si possa più fumare come turchi, mentre “come turchi” si può continuare a perseguitare i curdi e a negare di avere perseguitato gli armeni. In Italia, invece, si apprende che le Ferrovie dello Stato stanno sperimentando l’estensione del divieto di fumo in alcune stazioni del Veneto. Giacchè c’erano, potevano cominciare dalla stazione di Viareggio.
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