venerdì 26 aprile 2024

Paolo Bagnoli: Senza alcun pudore

ENZA ALCUN PUDORE 24-04-2024 - CRONACHE SOCIALISTE Gli anni che hanno seguito il crollo del sistema politico fondato sui partiti sono quelli che registrano i termini liberali e liberalismo più di quanto ciò sia successo da quando l’Italia è divenuta repubblicana e democratica. In un Paese in cui il liberalismo, parliamo di quello vero e lo diciamo un po’ alla grossa poiché la questione meriterebbe una riflessione assai ampia, è sempre stato merce rara, dopo la caduta della prima repubblica non c’era chi non si dichiarava liberale, lo erano tutti; l’Italia, prima della pandemia del corona virus ha avuto quella del morbo liberale che ritroviamo albergante sia a destra sia a sinistra. Trattandosi di un Paese che, da quando esiste, ha sempre cercato di saltare la propria ombra, non c’è certo da stupirsi. Ma poiché l’Italia è un Paese singolare in quasi tutto va osservato che questa ventata di liberalismo e di liberali non era, leopardianamente, “vaga e indefinita”; nessuno faceva riferimento al parterre de roi del liberalismo ufficiale: Camillo Cavour, Benedetto Croce, Giovanni Giolitti, Luigi Einaudi, Marcello Soleri e potremmo continuare, ma a colui che, per alcuni non illustri studiosi del nostro pensiero politico, non considerano nemmeno un liberale: ossia, a Piero Gobetti. La rivoluzione liberale – formula nella quale si condensa la visione storica, politico e dottrinaria di Gobetti – viene usata come il fine dell’azione politica di Massimo D’Alema e pure di Silvio Berlusconi; ciò la dice già tutta che non c’è bisogno di spendere altre parole. Pensavamo che, raggiunto il colmo, non si sarebbe andati avanti e, invece, ci eravamo sbagliati. Del nostro errore ci siamo accorti quando Mario Sechi, direttore del quotidiano “Libero” (14 marzo 2024) accosta Giorgia Meloni a Piero Gobetti poiché le parole della presidente del consiglio sulle tasse avrebbero evocato il fondatore de “La Rivoluzione Liberale”. Quanto detto dalla Meloni sulle tasse è, per Sechi, «una dichiarazione di liberalismo», aggiungendo che, di fatto, solo lui ha colto questo grande fatto che i più non avranno certamente afferrato. Insomma la Meloni, sempre secondo Sechi, non è «l’anima dello statalismo» – a vedere le vicende del PNRR sembrerebbe che invece è proprio così – ma tutt’altro, liberale fino al midollo in quanto, «Cambiare il Fisco per Meloni significa prima di tutto rispettare la Costituzione». E anche di questo non c’eravamo proprio accorti; meno male che Sechi ci ha messo sulla giusta strada. Ora è vero che Gobetti nel 1922 critica il sistema fiscale italiano, ma il discorso di Gobetti con le parole e l’azione della Meloni e del governo che presiede non c’entrano per contesto, visione storica e ideologia politica. Proprio niente. Non sappiamo quanto Sechi e la Meloni conoscano Gobetti, forse quest’ultima lo ha sentito almeno rammentare visto che morì nella lotta contro la dittatura a causa delle bastonate dei fascisti: parola, quest’ultima, che Giorgia Meloni nemmeno cita. Comunque, se proprio Fratelli d’Italia l’avesse voluta citare Gobetti avrebbe dovuto tentare di proporlo orizzontalmente e non verticalmente, se non altro per non lasciare il passato ridicolo tentativo alla memoria di D’Alema e di Berlusconi. Ma, come sappiamo, non c’è due senza tre: basta aspettare. Non è questa la sede per andare almeno un po’ a fondo di cosa parli Gobetti quando tratta di liberalismo limitandoci a ricordare che, per lui, non è dal sostantivo che viene l’aggettivo bensì da libertà; la medesima cosa è per Carlo Rosselli e il suo Socialismo liberale, ma speriamo che dopo Gobetti Sechi non vada avanti: al già molto si aggiungerebbe il troppo. Nel marzo 1922 Gobetti scrive: «Il liberalismo non è mai stato conservatore. Il liberalismo soddisfa l’esigenza conservatrice creando un governo, ma per arricchire la spiritualità della vita sociale non può agire che come forza rivoluzionaria, come opposizione ai falsi realismi, alle idolatrie dei fatti compiuti. La funzione del liberalismo è mancata il giorno in cui ha dovuto assumere una responsabilità di governo, senza e contro il popolo. […] Il liberalismo può estrinsecare la sua capacità creativa di uno Stato soltanto attraverso un autonomo processo di disciplina libertaria». Le conclusioni vengono da sole e un po’ di pudore intellettuale non guasterebbe.

Italy: the 2024 European Parliament elections – all change? | EUROPP

Italy: the 2024 European Parliament elections – all change? | EUROPP

25 aprile a Milano: un corteo grande, ma i vari spezzoni sono stati incapaci di parlarsi - Articolo21

25 aprile a Milano: un corteo grande, ma i vari spezzoni sono stati incapaci di parlarsi - Articolo21

lunedì 22 aprile 2024

ALLE PORTE NON C'è IL FASCISMO MA BUROCRATI SERVILI E UN'EUROPA MENO DEMOCRATICA - GLI STATI GENERALI

ALLE PORTE NON C'è IL FASCISMO MA BUROCRATI SERVILI E UN'EUROPA MENO DEMOCRATICA - GLI STATI GENERALI

Franco Astengo: Forma-politica e forma-partito

FORMA POLITICA E FORMA PARTITO di Franco Astengo Nel rivolgermi a un numero limitato di interlocutori cercherò di affrontare, pur disponendo di limitate capacità intellettuali, il tema della "forma - partito". "Forma partito" come "Forma politica" visto almeno sul versante delle forze costituzionali di opposizione: una questione che pare tornata di grande attualità con le scelte compiute in occasione della formazione delle liste delle candidate/i per le elezioni europee condotte con metodi più riconducibile ad un casting per una serie televisive piuttosto che per definire presenze di rappresentanza politico - istituzionale della complessità sociale. Liste che non sono più formate attraverso la crescita di una classe dirigente. In questo quadro si è anche aggiunta la proposta per ora accantonata di definitiva personalizzazione del PD (quasi un tentativo di allineamento al modello di partito - personale). Andando per ordine:nel corso dell'infinita "transizione italiana" e nel modificarsi proprio della natura delle organizzazioni politiche (analizzate nel corso del tempo: dal partito ad integrazione di massa a "catch all party" fino a partito azienda, partito personale, partito a "democrazia del pubblico", partito della "democrazia recitativa") dalla classe dirigente della parte costituzionale di opposizione alla destra non sono stati affrontati almeno due punti: 1) Il tema del progetto. A questo proposito non compare un’ipotesi di superamento dell’impostazione di semplice gestione dell’esistente ( cui sono affidate anche le grandi transizioni da quella ecologica a quella digitale) e di andare oltre all’avvenuto sacrificio di identità sull’altare del governo come è avvenuto in diverse fasi contrassegnate da governi "tecnici" o di "solidarietà". In particolare Il PD, principale soggetto presente nell'opposizione che si vorrebbe democratico - costituzionale, soffre di un’ assenza di riferimenti complessivi sul piano culturale che proviene da lontano, almeno dall'espressione di quella "vocazione maggioritaria" basata su di una mera visione elettoralistica dello scopo stesso di esistenza della formazione politica:. L'assenza di progetto del resto accomuna il PD ad altri soggetti sia a sinistra, sia a vocazione "centrista". Manca complessivamente una visione di collegamento culturale, non viene esercitata alcuna funzione pedagogica, non è stata aperta una seria riflessione sulla completa assunzione dell’ideologia neoliberista verificatasi a suo tempo nella fase dell’Ulivo; 2) Il tema della forma politica. “Forma politica” e non tanto“Forma partito”: la seconda definizione quella appunto di “Forma partito”,infatti, risulterebbe quanto meno semplicistica proprio rispetto alla realtà dei tempi che stiamo vivendo. La “politica” ha subito, anche sulla spinta dell’innovazione tecnologica in campo mediatico e della comunicazione, una modificazione profonda passando (come ci è già capitato più volte di sottolineare) da fatto prevalentemente fondato sul pensiero come espressione di una identità culturale a questione di immagine e di richiesta di scelta elettorale basata sulla competizione individualistica dell’apparire. In questo senso è risultato micidiale il meccanismo dell’elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti delle Giunte Regionali (questi ultimi ormai impropriamente definiti come “Governatori” dai mezzi di comunicazione di massa). Elezione diretta che sicuramente ha garantito la stabilità degli esecutivi al prezzo di una vera e propria mortificazione dei consessi elettivi e di conseguenza della rappresentanza e della partecipazione. Da questa analisi si deduce oggettivamente la necessità di formare un vero e proprio sbarramento all'ipotesi di premierato che la destra sta ponendo all'ordine del giorno. Su questi due punti, dell’identità progettuale e della forma dell’agire politico, non appare nel sistema politico italiano una qualche tendenza a rinnovarsi e anzi, sul piano dell’ indeterminatezza identitaria, sembra esercitare una sorta di coazione a ripetere rispetto al passato . In realtà si tratta di una carenza di visione culturale che ha attraversato il sistema fin dal processo di liquidazione del PCI. A sinistra non si sono realizzate scelte: né quella della socialdemocratizzazione,né quella riferita al modello americano (cui pare tendere Schlein di cui non deve essere dimenticata la forma di elezione al di fuori dalle istanze di partito). A complicare il quadro va inoltre ricordato come a PD e AVS soggetti già provenienti tra loro da differenti culture tocca misurarsi con l'antipolitica che permane come marchio identitario del M5S. Non si può dimenticare come ,oggettivamente, il sistema lasci ampi spazi vuoti che non saranno sicuramente colmati da un tentativo di definitivo allineamento proprio al modello del partito elettorale fondato sulla "democrazia recitativa"; partito nel quale la sintesi della feudalizzazione avverrebbe attraverso il dialogo diretto tra Capo e potenziale elettorato, in sostanza tra il Capo e le masse.

venerdì 19 aprile 2024

Parce qu'il ne suffit pas de se dire démocrates. Écosocialisme et justice sociale - Fondation Jean-Jaurès

Parce qu'il ne suffit pas de se dire démocrates. Écosocialisme et justice sociale - Fondation Jean-Jaurès

Come si cambia: il Pnrr dopo la revisione* - Lavoce.info

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DOVE FINISCE MILANO - CARISSIMA CASA: LE LUNGHE RAGIONI DI UN FENOMENO - GLI STATI GENERALI

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Lezioni americane: la posta in palio delle prossime elezioni

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The Paradox of the American Labor Movement - The Atlantic

The Paradox of the American Labor Movement - The Atlantic

Ukraine is losing and the west faces a stark choice

Ukraine is losing and the west faces a stark choice

mercoledì 10 aprile 2024

Segnali preoccupanti dal Def 2024 - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

Segnali preoccupanti dal Def 2024 - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

Meditazioni sulle riforme – laCostituzione.info

Meditazioni sulle riforme – laCostituzione.info

Why Is Europe Losing the Productivity Race? by Barry Eichengreen - Project Syndicate

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LOMBARDIA: SANITÀ MALATA DI UNA DEMOCRAZIA MALATA |

LOMBARDIA: SANITÀ MALATA DI UNA DEMOCRAZIA MALATA |

CITTÀ DEI BALOCCHI (PER ALCUNI) E CITTÀ DEI POVERI (DI TANTI, DI TROPPI!) |

CITTÀ DEI BALOCCHI (PER ALCUNI) E CITTÀ DEI POVERI (DI TANTI, DI TROPPI!) |

MILANO PREDONA |

MILANO PREDONA |

venerdì 5 aprile 2024

The French Left’s Delicate Unity - Dissent Magazine

The French Left’s Delicate Unity - Dissent Magazine

Franco Astengo: Trasformismo

TRASFORMISMO, PERSONALIZZAZIONE, DEMOCRAZIA RECITATIVA di Franco Astengo I fatti di Bari, legati alla "questione morale", colpiscono al cuore l'ipotesi di una nuova alleanza democratica capace di opporsi alla pericolosa ventata di destra in atto nel nostro Paese e sul piano europeo che nella nostra fattispecie punta a demolire la Costituzione e la forma di governo repubblicana. Ancora una volta è necessaria una riflessione di fondo che investa l'analisi delle cause profonde di questi fenomeni purtroppo emergenti. Proviamo ad elencare alcune possibili elementi di dibattito: 1) la trasformazione della “forma – partito” da quella “ad integrazione di massa” via via verso il “catch all party”, il “partito azienda” fino al “partito personale” in un quadro di mutamento del concetto stesso di democrazia passata da “rappresentativa” a “del pubblico” contrabbandando una formula deviata di “democrazia diretta” che avrebbe dovuto essere esercitata quasi esclusivamente attraverso il web (su questo punto però stiamo registrando rilevanti passi all’indietro). In questa situazione il PD appare incapace di porre un filtro e sicuramente non appare sufficiente il radical-movimentismo della segreteria Schlein eccessivamente votata - è il caso di dirlo - all'esercizio della "democrazia recitativa"; 2)è stata del tutto sottovalutata la costante diminuzione nella partecipazione elettorale frutto diretto di una profonda crisi nel rapporto tra vita civile e vita politica. Questo elemento è quello che consente facili infiltrazioni di gruppi organizzati che fanno della proiezione istituzionale dell'agire politico il luogo del tornaconto di clan dediti ad affari e all'esclusiva detenzione del potere. Una crisi causata da fattori molto complessi primo fra tutti quello di aver introiettato a suo tempo il concetto di “fine della storia” con relativa adozione del “pensiero Unico” proclamando la "fine delle ideologie" a vantaggio della ventata qualunquista; 3) i costanti tentativi di spostare l’asse di riferimento iscritto nella Costituzione della “centralità del Parlamento” e delle altre assemblee elettive verso una “governabilità” ottenuta attraverso vere e proprie forzature di restringimento dell’agibilità della rappresentanza politica. La riflessione in questo senso deve comprendere, oltre ai diversi meccanismi della formula elettorale, anche quelli dell'elezione diretta (in particolare dei presidenti di Regione) posta in rapporto al fattore di personalizzazione della politica e del già citato esercizio della "democrazia recitativa" (elementi che allentano di molto i filtri invitando oggettivamente i candidati a imbarcare nelle loro fila quanti si pongano " a disposizione" senza provvedere a valutazioni di merito ma soltanto perché disponibili a offrire pacchetti di voti). 4) Sicuramente non hanno aiutato a considerare come valore la moralità della vita pubblica operazioni trasformistiche di rilevanti dimensioni quali il mutamento di finalità e di denominazione della Lega passata dalla posizione separatista a quella nazionalista con vocazione sovranista e la mutazione (che in altri tempi sarebbe stata definita “genetica”) del M5S passato tranquillamente dall’antipolitica al ministerialismo al pretendere l'egemonia di un ipotetico polo progressista. Ancora una volta debbono essere considerati, almeno dal nostro punto di vista, anche gli effetti concreti di una "vocazione maggioritaria" esercitata, in particolare nelle situazioni locali, esclusivamente dal punto di vista della detenzione del potere magari fortemente venata di dimensioni populiste. 5)Naturalmente non si può dimenticare che il trasformismo è stata componente vitale del sistema politico italiano ancora in precedenza all'Unità d'Italia se prendiamo come riferimento il connubio Cavour - Rattazzi nel parlamento subalpino. Le ragioni che si sono tentate di esporre in questo testo risalgono ai fattori emersi nel post "Repubblica dei Partiti" ( da Pietro Scoppola) che hanno reso del tutto inedita la situazione attuale. Uno stato di cose in atto ben meritevole di grande attenzione proprio nel momento in cui in fondo al tunnel della scarsa partecipazione e della proposta di sottolineatura istituzionale del personalismo potrebbe esserci l'ipotesi di una "democratura" autoritaria (una sorta di salazarismo di ritorno con il mantenimento di una sorta pluralismo di facciata, appunto esercitato nel solco di quella "democrazia recitativa" di cui appaiono maestri nell'esercizio diversi presidenti di Regione camuffati da "governatori").

The world’s moral failure in Gaza

The world’s moral failure in Gaza

venerdì 29 marzo 2024

Solidarietà alle Madri di Plaza de Mayo contro l'assurdo negazionismo di Javier Milei - Articolo21

Solidarietà alle Madri di Plaza de Mayo contro l'assurdo negazionismo di Javier Milei - Articolo21

Labour Will End Neoliberalism. Just Not in a Good Way | Novara Media

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De Macron ou Mélenchon à Glucksmann : vers un renouveau de la social-démocratie ? - Fondation Jean-Jaurès

De Macron ou Mélenchon à Glucksmann : vers un renouveau de la social-démocratie ? - Fondation Jean-Jaurès

The geography of discontent and the rise of far-right politics in Portugal | EUROPP

The geography of discontent and the rise of far-right politics in Portugal | EUROPP

Superbonus: la nuova stretta colpisce i più deboli - Lavoce.info

Superbonus: la nuova stretta colpisce i più deboli - Lavoce.info

Gaza: status of UN Security Council ceasefire demand

Gaza: status of UN Security Council ceasefire demand

domenica 24 marzo 2024

Franco Astengo: Destra e campo democratico

DESTRA E CAMPO DEMOCRATICO di Franco Astengo Sono passati 18 mesi dal risultato elettorale del 25 settembre 2022 e la vicenda legata al Comune di Bari ha disvelato, se mai ce ne fosse stato bisogno, la vera natura dello spostamento a destra verificatosi in Italia attraverso quel voto frutto della disillusione generale provocata dalla ventata di antipolitica emersa nel corso della crisi degli anni'10. Una realtà molto complessa alla quale si era cercato di dare risposta attraverso l'espressione materiale di una tecnocrazia che, alla fine, ha provocato (in una fase di inedita emergenza) ulteriore distacco e ridimensionamento delle forze democratiche. Inutile elencare tutti gli elementi di sottovalutazione di questo stato di cose a partire dall'accettazione di una formula elettorale voluta a suo tempo da presuntuosi corifei della "governabilità" (convinti che sarebbe toccata loro in eterno per diritto divino e attraverso qualsivoglia combinazione). Da sottolineare invece l'incertezza espressa dalle principali forze di opposizione nel definire l'identità del nuovo quadro maggioritario presente in questa legislatura: si è fatto fatica a capire l'intendimento della destra di stravolgimento dell'assetto costituzionale nell'idea di superare la Repubblica Parlamentare nata dal dettato della Carta Fondamentale emanata nel '48. Del resto in passato questi elementi di leggerezza nell'affrontare il tema delicatissimo dell'identità repubblicana erano già emersi e per fortuna respinti (per due volte dal voto popolare). Oggi i campi appaiono però nettamente divisi: da un lato appare evidente l'eversione costituzionale e dall'altra un campo democratico che stenta a trovare i termini concreti di una politica unitaria da portare avanti soprattutto sul terreno istituzionale. E' questo il tema che propone proprio questo ultimo assalto che si sta verificando in queste ore (senza dimenticare però gli elementi di debolezza che pure, nel frangente, si sono dimostrati dalla nostra stessa parte). Il tema non è quello del cosiddetto "campo largo" ma quello del "campo democratico - costituzionale" da costruire immediatamente cercando l'adesione di chi non ha incertezze nel definire la situazione analizzandola invece con la necessaria chiarezza che richiede la radicalità delle contraddizioni in atto. Le elezioni europee potranno essere affrontate con il senso di appartenenza che richiede il sistema proporzionale ma egualmente presentando assieme tra le diverse forze una "griglia interpretativa" comune relativa alla forma concreta della Democrazia Repubblicana impostata dalla nostra Costituzione quale elemento indispensabile di coesione in vista di futuri difficili appuntamenti che richiederanno il massimo possibile di una salda visione unitaria.--

Javier Milei dichiara guerra pure alla memoria sulla dittatura militare: cancellati programmi tv, svuotati i luoghi simbolo delle torture - Il Fatto Quotidiano

Javier Milei dichiara guerra pure alla memoria sulla dittatura militare: cancellati programmi tv, svuotati i luoghi simbolo delle torture - Il Fatto Quotidiano

Ezio Mauro: "Dopo gli attentati di Mosca, la democrazia globale è ancora più a rischio" - Articolo21

Ezio Mauro: "Dopo gli attentati di Mosca, la democrazia globale è ancora più a rischio" - Articolo21

venerdì 15 marzo 2024

Thomas Piketty: "The Labour Party is too conservative" - New Statesman

Thomas Piketty: "The Labour Party is too conservative" - New Statesman

Out but not over: Socialists' electoral tie in Portugal - Foundation for European Progressive Studies

Out but not over: Socialists' electoral tie in Portugal - Foundation for European Progressive Studies

Bernie Sanders Is Calling for a 32-Hour Workweek

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How Russia's invasion of Ukraine rewrote Nordic defence policies | EUROPP

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How authoritarian legacies and nostalgia underpin support for Chega in Portugal | EUROPP

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Europa insicura: l’importanza di garantire un lavoro*, Daniel Witzani-Haim, Dennis Tamesberger, Simon Theurl | Menabò di Etica ed Economia

Europa insicura: l’importanza di garantire un lavoro*, Daniel Witzani-Haim, Dennis Tamesberger, Simon Theurl | Menabò di Etica ed Economia

Noi contro voi: mentalità populista e idee di giustizia sociale, Eugenio Levi, Fabrizio Patriarca | Menabò di Etica ed Economia

Noi contro voi: mentalità populista e idee di giustizia sociale, Eugenio Levi, Fabrizio Patriarca | Menabò di Etica ed Economia

giovedì 14 marzo 2024

Maggiore avvedutezza sarebbe gradita in Comune - Il Migliorista

Maggiore avvedutezza sarebbe gradita in Comune - Il Migliorista

feps-europe.eu/out-but-not-over-socialists-electoral-tie-in-portugal/

feps-europe.eu/out-but-not-over-socialists-electoral-tie-in-portugal/

Portugal: a Socialist loss - Foundation for European Progressive Studies

Portugal: a Socialist loss - Foundation for European Progressive Studies

Franco Astengo: Il declino della democrazia italiana

IL DECLINO DELLA DEMOCRAZIA ITALIANA di Franco Astengo In un quadro generale di fortissima difficoltà del sistema di relazioni internazionali che si trova ormai sull'orlo del conflitto globale e di vera e propria crisi delle democrazie liberali insidiate da "democrature" e autocrazie di vario tipo la democrazia italiana sembra proprio aver imboccato la strada del declino in uno scenario nel quale potrebbero presentarsi variabili imprevedibili. Così con un declino apripista di possibili avventure potrebbe concludersi la lunga transizione avviata fin dagli anni '90 del secolo scorso con la fine della "Repubblica dei Partiti": transizione affrontata dell'establishment politico, economico e culturale semplicisticamente attraverso lo spostamento dell'asse di riferimento dalla rappresentanza politica alla governabilità intesa come potere modificando così - a seconda delle reciproche convenienze - il sistema elettorale in modo da rendere l'esito del voto pressoché impermeabile al giudizio di elettrici ed elettori (con conseguenza di larghe intese, governi tecnici, passaggi immediati da giallo verde a giallo rosso ecc.). Ci si sta interrogando sulle cause profonde di questa difficoltà: potrebbe essere allora possibile individuare due elementi fondativi: 1) Il distacco dalla Costituzione Repubblicana vero fondamento della "democrazia antifascista", trasformata in "democrazia afascista". Gabriele Pedullà e Nadia Urbinati (Democrazia afascista - Feltrinelli) la descrivono come preparatoria di un mondo gerarchico e statico; una società della cieca deferenza, dove c'è chi è in alto e c'è chi è in basso e dove chi è in basso, persuaso che le sconfitte sono solo eventi personali, deve piegare il capo rinnegando un secolo di conquiste democratiche. Il grande nemico della democrazia afascista è infatti l'uguaglianza sociale e politica. Crescono così invidia, risentimento, frustrazione e ci si rivolge al populismo rifiutando l'idea della politica come "motore sociale". In questo modo si anestetizza lo stesso schema bipolare che si sta consolidando come espressione del sistema politico perchè entrambi gli schieramenti finiscono prigionieri di quelle che sono state definite "concezioni avaloriali", ipermaggioritarie, notabiliari e aconflittuali limitandosi a gareggiare - appunto - per la gestione del potere; 2) L'altro elemento di declino è stato rappresentato dalla presenza (anche dirompente) delle cosiddette "proposte terziste", nè di sinistra, nè di destra, che hanno portato ad un analogo effetto anestetizzante omologo a quello provocato dal distacco dalla Costituzione antifascista. Nel suo "Categorie della Politica, dopo destra e sinistra" Vincenzo Costa individua nella crisi di legittimazione della democrazia liberale l'incapacità di intercettare i cambiamenti e le istanze di quello che viene definito, riprendendo Habermas : "il mondo della vita". Così il nè di destra e il né di sinistra si traduce in un ritrovarsi nel manifestare diffidenza verso i ceti popolari cui è attribuita lo stigma di "sconfitti della globalizzazione". Se la destra è sempre stata intrisa di uno spirito suprematista e "iper classista" la sinistra sembra adeguarsi in un atteggiamento escludente nei confronti di che dispone di minore capitale economico e culturale. Il punto di contrasto di questo stato di cose risiederebbe allora nel reingresso delle masse popolari nella gestione della politica: elemento questo progressivamente assente con la fine dei grandi partiti a integrazione di massa sostituiti proprio dal polverone populista del "nè di destra, né di sinistra" (che non è stato soltanto appannaggio del M5S). Servirebbe un recupero di identità che potrebbe realizzarsi soltanto convincendo che la politica rimane lo strumento più efficace a cambiare la condizione sociale. La riaffermazione della Costituzione Antifascista, della visione che contiene il suo testo dei rapporti sociali, delle forme di strutturazione istituzionale, di disegno per il futuro rappresenterebbe la chiave di volta per delineare la costruzione di una nuova identità democratica: nel frattempo però ci aspettano prove molte ardue e non pare che ci si stia attrezzando a sufficienza per affrontarle adeguatamente.

lunedì 11 marzo 2024

NELLE PERIFERIE SPIRA FORTE IL VENTO DI DESTRA - GLI STATI GENERALI

NELLE PERIFERIE SPIRA FORTE IL VENTO DI DESTRA - GLI STATI GENERALI: Pareva ormai tutto in discesa, per la coalizione di opposizione, dopo la (peraltro risicata) vittoria in Sardegna. Pareva che il vento fosse cambiato, in poche settimane. O almeno così si auguravano i protagonisti del cosiddetto campo largo, o larghissimo, che comprendeva tutte le forze politiche co

La democrazia afascista. O il declino dell'uguaglianza sociale e politica - Strisciarossa

La democrazia afascista. O il declino dell'uguaglianza sociale e politica - Strisciarossa

Franco Astengo: Numeri dall'Abruzzo

NUMERI DALL'ABRUZZO di Franco Astengo In precedenza dell'esposizione dei dati ecco alcuni punti riassuntivi: a) Prosegue, anche se a scartamento ridotto, l'assestamento verso il basso della partecipazione al voto. b) Connettendo il trend dalle elezioni sarde a quelle abruzzesi si può segnalare la ridefinizione di un profilo bipolare dai confini ristretti dove Fratelli d'Italia e PD stanno assumendo un deciso ruolo- guida nelle rispettive coalizioni; c) il quadro complessiva ci indica che se la strada sembra essere quella di una sorta di "bipartitismo imperfetto" avremo di conseguenza una accentuazione della personalizzazione; d) valutando anche la prospettiva europea nell'ipotesi di formazione di maggioranze al Parlamento di Strasburgo le elezioni italiane avranno un peso anche sotto l'aspetto della dimensione della maggioranza relativa e del numero dei deputati eletti. Sinteticamente alcune indicazioni che ci provengono dai risultati delle Regionali in Abruzzo: 1) La competizione regionale è stata chiaramente appannaggio del centro destra ma se consideriamo l'esito elettorale dell'Abruzzo parte della marcia di avvicinamento alle Europee del 9 giugno allora è il caso di approfondire alcuni aspetti; 2) Prosegue, anche se a scartamento ridotto, l'assestamento verso il basso della partecipazione al voto. In esito alle elezioni regionali abruzzesi nel 2019 i candidati presidenti (4) ottennero complessivamente 624.482 voti validi (su di un corpo elettorale di 1.211.204) pari al 51,55%. Nelle elezioni politiche 2022 nel collegio Abruzzo con un corpo elettorale di 1.026.974 unità i candidati nei collegi uninominali ottennero complessivamente 625.731 voti pari al 60,92%. Nelle elezioni regionali 2024 i candidati presidenti (2) hanno avuto complessivamente 612.408 voti (su di un corpo elettorale di 1.208.207) pari al 50,68% (meno 0,87 % tra il 2019 e il 2024). Si fa presente che tutte le percentuali elaborate in questa sede si riferiscono al totale degli aventi diritto al voto e non ai soli voti espressi validamente. Per quel che riguarda i voti delle liste nelle regionali 2019 si ebbero 599.356 voti validi (49,48% sul totale degli iscritti nelle liste). Nell'analoga competizione del 2024 ( i dati si riferiscono a 1632 sezioni su 1634) le liste hanno ottenuto 578.153 voti ( 47,85% con una diminuzione dell'1,63%). In sostanza nessuno sembra in gradi intercettare l'astensionismo consolidato. 3) Tra il 2019 e il 2024 i candidati alla presidenza della Regione Abruzzo si sono ridotti da 4 a 2: in questo senso è oggettivo il rinsaldamento del riscontro bipolare che comunque era stato segnalato anche dall'esito delle recenti elezioni sarde. Gli elementi di volatilità elettorale si possono quindi riscontrare all'interno degli schieramenti e nella valutazione riguardante l'accorpamento del Movimento 5 stelle e di liste centriste nell'alleanza con il PD. 4) Nel centro destra (a formazione sostanzialmente invariata tra il 2019 e il 2024) si registrano questi passaggi: Il candidato presidente Marsilio passa da 299.949 voti (24,76% sul totale degli aventi diritto) a 327.660 voti ( 27,11 sul totale degli aventi diritto con un incremento effettivo del 2,24%). Per quel che riguarda le liste: a) Lega: nel 2019, 165.008 voti ( 13,62% sul totale degli aventi diritto), politiche 2022 51.764 voti (5,04 sul totale degli aventi diritto), regionali 2024 43.780 voti (3,62% sul totale degli aventi diritto). Tra il 2019 e il 2023 una flessione del 10% sul totale degli aventi diritto) b) Fratelli d'Italia: nel 2019 38.894 voti (3,21 sul totale degli aventi diritto), le liste d'appoggio al candidato presidente 19.446 voti (1,60% sul totale degli aventi diritto); politiche 2022 173.153 voti (16,86% sul totale degli aventi diritto); regionali 2024 139.376 voti (11,53% sul totale degli aventi diritto), lista d'appoggio al candidato presidente 33.078 voti (2,26% sul totale degli aventi diritto. Calcolando rigorosamente le percentuali sul totale degli aventi diritto la somma FdI e lista del presidente ha raccolto nel 2019 il 4,81%; nelle politiche 2022 la lista FdI ha ottenuto il 16,86%; nelle regionali 2024 la lista FdI e quella d'appoggio del candidato presidente hanno sommato il 13,79%). Senza bisogno di una sofisticata analisi dei flussi risalta un passaggio diretto di voti dalla Lega verso Fratelli d'Italia; c) Forza Italia; nelle regionali 2019 54.223 voti ( 3,69% sul totale degli aventi diritto) politiche 2022 69.512 voti ( 6,76% sul totale degli aventi diritto) regionali 2024 77.455 voti (5,30% sul totale degli aventi diritto) Complessivamente le liste di centro destra avevano ottenuto nelle regionali 2019 294.879 (24,34% sul totale degli aventi diritto) politiche 2022 298,620 voti ( 29,07% sul totale degli aventi diritto) regionali 2024 315,987 (26,15% sul totale degli aventi diritto). In questo contesto Fratelli d'Italia rappresenta il 44,10% dell'intera coalizione (cui va aggiunto il 5,72% della liste d'appoggio al candidato presidente 5) Nel centro-sinistra invece variazioni molto importanti nella composizione sia rispetto alle regionali 2019, sia al riguardo delle politiche 2021. Nel 2019 la candidatura Legnini (centro-sinistra) raccolse 195.394 voti (16,13% sul totale degli aventi diritto) e quella Marcozzi (M5S) 126.675 ( 10,45 sul totale degli aventi diritto). Nel 2024 la candidatura D'Amico (centro sinistra e M5S) 284.748 ( 23,56% sul totale degli aventi diritto con una diminuzione del 3,02% sulla somma delle 2 candidature del 2019) Lo schieramento di centro - sinistra nelle regionali 2019 aveva avuto 183630 voti (15, 16% sul totale degli aventi diritto), il Movimento 5 stelle 118.287 voti (10,45 degli aventi diritto) nelle politiche 2022 l'alleanza attorno al PD 137.336 (13,37% sul totale degli aventi diritto) il M5S 115.336 voti (11,23% sul totale degli aventi diritto) i centristi 39.295 voti (3,82% sul totale degli aventi diritto); Regionali 262.166 voti (21,69% sul totale degli aventi diritto). IL PD rappresenta il 44,73% della coalizione. Al riguardo delle singole liste del centro - sinistra: a) il PD passa dai 66.769 voti ( 5,51% del totale degli aventi diritto nelle regionali 2019 ( con le liste di appoggio al presidente ebbero rispettivamente 33.277 voti, 23.168 e 16.055) a 103.956 voti nelle politiche 2022 ( 9,85% sul totale degli aventi diritto) e 117.281 voti nelle regionali 2024 (9,70% sul totale degli aventi diritto con un incremento effettivo tra il 2019 e il 2024 del 4,19%). La lista di appoggio al candidato presidente ha avuto 44.318 voti ( 3,07%) b) M5S: La lista del M5S aveva ottenuto nelle regionali del 2019 la somma di 118.287 voti ( 8,05% sul totale degli aventi diritto), nelle politiche 2022 115.336 ( 11,23% sul totale degli aventi diritto: si ricorda che nell'occasione delle elezioni politiche le liste degli aventi diritto sono depurate da elettrici ed elettori votanti nelle circoscrizioni estero). Nelle regionali 2024 la lista del M5S ha avuto 40.544 voti (3,35% sul totale degli aventi diritto. Tra il 2019 e il 2024 flessione del 4,70% effettivo). Il M5S prosegue nel suo declino: con la dinamica dei flussi si identificherà meglio la direzione delle perdite di voti del MoVimento ma già si possono indicare nel PD e nella ridotta crescita dell'astensione le direzioni più plausibili. c) A Sinistra nel 2019 era presente LeU con 16.614 voti ( 1,37% sul totale degli aventi diritto), nelle politiche 2022 la lista di AVS ha avuto 16.799 voti (1,63% sul totale degli aventi diritto) e quella di Unione Popolare 10.761 voti ( 1,04% sul totale degli aventi diritto); nelle elezioni regionali del 2024 presente la lista di AVS con 20.628 voti (1,70% sul totale degli aventi diritto, incremento effettivo rispetto a Leu 2019 dello 0,33% sul totale degli aventi diritto) d) Capitolo centristi. Nelle elezioni regionali 2019 era presente una lista Centristi per l'Europa con 7.938 voti ( 0,65% sul totale degli aventi diritto), nelle elezioni politiche 2022 erano presenti più Europa nell'alleanza con il PD con 12.363 voti ( 1,20% sul totale degli aventi diritto) e Azione-Italia Viva in forma autonoma ottenendo 39.295 voti ( 3,82% sul totale degli aventi diritto), nelle elezioni regionali 2024 presente la lista Azione - Riformatori con 23.145 voti (1,58% sul totale degli aventi diritto).

IL VOTO DELLA PROVINCIA ITALIANA: ITALIA IMMOBILE, MELONI STABILE - GLI STATI GENERALI

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Saving Economics from the Economists by Clara Mattei & Aditya Singh - Project Syndicate

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L’industria italiana sola nella tempesta

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sabato 9 marzo 2024

Franco Astengo: Felice Besostri e la formula elettorale

FELICE BESOSTRI E LA FORMULA ELETTORALE di Franco Astengo "La legge elettorale è uno dei codici primari della Repubblica, un complemento essenziale dell'architettura costituzionale, un bene comune della democrazia, proprio come lo sono l'acqua, l'energia, la casa" Il testo sopra riportato rappresenta l'incipit del capitolo "Rosatellum la madre di tutte le battaglie" che apre il volume di Luca Telese dal titolo "Tabula Rasa, storia del PD e della sinistra da Veltroni a Elly Schlein". Una (finalmente !) giusta valutazione del valore del sistema elettorale ma del tutto inusuale rispetto al normale atteggiamento dei partiti, abituati a trattare la materia semplicemente dal punto di vista delle convenienze occasionali e soprattutto del potere che la formula in uso concede ai vari "cerchi magici" di nominare i membri del Parlamento, sottraendo la libertà di scelta ad elettrici ed elettori. Non è questo però il punto che intendevo toccare in via esclusiva con questo intervento. Infatti proseguendo nel suo racconto Telese ricorda la bocciatura da parte della Corte Costituzionale di ben due formule elettorali, l'una dietro l'altra: la prima, come si ricorderà, in vigore e definita "Porcellum" (2005: utilizzata per le elezioni del 2006, 2008 e 2013) , la seconda Italikum (modello Renzi, così definita da Giovanni Sartori) mai entrata in vigore. Ebbene dal testo in questione viene completamento omesso l'iter (faticoso e difficile) attraverso cui si arrivò al pronunciamento della Corte che parrebbe quasi aver agito di "motu proprio" ed è dimenticato il protagonista di quella stagione: Felice Besostri scomparso all'inizio di quest' anno e del cui lavoro da più parti (non da tutte per fortuna) sembra ormai essersi smarrita traccia. Siamo di fronte ad una stagione molto complicata per quel che riguarda minacciate riforme costituzionali le cui proposte sembrano segnare da un lato un restringimento dei margini democratici fissati dalla Costituzione Repubblicana con una torsione personalistica e un oggettivo complesso riequilibrio di poteri ai vertici dello Stato e dall'altra parte una proposta di sostanzialmente dissolvimento dell'unità nazionale e di accentuazione delle disuguaglianze territoriali. L'obiettivo della destra proponente è quello di arrivare al plebiscito popolare, vista la difficoltà di raccogliere in Parlamento i 2/3 dei consensi: il conseguente referendum potrebbe davvero rappresentare una di quelle "madri di tutte le battaglie" cui non ci si dovrà sottrarre con incertezze e/o proposte di improbabili mediazioni proprio perché l'argine di frontiera è rappresentato dalla Costituzione Repubblicana. Sarà necessario allora che Felice Besostri, epigono di una schiera di sinceri democratici che lo affiancarono in quelle vicende, non solo non sia dimenticato ma affermato come riferimento morale dell'impegno che ci attende. Per concretizzare questo impegno mi permetto di avanzare una proposta immediata: le forze politiche che intendono opporsi al disegno in atto di deformazione costituzionale elaborino assieme una piattaforma comprendente la stesura di una nuova formula elettorale, quale parte integrante della ipotesi referendaria e impegnandosi successivamente a portare il testo in Parlamento (magari dopo nuove elezioni che potrebbero determinare una maggioranza diversa se si riuscirà a realizzare l'opportuna tensione unitaria). Sul tema si tratta di abbandonare le logiche autoconservative che hanno fin qui accompagnato la visione della materia e affrontare finalmente in termini non ideologici (come del resto si evince nel testo Costituzionale del'48) la questione del rapporto tra governabilità e rappresentanza: perchè è vero che il tema della governabilità (trasformato nella logica del potere) è stato portato avanti, fin dalla sbornia referendaria del 1993, in termini di vera e propria "ideologia", quasi di culto della "stabilità di governo", sottraendo ad elettrici ed elettori il massimo possibile di possibilità di scelta. Certo quelli erano tempi in cui si pensava che la "storia fosse finita".

Elezioni in Portogallo, a fare la differenza sarà il voto di donne e indecisi. L'estrema destra di Chega sarà la terza forza - Il Fatto Quotidiano

Elezioni in Portogallo, a fare la differenza sarà il voto di donne e indecisi. L'estrema destra di Chega sarà la terza forza - Il Fatto Quotidiano: Saranno gli indecisi e il voto femminile a stabilire chi vincerà le elezioni in Portogallo per il rinnovo del Parlamento? Secondo i dati dell’ultimo sondaggio, illustrato dal quotidiano O Pùblico, lo scenario nell’ultima settimana si è ulteriormente ingarbugliato. L’Alleanza Democratica di centrodestra, rappresentata dal presidente dei socialdemocratici Luìs Montenegro, ha sei punti di vantaggio nell’ultimo …

venerdì 1 marzo 2024

Il Pnrr e i divari territoriali - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

Il Pnrr e i divari territoriali - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

L'evoluzione delle disuguaglianze socioeconomiche nei censimenti dal 1981 al 2021: il caso delle 155 Zone urbanistiche di Roma - Economia e Politica

L'evoluzione delle disuguaglianze socioeconomiche nei censimenti dal 1981 al 2021: il caso delle 155 Zone urbanistiche di Roma - Economia e Politica: The aim of this paper is to provide a preliminary analysis of the data from the 2021 census recently published by Istat and comparing it with the four previous censuses. For the first time, alongside the new data from the 2021 census, we also present the census data from 1981, 1991, 2001 and 2011 for the 155 Districts of Rome. The data refer to all the censuses since the created Districts of Rome in 1977, allowing us to compare the socio-economic changes in the city over the last 40 years. This analysis offers insights into the trends that have characterized the city over almost half a century. --- Obiettivo del presente saggio è fornire una prima analisi dei dati del censimento 2021 da poco pubblicati dall'Istat confrontandoli con i quattro censimenti precedenti. Per la prima volta, insieme ai nuovi dati del censimento 2021, presentiamo anche i dati dei censimenti 1981, 1991, 2001 e 2011 per le 155 zone urbanistiche di Roma. Si tratta di tutti i censimenti da quando nel 1977 sono state istituite le zone urbanistiche di Roma, che ci consentono di confrontare gli ultimi 40 anni dei cambiamenti socio-economici della città. Non più quindi solo una fotografia dell'esistente, ma uno sgu

Il PNRR e i divari territoriali*, Carmela Chiapperini, Gianfranco Viesti | Menabò di Etica ed Economia

Il PNRR e i divari territoriali*, Carmela Chiapperini, Gianfranco Viesti | Menabò di Etica ed Economia

martedì 27 febbraio 2024

Franco Astengo: Numeri dalla Sardegna

NUMERI DALLA SARDEGNA di Franco Astengo Nel corso della campagna elettorale i partiti nazionali hanno molto insistito sul considerare le elezioni regionali sarde di domenica 25 febbraio un test di carattere politico generale: per soddisfare l'analisi di questo elemento allora l'analisi del voto dovrà anche transitare nel rapporto con l'esito delle elezioni politiche 2022 e non soltanto riferirsi da elezione regionale e elezione regionale. I dati che saranno qui riferiti si rivolgono all'esito di 1822 sezioni su 1844 (le 22 rimanenti saranno esaminate dai rispettivi Tribunali di competenza) ma possono essere considerati validi per eseguire una comparazione tra cifre assolute (l'unico metodo che permette di comprendere gli scostamenti effettivi tra lista e lista, con le percentuali calcolate sul totale degli aventi diritto che nel caso assommavano a 1.447.753). Prima di addentrarci nei numeri valgono però alcune premesse : a) le elezioni sarde hanno fatto registrare il minimo scarto assoluto tra i candidati presidenti nella storia dell'elezione diretta; b) la vittoria della coalizione centro-sinistra/M5S è stata dovuta all'exploit della candidatura Todde capace di raccogliere 40.301 voti in più rispetto alle liste coalizionali (il 12%). Si tratta di un dato proveniente da una situazione oggettivamente periferica che sottolinea ancora il dato riguardante il peso assunto dalla visione personalistica della politica. I principali punti ai quali rivolgere l'attenzione sono questi: 1) la partecipazione al voto; 2) il grado di volatilità; 3) il rapporto tra candidati - Presidente e liste collegate; 4) la struttura del sistema politico sardo dopo il voto. Andando per ordine: a) la partecipazione al voto. Sia pure in dimensione ridotta rispetto al più recente passato prosegue la discesa nella partecipazione, almeno dal punto dell'espressione di voti validi (il dato che conta davvero). Nel 2019 i 7 candidati alla presidenza ricevettero 761.833 voti validi, nelle politiche 2022 i voti validi espressi sono stati 685.533 (con un numero inferiore di aventi diritto, per via del voto all'estero), nelle regionali 2024 i 4 candidati alla presidenza hanno avuto 728.482 voti ( meno 33.351 tra elezione regionale e elezione regionale). Per quel che riguarda le liste: 24 erano in gara nel 2019 ricevendo 714.002 voti, altrettante 24 liste sono state presenti nel 2024 ricevendo 681.915 voti ( meno 32.087). b) il grado di volatilità e il rapporto candidature presidenziali e liste collegate. Candidati alla presidenza: nel 2019 Solinas fu eletto con 364.059 voti (percentuale sul totale degli aventi diritto: 24,75%), nel 2022 Truzzu è stato sconfitto con 327.695 suffragi (percentuale sul totale degli aventi diritto: 22,63%). L'arretramento effettivo del candidato di centro destra è dunque del 2,12%. Liste di centro destra. Verifichiamo l'andamento delle liste nazionali passando anche attraverso l'esito delle elezioni politiche 2022: Lega nel 2019 81.421 voti, politiche 2022 42.860, regionali 2024, 25.589 ( tra il 2019 meno 55.382 voti); Fratelli d'Italia nel 2019 33.716 voti , politiche 2022 161.771, regionali 2024 92.963 (tra il 2019 e il 2022 più 128.055, tra il 2022 e il 2024 meno 68.808: in percentuale sul totale degli aventi diritto da 12,04 a 6,42%); Forza Italia nel 2019 57.430 voti, nel 2022 58.849, nel 2024 43.149 ( tra il 2019 e il 2022 più 1419, tra il 2022 e il 2024 meno 15.700). Nel complesso delle liste di centro destra: nel 2019 , 370.336 voti (25,43% sul totale degli aventi diritto) nel 2022 277.822 voti (20,69% sul totale degli aventi diritto) nel 2024 333.050 voti ( 23,00 sul totale degli aventi diritto). Lo scarto tra candidatura presidenziale e voti di lista è stato nel 2019 e nel 2022 favorevole al voto di lista: per 6.277 voti nel 2019 e per 5.355 nel 2024 (quindi come è già stato fatto notare non c'è stato effetto dal voto disgiunto). Nella situazione sarda è interessante valutare anche la parabola dello storico Partito Sardo d'Azione schieratosi nel 2019 e nel 2024 con il centro - destra: 2019 70.434 voti, nel 2024 36.958 ( meno 33.476). Sul versante del centro - sinistra la cui candidatura presidenziale di Alessandra Todde è risultata vincente l'analisi deve tener conto di un dato fondamentale. Nel 2019 si verificarono due candidature separate tra Centro-Sinistra con Zedda e M5S con Desogous: Zedda ottenne 250.797 suffragi (18,41% sul totale degli aventi diritto) Desogus 85.342 (5,80% sul totale degli aventi diritto). Ricordato che nelle elezioni politiche 2022 la coalizione di centro sinistra ottenne 184.853 voti e il M5S 149.460 non si può che rilevare come risulterebbe arbitraria qualsiasi comparazione con la somma dei dati di centro-sinistra e M5S tra il 2019, 2022 e il risultato ottenuto dalla candidatura Todde nel 2024: ci limitiamo allora ad esporne i dati. La candidatura presentata dal centro-sinistra unitariamente con il M5S ha ottenuto 330.619 suffragi per una percentuale, sul totale degli aventi diritto del 22,83% (in flessione dell'1,92% rispetto all'eletto Solinas nel 2019). La candidatura Todde ha avuto un incremento rispetto alle liste di sostegno di 40.301 voti. L'analisi delle liste di dimensione nazionale tra il 2019, 2022 e 2024 ci indica questi dati: il Partito Democratico nel 2019 aveva ottenuto 96.235 suffragi ( 6,54% sul totale degli aventi diritto) saliti a 128.438 nel 2022 ( 9,56% sul totale degli aventi diritto) e tornati a 94.238 nel 2024 (si apre qui il capitolo sul proliferare delle liste d'appoggio più o meno civiche: in ogni caso 6,50% rispetto al totale degli aventi diritto con una flessione tra il 2019 e il 2022 dello 0,6%). Il Movimento 5 stelle (presentatosi al di fuori dalle coalizioni nel 2019 e nel 2022) ottenne nel 2019 69.573 voti (4,73% sul totale degli aventi diritto) nel 2022 149.460 voti ( 11,13% sul totale degli aventi diritto) nel 2024 53.005 voti (pari a 3,66 sul totale degli aventi diritto con una flessione tra il 2019 e il 2024 dell'1,07%). Si può tentare un parallelo tra i voti di LeU nel 2019 e quelli di AVS nel 2022 e nel 2024: Leu nel 2019 ebbe 27.077 suffragi(1,84% sul totale degli aventi diritto) AVS nel 2022 34.858 voti ( 2,59% sul totale degli aventi diritto) nel 2024 31.815 ( 2,19% sul totale degli aventi diritto con un incremento reale sul dato di Leu 2019 dello 0.35%). Nello schieramento di centro-sinistra c'è da tener conto della presenza di numerose liste di sostegno orientate a sinistra (Partito Socialista, Demos, Sinistra Futura, ecc). Nel 2019 queste liste assommarono a 94.513 voti ( 4,37% sul totale degli aventi diritto) nel 2024 i voti di queste liste sono saliti a 111.260 ( 7,76% sul totale degli aventi diritto con un incremento del 3,39% sul totale degli aventi diritto). In sostanza nello schieramento di centro-sinistra i partiti nazionali (PD, M5S e AVS) hanno sommato nel 2024 il 12,35% sul totale degli aventi diritto mentre le liste di appoggio di impronta locale hanno messo assieme il 7,76%. In totale le liste della coalizione di centro-sinistra più M5S hanno contato sul 20,11% dell'intero elettorato mentre quelle di centrodestra il 23,00. La vittoria del centro-sinistra nasce quindi, come già ricordato all'inizio, dal più 40.301 ottenuto dalla candidatura Todde. Ricordato che nel 2019 erano presenti altre 3 candidature per complessivi 36.076 voti (2,45% sul totale degli aventi diritto) rimane da esaminare l'esito della candidatura Soru e delle liste che lo hanno appoggiato che non avendo raggiunto il 10% sul totale dei voti validi non saranno presenti nel nuovo consiglio regionale. La candidatura dell'ex-presidente della Regione ha avuto 63.021 voti ( 4,35 % sul totale degli aventi diritto). Le liste presenti nella coalizione (3 di natura locale e 2 di dimensione nazionale: più Europa alleata con Azione e Rifondazione Comunista) hanno avuto 54.509 voti ( 3,76% sul totale degli aventi diritto). Più Europa e Azione hanno avuto 10.825 voti, nelle elezioni politiche 2022 più Europa (inserita nell'alleanza di centro sinistra) aveva avuto 15.608 voti mentre Azione in alleanza con Italia Viva aveva avuto 31.571 voti (anche in questo caso sarebbe sbagliato tentare comparazioni con sommatorie arbitrarie). Rifondazione Comunista ha avuto 4.505 voti (0,31% sul totale degli aventi diritto): nel 2019 una lista di Sinistra Sarda con PRC e PdCI ebbe 4.308 voti mentre nelle politiche del 2002 Unione Popolare realizzò 10.735 suffragi. c) la struttura del sistema politico sardo assume quindi l'assetto di un definito bipolarismo saltando l'intermediazione rappresentata dal M5S e non inserendo un terzo polo. Con tutte le cautele del caso è forse questo il dato che maggiormente può essere rapportato a dimensione nazionale: lo spazio per "terze forze" appare comunque fortemente ridotto, anche se si attende la verifica delle altre elezioni regionali precedenti le europee (Abruzzo, Basilicata) ricordando ancora una volta che il 9 giugno le elezioni per il Parlamento di Strasburgo si svolgeranno con la formula proporzionale con sbarramento al 4% e voto di preferenza e che l'election day di quel giorno comprenderà anche la Regione Piemonte e un numero di comuni superiore ai 3.000 con 25 capoluoghi. L'esito delle regionali sarde ci indica anche che un capitolo di riflessione andrebbe aperto circa la distanza effettiva tra i due maggiori partiti che è apparsa di dimensione ben diversa rispetto ai sondaggi rovesciando i punti di partenza con il PD lievissimamente davanti a Fratelli d'Italia: ma davvero sarebbe azzardato avanzare ipotesi al riguardo.

Il nuovo contesto globale impone cambiamenti profondi all’Europa e alla sua economia

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I sistemi di welfare europei fra nuovi e vecchi rischi sociali

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Politica a sinistra?

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The forgotten wars in Ethiopia and Sudan - New Statesman

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The Missing News About Gaza | The Nation

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mercoledì 21 febbraio 2024

The West underestimated Russia - New Statesman

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Alessandro Roncaglia: Inflazione e potere

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Franco Astengo: Europa, centralità dello spazio politico

EUROPA: CENTRALITÀ' DELLO SPAZIO POLITICO di Franco Astengo Mi permetto di sviluppare ancora un tentativo di apertura di dialogo sul tema della presentazione a sinistra per le elezioni europee di giugno 2024. Infatti sembra necessario mettere in rilievo alcuni punti sui quali l'esito elettorale risulterà decisivo a fornire un'impronta molto significativa sul futuro del Continente (e non solo) per gli anni a venire. L'occasione per registrare una presenza significativa a Strasburgo deve essere attentamente valutata da tutti i protagonisti politici. Al di là delle critica all'attuale struttura dell'UE e alla necessità di reclamare una immediata revisione dei trattati emerge un punto di fondo attorno al quale è necessario riconoscersi: nel quadro della difficoltà della globalizzazione e del progressivo riformarsi di contrapposizioni frontali privilegianti il nazionalismo rispetto a un multipolarismo competitivamente democratico l'Europa deve essere considerata da parte delle forze progressiste quale spazio politico di riferimento. All'interno del quadro generale rappresentato dalla drammaticità della situazione internazionale sarebbe necessario far emergere una tensione sovranazionale nei riguardi del tema della pace da considerarsi bene non negoziabile, esistono alcuni punti specifici legati alla prospettiva politica immediata sui quali sarebbe bene che i soggetti che si stanno impegnando in vista della scadenza elettorale fornissero adeguate spiegazioni: 1) Mutamento di senso dell'elezione di rappresentanti dei diversi paesi in una fase di transizione come quella che stiamo attraversando dominata dal tema della coincidenza NATO/UE e dal rapporto tra Governi e Commissione sul PNRR. 2) Incidenza del parlamento europeo nella formazione della complessiva "governance" dell' Unione. A questo proposito mi concentro su di un solo aspetto: Il Parlamento europeo elegge il Presidente della Commissione. Dopo le elezioni, uno dei primi compiti del nuovo Parlamento è quello di eleggere il Presidente della Commissione l'organo esecutivo dell'UE. Gli Stati membri designano un candidato, tenendo però conto dei risultati delle elezioni europee. Il Parlamento deve poi eleggere il nuovo Presidente della Commissione a maggioranza assoluta (la metà dei deputati più uno). Se il candidato non ottiene la maggioranza necessaria, gli Stati membri hanno un mese di tempo per proporne un altro (il Consiglio europeo delibera a maggioranza qualificata). In occasione delle elezioni del 2014 il Parlamento ha introdotto il sistema dei candidati capilista: ciascun partito politico europeo presenta un candidato alla carica di Presidente della Commissione e il partito che ottiene il maggior numero di voti può proporre il candidato del Parlamento per tale carica. 3) Dal punto 2 deriva essenzialmente il dibattito in corso sulla formazione di una nuova maggioranza a Strasburgo e sulla "formula Ursula" che presiedette all'elezione di Ursula Von der Layen (avvenuta con il voto del M5S a sostegno dell'alleanza PPE-Socialisti & Democratici, mentre adesso si profila, per la stessa candidata, un'alleanza Popolari/Conservatori). Appare evidente che saranno i risultati elettorali a determinare il quadro di alleanze: nel concreto non esistono possibilità di prefigurare convergenze che soltanto possibilità numeriche potranno concretizzare vista la conformazione dei gruppi nel nuovo Europarlamento; 4) Risiede nel punto relativo all'elezione del Presidente della Commissione il valore effettivamente sovranazionale del voto espresso nazionalmente (salvo gli inevitabili riflessi sul quadro politico interno) perchè sarà soltanto l'esito del voto che ci fornirà l'indicazione per la costruzione delle alleanze: i fondamentali della politica europea, infatti, ci indicano un quadro diverso da quello presentato nel sistema politico italiano da un sistema che esige alleanze preventive e punisce chi non riesce a realizzarle; 5) Questo quadro ci indica come uno spunto di discussione da svolgere sarà quello riguardante la presentazione in campagna elettorale, di una proposta di diversità di compiti del Parlamento Europeo sui gangli decisivi della politica comunitaria (economica, militare, estera, ambientale) e sul rilancio di una ipotesi di costituzionalizzazione dell'UE dopo il fallimento degli anni 2003-2007. Ipotesi da presentare intendendola posta almeno sul piano della formazione di una dialettica intesa come bilanciamento della ferocia sovranista e militarista che contrassegnerà i prossimi mesi di scontro politico. Si tratterà così di indicare ancora una volta con grande precisione l'assoluta proiezione sovranazionale del valore del voto. 6) La qualità della rappresentanza istituzionale che, a sinistra, si intenderà realizzare risulterà assolutamente collegata alla capacità delle diverse forze politiche di esprimere una effettiva rappresentatività dell'intreccio tra le grandi contraddizioni della modernità e della post - modernità, inclusa quella riguardante la crisi della democrazia liberale. Anche l'opzione pacifista come quella ambientalista, quella rappresentativa della contraddizione di genere, quella dell'innalzamento di livello dello sfruttamento, delle migrazioni e della crisi verticale del welfare avranno bisogno di essere incluse in un progetto complessivo e non presentate semplicemente come tentativi di soddisfazione parziale di esigenzialità particolari.

Premierato, la regressione della democrazia

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BARCELLONA E MILANO |

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MILANO PURISSIMA |

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I MORTI DI FIRENZE: PERCHÉ |

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martedì 20 febbraio 2024

La scomparsa di Navalny e la nuova fase del putinismo - Jacobin Italia

La scomparsa di Navalny e la nuova fase del putinismo - Jacobin Italia

What works for the left? Liberal socialism

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La sinistra in stallo verso le europee

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Reddito di cittadinanza, i numeri di un'esperienza chiusa - Lavoce.info

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Quattro grafici sulla sicurezza sul lavoro in Italia - Lavoce.info

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Ex Ilva, arrivano i commissari

Ex Ilva, arrivano i commissari

sabato 17 febbraio 2024

Franco Astengo: Il giorno più difficile per chiedere la pace

IL GIORNO PIÙ' DIFFICILE PER CHIEDERE LA PACE di Franco Astengo Oggi 17 febbraio 2024 può essere considerato come il giorno più difficile per chiedere la pace rispetto ai due fronti, quello russo -ucraino e quello israeliano - palestinese, sui quali è maggiormente appuntata l'attenzione internazionale. Ciò che è accaduto di drammatico in queste ore rende più evidente e pressante la linea dell'andare fino in fondo, della sublimazione della logica del nemico da abbattere, dell'estraneo da espellere definitivamente. Eppure dobbiamo insistere anche se il movimento per la pace trova sempre più difficoltà ad esprimersi e - almeno in Italia - si levano voci che reprimono anche per via poliziesca (come accade nelle giustamente deprecate autocrazie assassine). Per rispondere adeguatamente si tratta allora di non scivolare verso quelle teorie realiste che affermano come la politica internazionale è condannata a ripetersi senza evoluzione: un mondo tragico segnato dall'inevitabilità della guerra e dell'impunità, dove - come scriveva Tucidide - il forte (la grande potenza) fa ciò che vuole e il debole (il piccolo stato, oppure l'etnia privata anche dello "status" statuale) soffre quello che deve. Partiamo allora dal riaffacciarsi delle politiche di potenza in un mondo con molte aspiranti potenze regionali che rivaleggiano lungo le periferie del pianeta mentre ambiscono a ritagliarsi sfere di influenza commerciale e militare. Vale la pena allora interrogarsi circa il ruolo degli imperi, o quanto meno dei retaggi e delle gerarchie imperiali, nonché della resistenza ai medesimi. Nella evidente tentativo in atto di costruzione di un nuovo fronteggiamento bipolare quanto vale ad esempio avere la Turchia nella NATO o l'Arabia Saudita nei BRICS? In passato era emersa la teoria della stabilità egemonica: secondo questa prospettiva, caduto il muro di Berlino, gli USA hanno perseguito una sfera di influenza globale chiamata "ordine liberale mondiale" segnato da istanze di governance globale. Ma questo ordine è progressivamente entrato in crisi su diversi fronti: in questo ambito la Russia ha ripreso a definire proprie ambizioni imperiali e Israele ha risposto all'attacco del 7 ottobre cogliendo l'occasione per una reazione/aggressione che non si è posta il limite del rapporto storico con l'alleato americano. Questo stato di cose pone una serie di difficoltà teoriche inedite : è' dunque necessario stabilire (o ri-stabilire) un equilibrio tra sfere d'influenza domandandosi nel contempo: a questo si riduce l'ipotesi della pace oggi? Alla richiesta di una pace che sarebbe una tregua più o meno illusoria? Accettare la premessa del riconoscimento delle sfere d'influenza significa accettare che una grande potenza può fare quello che vuole dentro la porzione che gli è stata attribuita: a partire dal fare o dal disfare regimi politici (dal Cile alla Cecoslovacchia) vincolando o espiantando la democrazia. Il rifiuto di questa logica potrebbe rappresentare il punto di identità per una ripresa dell'Unione Europa al di fuori delle secche del monetarismo e della reciprocità di riconoscimento dei nazionalismi? Battersi per la pace deve significare oggi come oggi cercare soluzioni mettendo a confronto una teoria della pace come soluzione politica all'ipotesi della guerra considerata inevitabile nella concezione di Von Clausewitz. Si pongono così due temi sui quali si dovrebbe ragionare almeno dalle nostre parti per avanzare una proposta concreta di politica estera: il ruolo dell'ONU come organismo sovranazionale e non soltanto come sede di confronto delle rappresentanze nazionali e quello dell'Unione Europea ponendo con chiarezza il punto della non coincidenza tra UE e NATO.

Landini: “Ora basta con gli appalti al massimo ribasso”

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Giungla d’appalto. A Firenze 4 morti in un cantiere

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venerdì 16 febbraio 2024

Barcellona e Milano - Il Migliorista

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Il discorso integrale di Mario Draghi su economia ed Europa: "La globalizzazione utile ma anche vulnerabile. Debito comune per l'Ue"

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Israël-Gaza : après quatre mois de guerre - Fondation Jean-Jaurès

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New dangers ahead for Alexei Navalny, the man who defied Vladimir Putin - New Statesman

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Alexei Navalny is dead - New Statesman

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Emiliano Brancaccio: Il capitale nelle campagne

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Fare debito è di sinistra? - Jacobin Italia

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Yanis Varoufakis: L’Europa è politicamente frammentata e in declino secolare: Ancora una volta gli interessi dei popoli europei sono in diretta opposizione agli interessi delle sue classi dirigenti - nuovAtlantide.org

Yanis Varoufakis: L’Europa è politicamente frammentata e in declino secolare: Ancora una volta gli interessi dei popoli europei sono in diretta opposizione agli interessi delle sue classi dirigenti - nuovAtlantide.org: Yanis Varoufakis: L’Europa è politicamente frammentata e in declino secolare: Ancora una volta gli interessi dei popoli europei sono in diretta

L'andamento lento dei fondi nazionali per la coesione* - Lavoce.info

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Riforma del Patto di stabilità e crescita: un'occasione persa* - Lavoce.info

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Illusioni perdute, Marco Onado, Pietro Modiano | Menabò di Etica ed Economia

Illusioni perdute, Marco Onado, Pietro Modiano | Menabò di Etica ed Economia

L’occasione mancata della riforma del Patto di Stabilità e Crescita, Emilio Carnevali, Giovanni Carnazza | Menabò di Etica ed Economia

L’occasione mancata della riforma del Patto di Stabilità e Crescita, Emilio Carnevali, Giovanni Carnazza | Menabò di Etica ed Economia

Nuove regole fiscali europee: ascensore per il declino?, Andrea Boitani, Roberto Tamborini | Menabò di Etica ed Economia

Nuove regole fiscali europee: ascensore per il declino?, Andrea Boitani, Roberto Tamborini | Menabò di Etica ed Economia

mercoledì 14 febbraio 2024

Perspectives for socialists in 2024 - Interview with David McNally - Tempest

Perspectives for socialists in 2024 - Interview with David McNally - Tempest

Franco Astengo: Legge elettorale e referendum

LEGGE ELETTORALE E REFERENDUM: UNA PROPOSTA DI PERCORSO di Franco Astengo In diversi ambienti è stata lanciata la proposta di promozione per un referendum abrogativo di alcuni passaggi dell'attuale formula elettorale che presenta chiaramente rilevanti profili di incostituzionalità. Si tratta di soggetti già protagonisti nel referendum 2016 e ancora giustamente contrari alle deformazioni costituzionali in corso di discussione in Parlamento (premierato e autonomia differenziata) ; soggetti da tempo impegnati sul tema della incostituzionalità della attuale formula elettorale (ricordando anche le battaglie vinte in Corte Costituzionale dal compianto Felice Besostri) Sulla proposta di abrogazione ci si è concentrati su "il cosiddetto “voto congiunto obbligatorio”, vale a dire il meccanismo in base al quale l’elettore che vota una lista plurinominale vota anche il collegato candidato uninominale e viceversa. Il quesito referendario dovrebbe eliminare il meccanismo della “ripartizione del voto” in base al quale il voto dato esclusivamente al candidato uninominale viene ripartito tra tutte le liste collegate in proporzione alle scelte operate dagli altri elettori nel caso di coalizioni ovvero attribuito alla lista collegata. Ugualmente il voto dato a una lista in coalizione o non in coalizione dovrebbe valere solo per la lista e non essere trasferibile al candidato uninominale collegato. Il quesito richiederebbe anche l'abolizione delle soglie di sbarramento per accedere alla ripartizione dei seggi e la possibilità di candidatura è limitata a un solo collegio plurinominale e a un solo collegio uninominale. Sarebbe anche abolito l'esonero dalla raccolta delle firme per la presentazione delle liste ai gruppi politici già presenti in Parlamento; pertanto, tutte le liste saranno tenute alla raccolta delle firme necessarie" ( proposta tratta da una mail di Sergio Bagnasco del 19 gennaio 2024). Non entro nel merito della proposta ma soltanto pregarvi di avviare una iniziativa di riflessione in positivo ponendo un punto all'ordine del giorno: Sarà necessario attrezzare da subito il massimo delle risorse possibili prima di tutto per impegnare le forze parlamentari ad impedire che si raggiungano i 2/3 di approvazione delle deforme costituzionali su premierato e autonomia differenziata, in modo da poter aver accesso all'ipotesi referendaria. Tra l'altro è assolutamente da impedire l'annotazione della definizione "maggioritaria" nel testo della Costituzione. Nel frattempo, proprio nella prospettiva referendaria rispetto alla deformazione costituzionale, il massimo di risorse impegnabili (umane ma non solo, penso a quelle finanziarie e logistiche) dovrebbero essere rivolte verso l'esito elettorale: in questo senso appare, a mio giudizio, prioritaria la posizione della forze politiche e la loro disponibilità a costruire un fronte "costituzionale" che rappresenti il riferimento fondamentale per la battaglia referendaria. Nell'ambito di questo "fronte costituzionale" dovrà essere posto come dirimente il tema della formula elettorale valutando in quel contesto l'opportunità referendaria. A proposito della formula elettorale sarebbe importante anche valutare l'insieme della legislazione in materia: ad esempio nel merito del numero e della dislocazione delle sezioni elettorali, della composizione dei seggi, degli orari di votazione (senza pensare alle formule elettorali per Comuni e Regioni e al voto popolare per le province: temi che meriterebbero comunque particolare attenzione). Non dovrebbe sfuggire all'attenzione di tutti il punto riguardante l'astensionismo: ormai siamo a livelli tali che non consentono la sottovalutazione del tema come avvenne negli anni'90 anche da parte di importanti politologi che semplificarono parlando di "fenomeno fisiologico di allineamento delle democrazie occidentali mature"). Deve essere ancora fatto notare come il fenomeno dell'astensionismo sia ben collegato a quello della volatilità elettorale (quindi al tema della natura e del ruolo dei partiti): gli episodi di volatilità elettorale che si sono registrati nel sistema politico italiano da quindici a questa parte hanno - ad esempio - costantemente fatto registrare una perdita di voti in cifra assoluta verso il partito, via via di maggioranza relativa e di parallelo incremento della quota astensionista (un solo esempio: nelle elezioni del 2018 il M5S ebbe la maggioranza relativa con circa 10 milioni di voti; nel 2022 la maggioranza relativa è toccata a FdI con 7 milioni di voti circa mentre il M5S ha perso 6 milioni di voti e la non partecipazione è salita di 4 milioni di unità). Mi permetto, infine, di insistere perchè i promotori dell'ipotesi referendaria sulla formula elettorale si adoperino per un allargamento di forze culturali impegnate su questo terreno e per un avvio immediato di confronto con le forze politiche dell'opposizione dal PD, a AVS fino al Movimento 5 stelle e Unione Popolare pur nella piena consapevolezza delle difficoltà e delle contraddizioni esistenti. La presenza delle forze politiche appare ovviamente fondamentale dal punto di vista dell'impianto complessivo dell'operazione di ostacolo al tentativo della destra di fuoriuscire dal quadro costituzionale (cui l'attuale destra di governo non ha mai appartenuto in nessuna delle sue componenti): sarebbe difficile proclamare una riaffermazione della tanto bistrattata centralità del Parlamento senza i partiti e non avanzando una proposta di formula elettorale di tipo sostanzialmente proporzionale con il mantenimento dell'espressione del voto di fiducia al governo da parte delle due Camere.

sabato 10 febbraio 2024

La destra argentina si spacca, già in crisi il governo Milei - Articolo21

La destra argentina si spacca, già in crisi il governo Milei - Articolo21: L’ansia scoppiata a Buenos Aires genera preoccupazione e dubbi anche a Washington e Wall-street, riferiscono giornali, media e TV della capitale. La Ley Omnibus, 634 articoli affastellati uno sull’altro che nelle intenzioni del presidente Javier Milei avrebbero dovuto cambiare da cima a fondo e per sempre l’Argentina, non esiste più. Ritirata in una crisi di […]

venerdì 9 febbraio 2024

Reddito di cittadinanza: le conseguenze dell'abolizione* - Lavoce.info

Reddito di cittadinanza: le conseguenze dell'abolizione* - Lavoce.info: Il Reddito di cittadinanza è stato uno strumento cruciale per contenere il disagio economico di molte famiglie nella pandemia. Le misure che lo sostituiscono potrebbero causare un aumento della povertà assoluta e una maggiore concentrazione del reddito.

giovedì 8 febbraio 2024

Privatizzare? Così l’Italia non ha più futuro

Privatizzare? Così l’Italia non ha più futuro: Per il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo “servirebbero politiche industriali e investimenti, invece si pensa a porre sul mercato asset strategici”

mercoledì 7 febbraio 2024

C'era una volta il riformismo, oggi approvano una impresentabile autonomia differenziata. La secessione dei ricchi - nuovAtlantide.org

C'era una volta il riformismo, oggi approvano una impresentabile autonomia differenziata. La secessione dei ricchi - nuovAtlantide.org

Agricoltura: la destra sale sul trattore contro il Green Deal ma mette nel mirino l'obiettivo sbagliato - Strisciarossa

Agricoltura: la destra sale sul trattore contro il Green Deal ma mette nel mirino l'obiettivo sbagliato - Strisciarossa

Syria’s Kurdish Northeast Ratifies a New Constitution - New Lines Magazine

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Franco Astengo: Rappresentanza, Europa

RAPPRESENTANZA, EUROPA di Franco Astengo Nel dibattito in corso sulla possibilità (che pare remota) di presentazione di una sola lista di sinistra nelle prossime elezioni Europee appare labile una riflessione compiuta sul tema della rappresentanza politica e sul "come" questa rappresentanza possa essere esercitata in un quadro di forte difficoltà della cosiddetta "democrazia liberale". Non si riscontra, infatti, alcun accenno al ruolo e alle funzioni del Parlamento: all’evoluzione determinatisi in questo senso nel corso degli anni fino al trattato di Lisbona, al tipo di quadro politico che all’interno del Parlamento si è determinato nel corso dell’ultima legislatura, a un eventuale progetto di riforma dell’istituzione. Non si accenna a un’ipotesi di abbandono contrapposta magari a un’altra ipotesi di tentativo di valorizzazione. Pare non esistere la possibilità di aprire, all’interno del Parlamento, una fase di dialettica politica. Nulla di tutto questo. Perché? Sembra mancare la convinzione di poter superare un dato di “astrattezza tecnocratica” che le istituzioni europee si portano appresso dall'inizio: "astrattezza tecnocratica" ben insita nella logica dei trattati di Maastricht. Sarebbe invece il caso di riflettere meglio sul come i due punti prioritariamente evocati nello sviluppo del dibattito del pericolo di destra e della proposta di pace si intreccino sulla possibilità di rappresentanza politica degli sfruttati, del mondo del lavoro, della contraddizione di genere. Le grandi transizioni in atto, quella ecologica e quella della nuova frontiera digitale, si intrecciano con la necessità di un ritorno ai nostri storici “fondamentali” principiando da quelli marxiani. Così si potrebbero anche fronteggiare quei fenomeni di accostamento a destra pericolosamente insiti in quelle visioni “sovraniste”: per esempio in “Aufstehen” spezzone della Linke e in soggetti presenti anche nel sistema politico italiano sul versante rosso-bruno. La presenza nel Parlamento Europeo di una forza espressione sul piano politico di quanti soffrono delle grandi e complesse contraddizioni della modernità,contribuirebbe a rivalutare in una qualche misura l’istituzione sollevando anche questioni di fondo che riguardano natura e prospettiva dell’Unione che qui sarebbe troppo lungo da analizzare. Una presenza collocata sul versante del "progetto" e non semplicemente di esigenze di tipo politicista. Realizzare questo progetto attraverso la costruzione di una lista collocata "oltre" specifiche (e pur fondamentali) "issue" come quella pacifista costituirebbe sicuramente un passo avanti nell’affrontare quel dato della frammentazione del rapporto tra progetto politico e azione sociale. La divaricazione tra progetto politico e azione sociale costituisce l' elemento decisivo nel determinare la fragilità di qualsiasi azione politica da cui consegue l’isolamento della capacità stessa di quella reazione sociale che pure in certi casi si dimostra come nei casi d'attualità delle dimostrazioni anti- destra in Germania e in favore del popolo palestinese in molte capitali d'Europa. Eppure questi elementi ci indicano come l'Europa possa essere considerato lo spazio prioritario dell'agire politico.

ISRAELE E PALAZZO MARINO |

ISRAELE E PALAZZO MARINO |

MILANO: IL TEMPO DELLE CORNACCHIE |

MILANO: IL TEMPO DELLE CORNACCHIE |

venerdì 2 febbraio 2024

UN MEMORIAL PER FELICE BESOSTRI, UN CONVEGNO PER IL PAESE - GLI STATI GENERALI

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La lunga agonia della grande impresa italiana - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

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Trasparenza e progressività, tassare si può - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

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L'affaire produttività* - Lavoce.info

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Misure contro la povertà: i suggerimenti dell'Ocse - Lavoce.info

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