mercoledì 31 gennaio 2024

Israele-Palestina: discutere la guerra - Anna Foa

Israele-Palestina: discutere la guerra - Laterza

Israele ostaggio degli estremisti di destra

Israele ostaggio degli estremisti di destra

La fragilità dei Comuni italiani. A Nord e a Sud, Annalisa Cicerchia, Martina Caroleo | Menabò di Etica ed Economia

La fragilità dei Comuni italiani. A Nord e a Sud, Annalisa Cicerchia, Martina Caroleo | Menabò di Etica ed Economia

Tesla, l’ordoliberalismo e il modello nordico, Paolo Borioni | Menabò di Etica ed Economia

Tesla, l’ordoliberalismo e il modello nordico, Paolo Borioni | Menabò di Etica ed Economia: Di Paolo Borioni (30 Gennaio 2024). Paolo Borioni si occupa del conflitto sindacale relativo alla Tesla in Svezia e sostiene che esso nasce anche dal rifiuto di una concezione assoluta e salvifica dell’imprenditore “alla Elon Musk”. Borioni ricorda che sono stati mobilitati metodi di lotta molto pervasivi e che i modelli nordici sono basati anche su una conflittualità potenziale alla quale si fa ricorso anche nel corso di normali trattative sindacali. Borioni conclude con la considerazione che per mantenere la parità tra capitale e lavoro occorre anche cambiare modello economico, in Scandinavia e in tutta Europa.

La disuguaglianza nella ricchezza in Italia e il ruolo dell'eredità: uno sguardo al futuro*, Michele Bavaro, Simone Tedeschi | Menabò di Etica ed Economia

La disuguaglianza nella ricchezza in Italia e il ruolo dell'eredità: uno sguardo al futuro*, Michele Bavaro, Simone Tedeschi | Menabò di Etica ed Economia

Le disuguaglianze dei redditi e il sistema fiscale in Italia, Demetrio Guzzardi, Elisa palagi | Menabò di Etica ed Economia

Le disuguaglianze dei redditi e il sistema fiscale in Italia, Demetrio Guzzardi, Elisa palagi | Menabò di Etica ed Economia

venerdì 26 gennaio 2024

L'accueil des réfugiés en France : dix questions pour comprendre - Fondation Jean-Jaurès

L'accueil des réfugiés en France : dix questions pour comprendre - Fondation Jean-Jaurès

I rischi dell'autonomia differenziata - Lavoce.info

I rischi dell'autonomia differenziata - Lavoce.info

L’austerità di Javier Milei spacca l’Argentina. La protesta degli agricoltori francesi si allarga.

L’austerità di Javier Milei spacca l’Argentina. La protesta degli agricoltori francesi si allarga.

Andrea Becherucci: "L’Europa di Schäuble e quella di Delors"

"L’Europa di Schäuble e quella di Delors"

"IL TARLO DELLA PACE" di Paolo Bagnoli

"IL TARLO DELLA PACE" di Paolo Bagnoli

Franco Astengo: Election Day, per una strategia dell'opposizione

ELECTION DAY: PER UNA STRATEGIA DELL'OPPOSIZIONE di Franco Astengo In conclusione di molte incertezze che hanno attraversato il campo del centro-destra di governo alla fine il CdM ha deciso per l'election day: 8-9 giugno maxi turno elettorale accorpando europee, regionali del Piemonte e amministrative per 6 capoluogo di Regione, 21 capoluogo di Provincia e altri oltre 3.500 comuni. Un accorpamento sul cui esito appare il caso di sviluppare alcuni spunti di riflessione ricordando che la scelta di far votare al sabato e alla domenica deriva da una esigenza europea di contemporaneità nello spoglio delle schede. Andando per ordine: 1) La partecipazione al voto. Le elezioni comunali faranno da traino al voto per le europee che tradizionalmente risultano le meno interessanti per l'elettorato? Le ultime prove riguardanti le elezioni comunali hanno smentito il luogo comune di tornate che interessano maggiormente l'elettorato perché riguardano l'Ente più vicino ai bisogni dei cittadini. Il tema della partecipazione rappresenterà la vera incognita di questa prossima tornata elettorale. A questo proposito si ricorda che nel 2014 (l'occasione del falso 40% per il PD(R)) si registrarono 27.448.926 voti validi su 50.662.460 aventi diritto, pari al 54,18% ; nel 2019 (per l'exploit della Lega) 26.783.732 su 50.974.994 aventi diritto pari al 52,54%; 2) Come si collocherà il voto italiano nel quadro europeo. E' questa l'incognita più grande non soltanto per via della formazione della maggioranza a Strasburgo necessaria per l'elezione della presidenza della Commissione ma per la necessità (ormai ineludibile) di considerare quello europeo come lo spazio prioritario dell'agire politico: un'esigenza posta dalla gravità della situazione internazionale. Sorge anche un interrogativo non marginale: quanto influiranno sul voto italiano i "rumors" (vedi exit poll) sugli esiti del voto nelle nazioni in cui si voterà nei giorni precedenti alle elezioni italiane, nell'assenza di una vera capacità di collegamento tra le forze politiche a quel livello ? 3) Rapporto tra voto locale e voto nazionale. Si pone così il tema delle alleanze e del rapporto tra voto proporzionale (con sbarramento) previsto per le europee e il voto diretto per l'elezione di presidenti di Regione e di Sindaci con premio di maggioranza alle coalizione. Appare evidente che una omogeneità (per quanto possibile) nella presentazione a livello locale, una compattezza di coalizione almeno per i comuni capoluogo agevolerebbe certamente l'espressione di voto in particolare se accompagnata da una "griglia interpretativa" posta sul terreno programmatico sulla base della quale sviluppare il confronto nel corso della campagna elettorale, magari tenendo alcuni punti comuni di intreccio tra voto locale e voto europee pur mantenendo nella dimensione sovranazionale i necessari elementi di distinzione. Un avvio di iniziativa comune tra le forze dell'opposizione su questi punti potrebbe fornire un segnale di "diversità" non trascurabile nell'intento di favorire la partecipazione di ampi strati di elettrici ed elettori colpiti dalla sindrome della volatalità e in costante ricerca di un ipotetico "nuovo", fenomeno che dovrà essere verificato a destra nella ricerca di un assestamento stabile dopo le elezioni politiche del 2022 e la formazione del governo e che rimane assolutamente incerta nel centro-sinistra mentre rimane del tutto inevasa la domanda di avviare un dibattito sul tema delle diverse formule elettorali, considerati anche gli evidenti profili di incostituzionalità presenti nella formula elettorale adottata per le elezioni legislative nazionali.

martedì 23 gennaio 2024

Franco Astengo: Regioni e riforme

REGIONI E RIFORME di Franco Astengo Il n.5 della nuova serie di "Critica Sociale" ospita un lungo articolo di Massimiliano Amato che ricostruisce parte del travaglio che precedette la nascita del centro-sinistra organico: nell'articolo di Amato ci si riferisce alla metà del 1962 quando La Malfa pubblica la sua famosa nota aggiuntiva al bilancio e si apre il dibattito tra le varie anime del riformismo e del conservatorismo in seno al futuro centro - sinistra (contemporaneamente si avvia anche il dibattito nel PCI, ancora presente Togliatti, sulla natura del capitalismo italiano). Rilevo un passaggio dell'articolo (molto interessante) di Amato: "L'ostacolo di fronte al quale il partito di maggioranza relativa si blocca è l'attuazione dell'ordinamento regionale, impegno inserito negli accordi di governo e considerato essenziale da Lombardi, che concepisce le Regioni come uno strumento della politica di piano". Come sappiamo le Regioni arriveranno soltanto 8 anni dopo quando, anche per via del "tintinnar di sciabole" la stagione riformistica presenta grandi difficoltà (pur fornendo ancora segni di vitalità: è del 1970 infatti l'approvazione dello Statuto dei Lavoratori). Si ammetterà però che leggere di Regioni come "strumento della politica di piano" provochi almeno un sussulto, un minimo di moto dell'animo e della memoria. Moto della memoria e dell'animo riguardante soprattutto la realtà effettuale delle Regioni. Siamo alla vigilia di una serie di elezioni regionali che impegneranno i primi mesi del 2024 e già il segnale dello sfilacciamento è dato dall'assenza di una data che raccolga il turno elettorale: le elezioni regionali (sono previste la Sardegna, la Basilicata, l'Abruzzo, il Piemonte, l'Umbria) si svolgeranno inoltre sotto la spada di Damocle dell'autonomia differenziata, riforma costituzionale attraverso la quale (per dirla in sintesi) la destra di governo intende spezzare un filo residuo di coesione economica e sociale (alla faccia del sovranismo). La vigilia di questa tornata elettorale (principiando dalla Sardegna) appare del resto caratterizzata da una dura lotta di potere all'interno della coalizione di governo condotta al di fuori da qualsivoglia riferimento progettuale/programmatico ma esclusivamente in nome di un riequilibrio di potere verso l'onnivoro partito di maggioranza relativa. La nostra riflessione dovrebbe però centrarsi sulla trasformazione che la Regione come istituzione ha subito, in particolare negli ultimi trent'anni dopo un avvio molto stentato caratterizzato dal permanere del dualismo competenze regionali/ ministeri non certamente risolto dalla francamente sbagliata modifica del titolo V della Costituzione che il centro - sinistra (Governo Amato 2001) promosse con il solo intento politico di avvicinare la Lega ("costola della sinistra" così Massimo D'Alema aveva definito la Lega). Sintetizzo e vado giù con l'accetta: Prescindendo (ma non troppo) dal totale tramonto per qualsiasi idea di programmazione economica e dalla dismissione nella capacità di intervento del governo sugli asset industriali strategici (è proprio di questi giorni la completa dismissione della rete di TIM: perché di questo nel concreto si tratta) le Regioni hanno ormai perso qualsiasi funzione effettivamente legiferante e di coordinamento territoriale. Le regioni hanno "occupato" finanziariamente la sanità allo scopo di traghettarne strutture e funzioni verso una privatizzazione dai sicuri aspetti selvaggi. Le regioni appaiono per lo più Enti di nomina e di spesa verso i quali infuriano le già citate lotte di potere acuitesi con l'elezione diretta del Presidente e relativo spostamento di risorse verso il favorirne misure di propaganda personale truccate da operazioni di promozione del territorio. Su questa partita, difficile e complicata soprattutto sul versante istituzionale, nel centro - sinistra potenziale o comunque in un fronte democratico - progressista - costituzionale non si è aperta alcuna riflessione di fondo (prima di tutto sul forte contributo dato alla personalizzazione della politica) e ci si limita nelle occasioni elettorali a contare le bandierine dei capoluoghi perduti o espugnati.

Palestinesi, tra emigrazioni e immigrazioni | Passato e Presente

Palestinesi, tra emigrazioni e immigrazioni | Passato e Presente

Sulle pensioni la manovra fa i conti con la realtà - Lavoce.info

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Per la casa non c'è un euro - Lavoce.info

Per la casa non c'è un euro - Lavoce.info

Cacciari: "L’Europa si ripensi se non vuole sparire" - nuovAtlantide.org

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venerdì 19 gennaio 2024

The Global Consequences of the War in Ukraine by Joschka Fischer - Project Syndicate

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Diseguaglianze. Trasparenza dei redditi e progressività delle imposte • Diritti Globali

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Sulle orme di Felice Besostri: abrogare il Rosatellum

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La rivista il Mulino: Verso le elezioni del 2024

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Dall'astensione al voto populista - Lavoce.info

Dall'astensione al voto populista - Lavoce.info

Più lavoratori, ma più vecchi - Lavoce.info

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giovedì 18 gennaio 2024

sabato 13 gennaio 2024

Franco Astengo: Legge elettorale

LEGGE ELETTORALE: NON BASTANO GLI ANNIVERSARI di Franco Astengo Ricorrono oggi i 10 anni dallo storico pronunciamento della Corte Costituzionale che affossò la legge elettorale del 2005 (con la quale si era votato nel 2006, 2008, 2013): un inedito nella storia del sistema politico italiano che giustamente il Manifesto ha ricordato sottolineando il ruolo decisivo avuto dal compianto Felice Besostri in quella vicenda. E' indispensabile però tener presente il resto della storia con l'elaborazione dell'Italikum nuovamente bloccato dalla Suprema Corte (sempre per iniziativa precipua di Besostri) e mai entrato in vigore. Cosa accadde a quel punto ? La logica avrebbe voluto che la necessaria elaborazione di un'altra legge elettorale fosse affidata a coloro che, magistralmente, avevano condotto la battaglia individuando esattamente nelle formule precedenti i profili di incostituzionalità. Non andò così: anzi la nuova legge elettorale fu affidata proprio a un esponente della parte politica che aveva costruito l'incostituzionale Italikum. Si è arrivati così all'attuale formula attraverso la quale il voto bloccato tra parte uninominale e parte proporzionale ha favorito l'elargizione di un abnorme premio di maggioranza: con il 43,79% il centro - destra ha ottenuto una maggioranza assoluta di 235 seggi su 400 alla Camera dei Deputati e di 122 seggi su 200 al Senato (dove la percentuale dei voti è stata del 44,02%). Percentuali calcolate sul totale dei voti validi mentre i partecipanti al voto sono stati il 63,81%. Il tutto condito dal reiterarsi delle liste bloccate e con un meccanismo definito "flipper" che alla fine ho portato a spersonalizzare il voto conducendo su altri lidi espressioni di suffragio espresse diversamente rispetto all'utilizzo finale. Insomma una palese violazione dell'art. 48 della Costituzione che prevede che il voto sia libero, personale e segreto. A quel punto si è cercato di riportare la legge davanti alla Corte attraverso il rinvio da parte dei tribunali ordinari: operazione nella quale si era impegnato ancora una volta Besostri e che oggi andrebbe ripresa , portata avanti e sulla quale sarebbe urgente sviluppare un momento di confronto a livello nazionale tra gli addetti ai lavori. Il punto di fondo però riguarda direttamente le forze politiche che ancora si sentono legate a un vincolo di democrazia costituzionale . Va riportato in primo piano il tema di una nuova legge elettorale e va affermata la necessità di una riflessione sull'insieme degli aspetti che riguardano il voto: non si tratta soltanto di rivolgersi alla formula che traduce i voti in seggi e di conseguenza stabilisce il rapporto tra rappresentanza e governabilità. Sono molteplici gli aspetti da prendere in considerazione partendo dal fatto che la deriva verso l'astensionismo appare inarrestabile e che ormai, da tempo, siamo di fronte a un fenomeno che va ben oltre, sotto questo aspetto, il semplice riallineamento con le cosiddette democrazie mature come si sosteneva negli anni'90 quando si pensò che il maggioritario avrebbe costituito la panacea di tutti i mali provocati dalla crisi del sistema dei partiti affrontando così la questione dell'impatto della sovranazionalità sul nostro sistema politico con l'uscita dall'allineamento con la logica dei blocchi. Inoltre l'indebolimento strutturale del sistema dei partiti ha portato a un insopportabile indice di volatilità da elezione in elezione Si è proceduto a una semplificazione delle procedure con l'introduzione della tessera elettorale in luogo del certificato, il dimezzamento delle sezioni, lo snellimento numerico nella composizione del seggio e tanti altri passaggi che non hanno tenuto conto del fatto che ci si muoveva comunque in direzione del favorire l'astensionismo. Assolutamente da rivedere anche il sistema di voto all'estero e la composizione, a quel proposito, delle liste degli aventi diritto. eccessivamente allargate fin dagli anni'80 con la legge Moschini - Armella. Inoltre andrebbe rispettata la par-condicio e regolati meglio i sondaggi. Insomma un capitolo tutto da riaprire per quel che riguarda la nostra democrazia: stando attenti a non muoverci soltanto verso situazioni episodiche, dettate dalla contingenza (il Porcellum fu varato al solo scopo di ridurre la dimensione della sconfitta che il centro destra visti i sondaggi si attendeva nelle elezioni del 2006 visti: poi le cose andarono che il centro - sinistra non ebbe la maggioranza al Senato, proprio nel momento della massima affermazione della forzatura bipolare verificatasi paradossalmente con l'introduzione di una formula proporzionale). Si dovrebbero evitare i due errori commessi nel tempo sul piano delle modifiche costituzionali: nel 2005 (anno fatidico) fu varata dal centro - sinistra la riforma del titolo V per cercare di assecondare la Lega: nel 2020 il PD aderì alla modifica del numero dei parlamentari al solo scopo di assecondare il M5S. Non si può allora dimenticare che nelle elezioni 2022, elezioni "critiche" per via dell'avvento dell'estrema destra al governo entrambi i soggetti gratificati dalle attenzioni nelle riforme costituzionali si sono schierati "contro" il centro - sinistra. Visti da lontano errori clamorosi compiuti secondo la logica della ricerca a ogni costo del mito di una fragile governabilità.

Roberto Biscardini: Riaprire i Navigli a Milano si può

OGGI ALLA BRAIDENSE. RIAPRIRE I NAVIGLI A MILANO SI PUÒ, PRIMO PASSO PER RIQUALIFICARE L’INTERA RETE DEI NAVIGLI DELLE LOMBARDIA Presentato oggi alla Biblioteca Braiedense il libro “Le Conche. Per la navigabilità dei navigli lombardi” di Roberto Biscardini ed Edo Bricchetti, a cura dell’Associazione Riaprire i Navigli. Una sala gremita e un dibattito moderato dalla scrittrice Carla De Bernardi. Una occasione per ritornare a parlare della riapertura dei navigli di Milano. Gli otto chilometri chiusi dal fascismo dalla Cassina de Pomm alla Darsena a partire dal 1929. Un progetto proposto dalla stessa Associazione Riaprire i Navigli nei primi anni 2000, poi sostenuto fortemente dai milanesi nel referendum del 2011 ed entrato nei programmi della giunta Pisapia e poi in quella di Giuseppe Sala. “Riaprire i Navigli si può e sarebbe questo un primo passo per riqualificare l’intera rete dei navigli lombardi. E con ciò rifare le conche dentro la città distrutte con la chiusura dei navigli e ristrutturare quelle non più funzionanti lungo i 150 chilometri sui navigli esterni per restituire al mondo una delle più importanti reti di vie interne d’Europa”. Lo ha detto Roberto Biscardini, presidente dell’Associazione Riaprire i Navigli che ha aggiunto: “Bisogna sanare la ferita che si è prodotta con la distruzione di uno dei più importanti monumenti dell’ingegneria idraulica, che ha reso grande Milano anche economicamente e che ha resistito e funzionato per più di seicento anni. Si realizzerebbe così un progetto che punta ad una riqualificazione urbana ed ambientale intelligente. Alla riscoperta dell’acqua con tutte i vantaggi che questo produrrà sulla vita dei cittadini.”

La guerra in Ucraina e l’impatto sull’Unione europea - Linkiesta.it

La guerra in Ucraina e l’impatto sull’Unione europea - Linkiesta.it

Grazie a Starmer i laburisti potrebbero tornare al governo dopo quattordici anni - Linkiesta.it

Grazie a Starmer i laburisti potrebbero tornare al governo dopo quattordici anni - Linkiesta.it

venerdì 12 gennaio 2024

Franco Astengo: Riformismo

CINQUANT'ANNI FA L'AUSTERITY: IL "MANIFESTO" E IL DIBATTITO SUL RIFORMISMO di Franco Astengo Cinquant'anni fa di questi tempi l'Italia si trovava nel pieno dell'austerity provocata dalla crisi petrolifera innestata nell'ottobre 1973 dalla guerra dello Yom Kippur tra Israele, Egitto e Siria. Fu quella l'occasione per uno sviluppo di dibattito all'interno della sinistra nel quale prese l'avvio di una riflessione nell'ambito di quella che era definita "nuova sinistra" e che oggi deve essere ricordata nei suoi termini generali. Il manifesto ospitò proprio su questa tematica – la qualità nuova della crisi e le sue conseguenze sul riformismo – un dibattito cui partecipa un autorevolissimo gruppo di economisti e non solo: Paolo Sylos Labini, Augusto Graziani, Riccardo Lombardi, Pino Ferraris, Claudio Napoleoni, Rossana Rossanda, Antonio Lettieri, Giorgio Ruffolo, Giorgio Benvenuto, Francesco Indovina, Giorgio La Malfa, Mario Mineo, Luciano Della Mea (il PCI, in quel momento impegnato nella fase iniziale della proposta di "compromesso storico" elaborata da Berlinguer a seguito del golpe cileno dell'11 settembre 1973, non aveva autorizzato nessuno dei suoi dirigenti a partecipare al dibattito come ha ricordato Aldo Garzia nel suo "Da Natta a Natta storia del Manifesto e del Pdup" del 1985) Valentino Parlato curò poi l’edizione, per il Mulino, di un libro- “Spazio e ruolo del riformismo”- che raccoglie l’intero dibattito che nel quotidiano era uscito dal 13 al 15 gennaio 1974. Lucio Magri aveva aperto la discussione con un articolo "Breve vita felice di Lord Keynes" e poi lo aveva concluso con altro intervento. Vale la pena riprendere il fondamento delle tesi sostenute da Magri in quell'occasione non soltanto per via dell'occasione del cinquantenario dalla pubblicazione. Quel dibattito rimane infatti un punto nodale nella storia della sinistra italiana: un punto ormai dimenticato nel quadro della produzione intellettuale dell'epoca soprattutto perché assunse un significato di "visione" dell'idea di crisi "dello sviluppo e non nello sviluppo" ed ebbe ripercussioni importanti sull'insieme del dibattito teorico a sinistra fin dentro la fase successiva alla caduta del "socialismo reale" e alla conseguente accettazione dell'idea di "fine della storia" e all'abdicazione dalla politica ridotta, da un lato al mito della "governabilità" e dall'altro alla "moltitudine" come levatrice della rivoluzione. Tornando al filo centrale del discorso va ricordato come Magri non ritenesse più sufficiente leggere genericamente l'andamento della crisi come strutturale essendosi ormai precisata meglio come crisi del meccanismo che presiedeva alla costituzione del risparmio nella forma di capitale. Magri individuava così l'oggettiva spinta verso il riformismo perchè per rilanciare lo sviluppo economico occorreva un nuovo modello di relazioni, una diversa distribuzione del reddito, un più accentuato ruolo dello Stato nell'economia e nuove relazioni internazionali. Da qui la necessità di far raccogliere al riformismo basi di massa attraverso la confluenza di diversi interessi nel segno della contraddizione che fare i conti con questo stato di cose riguardava oggettivamente una forza rivoluzionaria. Da questa analisi derivava la necessità di una diversa direttrice di marcia: occorreva perseguire l'unità del movimento di massa in tutte le sue componenti per avviare la trasformazione della sinistra in una fase di arresto della praticabilità riformistica. Per far questo, a giudizio di Magri, non era più sufficiente la "centralità operaia" o la "socializzazione della lotta": bisognava darsi un programma di minimi obiettivi nel contesto di una fase recessiva della crisi. Per questo occorreva non solo difendere la rigidità della condizione operaia in fabbrica, ma proporre un programma alternativo di sviluppo con obiettivi che incidessero sull'andamento della crisi economica. I riflessi di questa analisi, pur sommariamente descritta in questa occasione, avrebbero riguardato essenzialmente la ricerca di un nuovo rapporto tra movimenti di lotta e istituzioni e tra movimenti e partiti. Era necessaria una "lunga marcia" dentro la crisi e una diversa politica di alleanze tra i protagonisti dello scontro sociale. Non era più sufficiente l'azione spontanea dei soggetti sociali ma necessità di un programma su cui orientare le lotte e un incontro critico con le posizioni maggioritarie del movimento operaio allo scopo di delineare posizioni più avanzate sul piano della teoria e della pratica politica. Roba di cinquant'anni fa: rimane però l'interrogativo su quanto può rimanere di analisi di questo genere soprattutto sul piano della ricerca delle nuove dinamiche sociali e della modifica del concetto di alleanza che potrebbe derivarne anche sul piano politico.

La Repubblica delle disuguaglianze

La Repubblica delle disuguaglianze

giovedì 11 gennaio 2024

Franco Astengo: Matteotti

MATTEOTTI di Franco Astengo "È il 10 luglio 2023. Camera di deputati. Passa, all’unanimità, col voto anche delle destre, la legge promossa da Liliana Segre che promuove le commemorazioni per il centenario dell’uccisione (da parte dei fascisti) di Giacomo Matteotti. Il Parlamento applaude se stesso. Ma sette mesi dopo la norma è un guscio vuoto. Mancano i bandi. Le associazioni, le fondazioni, le scuole che vorrebbero ricordare il martire socialista hanno dovuto congelare ogni iniziativa." Questa notizia ci riporta alla necessità di attivare subito una forte mobilitazione per il ricordo dell'assassinio di Giacomo Matteotti anche allo scopo di promuovere un necessario discorso sull'attualità. Espongo soltanto 2 punti: a) quanto può valere il ricordo dei fatti di un secolo fa rispetto all'oggi? L'adunata di Acca Larenzia rappresenta la punta di un movimento di cui il partito di maggioranza relativa è parte integrante? Vale la dichiarazione di Elly Schlein circa la presidente del consiglio prigioniera del suo passato oppure vale l'analisi che considera il partito della presidente del consiglio soggetto promotore attivo di un presente che si ricollega direttamente alla storia e alle logiche antidemocratiche del regime che assassinò Matteotti? Penso che, nell'ambito democratico - costituzionale questa discussione si debba portare avanti approfondendo al massimo; b) con Felice Besostri avevamo sviluppato a partire da diversi anni or sono l'idea del "Dialogo Gramsci - Matteotti" inteso come punto di partenza per un lavoro unitario a sinistra riprendendo il tema dell'antifascismo inteso quale punto essenziale di identità anche in funzione di un recupero dei valori fondanti della sinistra storica (questa prospettiva fu contestata da più parti perché fraintesa come semplicemente ristretta ad un confronto sul tema della scissione di Livorno, quindi impossibile sul piano teorico e inutile sul piano storico). Chiarito questo punto dell'identità antifascista potrebbe essere possibile riprendere l'idea, anche in memoria di Felice e del suo impegno socialista e democratico ? Quel che è certo che non ci possiamo permettere di ricordare sotto tono il centenario dell'assassinio di Giacomo Matteotti episodio da considerarsi soprattutto sotto l'aspetto del momento cruciale che rappresentò sulla strada dell'affermazione del totalitarismo fascista.

mercoledì 10 gennaio 2024

The chaos of Israel's postwar plan - New Statesman

The chaos of Israel's postwar plan - New Statesman

Andare oltre l’esperienza del socialismo reale e delle socialdemocrazie occidentali

Andare oltre l’esperienza del socialismo reale e delle socialdemocrazie occidentali

SEMPRE MENO ELETTORI? | Walter Marossi

SEMPRE MENO ELETTORI? |

COSA STA SUCCEDENDO A MILANO? |

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FELICE BESOSTRI E L’IDEA DI UNA NUOVA MILANO |

FELICE BESOSTRI E L’IDEA DI UNA NUOVA MILANO |

ADDIO FELICE BESOSTRI! |

ADDIO FELICE BESOSTRI! |

MODELLO MILANO: LA NOIA |

MODELLO MILANO: LA NOIA |

lunedì 8 gennaio 2024

Banca d'Italia: "Diseguaglianza in Italia stabile. Al 5% delle famiglie il 46% delle ricchezze del paese" - Il Fatto Quotidiano

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Premierato all’italiana: semplicemente una riforma sbagliata #intervista #Resistenza&Antifascismo @ANPI_Modena « gianfrancopasquino

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Dietro l'attacco di Meloni ad Amato la marcia della destra sulla Repubblica, con una riforma eversiva - Strisciarossa

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Felice Besostri, l'essenza della democrazia - Articolo21

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Questione morale, Marco Revelli: “Meloni non è affatto migliore del circo che ha portato al governo” - nuovAtlantide.org

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“Costruiamo insieme l’Europa del lavoro”

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Manovra inadeguata, il governo dimentica il sociale

Manovra inadeguata, il governo dimentica il sociale: Per Vanessa Pallucchi, Forum del Terzo Settore, povertà, welfare e sanità sono le emergenze del Paese. Ma nella legge di Bilancio non ci sono risposte

sabato 6 gennaio 2024

CIAO FELICE BESOSTRI HOMBRE VERTICAL! - GLI STATI GENERALI

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A Reprieve for Israel’s Democracy by Shlomo Ben-Ami - Project Syndicate

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Addio a Fabio Fabbri, socialista e gentiluomo della politica - Avanti

Addio a Fabio Fabbri, socialista e gentiluomo della politica - Avanti: E’ morto all’età di 90 anni Fabio Fabbri, per tre volte Ministro ed esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, Senatore della Repubblica per cinque legislature. Fabbri è stato Ministro degli affari regionali nel quinto governo Fanfani, delle politiche comunitarie nel secondo governo Craxi e Ministro della difesa nel governo Ciampi. È stato inoltre sottosegretarioRead More

Yesterday, today and the shadow of fascism

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