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Distinguere la lista dal partito
di Fabio Vander
Mar, 14/07/2009 - 07:02
Si è aperto in questi giorni un importante dibattito sul sito di Sinistra democratica. Riguarda i temi della sinistra italiana, il futuro di Sinistra e libertà, lo stesso futuro di SD, dopo le Europee e nella difficile fase politica in corso.
Una prima considerazione: sarebbe bene che questa discussione fosse assunta in SD in quanto tale, negli organismi dirigenti, che si apra insomma un dibattito vero, non solo sul sito, ma riunendo la direzione nazionale e di conseguenza con esplicite assunzioni di responsabilità da parte dei gruppi dirigenti. Il periodo è grave, non si può più perdere tempo.
Dopo l’appuntamento nazionale del 3 luglio non si può semplicemente aspettare che arrivi il 12 settembre, per pazientare poi fino alle Regionali. Magari ingannando il tempo con qualche iniziativa ‘dal basso’ in attesa del ben più succoso appuntamento della presentazione delle liste per la prossima tornata.
Né è condivisibile la tesi di Mezzetti secondo la quale un simbolo elettorale, presentato per più elezioni, diverrebbe per ciò stesso un “soggetto politico”. Per cui si tratterebbe solo di avere pazienza qualche anno. Quale partito serio è mai nato in seguito ad una lista? Sono i partiti che fanno le liste, non le liste i partiti. Questo storicamente. Ma soprattutto democraticamente. Ricordiamoci che quando stavamo nei DS ci lamentavamo con Fassino perché presentava le liste senza simbolo di partito e ciò, dicevamo, avrebbe finito per uccidere il partito. Adesso proprio noi vorremmo percorrere la via elettorale al partito?
Il punto è invece prepararsi a decisioni impegnative. E a mio avviso indifferibili. Sinistra democratica è nata ormai due anni fa. In questi due anni è successo di tutto: Berlusconi ha rivinto e fa strame della democrazia, il PD come è nato così è morto, la sinistra ha perso tutto il perdibile: ha perso unita come Sinistra Arcobaleno, ha perso identitaria come Rifondazione, ha perso unitaria e ragionevole con Sinistra e libertà.
Tutta l’offerta politica della sinistra e del centro-sinistra negli ultimi due anni è stata respinta dagli elettori italiani. Vogliamo parlare di questo?
Che fare? Certo non si può continuare così. Sospesi fra una SD che quest’anno ha rinunciato (giustamente) al tesseramento come apertura di fiducia verso un nuovo partito, ma che poi non ha saputo imporre a Sinistra e libertà l’evoluzione oltre la lista. Rischiamo di ritrovarci a fine anno senza il nuovo partito e senza più neanche il vecchio (partito o movimento che fosse). Così non possiamo reggere. Capisco che non piacciano più le vecchie forme organizzate del ‘900, ma da queste al campare d’aria ce ne passa.
Occorre perciò individuare due piani di lavoro ben distinti: 1) la definizione di Sinistra e libertà come soggetto promotore di un nuovo centro-sinistra che prepari l’alternativa alla destra di Berlusconi, riportando così il PD su un piano coalizionale, 2) la costituzione del partito.
Voglio esser chiaro su questo punto: propongo di distinguere i tempi di Sinistra e libertà da quelli del nuovo partito della sinistra (che quindi non potrà chiamarsi Sinistra e libertà, perché diversi i contraenti iniziali). So che su quest’ultimo punto socialisti e verdi non sono pronti. I veti relativi alla lista, non possono intralciare la via al partito. Non si tratta di metter fretta, ma di assumere con forza la necessità, non nostra in quanto Sd, ma della sinistra italiana, della democrazia italiana, di avere un nuovo partito di sinistra, del lavoro, dei diritti, della cultura.
Se avremo chiara questa necessità politica, se riusciremo a rendere edotto il nostro elettorato e l’opinione pubblica di questa necessità, le resistenze saranno vinte. Tra l’altro dall’adeguatezza a queste sfide si valuterà la maturità di un nuovo gruppo dirigente della sinistra.
Ricapitolando: Sinistra e libertà resti come lista elettorale e come gamba sinistra del nuovo centro-sinistra, con il suo patto fra partiti e movimenti; ma al tempo stesso SD assuma da subito l’iniziativa per la fusione di quanti condividono l’idea del partito (SD, MPS, Unire la sinistra, tutti i movimenti e i cittadini che vorranno).
Due velocità: perché chi non è pronto ha diritto ai suoi tempi, ma anche chi è pronto ha i suoi diritti. Chi è pronto, però, alzi la mano
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