giovedì 31 luglio 2014

mondiepolitiche: Israele Ha Molte Ragioni, Ma Ora si Fermi

mondiepolitiche: Israele Ha Molte Ragioni, Ma Ora si Fermi

Ida Dominijanni: L'acqua inquinata di Matteo Renzi

http://www.huffingtonpost.it/ida-dominijanni/lacqua-inquinata-di-matte_b_563 3597.html Ida Dominijanni L'acqua inquinata di Matteo Renzi Pubblicato: 30/07/2014 15:50 Non so se valga la pena di tentare il gioco che sto per tentare, cioè un'analisi testuale del post emesso ieri sera da Matteo Renzi su Facebook . Non lo so davvero, perché il linguaggio del Presidente del Consiglio è del tutto estraneo a qualsivoglia grammatica e sintassi della razionalità politica. Non che sia la prima volta: anche in questo il maestro è sempre lui, Berlusconi. Appunto da lui, Berlusconi, abbiamo capito che usare la razionalità contro i giochi di prestigio è quasi sempre inutile. Ci provo lo stesso, frase per frase . "Gli italiani ci hanno chiesto di cambiare un sistema politico che non funziona più". Non è vero. "Gli italiani" a Matteo Renzi non hanno chiesto proprio niente. È stato Matteo Renzi, all'atto dell'insediamento del suo governo, a presentarsi al Senato promettendogli di asfaltarlo. Il Senato, comprensibilmente e giustamente, resiste: c'è ancora qualcuno che non aderisce entusiasticamente alla forma sadomasochista imperante nei rapporti sociali e politici. Gli italiani, in materia di riforma del Senato, della Costituzione e della legge elettorale non sono stati interpellati e non si sono espressi. Hanno dato molti voti a Matteo Renzi e al suo partito alle elezioni europee, dove questa materia non era parte del programma né dell'agenda. "Noi manteniamo la promessa, senza paura e senza mollare". Accidenti che uomo, e che virile coraggio. Peccato che non siamo in una striscia di Braccio di ferro, ma in un conflitto politico che riguarda un assetto istituzionale e costituzionale. Ora, né le istituzioni né la Costituzione sono a disposizione di un governo. Matteo Renzi ha già fatto una forzatura ignobile imponendo arrogantemente una riforma costituzionale nel ruolo di capo dell'esecutivo, invece di limitarsi a proporla più umilmente nel ruolo di segretario del partito di maggioranza relativa. Molto male ha fatto il Senato ad accettare questa forzatura. Peggio farebbe a subirla a testa china e senza muovere ciglio, come il presidente del consiglio gradirebbe. "Stiamo facendo le riforme perché la politica e i politici devono cambiare." Bassa demagogia. Né la politica né i politici cambiano cambiando le regole. E non si vede perché l'una e gli altri dovrebbero cambiare sol perché il Senato diventa il dopolavoro di cento consiglieri regionali non eletti. Matteo Renzi abbia il coraggio di dire come stanno effettivamente le cose e i suoi desiderata: abbia il coraggio di rivendicare che vuole una sola camera, di nominati, per poter avocare al governo l'intero processo legislativo e decisionale. Nel combinato disposto della riforma del Senato più l'Italicum, c'è in realtà il cambiamento della forma di governo. Gli italiani gli hanno chiesto questo? Sono stati interpellati su questo? Sono stati informati di questo? Finora no. "E le sceneggiate di oggi dimostrano che alcuni senatori perdono tempo per paura di perdere la poltrona". Lo stile fa l'uomo. E lo stile è questo: insultare chi si oppone. Gufi, professoroni, gentaglia attaccata alla poltrona. Matteo Renzi non può non sapere che se questo fosse il movente, la paura di perdere la poltrona, ''alcuni senatori'' gli avrebbero già detto di sì. Se la perdono, la poltrona, è perché gli dicono di no. Lo sanno, e ciò nonostante gli dicono di no perché la sua riforma non li convince, e fanno bene. "Noi andiamo avanti e alla fine saranno i cittadini con il referendum a giudicare chi avrà ragione e chi torto". Qualcuno ha già detto che proclamato così, dall'alto del governo, il referendum non sarebbe un referendum ma un plebiscito. E qualcuno ha anche già spiegato che allo stato attuale le regole per farlo, questo plebiscito, non ci sono. Se la riforma costituzionale passasse con la maggioranza dei due terzi, non si darebbe luogo al referendum: questo dicono le regole vigenti. Matteo Renzi e Maria Elena Boschi millantano un pronunciamento popolare indotto e condizionato dall'alto, che per giunta allo stato non si può dare per garantito. "La nostra determinazione è più forte dei loro giochetti." Vedi sopra, Braccio di ferro/2. "Andiamo avanti pronti a discutere con tutti ma non ci faremo mai ricattare da nessuno." Finora il governo non è stato pronto a discutere con nessuno che non fosse più o meno d'accordo con lui. E quando qualcuno non è d'accordo, è il governo che lo ricatta e non viceversa (si veda la signorile uscita di Lotti sulla fine dell'alleanza con Sel). Già che ci sono, torno anche sull'argomento contro gli oppositori della riforma costituzionale usato dalla ministra Boschi. La ministra ha definito "allucinazioni'' le denunce della torsione autoritaria che ne conseguirebbe per la democrazia italiana. Non so che idea abbia la ministra dell'autoritarismo: forse immagina qualcosa che abbia a che fare con l'olio di ricino e il manganello. Purtroppo in questo caso le allucinazioni sono tutte sue. L'autoritarismo dei tempi nostri non ha bisogno di quei metodi repressivi: gli basta configurarsi come dittatura della maggioranza. Che è esattamente quello che il combinato disposto dell'Italicum e della riforma costituzionale configura. Questo combinato disposto, è evidente, non passerà mai così com'è. Del resto Renzi, dopo avere scritto ieri il risibile post di cui sopra, apre oggi 30 luglio a modifiche della legge elettorale pur di avere il mano la bandierina del Senato asfaltato da usare alle riffe d'agosto sull'efficienza del suo governo. Visto? Fatto! Fatto un bel niente. Siamo solo alla prima lettura nella prima Camera, e prima della seconda nella seconda camera molta acqua dovrà passare sotto i ponti. Il presidente del consiglio farebbe bene a inquinarla di meno.

venerdì 25 luglio 2014

La patrimoniale è necessaria contro le disuguaglianze | cambiailmondo

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Luigi Fasce: Due brecce

Luigi Fasce Segnalo due significative brecce nell’involucro neoliberista artatamente costruito dalle multinazionali di imprese e finanza e finora pressoché inscalfibile da organismi ONU, politiche di sinistra e sindacati. Temo colpi di coda nel corso del processo per quanto riguarda la risoluzione storica dell’ONU. Inevitabile la contro mossa dei Brics. La prima speranzosa notizia Da http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/capitali/Per-le-multinazionali-diritti-senza-alcun-dovere-25430 di cui riporto per comodità l’articolo. La seconda. Aggiungo anche sempre per una informativa sugli effetti nefasti del TRIPS, quanto segue. Quanto sopra per allargare l’orizzonte, sul mondo globalizzato fosco, in cui siamo immersi e non per cause naturali ma politiche. Buona lettura e presa di coscienza di chi abbiamo da combattere a livelli nazionale europeo e internazionale. Luigi Fasce

L’insostenibile leggerezza della politica economica italiana | Economia e Politica

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Socialist Economic Bulletin: Three charts to explain why most people are getting poorer

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PES Women says NO to withdrawal of Maternity Leave Directive. - PES

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Hands-on social democrats in EU roles ‘would strengthen Citizens’ voice’ - PES

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Non basta ammorbidire l’austerità | Keynes blog

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Conti pubblici, Fmi taglia stime crescita mondiale. Giù la previsione sul Pil 2014 dell'Italia a +0,3%, rallentano i Bric

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Ariel Ilan Roth | Israel's Tactical Success and Strategic Failure | Foreign Affairs

Ariel Ilan Roth | Israel's Tactical Success and Strategic Failure | Foreign Affairs

martedì 22 luglio 2014

Roberto Biscardini: Città metropolitana

CITTA’ METROPOLITANA, BISCARDINI, FARE IN FRETTA PER DARE IL TEMPO AI COMUNI PER ORGANIZZARSI DAL BASSO Dichiarazione di Roberto Biscardini consigliere comunale socialista di Milano: “Tutti i Consiglieri comunali che rappresentano l’elettorato attivo della Città Metropolitana e che saranno chiamati il 28 settembre ad eleggere il Consiglio metropolitano stanno aspettando dall’ufficio elettorale della Provincia di conoscere le regole per la presentazione delle liste e delle candidature. Dire che siamo in ritardo è poco, soprattutto se vogliano che la fase costituente della Città Metropolitana possa essere promossa da una forte partecipazione dei Comuni che devono avere la possibilità di organizzare, dal basso, nelle prossime settimane propri programmi e proprie candidature fuori dalla logica politica del solo Comune di Milano.”

Ecco la mappa del benessere in Italia | Antonella Rita Ferrara e Rosanna Nisticò

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lunedì 21 luglio 2014

A. Nahles: European Social Policy For The Next Five Years

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Ferruccio Sansa: Ma Renzi crede davvero in qualcosa?

Ma Renzi crede davvero in qualcosa? (Ferruccio Sansa, Il Fatto Quotidiano) Se Berlusconi avesse fatto ciò che si propone Renzi, saremmo scesi in piazza con i forconi. E invece a leggere quasi tutti i giornali, ad ascoltare la gente, nemmeno te ne accorgi che l’Italia sta cancellando il Senato. Interessa più la scelta del Ct della Nazionale. Eppure forse il problema di fondo non sono queste riforme dissennate, studiate nel weekend da ministri senza esperienza, portate avanti a colpi di ultimatum con il sostegno di un “leader” pregiudicato. Il punto è che Renzi non ci crede. Non ha una spinta profonda. Ideale, si diceva una volta. Ormai sembrano essersene convinti in molti. Dopo il cinismo di craxiani e dalemiani, dopo Berlusconi che governava per difendere se stesso e i propri affari, ora tocca a Renzi con quella sua strabordante e nemmeno celata ambizione. Anzi, è un tratto apprezzato del suo carattere così spiccio. Con quella brutalità di sostanza che scambiamo per decisionismo. Addirittura per schiettezza. Forse, però, meriterebbe porsi qualche domanda che vada oltre Renzi: ci siamo così abituati ai leader che antepongono a tutto la propria figura da ritenere che sia inevitabile? E ancora: quale deve essere, in chi si propone di governare, il confine sottile tra affermazione di sé e dei propri ideali? Infine: alla leadership è per forza connaturato un fondo di imposizione di sé? Tornano in mente le frasi di John Kennedy: “Non chiederti quello che il tuo Paese può fare per te, ma ciò che tu puoi fare per il tuo Paese”. La storia ci ha insegnato che spesso la retorica nascondeva una realtà più opaca. Tanti astri sono precipitati, vedi Tony Blair. Altri, come Kennedy, hanno rivelato quanto desiderio del potere e slancio ideale si mescolino nella stessa persona. Impossibile entrare nel cuore di un uomo, capire in che misura l’Io sia un mezzo per realizzare gli ideali o se non avvenga il contrario. Il potere inquina. Anche chi ha le migliori intenzioni. Soprattutto oggi, che i mezzi di comunicazione distorcono la percezione della realtà, dilatano la personalità. C’è perfino il rischio che ad allontanare dalla politica, dal necessario esercizio del potere, siano caratteristiche apprezzabili, indispensabili dell’individuo: il senso della misura, il rispetto delle idee altrui, la mitezza (quella forza paziente di cui parlava Norberto Bobbio), l’umiltà. Ecco allora emergere chi pare meno provvisto di questi “limiti”. Ma non sarà colpa anche nostra, che deleghiamo la selezione ad altri e non ci sforziamo di individuare, di stanare, le persone migliori? Non è vero che dopo Renzi c’è il diluvio. Dopo il premier ci sono sessanta milioni di italiani. E molti uomini straordinari.

La rivista il Mulino: Il silenzio dell’Europa

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spazio lib-lab » Assoluzione Berlusconi: il giudizio sui reati spetta alla Magistratura, ma i cittadini hanno il diritto-dovere di esprimersi sui comportamenti di chi li governa e dei leaders politici.

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domenica 20 luglio 2014

Lavoro: se non si rifinanzia la cassa integrazione in deroga rischiamo migliaia di disoccupati in più | SEL Made

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Brasile 2014: dopo il 7-1, inizia la partita elettorale

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Obama, la crisi ucraina e le relazioni tra Russia e Stati Uniti

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A nemico che fugge... Vendola e la crisi della sinistra | Il Ponte

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Città Metropolitana e democrazia - Eddyburg.it

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La Costituzione come statuto di una maggioranza - Eddyburg.it

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Benvenuti in Italia, deserto industriale - ControLaCrisi.org

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Riforme costituzionali, Ferrara: "Poteri abnormi, fermiamo l'eversione autoritaria" - Il Fatto Quotidiano

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venerdì 18 luglio 2014

Germania: il salario minimo è legge | Avanti!

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Il risultato di sette anni di rigore. Un motivo in più a sostegno del Referendum | labour

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La mutazione genetica del Jobs Act / italie / Sezioni / Home - Sbilanciamoci

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Abbassare i salari? La retromarcia dell'Fmi / globi / Sezioni / Home - Sbilanciamoci

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La grande rotta dell'industria italiana / italie / Sezioni / Home - Sbilanciamoci

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Il programma di Juncker e quel verso che non cambia / globi / Sezioni / Home - Sbilanciamoci

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Se avanzo, seguitemi | FONDAZIONE NENNI BLOG

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Se la politica economica non aiuta i più poveri | Massimo Baldini

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Sviluppo duale e sviluppo dualistico in Italia | Sviluppo Felice

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Referendum sul fiscal compact: d'austerità si muore - Rassegna.it

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Le fallacie dell’economia per i ricchi | Keynes blog

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giovedì 17 luglio 2014

Walter Tocci: Linguaggio costituzionale

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La prossima manovra di 23 miliardi: è insostenibile. Mi chiamano gufo, loro sono struzzi | Stefano Fassina

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La rivista il Mulino: Il bisogno di colpevoli

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La rivista il Mulino: Gerusalemme, 17/7/2014

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Charlemagne: Atwitter about Matteo Renzi | The Economist

Charlemagne: Atwitter about Matteo Renzi | The Economist

Europa: tutto secondo copione?

Europa: tutto secondo copione?

PERCHE’ LA SINISTRA: NOMINE EUROPEE TRA POTERI FORTI E MANUALE CENCELLI della redazione di Perchè la Sinistra

PERCHE’ LA SINISTRA: NOMINE EUROPEE TRA POTERI FORTI E MANUALE CENCELLI della redazione di Perchè la Sinistra

mercoledì 16 luglio 2014

l'efficienza della spesa pubblica: un obiettivo monco

l'efficienza della spesa pubblica: un obiettivo monco

Felice Besostri: Intervento al Politicamp

Felice Besostri al Politcamp di Livorno 13 luglio 2014 Questa è un’opportunità per nuovi rapporti a sinistra. Sono stato invitato per la battaglia contro le leggi elettorali incostituzionali, dopo il porcellum ho portato in Corte Costituzionale la legge elettorale lombarda, analoga a molte altre, e quella per il rinnovo del Parlamento Europeo. Per timore che si dichiarino incostituzionali le leggi elettorali si cerca di abolire le elezioni dirette per privilegiare quelle di secondo grado: dopo le Province e le Città Metropolitane sarà la volta del Senato. Le leggi maggioritarie non bastano più. La giustificazione era che bisogna sapere chi ha vinto e chi governerà la sera stessa delle elezioni. Ora è necessario un passo in avanti con le elezioni di secondo grado si saprà chi vincerà la sera prima delle elezioni! Ci sono altri vantaggi ci sono giuristi che affermano che alle elezioni di secondo grado non si applicano gli articoli 48 e 51 della Costituzione, quindi il voto non deve essere libero e uguale e non c’è il diritto di candidarsi in condizione di uguaglianza e il riequilibrio della rappresentanza di genere non è vincolante. Ci sono giuristi buoni per tutte le stagioni: per un posto in Corte Costituzionale daranno garanzie preventive sulla costituzionalità dell’Italikum. So o stato invitato come avvocato, ma io sono qui come socialista. Da socialista credo nel nesso indissolubile tra libertà, democrazia e socialismo e quindi che il consenso si conquista con le regole, rispettando la Costituzione senza eccezioni. La Costituzione costituisce la base per un programma di una sinistra unita, lo si può riassumere in due articoli della nostra Carta fondamentale: art. 1 La sovranità appartiene al popolo e art. 3 Tutti sono uguali, ma ancora più importate è il secondo comma voluto dal socialista Lelio Basso , per cui la repubblica rimuove gli ostacoli che di fatto impediscono la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e la partecipazione di tutti all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese Edgar Morin ha scritto un paio d’anni fa il libro Ma gauche la sua sinistra è anche la mia, quella che ricomponga i suoi filoni ideali storici : socialista, comunista e libertaria con l’aggiunta dell’Ambientalismo e dei diritti umani e civili. Si parla dei filoni ideali, perché le loro realizzazioni storiche hanno deluso, mentre gli ideali non tradiscono mai. La situazione attuale della sinistra è peggiore che 100 anni fa. Ora come allora la sinistra è divisa, ma almeno allora si divideva tra socialdemocratici e comunisti su come arrivare ad una società socialista, non per avervi rinunciato. Allora si pensava che il Partito dovesse prefigurare la futura società. Se ne fossimo ancora convinti ci sarebbe da averne paura. Sappiamo tutti come è la vita interna ai partiti. Cosa manca alla sinistra per aspirare a governare il paese con suoi uomini e donne e suoi programmi? Si pensa che non ha un leader carismatico. Sbagliato! È la mancanza di sintonia con la maggioranza dei cittadini, quelli che hanno pagato e pagheranno la crisi. Più che di un leader abbiamo bisogno di tante persone assolutamente normali che vivano insieme ad altri come loro, ne ascoltino le domande anche se non hanno subito l3 risposte, ma si impegnano cercarle. C’è una crisi della rappresentanza e perciò della democrazia, anche perché ci si è fatti abbagliare a sinistra dai miti della governabilità, ma anche perché abbiamo separato la rappresentanza dalla sua organizzazione. Denunciamo che i poveri assoluti sono passati da 2 milioni e 400 mila a 4 milioni e 800 mila. E’ un dramma che non si traduce in un aumento dei consensi per chi ritiene che sia intollerabile. Ci sono anche 2 milioni e mezzo di depressi, che non si aggiungono ai poveri assoluti, è molto probabile che i poveri assoluti siano anche depressi. Perché questo fatto, la mancanza di consenso tra chi è emarginato, non è al centro delle nostre riflessioni? Che è poi l’unico modo per rendere credibile il legame indissolubile tra libertà democrazia e socialismo. Quello cui credo perché lo ripeto sono qua da socialista, e i socialisti devono ritrovare piena cittadinanza nella sinistra. E se l’aggettivo non vi piace allora mettiamoci d’accordo su sostantivo SOCIALISMO.

Israele e Hamas, ecco cosa potrebbe succedere al termine dei bombardamenti

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▶ Alessandro Rosina:"Milano una città di socialmente distratti". - YouTube

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: SAPER DIVENTARE PROPULSORE DELL’ECONOMIA | Nicola Pasini | ArcipelagoMilano

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“SPENDING REVIEW” ALL’ITALIANA TRA FUMO, CAVILLI E ANNUNCI MEDIATICI | Franco D'Alfonso | ArcipelagoMilano

“SPENDING REVIEW” ALL’ITALIANA TRA FUMO, CAVILLI E ANNUNCI MEDIATICI | Franco D'Alfonso | ArcipelagoMilano

martedì 15 luglio 2014

LANFRANCO TURCI: UNA BOCCATA DI ARIA FRESCA DA LIVORNO?

LANFRANCO TURCI UNA BOCCATA DI ARIA FRESCA DA LIVORNO? CIVATI E IL POLITICAMP Mi sono ascoltato molti interventi dell'ultima giornata di POLITICAMP tenutosi a Livorno lo scorso weekend e ho chiesto impressioni a compagni che vi hanno partecipato. Mi sono fatto la convinzione che sia stata una iniziativa migliore delle altre fatte in queste settimane da altri gruppi della sinistra PD, molto più caratterizzate da problemi di posizionamento politico dentro lo sconvolgimento provocato dalla vittoria di Renzi. Iniziative- diciamo la verità- soprattutto dominate dai problemi di sopravvivenza dei gruppi dirigenti di minoranza PD, intenti a calibrare col bilancino il grado di opposizione compatibile col non essere catalogati come avversari della politica di Renzi. A Livorno mi è parso ci sia stato un pubblico di militanti veri, molto vario nella sua composizione e nella sua formazione ideale, ma unito da una idea di sinistra che ha poco da spartire con la cultura di Renzi. Civati esce da questo POLITICAMP più credibile e con una proposta - quella dell'associazione POSSIBILE- aperta a sinistre interne ed esterne al PD, per definire insieme obiettivi e impegni comuni di lotta. Molto chiaro anche l'intervento di Vendola che ha parlato di RETI DELLA SINISTRA da mobilitare indipendentemente dalla militanza nei singoli partiti. Sono posizioni in sintonia con quelle che stiamo sostenendo come NETWORK PER IL SOCIALISMO EUROPEO. Stiamo definendo un nostro DOCUMENTO di analisi e di proposte programmatiche che potrà interagire con le iniziative di queste reti cui idealmente vedo associata anche INIZIATIVA 21 GIUGNO, nata da un recente incontro fra associazioni di sinistra socialiste, azioniste e liberali cui anche noi abbiamo partecipato

Il peso della recessione sui bilanci familiari * | Andrea Brandolini

Il peso della recessione sui bilanci familiari * | Andrea Brandolini

Le trasformazioni del sistema politico italiano

Le trasformazioni del sistema politico italiano

lunedì 14 luglio 2014

Labour sostiene il referendum per eliminare dalla Costituzione il pareggio di bilancio. | labour

Labour sostiene il referendum per eliminare dalla Costituzione il pareggio di bilancio. | labour

Why Isn’t Europe More Keynesian?

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Robert Reich: The Politics And Economics Of Inequality

Robert Reich: The Politics And Economics Of Inequality

Il capitalismo di oggi e la fortuna di un libro: Thomas Piketty | Aspenia online

Il capitalismo di oggi e la fortuna di un libro: Thomas Piketty | Aspenia online

Gim Cassano: La Controriforma di Matteo Renzi

La Controriforma di Matteo Renzi: nel silenzio quasi generale, agli italiani che percepiscono i danni dell’oligarchia partitocratica, si risponde con il suo rafforzamento. Condivido pienamente quanto afferma il mio amico Franco Astengo circa la sottovalutazione di quanto sta avvenendo in Senato a proposito delle modifiche istituzionali scaturite dal patto Berlusconi-Renzi (vedi: “Una pericolosa deriva autoritaria”). La stanchezza degli italiani nei confronti di una politica inconcludente, chiusa in se stessa, e preoccupata unicamente del proprio tornaconto (non di rado, anche materiale), è tale che qualsiasi fatto nuovo venga percepito come positivo in sé ed a prescindere da ogni valutazione di merito. Su questa stanchezza si consuma l’imbroglio di far passare per Riforma quel che Riforma non è, ma Controriforma, e per modernizzazione del sistema politico-istituzionale la sua restaurazione in senso oligarchico. Su questa stanchezza si realizza l’equivoco e l’estremo degrado morale di far passare un pregiudicato per delitti comuni per una sorta di nuovo Gandhi condannato per motivi politici che, meritando il rispetto degli stessi avversari, diventa uno dei padri della nuova repubblica. Bisogna dar atto a Renzi, o ai suoi consulenti, di aver mostrato grandi fiuto ed abilità nell’esser riusciti a rivolgere l’opinione pubblica in direzione esattamente opposta a quella verso la quale sarebbe stato logico che questa si fosse indirizzata dopo avere per anni constatato incapacità, inconcludenze, malversazioni dell’attuale sistema politico. Mi spiego meglio: Una delle cause principali del declino della democrazia, non solo in Italia, sta nell’essersi sovrapposto a quello istituzionale un sistema politico “de facto”, costruito attorno a partiti che hanno perduto la loro originaria funzione di “partes” finalizzate alla lotta politica, per trasformarsi in gestori pro-quota delle opportunità offerte dal controllo della cosa pubblica. Si è andata così configurando un’oligarchia non contendibile che, al di là delle divisioni e delle differenze tra le diverse formazioni politiche, manifesta una notevole comunanza trasversale di caratteri e tratti. Ciò si accompagna, senza che sia facile stabilire se ne sia la causa o l’effetto, all’indebolirsi della politica come strumento per la realizzazione di fini aventi valenza pubblica e generale, sostituita dall’esercizio di una sorta di “teoria dei giochi” indifferente rispetto alle finalità pubbliche, ma finalizzata al conseguimento di obbiettivi di potere. Val la pena di ricordare, al proposito, le profetiche parole (siamo nel 1951) che appaiono a sottotitolo del classico di Maurice Duverger (“Les partis politiques”): “La democrazia non è minacciata dal regime dei partiti ma dall’orientamento contemporaneo delle loro strutture interne: il pericolo non risiede nell’esistenza dei partiti, ma nella natura burocratica, religiosa e totalitaria che nell’epoca presente essi tendono ad assumere”. Tutto ciò è chiaramente percepito dalla stragrande maggioranza degli italiani; sarebbe quindi logico supporre che larghissima parte dei cittadini, ed in modo particolare coloro che seguono la vita politica e che, bene o male, costituiscono la base dei partiti, ad iniziare dal PD, debba ritenere che l’antidoto a ciò vada ricercato nell’indebolimento di questa oligarchia, e non nel suo rafforzamento. E, per converso, nella richiesta di ampliare e rafforzare, e non di ridimensionare, gli spazi e gli strumenti di controllo e partecipazione diretti e mediati dei quali i cittadini possano disporre. Avviene invece esattamente l’opposto: sia per una stanchezza che induce a prender per buona una qualsiasi medicina che appaia come nuova, quanto per via di un’abile manipolazione che tende a presentare la riduzione del numero dei senatori e la loro sottrazione al voto popolare, l’aumento del numero di firme occorrente ad avviare un Referendum abrogativo, la sostanziale espulsione delle formazioni politiche minori dalla Camera dei Deputati, il resto delle norme compendiate nell’Italicum come riforme razionalizzatrici e semplificatrici, dirette a ridurre i costi della politica, gran parte dei cittadini italiani trangugia silenziosamente la polpetta avvelenata di una controriforma che va esattamente ad indebolire e sottrarre loro quegli strumenti che, a rigore, essi dovrebbero voler vedere rafforzati e diffusi. Si realizza così un grande paradosso, reso possibile anche da un sistema dell’informazione prontamente adeguatosi al nuovo corso, facilitato dall’aura demagogicamente rottamatrice di Matteo Renzi e, poco o punto sostenuta da una proposta politica compiuta nell’individuazione di strumenti e risorse, dall’agitazione populistica ed estemporanea di frasi e temi che si possono ascoltare in qualsiasi bar delle piazze italiane: la burocrazia, l’Europa, i vertici del management pubblico, il lavoro, i giovani. Paradosso che consiste appunto nel rafforzare un’oligarchia giustamente esecrata dall’opinione pubblica con il consenso di gran parte di quella stessa opinione pubblica; e che consente quindi, facendo scempio del termine “Riforma”, di far apparire come conservatori coloro che si oppongono a tale rafforzamento. In definitiva, quel che si prefigura è il mettere, non solo il governo del Paese, ma l’intera sua vita politica, nelle mani di un club oligarchico al quale si accede per cooptazioni e non in virtù di processi democratici, del quale facciano parte i feudatari dei maggiori partiti, coloro che controllano i mezzi di informazione, le espressioni di vertice del mondo finanziario ed imprenditoriale. Tale è il senso di una controriforma, di una sorta di colpo di Stato per via parlamentare, che si sta attuando nella generale indifferenza, e che ai cittadini riserva l’unica opzione, a fine mandato, e con il trucco di una legge elettorale che comunque preserva gli equilibri esistenti ed il controllo delle oligarchie, di sostituire al governo del Paese un pezzo di oligarchia con l’altro. Per il resto, tra un’elezione e l’altra, nessuno avrebbe il diritto o la possibilità di disturbare il conducente: non una Camera dei Deputati sulla cui composizione, attraverso le soglie differenziate, i maggiori partiti avranno un forte potere di interdizione e, attraverso le liste bloccate, la possibilità di scegliere uno ad uno i singoli deputati; non un Senato ridotto a inutile rifugio di cacicchi locali, eletto da ceti politici sovente pessimi, con meccanismi ancora non chiari, ma sicuramente oscuri (si parla di listini bloccati anche per l’elezione dei cosiddetti senatori da parte dei Consigli Regionali); non un Presidente della Repubblica o una Consulta che nascerebbero da un Parlamento di tal fatta e schiavo dell’Esecutivo; non da un sistema di partiti politici che molto difficilmente potrebbe rinnovarsi e veder emergere forze nuove e alternative all’esistente, stante i meccanismi della legge elettorale e, non ultimi, i meccanismi farraginosi ed antidemocratici richiesti per l’accesso all’elettorato passivo (raccolta firme, spazi di informazione, etc.). Da ultimo, pur prevedendo la riduzione del quorum per l’efficacia di un referendum abrogativo, se ne ostacola la possibilità di presentazione aumentando da 500.000 a 800.000 le firme necessarie alla sua presentazione. Contro questo paradosso e contro questo imbroglio occorre muoversi: gli italiani devono sapere che quanto si sta realizzando non va a ridurre, ma ad aumentare lo strapotere dei partiti, e dei partiti maggiori in particolare; e che va a sottrarre ai cittadini, ed ai corpi intermedi della società, ogni possibilità di controllo sull’operato della politica e dell’Esecutivo in particolare. Il mio amico Astengo chiede a questo proposito che si tenga una grande manifestazione, quale quella del 25 Aprile 1994. Ma dove sono le forze che dovrebbero oggi sostenere tale mobilitazione? Il centrosinistra non esiste più, da tempo (e cioè da quando Bersani ha di fatto smantellato, già prima delle ultime elezioni politiche, la coalizione “Italia Bene Comune”); il PD è di fatto diventato forza centrista, con una minoranza interna che guarda a sinistra senza riuscire a risolversi ad una qualsiasi iniziativa; a sinistra troviamo un cartello elettorale litigioso ed un partito in gravissima crisi di prospettiva; il piccolo PSI ha abdicato alla propria autonomia. Né una adeguata risposta può arrivare dai “vaffa” di Beppe Grillo e da un movimento che, oscillando tra assemblearismo via web e autoritarismo, nega la funzione del partito politico e dei corpi sociali intermedi. In via generale, sembra che larga parte della sinistra politicamente organizzata “snobbi” la questione della tenuta della democrazia, forse considerando altre le emergenze italiane, senza rendersi ben conto che è la democrazia lo strumento che ha reso possibile lo sviluppo civile, economico, e sociale di qualsivoglia Paese, e che l’infragilimento degli strumenti democratici non può produrre altro risultato che l’arretramento complessivo del Paese. In questa situazione di obbiettiva difficoltà, non c’è altro da fare che operare perché si aggreghino senza inutili distinguo e senza primogeniture tutti coloro che ritengono cosa prioritaria il combattere questo percorso, preparandosi anche a battaglie referendarie abrogative (per le leggi ordinarie), ed eventualmente confermative, ove leggi di modifica costituzionale non venissero approvate con la maggioranza dei 2/3. Credo che il mondo associazionistico, ed in particolare quelle associazioni che hanno dato vita a “Iniziativa 21 Giugno”, tra cui quella che rappresento (Alleanza Lib-Lab), possano e debbano svolgere un’utile funzione in tal senso.

sabato 12 luglio 2014

UE, la Grosse Koalition dell’austerity. Renzi lascia o raddoppia? - micromega-online - micromega

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Più welfare, ce lo chiede l’Europa! - micromega-online - micromega

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Il costituzionalista Alessandro Pace: “Renzi è intollerante a garanzie e contropoteri” - micromega-online - micromega

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Tramonto del Csm | Libertà e Giustizia

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I due volti di Renzi | Il Ponte

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Energia: solo per lobby e specialisti? | Fondazione Cercare Ancora

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AldoGiannuli.it » Archivio Blog » La riforma costituzionale di Renzi ed il regime in arrivo.

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PERCHE’ LA SINISTRA: UN'ANALISI NON SCONTATA: EUROPA LABORATORIO POLITICO di Franco Astengo

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spazio lib-lab » Come allontanare ancorpiù i cittadini dalla politica: 800.000 firme per un referendum.

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venerdì 11 luglio 2014

Produzione industriale: inchiodata a quota meno 25 | Francesco Daveri

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La classe “invisibile” di Luciano Gallino | Sviluppo Felice

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Il mantra del «portare a casa» le riforme / alter / Sezioni / Home - Sbilanciamoci

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Il populismo tecnocratico del «rottamatore» / alter / Sezioni / Home - Sbilanciamoci

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Lavori in corso, a che punto è il Jobs Act? / italie / Sezioni / Home - Sbilanciamoci

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giovedì 10 luglio 2014

spazio lib-lab » I veleni dell’Italicum.

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Italia da record, un paese tra i più cari e tra i più poveri in Europa - Pagina99.it

Italia da record, un paese tra i più cari e tra i più poveri in Europa - Pagina99.it

Paolo Zinna: Stiamo ben attenti a soffocare ogni canale di partecipazione popolare

Stiamo ben attenti a soffocare ogni canale di partecipazione popolare

Paolo Zinna: Un referendum per abrogare il “pareggio di bilancio”

Un referendum per abrogare il “pareggio di bilancio”

Un selfie dalla Grecia | Keynes blog

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Merkel, l’Italia e gli alleati della Bundesbank - Casa Europa - ComUnità - l'Unità

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Socialist International - Progressive Politics For A Fairer World

Socialist International - Progressive Politics For A Fairer World

mercoledì 9 luglio 2014

Lanfranco Turci: L'ERRORE PIU' GRAVE? FARSI TROVARE IMPREPARATI !

Lanfranco Turci L'ERRORE PIU' GRAVE? FARSI TROVARE IMPREPARATI ! La storia ci dice che non si è mai visto un saltimbanco della politica come Renzi che prima o poi non sia andato a sbattere. Può cadere prima, su un incidente gonfiato dalla sua sicumera e dalla sua arroganza, o dopo, sugli scogli di una crisi strutturale per la quale non è attrezzato nè lui nè il gruppo di seguaci che lo attornia ( come si vede anche dall'agitarsi confuso nella dimensione europea ). Il vero problema, oltre che contrastare nell'immediato i danni della sua azione,soprattutto sul terreno istituzionale, sta nel fatto che c'è il rischio che alla sua caduta ci sia solo una risposta populista e/o tendenzialmente autoritaria, risposta per la quale egli sta fertilizzando il terreno. Se in quel momento non ci sarà una sinistra capace di bloccare l'avventura e di condizionare comunque l'esito politico saranno guai seri per il nostro paese. Per questo io penso che non si devono alzare barriere artificiose a sinistra e si deve invece tentare di abbattere quelle che ci sono. Ci vuole una analisi chiara dello stato della crisi in cui ci troviamo e delle prospettive sociali drammatiche che questa crisi sta ulteriormente incubando. Ci vuole una piattaforma di proposte che si possano sostenere con la lotta politica e sociale qui e ora, orientate su una traiettoria di cambiamento radicale delle politiche economiche nazionali ed europee. Secondo una ispirazione antiliberista e socialista, nel senso forte di questo termine. NEL NOSTRO PICCOLO COME NETWORK PER IL SOCIALISMO EUROPEO PRESENTEREMO A GIORNI UN DOCUMENTO CHE HA L'AMBIZIONE DI CONTRIBUIRE A DEFINIRE QUESTE POLITICHE. Lo discuteremo con tutti quelli che saranno interessati: Sinistra PD, Sel, comitati Tsipras, associazioni e gruppi di cultura politica socialista e liberaldemocratica. Cercheremo di discuterne anche con i Sindacati e i vari movimenti di lotta organizzati. Non serve muoversi dalla ipotesi di nuovi partiti. Intanto si salvaguardino quelli che ci sono a cominciare da Sel , chiedendo loro di impegnarsi su obiettivi concreti di lotta piuttosto che nuove operazioni costituenti sotto la guida di leader improbabili e improvvisati. Soprattutto si creino comitati unitari per obiettivi specifici in sede locale e nazionale. Sicuramente uno di questi è il Referendum contro l'austerità cui abbiamo già aderito in tanti. L'altro urgente è il contrasto alla legge elettorale dell'Italicum. Credo si dovrebbe anche cominciare a mettere a fuoco il tema del Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP) , prima che ci venga servito come un passo ineludibile sulla via di una globalizzazione ancor più liberista e sregolata. Finisco con una domanda: NON POTREBBE SEL, VISTO CHE HA ANCORA UN GRUPPO PARLAMENTARE IMPORTANTE, FARSI PROMOTRICE DI UNA ASSISE NAZIONALE APERTA A TUTTA LA SINISTRA, PER UN PROGRAMMA MINIMO PER IL LAVORO, CONTRO LA POVERTA'? O QUALCOSA DI SIMILE?

PERCHE’ LA SINISTRA: SANITA': LA RIFORMA CONFERMA LA PEGGIORE DELLE CONTRORIFORME di Franco Astengo

PERCHE’ LA SINISTRA: SANITA': LA RIFORMA CONFERMA LA PEGGIORE DELLE CONTRORIFORME di Franco Astengo

GIULIANO PISAPIA ALLA GUERRA DEL SEVESO | Luca Beltrami Gadola | ArcipelagoMilano

GIULIANO PISAPIA ALLA GUERRA DEL SEVESO | Luca Beltrami Gadola | ArcipelagoMilano

martedì 8 luglio 2014

Intervento di Roberto Biscardini nella seduta del consiglio comunale di Milano del 30 giugno 2014 in occasione dell’uscita dal gruppo del PD

Cari amici e cari compagni, a distanza di qualche giorno, vi invio il testo dell’intervento fatto in consiglio comunale di Milano in occasione della mia uscita dal gruppo del PD. Un caro saluto, Roberto Biscardini Intervento di Roberto Biscardini nella seduta del consiglio comunale di Milano del 30 giugno 2014 in occasione dell’uscita dal gruppo del PD “Grazie Presidente. Mi sembra doveroso nei confronti dei colleghi dare un breve chiarimento sulla scelta presa in questi giorni, poi formalizzata questa mattina, riguardante la mia uscita dal gruppo del Partito Democratico per passare al gruppo misto. La scelta è assolutamente di carattere politico, valutando che quella che io chiamo la “cultura socialista, riformista, liberale e civica” di Milano, debba potersi esprimere meglio all’interno di questo Consiglio Comunale e all’interno della maggioranza con una posizione più autonoma rispetto a quella che pur ho rappresentato in questi tre anni. Non ho nessun sentimento e men che meno risentimento nei confronti del gruppo del Partito Democratico, con il quale abbiamo condiviso in questi tre anni successi, fatiche ed anche delusioni. Devo dare atto di un rappor to che è stato, sia sul piano politico che personale, molto positivo. Quindi la scelta di oggi è una scelta della ragione, non dei sentimenti. Ritenendo in aggiunta che questa scelta possa persino essere utile alla maggioranza, rispetto alla quale confermo il mio impegno e il mio sostegno, non solo perché non ci sono altre alternative, ma perché l’abbiamo voluta. Ritenendo inoltre che anche una maggioranza di centrosinistra si possa rafforzare non nella riduzione ad una cosa sola, ad un’unica forza politica, ma nell’articolazione delle diverse sensibilità, delle diverse componenti, delle proposte e delle idee. Nel merito confermo che ciò che ho avuto modo di scrivere e dire in questi anni in Consiglio rappresentano ancora le idee forza di una politica che come maggioranza non siamo riusciti, a mio parere, ad esprimere a pieno. Se queste idee non riusciranno a trasf ormarsi in realizzazioni concrete da qui al 2016, mi auguro almeno che possano trasformarsi in atti così forti da rendere irreversibili i processi decisionali futuri. Ho sempre sostenuto tre grandi questioni, tre o quattro battaglie dei socialisti che voglio ricordare qua: la riorganizzazione della macchina comunale; una certa politica di investimenti su grandi opere pubbliche; grandi politiche di investimenti nel settore sociale della casa, ritenendola una questione di drammatica realtà sociale; infine sul versante delle entrate ho sempre sostenuto la necessità di una battaglia più vigorosa nei confronti dell’evasione fiscale alla quale aggiungere la capacità di recupero di tributi non riscossi. Un’iniziativa che il Comune di Milano deve condurre con assoluta determinazione, affinché sia anche di insegnamento al resto dei Comuni d’Italia. Detto questo il mio impegn o rimane quello di una grande collaborazione con tutti, nell’interesse della città, auspicando anche un rafforzamento del dibattito e della dialettica interna alla maggioranza. Poi ognuno farà la sua parte, forte delle proprie idee, cercando di portare nel migliore dei modi il proprio contributo al successo di una coalizione di centrosinistra che dovrà ripresentarsi in modo articolato alle prossime elezioni del 2016. Colgo infine l’occasione di parlare di una questione concreta, che mi sta a cuore, partendo da un articolo apparso ieri su un quotidiano milanese, relativo a una questione che l’assessore Maran conosce bene e sa quanto mi è cara. Mi riferisco al tema dei trasporti e del pendolarismo. Fuori dei confini del nostro Comune c’è quotidianamente la pressione dei pendolari che si muovono per entrare, uscire o attraversare la nostra città. I dati riportati ancor a ieri sono drammatici, se 670 mila pendolari usano il treno nella nostra area urbana, una quota ancora maggiore usa l’automobile. Più del 60% dei pendolari infatti usano la propria macchina. Si tratta di tutti coloro che il treno non ce l’hanno o hanno mezzi di trasporto carenti. Sono i nostri nuovi poveri, che spendono molte risorse proprie per lavorare, pagano la benzina, pagano le accise, che poi paradossalmente vanno a favore del finanziamento dei trasporti pubblici, per coloro che i trasporti pubblici li hanno. Ripropongo l’attenzione a questa idea forte di una Milano che va oltre i suoi confini, proprio in un momento in cui si incomincia a discutere di Città Metropolitana. Abbiamo il dovere di guardare i problemi veri della gente, indipendentemente che siano dentro o fuori dai confini della nostra città. Questa è il compito di una giunta di centrosinistra. Questa è sempre stata la mia idea, di una Milano grande e ch e fa politica anche fuori di se stessa e persino alla scala regionale. Questo è ciò che intendo per riformismo e per cultura socialista di questa città. Grazie”.

Why We Need More Social Europe - Social Europe Journal

Why We Need More Social Europe - Social Europe Journal

Cosa manca nella riforma del Senato | Massimo Bordignon

Cosa manca nella riforma del Senato | Massimo Bordignon

Iniziativa 21 Giugno sostiene i REFERENDUM STOP AUSTERITA’, CONTRO IL FISCAL COMPACT.

Iniziativa 21 Giugno sostiene i REFERENDUM STOP AUSTERITA’, CONTRO IL FISCAL COMPACT. Nell’incontro romano del 21 giugno, dal quale ha preso le mosse “Iniziativa 21 Giugno” ad opera di Alleanza Lib-Lab, Critica Liberale, Iniziativa Socialista, Laboratorio Politico per la Sinistra, Network per il Socialismo Europeo, Repubblica e Progresso, Rete Socialista, Sinistra d’Azione, è stato stabilito di sostenere il Referendum “Stop Austerità”, promosso inizialmente da alcuni economisti raggruppati nel gruppo “Viaggiatori in Movimento”, e rivolto a cancellare alcuni aspetti della Legge 243 del 2012 (quella che fissa le Norme di Attuazione dell’Art.81 della Costituzione, modificato col voto del Senato, in seconda lettura, del 18 Aprile del 2012). Per chiarezza e completezza, si riportano il vecchio ed il nuovo testo dell’Art. 81 della Costituzione: Testo precedente: « Le camere approvano ogni anno i bilanci ed il rendiconto consuntivo presentati dal governo. L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi. Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese. Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte. » Testo attuale: « Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico. Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali. Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte. Le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo. L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi. Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l’equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, nel rispetto dei principî definiti con legge costituzionale. » I 4 quesiti referendari (che, lo ripetiamo, non riguardano l’Art.81 della Costituzione, ma la sua Legge di Attuazione), sono i seguenti: Quesito n. 1: «Volete voi che siano abrogati l’art. 3, comma 3, limitatamente alla parola: “almeno”, e l’art. 3, comma 5, lettera a), limitatamente alla parola: “almeno”, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?» Quesito n. 2: «Volete voi che sia abrogato l’art. 3, comma 2 (“L’equilibrio dei bilanci corrisponde all’obiettivo a medio termine.”) della legge 24 dicembre 2012,n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art.81, sesto comma, della Costituzione”» Quesito n. 3: «Volete voi che sia abrogato l’art. 8, comma 1, limitatamente alle seguenti parole: “e dagli accordi internazionali in materia”, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?» Quesito n. 4: «Volete voi che sia abrogato l’art. 4, comma 4 (“Fatto salvo quanto previsto dall’articolo 6, comma 6, non è consentito il ricorso all’indebitamento per realizzare operazioni relative alle partite finanziarie.”) della legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?» In buona sostanza, i quesiti referendari, che non possono riguardare materie oggetto di Trattati Internazionali, mirano -fermo restando l’Art.81 della Costituzione nel suo nuovo testo- a restituire ai Governi ed al Parlamento un minimo di quello spazio di manovra che è necessario all’impostazione di una qualsivoglia politica economica, e che la legge 243 aveva precluso. Va difatti ricordato come (vedi: Dove va l’Italia? Uno sguardo sull’economia) 1- quanto previsto dal “fiscal compact” è, oltre che insostenibile, irraggiungibile. 2- Il proseguimento delle politiche attuali, oltre che portare a costi economici e sociali elevatissimi, che si manifestano in disoccupazione, difficoltà delle famiglie e delle imprese, perdurante mancata crescita, contrazione del risparmio, risulta per di più inefficace sul piano del contenimento del debito pubblico in valore assoluto ed in termini percentuali sul PIL: al danno, si aggiunge anche la beffa dell’inutilità. 3- le politiche seguite dai precedenti Governi, e rispetto alle quali il Governo Renzi non porta alcuna discontinuità di fondo, se non il perorare in sede europea la causa dello sviluppo, si sono fondate sulla ricerca di avanzi primari costruiti sulla fortissima riduzione degli investimenti pubblici (e non della spesa corrente), e sull’aggravio fiscale sui consumi di base e sulla casa. 4- senza una politica di investimenti pubblici e privati condotta con determinazione e capacità di piano, il Paese non riuscirà a riprendersi: nella situazione di oggi sono solo gli investimenti pubblici e privati a poter svolgere la funzione di motore di avviamento di una possibile ripresa; e, dopo anni di contrazione degli investimenti pubblici, il ritardo italiano in materia di infrastrutture materiali ed immateriali, di sicurezza, di innovazione, nei confronti degli altri Paesi industriali, si è fatto clamoroso, e tale da creare di per sé ulteriori ragioni di stagnazione. 5- infine, pur non augurandoci affatto che Renzi fallisca nel suo tentativo di ottenere da parte dei nostri partners europei una maggiore flessibilità, è molto dubbio che si possa conseguire un’inversione delle politiche sinora seguite in sede europea: e quindi, la questione italiana va risolta in Italia, con i mezzi e gli strumenti che sono a disposizione del Governo e del Parlamento italiano, e che non possono esser limitati da una legge mal concepita, approvata frettolosamente ed in assenza di un vero dibattito pubblico e che, tra l’altro, nella sua formulazione, va anche oltre le raccomandazioni a suo tempo trasmesseci in sede europea. Ma c’è un altro, e non meno importante merito che va riconosciuto a questa iniziativa referendaria, e che si collega a quanto qui sopra espresso al Punto 5. Ed è il fatto che questa ha il merito di aprire una discussione pubblica che non è mai stata aperta: bisogna che gli italiani sappiano cosa è il “fiscal compact”, e che sappiano che esso prevede un percorso che non solo porta al tracollo della nostra economia, ma che per di più è indirizzato ad obbiettivi irrealizzabili. E che sappiano che il giusto obbiettivo della riduzione e della sostenibilità del debito non può esser conseguito se non facendo crescere la nostra economia, riorientando il sistema fiscale, tagliando tutto ciò che non serve, ma spendendo di più e meglio ove ciò sia necessario, introducendo una seria politica di piano, negli obbiettivi, nelle priorità, nei metodi, nei tempi. In definitiva, è su queste scelte che si gioca il futuro del Paese, ed è giusto che se ne discuta. A maggior ragione, in vista del momento in cui ci accorgeremo che dall’Europa, per molte ragioni che non sto qui a discutere, non potrà arrivare quel sostegno in cui Renzi tanto spera. E’ ben vero che i quattro quesiti referendari, di per sé, non rappresentano l’adozione di un indirizzo. Ma, occorre dirlo tanto a chi teme che ciò significhi l’aprire la strada alla finanza allegra, quanto a coloro che invece considerano, in termini massimalisti, i quattro quesiti incapaci di efficacia, che qui si tratta di avviare una presa di coscienza dell’opinione pubblica e delle forze politiche sulla necessità di cambiare strada; e di eliminare, intanto, inutili e dannose rigidità della Legge di attuazione. Su tutto ciò si dovrà discutere. Ed è bene che si inizi a farlo. La scelta di Iniziativa 21 Giugno e delle diverse Associazioni, Circoli, Fondazioni, che vi partecipano, va in questa direzione. E, in questo senso, è stato trasmesso al Comitato Promotore un messaggio col quale Iniziativa 21 Giugno sostiene la campagna Referendaria. Ovviamente, tale sostegno è espresso anche da Alleanza Lib-Lab, che presiedo. Operativamente, la questione della raccolta delle firme rappresenta un grande impegno, dati i tempi ristretti (90 giorni, con Agosto di mezzo). Per ogni necessità riguardante la raccolta delle firme, le iniziative a sostegno, i necessari contatti e punti di riferimento, si può consultare il sito del Comitato Promotore: http://www.referendum243.it/. Personalmente, auspico che, per snellire la macchina organizzativa e per diffondere maggiormente l’iniziativa, vengano rapidamente costituiti in tutta Italia dei Comitati Regionali cui si possa far capo. Gim Cassano , 07-07-2014 tel.347-3013770 (Iniziativa 21 Giugno: iniziativa21giugno@gmail.com) (Alleanza Lib-Lab: liblab.laboratorio@tiscali.it)

Pisapia su Caldara

CALDARA. PISAPIA: “SEPPE CONIUGARE RIFORMISMO E INNOVAZIONE IMPEGNANDOSI PER IL BENE COMUNE” Milano, 24 giugno 2014 – “Tra pochi giorni, il 30 giugno, ricorre il centenario dell’elezione di Emilio Caldara a Sindaco di Milano; una data significativa, che si sovrappone alla ricorrenza dello scoppio del primo conflitto mondiale La vittoria dei socialisti a Milano alle elezioni municipali del 1914 fu un fatto epocale che provocò in parte della borghesia conservatrice milanese anche reazioni allarmate e preoccupate. Ma Caldara seppe fin da subito dimostrare di essere ‘il sindaco di tutti i milanesi’. La sua fu una politica che non perse mai di vista il bene comune e la crescita armonica dell’intera cittadinanza. La solidarietà e l’attenzione per i ceti più deboli furono un tratto distintivo di tante delle iniziative avviate in quegli anni”. Lo ha affermato il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia intervenendo alla presentazione del libro di Maurizio Punzo ‘Un Barbarossa a Palazzo Marino’ in occasione del centenario dalla elezione di Emilio Caldara a Sindaco. “Voglio ricordare – ha proseguito Giuliano Pisapia - provvedimenti come l’impulso alle opere pubbliche per modernizzare la città e dare sollievo a tanti disoccupati e indigenti e le prime esperienze di municipalizzazioni di servizi pubblici. Penso poi all’accento posto sulle politiche assistenziali che ancora oggi sono uno dei fiori all’occhiello del Comune. Fu poi negli anni della guerra che Caldara e la sua Giunta diedero prova di grande capacità amministrativa e gestionale”. “Quella straordinaria esperienza riformista rappresenta forse uno dei maggiori contributi che questa città ha dato alla storia recente del nostro Paese. Un’esperienza che ha portato Milano al livello delle più moderne città europee, anche attraverso l’impegno di sindaci del dopoguerra come Greppi e Aniasi. Da tempo sostengo l’importanza centrale degli enti locali, sia nelle politiche di sviluppo economico sia come occasione di partecipazione democratica e di condivisione dei processi decisionali e politici dal basso. Un elemento centrale insomma nel ridare credibilità e respiro alle istituzioni democratiche in Italia. La Milano riformista, solidale e innovativa che Emilio Caldara ha saputo immaginare e mettere in moto è infatti, oggi come allora, pronta a fare la sua parte per il bene, il progresso la crescita civile e materiale del Paese”, ha concluso il Sindaco Pisapia.

Non sopravvalutiamo il semestre italiano

Non sopravvalutiamo il semestre italiano

sabato 5 luglio 2014

Franco Astengo: postdemocrazia, governabilità, rappresentanza

POST-DEMOCRAZIA, GOVERNABILITA’, RAPPRESENTANZA di Franco Astengo dal blog: http://sinistrainparlamento,blogspot.it Compare, nelle pagine culturali di “Repubblica” un’ampia recensione di Giulio Azzolini riguardante quattro testi usciti recentemente sul tema della democrazia: Ilvo Diamanti, Democrazia Ibrida; Leonardo Morlino, Democrazia e mutamenti; Stefano Petrucciani, Democrazia e Nadia Urbinati Democrazia sfigurata. La recensione di Azzolini si apre con una citazione di Colin Crouch nel merito della “post-democrazia”: ed è questo, del post, il filo rosso che accompagna tutto il ragionamento di merito. Siamo entrati, infatti, in una terza fase della democrazia: la prima fase era quella della democrazia dei partiti, capaci di ottenere un consenso di massa intorno alla propria ideologia; la seconda fase è stata quella della “democrazia del pubblico” con i leader che prevalgono sui partiti e il rapporto di fiducia personale tra il Capo e il pubblico della TV generalista scalza le ideologie. La terza fase è quella (definizione di Ilvo Diamanti) “ibrida” realizzata attraverso l’ingresso sulla scena di Internet che ha finito con il miscelare democrazia diretta e democrazia rappresentativa. In base all’analisi di questi cambiamenti può prefigurarsi una deformazione della democrazia, nel senso di uno smarrimento dei tratti identitari, pur conservando intatte le forme della democrazia novecentesca. Il risultato sarebbe quello di uno svuotamento di senso progressivo e di depotenziamento. Si aprirebbero (anzi si sono già aperti) varchi per avventure autoritarie e per lo strapotere delle lobbie in quadro di tecnocrazia dominante retta attraverso l’idea (fagocitante) dell’uomo solo al comando. Si verificherebbe, in sostanza, l’affermarsi di tre negative condizioni: quella tecnocratica, quella populista, quella plebiscitaria, riducendo la cittadinanza ad audience passiva del capo carismatico. Si otterrebbe così il risultato di una sorta di riunificazione tra rappresentanza e governabilità in una sorta di “simbiosi” del potere con l’estinzione dei corpi intermedi tra la società e la politica. Da dove partire, allora, per modificare questo tipo di pericolosa prospettiva? Prima di tutto sarà necessario stabilire i punti sui quali attestare una vera e propria “resistenza”partendo dalla diffusione del dibattito culturale sul tema della democrazia. I soggetti politici residui devono attrezzarsi per riprendere quella funzione pedagogica abbandonata il tempo della trasformazione del partito di massa. In secondo luogo va recuperato il concetto pieno di “partito”, quale “parte” che si occupa presentemente dell’interesse di ceti sociali ben precisi e, nello stesso tempo, offre al dibattito collettivo un’idea di una società alternativa, fondata sul recupero dei principi andati smarriti nel percorso tra democrazia del pubblico e democrazia ibrida. Non si deve avere timore, a questo proposito. di rialzare anche qualche bandiera lasciata cadere nel fango dalla borghesia, purché si abbia saldo l’orizzonte che abbiamo davanti: in questo senso dovrà verificarsi anche il recupero di un’ideologia che si contrapponga all’ideologia dominante dell’individualismo, del corporativismo, del governo separato completamente dalle istanza sociali. Agire in questo modo all’interno della società attuale potrebbe apparire uno sforzo inutile, circondati come siamo da un dominante “pensiero unico”. Il nostro motto deve essere per davvero “Resistenza” avendo consapevolezza delle grandi difficoltà nelle quali ci troviamo: allora se “Resistenza” deve essere vale la pena di rimettere assieme una visione del futuro del mondo, una capacità di cogliere l’emergenza delle contraddizioni sociali, la strutturazione di una forma di intervento politico fondato essenzialmente sulla partecipazione e la militanza. Avendo occhio, in conclusione, a un risvolto di grande importanza come quello della legge elettorale, proponendo e sostenendo da subito una proposta di sistema elettorale proporzionale che fornirebbe un primo risultato: quello di una presenza politico – istituzionale per una pluralità di opzioni e di sensibilità già in campo, ponendo così il tema del funzionamento dei consessi elettivi e la ripresa di un confronto aperto sul piano culturale e su quello politico.

martedì 1 luglio 2014

IL MANIFESTO DI PRODI - otto punti - per rinascita industria italiana - | Sindacalmente

IL MANIFESTO DI PRODI - otto punti - per rinascita industria italiana - | Sindacalmente

Un risanamento difficile - Associazione "Nuova Economia Nuova Società"

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Meno 2,9% il Pil americano: sconcertante o irrilevante? – Estremo Occidente - Blog - Repubblica.it

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Il partito del leader - Eddyburg.it

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La presidenza italiana tra limiti e opportunità - Casa Europa - ComUnità - l'Unità

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Investimenti, le vere «aperture» tedesche - Casa Europa - ComUnità - l'Unità

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