giovedì 23 luglio 2009

Walter Marossi: Formigoni è già in campagna elettorale

FORMIGONI È GIÀ IN CAMPAGNA ELETTORALE
20-7-2009 by Walter Marossi da arcipelagomilano.org

Lo si capisce dall’intervista al Riformista dove avverte la Lega (il candidato sono io), sfotte il pd (se vogliono un candidato serio candidino me), ridicolizza Tabacci (troppo facile da battere); dal protagonismo televisivo e giornalistico attorno agli stati generali; dalle foto a torso nudo. Sì perché gli spin doctor del celeste, all’avvio di ogni campagna elettorale cercano di umanizzare il personaggio, notoriamente praticante un cattolico voto di castità, facendo comparire sui giornali femminili, foto o interviste di possibili fidanzate che allontanino l’idea che il presidente sia un po’ troppo “noioso”. Perché lo facciano, (in tempi di escort e di veline, anche Rocco Siffredi potrebbe apprezzare la castità di Formigoni), sono fatti loro, il dato però resta: la campagna elettorale è partita.

E lo sfidante? Non pervenuto. Il centro sinistra, il pd in particolare, tuttavia si è, però, già dato un cronigramma. A settembre congressi di sezione. A ottobre primarie regionali e nazionali. A novembre congressi di federazione. Successivamente primarie di coalizione per il candidato e a seguire immagino discussione se lista unica del presidente, se più liste, se liste accorpate un po’ qua e un po’ là etc. In parallelo discussione sul programma e sulle candidature. Fatte due righe di conto, se dice bene arrivano a dopo Natale. Sempreché gli altri potenziali partner di coalizione non ci mettano del loro, il che appare quasi certo. Rammento che l’altra volta, il candidato Sarfatti fu scelto alla vigilia di Natale, cosicché sistemate tutte le partite tecnico/politiche la campagna non partì prima di fine gennaio per votare ad aprile. L’anno prossimo si vota a fine marzo, siamo cioè già in ritardo anche rispetto alla gara precedente. Ora, in una partita difficile dare al favorito anche un ulteriore vantaggio mi sembra esercizio masochista, tanto più che il quadro è abbastanza chiaro.

E cercherò di spiegare il perché.

La legge elettorale ogni elezione è caratterizzata dalla propria legge elettorale. È un’ovvietà di cui spesso ci si dimentica. La legge elettorale regionale è una presidenziale a un turno.

Viene eletto Presidente il capolista della lista regionale che ha ottenuto il maggior numero di voti .Il candidato della lista regionale che ha conseguito il numero di voti validi immediatamente inferiore a quello della lista vincente è eletto consigliere, nella più parte dei casi sottrae un seggio alle sue liste.

I 64 seggi di consigliere degli 80 seggi assegnati alla Lombardia, sono attribuiti a liste provinciali concorrenti secondo il metodo proporzionale.

Le liste provinciali sono necessariamente collegate alle liste regionali che concorrono all’assegnazione dei 16 seggi attribuiti con il metodo maggioritario

L’assegnazione dei seggi della quota proporzionale avviene in due fasi: 1. Vengono assegnati alle liste provinciali tanti seggi quante volte il quoziente circoscrizionale è contenuto interamente nel numero di voti validi della lista.2. I seggi non assegnati con quoziente intero vengono assegnati al collegio unico regionale e attribuiti secondo passaggi che vi dirò un’altra volta.

I restanti 16 seggi vengono assegnati alle liste regionali secondo il principio maggioritario sulla base della quota di seggi assegnati al consiglio ottenuti dalle liste provinciali collegate alla lista regionale vincente.
1. Se tale quota è almeno pari al 50% (almeno 40 seggi) la lista regionale vincente ottiene il 10% dei seggi assegnati (8 seggi) e si vede così garantita una quota complessiva di seggi pari o superiore al 60%. In questo caso non scatta l’ulteriore premio di governabilità. I restanti 8 seggi sono assegnati alle liste provinciali non collegate alla lista regionale vincente. In questo caso scatta quelle che è definito “premio di opposizione” nel senso che una quota dei seggi è assegnata alle opposizioni perché la maggioranza ha già vinto nelle circoscrizioni proporzionali e non ha bisogno di tutta la quota maggioritaria per avere un largo margine di prevalenza.
2. Se invece tale quota è inferiore al 50% la lista regionale vincente ottiene tutti e 16 i seggi (20% dei seggi assegnati). Se i candidati non fossero sufficienti si procede al ripescaggio dei candidati delle liste provinciali collegate. In questa fase scatta un’ulteriore assegnazione di seggi volta a garantire alla coalizione vincente una quota sufficiente di seggi in consiglio nel caso con l’assegnazione dei seggi della quota maggioritaria ciò non fosse accaduto.

In pratica si possono eleggere un numero di consiglieri superiori agli 80 previsti per garantire il premio di maggioranza.

Sono ammesse al riparto dei seggi le liste provinciali che hanno ottenuto nell’intera regione una percentuale pari o superiore al 3% dei voti validi riportati da tutte le liste provinciali nell’intera regione oppure, che sono collegate ad una lista regionale che ha superato la percentuale del 5% dei voti validi riportati da tutte le liste regionali nell’intera regione.


Per paradossale che possa sembrare una vittoria eccessiva di Formigoni gli darebbe meno consiglieri di una vittoria risicata, ma degli scherzi della legge parleremo un’altra volta. Di importante c’è da ricordare che la legge norma nel dettaglio le spese elettorali e vincola al rispetto della stessa la possibilità di ottenere il rimborso dello stato. E’ per questo che si parte prima, perché la legge ha valore solo nel periodo elettorale vero e proprio.



Il quadro delle ultime elezioni


Sistema maggioritario (presidente)

Formigoni 2842374 (53,9) 2278468Sarfatti (43,2). Sarfatti vinceva a Mantova 52 e 46 pattava a Milano 48,4 a 48,7 veniva strabattuto a Sondrio 32 a 65 e a Como 35 a 62.

Liste provinciali Formigoni 2462480 (55,4%) Sarfatti 1844978 (42%)

Sarfatti aveva 1,1% in più delle liste della coalizione, Formigoni aveva 1,5% in meno. Tradotto: Sarfatti era più popolare della sua coalizione, Formigoni non veniva votato da parte della sua coalizione. In particolare a Milano città Formigoni ottenne in relazione alla sua coalizione la performance peggiore e Sarfatti la migliore ERGO: l’effetto Formigoni alle ultime elezioni regionali è stato un effetto negativo.

In regione Lombardia i voti al solo presidente sono stati il 17,2 la percentuale in assoluto più alta d’Italia (la più bassa essendo la Basilicata con il 2,6%); il centro sinistra ha avuto poco più dello 0,3 di elettori rispetto al centro destra che hanno votato il solo presidente (cd 8 cs 8,3) ERGO. Il candidato a presidente gioca un ruolo fondamentale nella campagna elettorale non foss’altro perché una percentuale consistente di elettori vota quello e non le liste dei partiti, per la precisione 900000 elettori.

Le Percentuali delle coalizioni alle successive elezioni (Camera 2006) peggioravano per il centro sinistra CDL 56,9% Unione 43,1%. Nel 2008 non c’è più l’unione quindi diventa difficile comparare i voti, tuttavia forzando si può dire che il dato peggiora ulteriormente per il centro sinistra+sinistra radicale e di male in peggio, alle ultime europee l’alleanza di centro destra supera il 56%. In sostanza se si è ottimisti si possono affrontare le elezioni regionali dicendo che il divario tra candidati non era poi abissale, che Formigoni non è un valore aggiunto, che si può rivincere a Milano; se si è pessimisti bisogna sperare di riuscire a fare almeno i numeri di Sarfatti, di gran lunga migliori di quelli di Masi e Martinazzoli

Le alleanze possibili. Se vuole vincere in Regione il pd deve necessariamente allearsi con altri partiti, se, però considera la partita persa può anche farne a meno. La legge elettorale infatti, con uno sbarramento nell’attribuzione dei seggi a liste il cui candidato a presidente abbia ottenuto almeno il 5% consentirebbe di ripetere lo schema del voto utile delle politiche del 2008, semplificando lo scenario consiliare Tradotto se i partiti di sinistra e l’udc vanno da soli e non superano il quorum si realizza anche in Lombardia un bipartitismo. Il rischio ovviamente è, che non essendo credibile un voto utile per vincere invece che arrivare voti dalle liste minori vi potrebbe essere un travaso verso queste. La regione tra l’altro potrebbe in questi mesi modificare la legge elettorale, poiché ha già votato il nuovo statuto e il nuovo regolamento, aumentando lo sbarramento sia a livello presidente che a livello liste provinciali, in pratica si ripeterebbe lo schema nazionale di leggi che favorisco il bipartitismo e il pd votate dal centro destra. Le ultime lezonifrono eletti 80 consiglieri in rappresentanza d i 12 liste (10 provinciali 2 regionali)

Dei possibili alleati, a legge elettorale invariata, vediamone alcuni, gli altri, chissà, un’altra volta.

L’udc la prima alleanza di cui si è parlato è quella con l’UDC. Possibile teoricamente o sulla base di input nazionali. Possibile in Lombardia? L’udc è al governo sia in regione che nella città di Milano. Diciamo che per fare una campagna elettorale contro Formigoni, che comporta ovviamente le dimissioni dei suoi assessori dalla giunta regionale almeno 6 mesi prima, dovrebbe essere fortemente motivata. Quanto pesa l’UDC? Alle europee ha preso 269441 voti pari al 5%. Così suddivisi BG %5,39%, BS 6,18%, CO 5,5%, CR 5,7%, LE 5,64%, LO 4,98%, MN 5,37%, MI4,24%, Monza 4,87%, PV 4,62%, SO 4,47%, VA 5,17%. Un voto che non subisce variazioni percentuali significative da provincia a provincia e che è mediamente più alto nei comuni medio piccoli che nei grandi comuni (Milano 3,88%). Alle amministrative mediamente prende meno voti che alle europee. Prov. BG 4,41%, Comune BG 3,26%, Prov. BS 6,37%, Prov. CR 4,21%, Prov. LE 3,55%, Prov. LO 4,13%, prov. MI 3,82%. Sembrerebbe quindi un partito fortemente dipendente dall’immagine di Casini e dall’insediamento territoriale debole.

Dove vi è stato un secondo turno, generalmente non ha fatto apparentamenti, tuttavia a Cinisello e Cremona città si sono apparentati con il candidato del centro destra. In conclusione l’alleanza con l’UDC sembra dipendere molto più dal quadro nazionale che dalle strategie locali.

I radicali . La lista Marco Pannella ha preso in regione circa 150000 voti pari al 2,8%.

Percentuale differenziata a livello provinciale2,5 a BG, 2% a BS, 2,5% a Como, 2,13% a CR, 2,32% a Le, 2% a LO, 2 5 a MN, 3,83% a Mi 2,74% a Monza, 2,8% a PV, 2,15% a So, 2,46% a Va ma soprattutto tra comuni piccoli e grandi.

Pannella ha già annunciato di voler presentare liste alle regionali, e in Lombardia l’ha già fatto sia nel 2000 ottenendo il 3,3% e 3 seggi (premio di opposizione dovuto alla debordante vittoria di Formigoni sul povero Martinazzoli) sia nel 1995 ottenendo l’1,8% senza seggi. Nel 1990 presero l’1,5% con la lista antiproibizionista. I radicali risultano essere determinanti più per la strategia di riconquista del comune di Milano, dove pesano il 5,4% (cioè circa il 20% dei voti del PD) che per la Regione Lombardia Tuttavia la loro capacità di forzare candidature presidenziali forti, costituisce potenzialmente un rischio per la capacità di coalizione del PD.


I flussi L’analisi dei flussi postelettorali dovrebbe servire per evitare di ripetere errori alle elezioni successive. I dati sia delle elezioni del 2008 che delle recenti europee dicono che per il centrosinistra e il pd i flussi maggiori sono da e verso l’astensione. Alle europee molti voti arrivati dalla sinistra radicale tornano indietro mentre modesti o nulli sono i passaggi tra opposizione e maggioranza. La Lombardia in questo quadro non farebbe eccezione. Il sempre citato caso dei voti operai ai leghisti, non può essere certo inserito nei flussi, visto che è così da molte elezioni.

Può essere più indicativo notare come al secondo turno delle provinciali di Milano sulla base di una campionatura della SWG si calcola che il 26% degli elettori pd non sia andato a votare, il 18% dell’Italia dei valori, l’87% degli elettori di Gatti, l’88% degli elettori di Marcora. In pratica sulla base di questi dati il pd apparirebbe equidistante in negativo sia dagli elettori di sinistra radicale sia da quelli di centro, che al secondo turno non lo votano. Che c’entrano i flussi con la scelta del candidato che sfida Formigoni? C’entrano, perché recuperare un voto dall’astensione richiede tempo, soprattutto se si tratta di convincere un elettore che ti ha già votato e che poi ha perso fiducia.

I candidati di lista sono certo meno rilevanti del candidato a presidente tuttavia non bisogna sottovalutarne l’importanza. Le elezioni avvengono su base provinciale, (in alcune provincie si elegge un solo consigliere quindi sono delle specie di collegi uninominali), con l’uso della preferenza singola. In pratica non vi sono nominati ma solo portatori di consenso. Questo evita di avere nelle liste le girls berlusconiane, ma crea non pochi problemi anche a nomi autorevoli privi di “consenso diffuso”. Per il PD che deve fare coalizione e che esce da un congresso con forti contrapposizioni, la battaglia delle preferenze può essere letale. Andrebbero quindi definiti da subito i tempi e modalità per la selezione dei candidati e dell’ordine di lista.

Walter Marossi

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