mercoledì 29 aprile 2020

Italy: Cooperation, competition and local politics amid Covid-19 | IAI Istituto Affari Internazionali

Italy: Cooperation, competition and local politics amid Covid-19 | IAI Istituto Affari Internazionali: Analysis from 19 countries reveals the complexities of Europe’s relations with China amid the Covid-19 crisis. This report, which brings together experts from across the continent, is a collaborative effort of the 21 research institutes that make up the European Think-tank Network on China (ETNC). As explained by John Seaman, editor of the report, the Covid-19 crisis

How the Israeli Labor Party joined Netanyahu and Gantz in government - LabourList

How the Israeli Labor Party joined Netanyahu and Gantz in government - LabourList: Israel finally has an agreement to form a permanent government again, after a year with three inconclusive general…

GERMANIA, LA PANDEMIA VISTA DAI LAVORATORI - GLI STATI GENERALI

GERMANIA, LA PANDEMIA VISTA DAI LAVORATORI - GLI STATI GENERALI: Conversazione con Richard Ulrich (Ver.di, Francoforte) e Pablo Alderete (IG Metall, Stoccarda)

Finora la Germania pare subire in modo meno drammatico gli effetti del coronavirus. Ma oltre alle conseguenze sanitarie della pandemia c’è il capitolo relativo all’impatto economico di questa crisi sull

martedì 28 aprile 2020

Can the Covid-19 Crisis Change Italian Politics? - Books & ideas

Can the Covid-19 Crisis Change Italian Politics? - Books & ideas: Democracy in Times of Global Pandemic - Since Italy has been a laboratory of recent global political developments, it is important to keep a close eye on how anti-elite and souverainist tendencies fare in the Coronavirus crisis that has hit Italy hard and how party lines have been reshuffled in the current reconciliation with technocracy.

Global: The international order after Covid-19 | IPS Journal

Global: The international order after Covid-19 | IPS Journal: Crises tend to intensify and accelerate preexisting trends – in this case, the rise of anti-globalist nativism

lunedì 27 aprile 2020

Book Review: Resisting Neoliberal Capitalism in Chile: The Possibility of Social Critique by Juan Pablo Rodríguez | LSE Review of Books

Book Review: Resisting Neoliberal Capitalism in Chile: The Possibility of Social Critique by Juan Pablo Rodríguez | LSE Review of Books: In Resisting Neoliberal Capitalism in Chile, Juan Pablo Rodríguez examines two recent social movements leading the social and political contestation against neoliberalism in Chile, not only showing…

Franco Astengo: Digital divide, istruzione, cultura

DIGITAL DIVIDE, ISTRUZIONE, CULTURA di Franco Astengo Il tema dell’istruzione e dell’accesso alla cultura merita un posto prioritario nell’analisi dell’inedita situazione in atto e al riguardo delle prospettive che è necessario mantenere aperte all’interno di un progetto di società capace di misurarsi con una idea di alternativa al “tutto ritorni come prima”. Abbiamo davanti a noi una questione di enorme portata per il futuro. L’interrogativo riguarda quanto la gestione nell’emergenza dell’istruzione e dell’accesso alla cultura si rivelerà penalizzante per le giovani generazioni di oggi quando queste arriveranno alla soglia dell’età adulta. In queste settimane di necessario cambiamento nella gestione della scuola e dell’accesso alla sedi culturali abbiamo toccato con mano il ritardo accumulato sulla possibilità di fruizione e utilizzo della tecnologia digitale. Molti hanno capito che proprio rispetto all’accesso scolastico e alla fruizione culturale Il digital divide rappresenta la frontiera della nuova discriminazione sociale e culturale. Il termine “digital divide” evoca in primo luogo l’immensa sproporzione tra Nord e Sud del mondo, tra aree in cui internet è realtà quotidiana ed aree in cui anche il telefono e l’energia elettrica sono commodities sconosciute. Di fronte a questo squilibrio che di fatto cancella la grande maggioranza degli uomini e delle donne dalla faccia digitale della Terra, sembra poca cosa anche la distanza che separa – all’interno del mondo sviluppato – paesi come gli Stati Uniti o la Finlandia dall’Italia o dal Portogallo. Concentrare l’attenzione sul divario digitale all’interno di un solo paese può sembrare – a questo punto – un esercizio pressoché sterile, un guardare al mondo con una lente d’ingrandimento tanto forte da far perdere il senso delle proporzioni. Eppure in Italia vi sono ben evidenti i segnali di una divaricazione tra aree del Paese e fasce della popolazione che stanno entrando a pieno titolo nell’era digitale ed altre che invece o vi si avvicinano troppo lentamente o addirittura si avviano ad una esclusione che potrebbe rivelarsi presto irrimediabile. In Europa il digital divide di primo livello, secondo la Commissione europea, è la mancata copertura di banda larga fissa ad almeno 2 Megabit (Adsl, cavo coassiale – che in Italia manca – o fixed wireless). In Italia questo dato di digital divide riguarda una popolazione di pochi punti percentuali. Meno dell’1 per cento secondo quanto riportano gli operatori (dati Desi 2018), ma ultime rilevazioni Agcom (più dettagliate, basate su 360mila sezioni censuarie) tendono a rivedere al rialzo questo dato: è il 5,6 per cento della popolazione circa a non avere copertura Adsl (dato che potrebbe dimezzarsi se includiamo la copertura fixed wireless access, di cui però non ci sono mappe ufficiali). Più interessante il digital divide di secondo livello, ossia la mancata copertura banda ultralarga, sempre più necessaria per una connessione “adeguata” ai servizi internet. Anche qui i dati di copertura oscillano, per il 2018: quelli senza banda ultra larga sono tra il 20 e il 40 per cento della popolazione (dati degli operatori/EY, Mise e Agcom, che ha di nuovo le stime peggiori); perché cambia il sistema di calcolo e l’elaborazione delle mappe. In futuro si parlerà anche di digital divide di terzo livello, mancata copertura con fibra ottica nelle case, che in Italia riguarda meno del 20 per cento della popolazione (anche qui, le stime oscillano). Quanto alla scelta di non avere una connessione internet, si vedano i dati Desi 2018 della Commissione. Secondo il Desi 2018, gli utenti di Internet sono il 69 per cento della popolazione (più 2 per cento rispetto all’anno prima), rispetto all’attuale media europea del 81% (in Danimarca si raggiunge il 95%). Sono stati registrati lievi aumenti nello shopping online (dal 41% degli utilizzatori di internet al 44%, contro una media europea del 68%), nell’utilizzo di eBanking (dal 42% al 43%, contro una media europea del 61%). Queste due applicazioni (ecommerce ed ebanking) sono prese dalla Commissione come cartina tornasole di un uso “evoluto” di internet, che pure in Italia è carente. Scendendo a un livello più concreto, possiamo dividere tra due casi: italiani non coperti da una connessione internet adeguata (anche “digital divide infrastrutturale”) italiani che scelgono di non avere un abbonamento a internet (anche “digital divide culturale”) Nonostante le apparenti differenze – la prima è una situazione fortuita, la scelta una scelta – sono due facce di una stessa situazione di svantaggio. Ma la situazione che è definita di non scelta è spesso frutto diretta da insostenibili livelli di disuguaglianza culturale che risultano frutto naturale del peso della diseguaglianza economica. Sarà interessante esaminare questi dati nel dopo – isolamento pandemico, per verificare se si è verificato un incremento nell’utilizzo del digitale e come questo incremento si è verificato nel concreto. Naturalmente non tutto può essere delegato alla possibilità di utilizzo della tecnologia: servirà l’elaborazione di contenuti adeguati, il livello di preparazione dei docenti e i meccanismi della loro selezione, una nuova funzione e ruolo di Università e ricerca e tante altre cose nell’insostituibilità del contatto diretto tra docenti e allievi , tra docenti e docenti, tra allievi e allievi in un’idea insopprimibile di socialità diffusa. Il tema dell’accesso al digitale rimane però quasi come pre - condizione per una svolta necessaria. Pensare di mantenere un modello che accresca enormemente le diversità sociali nell’accesso all’istruzione e alla cultura è l’errore più consapevole e più preoccupante che si possa compiere in questo momento di grande difficoltà. Siamo di fronte a una delle frontiere decisive per comprendere quale qualità dello sviluppo sarà possibile promuovere in una società che necessariamente dovrà risultare molto diversa da quella che abbiamo conosciuto fino al momento in cui ci siamo infilati nel tunnel dell’ignoto. Abbiamo scoperto debolezze strutturali fin qui sottovalutate per via della superficialità di un sistema fondata sull’individualismo competitivo e sull’agire politico fondato sul personalismo dell’apparire.

domenica 26 aprile 2020

Economic Planning Can Succeed Where the Market Fails

Economic Planning Can Succeed Where the Market Fails: The coronavirus crisis has exposed the failure of the market to meet society's needs. It's time for socialists to argue for a fundamental alternative: democratic planning of the economy.

Crisi europea. Étienne Balibar: «O si reinventa solidale o esplode» - Diritti GlobaliDiritti Globali | il sito di SocietàINformazione Onlus e del Rapporto sui diritti globali

Crisi europea. Étienne Balibar: «O si reinventa solidale o esplode» - Diritti GlobaliDiritti Globali | il sito di SocietàINformazione Onlus e del Rapporto sui diritti globali

Dal coronavirus al debito. Come l’emergenza sanitaria consolida le relazioni di potere tra Paesi europei

Dal coronavirus al debito. Come l’emergenza sanitaria consolida le relazioni di potere tra Paesi europei: Debito Coronavirus L’Eurogruppo ha precisato che i fondi erogati dal Mes non possono complessivamente superare il 2% del pil del Paese destinatario, calcolato alla fine del 2019. Per l’Italia significa poco meno di 36 miliardi | Unione Europea

venerdì 24 aprile 2020

"IL 25 APRILE" di Paolo Bagnoli

"IL 25 APRILE" di Paolo Bagnoli: E’ ancora il 25 aprile; è ancora la Festa della Liberazione. Ma, anche quest’anno, la ricorrenza non è tale per tutti gli italiani. Infatti, in prossimità della

Lentezza europea, velocità della crisi e rischio default - Economia e Politica

Lentezza europea, velocità della crisi e rischio default - Economia e Politica: Recovery fund: Non si sa nulla sul “come”, sul “quanto” e sul “quando” Il Consiglio Europeo esclude la monetizzazione dei deficit e dice “no” agli eurobond L’Italia va verso l’area default debito al 160% del pil

Consiglio europeo: i tre nodi del Recovery Fund anti-coronavirus

Consiglio europeo: i tre nodi del Recovery Fund anti-coronavirus: Il Consiglio europeo ha approvato le misure proposte dai ministri delle finanze per il rilancio economico post-coronavirus. Ma cos'è il Recovery Fund?

Il reddito universale ha bisogno dei conflitti - Jacobin Italia

Il reddito universale ha bisogno dei conflitti - Jacobin Italia: La crisi sanitaria rende evidente la necessità del basic income. Ma senza la spinta delle lotte e precisi rapporti di forza questa misura rischia di essere calata dall'alto, parziale e controproducente

Una crisi a V, dice il Fondo monetario. Anche per noi | F. Daveri

Una crisi a V, dice il Fondo monetario. Anche per noi | F. Daveri: Le stime del Fondo monetario indicano che - se l’emergenza sanitaria si attenua in poche settimane - la crisi da Covid-19 per l’economia mondiale sarà una V. Le previsioni per l’Italia (-9 nel 2020 e +4,8 per il 2021) non sono impossibili ma richiedono un rapido ritorno alla crescita già dal secondo semestre di quest’anno.

Disuguaglianze, sale il divario tra ricchi e poveri in Italia. E il coronavirus peggiorerà le cose - Il Fatto Quotidiano

Disuguaglianze, sale il divario tra ricchi e poveri in Italia. E il coronavirus peggiorerà le cose - Il Fatto Quotidiano: di Luigi Manfra* Negli ultimi decenni, l’Italia ha registrato un forte aumento della disuguaglianza dei redditi. Questo inasprimento, tuttavia, non ha riguardato solo il nostro Paese ma l’insieme dei paesi occidentali, come evidenziano i dati del World Inequality Database (WID), uno degli archivi più estesi sull’evoluzione storica della distribuzione mondiale dei redditi e delle ricchezze. …

Il mercato del lavoro in Italia prima dello tsnuami Covid-19….e dopo? - EeP

Il mercato del lavoro in Italia prima dello tsnuami Covid-19….e dopo? - EeP: il Lavoro dopo il Coronavirus | Il virus che uccide posti di lavoro: Nota mensile dati ISTAT Le misure di contenimento del virus stanno infatti creando uno shock che coinvolge sia l’offerta, sia la domanda

Apprendere dal Corona virus: per un’idea diversa di benessere - Menabò di Etica ed Economia

Apprendere dal Corona virus: per un’idea diversa di benessere - Menabò di Etica ed Economia: Attilio Pasetto muovendo dalla considerazione che la salute e l’equilibrio ambientale sono beni più importanti della crescita fine a sé stessa, sostiene che la lezione da trarre dalla pandemia è che gli indicatori del Benessere Equo Sostenibile (Bes) debbano essere collocati sullo stesso piano del Pil al centro delle strategie di politica economica. Ciò richiede, tra l’altro, di combattere povertà e le disuguaglianze e che governi, istituzioni, cittadini, imprese adottino comportamenti responsabili.

La pandemia non è uguale per tutti. COVID19 e disuguaglianze - Menabò di Etica ed Economia

La pandemia non è uguale per tutti. COVID19 e disuguaglianze - Menabò di Etica ed Economia: Maurizio Franzini presenta alcune riflessioni sui complessi rapporti tra COVID19 e disuguaglianze economiche. Dopo aver ricordato che i più poveri sono, per diverse ragioni, esposti a rischi sanitari e economici maggiori, Franzini si interroga sugli effetti che la pandemia potrà avere sulla disuguaglianza futura e sostiene che, diversamente da altre storiche pandemie, quella in corso rischia di aggravare, attraverso vari meccanismi, le disuguaglianze, come è anche avvenuto in occasione di recenti disastri naturali.

giovedì 23 aprile 2020

Economic Planning Meets Needs Which the Market Ignores

Economic Planning Meets Needs Which the Market Ignores: The COVID-19 pandemic has brought a change of priorities, as states buy up masks and ventilators regardless of the cost. Basing economic decisions on human need, not our ability to pay, imposes a principle of equality — allowing us collectively to decide what kinds of production we really need.

The Left Must Seize This Moment, or Others Will

The Left Must Seize This Moment, or Others Will: The COVID-19 pandemic will transform our world. Massive state intervention is essential to head off an unprecedented slump. We must come out of this crisis with a better society.

Eurobond o finanziamento monetario? – Intervista a Massimo Amato e Gennaro Zezza - nuovAtlantide.org

Eurobond o finanziamento monetario? – Intervista a Massimo Amato e Gennaro Zezza - nuovAtlantide.org: Da kritica Economica Sui tavoli delle trattative europee ci sono diverse opzioni. Abbiamo chiesto al professor Massimo Amato e al professor Gennaro

mercoledì 22 aprile 2020

L’economia dell’Unione Europea ai tempi del Coronavirus - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

L’economia dell’Unione Europea ai tempi del Coronavirus - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro: La crisi economica legata alla diffusione di Covid-19 colpisce l’intera Unione Europea. Ma la capacità di farvi fronte non è la stessa per i suoi paesi membri. Tutte le strade per salvare l’Europa dalla deriva, dagli Eurobond alla monetizzazione del debito. Fino a una patrimoniale europea sull’1% più ricco.

Dopo Corbyn il Labour volta pagina La scommessa di Keir Starmer | Reset

Dopo Corbyn il Labour volta pagina La scommessa di Keir Starmer | Reset: Chi è e cosa promette il nuovo leader della sinistra inglese

Lombardia, Bruno Tabacci: “La sanità con la Dc era pubblica, ha cambiato volto con Formigoni. La Regione ammetta gli errori” - nuovAtlantide.org

Lombardia, Bruno Tabacci: “La sanità con la Dc era pubblica, ha cambiato volto con Formigoni. La Regione ammetta gli errori” - nuovAtlantide.org: Lombardia, Bruno Tabacci: “La sanità con la Dc era pubblica, ha cambiato volto con Formigoni. La Regione ammetta gli errori” Il deputato del Centro

Mazzucato sul valore: chi lo produce e chi lo sottrae - Economia e Politica

Mazzucato sul valore: chi lo produce e chi lo sottrae - Economia e Politica: Mazzucato il Valore di Tutto Economista italoamericana, prof. University College London e fondatrice dell’Institute for Innovation and Public Purpose Consigliera economica del governo Conte bis Riassunto Recensione Intervista Estrazione PDF

Israele: governo d’emergenza, un’altra vittoria per Netanyahu

Israele: governo d’emergenza, un’altra vittoria per Netanyahu

Colin Crouch, la Postdemocrazia è un’altra faccia del Neoliberismo

Colin Crouch, la Postdemocrazia è un’altra faccia del Neoliberismo

Alberto Benzoni: La concorrenza ai tempi del coronavirus

La concorrenza ai tempi del coronavirus

PER IL DOPO-CRISI DI MILANO NON BASTERÀ LA PAROLA D’ORDINE “RIPARTIRE” |

PER IL DOPO-CRISI DI MILANO NON BASTERÀ LA PAROLA D’ORDINE “RIPARTIRE” |: [caption id=

martedì 21 aprile 2020

Lockdown dell’economia, un primo bilancio | N. Borri, F. Drago e F. Sobbrio

Lockdown dell’economia, un primo bilancio | N. Borri, F. Drago e F. Sobbrio: Il blocco delle attività produttive ha contribuito a contenere la diffusione del coronavirus? Dalle prime analisi sui dati disponibili non si ricavano indicazioni chiare. Per guidare le scelte sulla “fase 2” servirebbero invece indagini dettagliate.

Riapertura? Le ragioni della salute e dell’economia | S. Capri

Riapertura? Le ragioni della salute e dell’economia | S. Capri: La decisione su quando riaprire le attività economiche bloccate a causa del Covid-19 dovrebbe basarsi sul confronto tra costi da sostenere e numero di vite da salvare. Il criterio permetterebbe di valutare le ragioni della salute e quelle dell’economia.

Rischia di schiantarsi la Lombardia che decide tutta sola | M. Polo

Rischia di schiantarsi la Lombardia che decide tutta sola | M. Polo: Nella regione più colpita dall’infezione di Coronavirus, il governatore Fontana prende iniziative a zig-zag, contraddittorie e in splendido isolamento rispetto al contesto nazionale. L’ultima è una app per tracciare i soli cittadini del suo territorio. Un nonsenso.

Siamo tutti (nuovamente) keynesiani? - Economia e Politica

Siamo tutti (nuovamente) keynesiani? - Economia e Politica: Economia keynesiana “Ora siamo tutti keynesiani” Pronunciata da Richard Nixon nel 1971, questa frase ben si attaglia al dibattito, in corso in Europa, sulle misure per affrontare le conseguenze economiche del coronavirus

Lombardia e Covid-19, improvvisazione e privatizzazione. Così il virus ha sconfitto il sistema sanitario - Strisciarossa

Lombardia e Covid-19, improvvisazione e privatizzazione. Così il virus ha sconfitto il sistema sanitario - Strisciarossa

Felice Besostri: Il Covid19 e l'emergenza democratica

Felice Besostri. Il Covid-19 e l’emergenza democratica. Abbiamo una guida sicura: la Costituzione o altrimenti il caos Politica, Primo Piano20 Aprile 2020A+A-EMAILPRINT Felice Besostri. Il Covid-19 e l’emergenza democratica. Abbiamo una guida sicura: la Costituzione o altrimenti il caos Finché i contagiati non diminuiranno sensibilmente, con l’indice di contagio sotto 1, non si potrà parlare d’altro. Il coronavirus, COVID 19, colpisce i polmoni e paralizza il cervello. Un cittadino disciplinato, come sono in detenzione domiciliare volontaria dal 6 marzo scorso, dovrebbe aspettare il 3 maggio prossimo per avanzare critiche al Governo, che fa quel che può. In effetti, oltre che cittadino italiano, sono cittadino lombardo ed europeo ed in questo momento ritengo che la Regione e l’Europa ci abbiano deluso di più. Il collasso della sanità lombarda è sotto gli occhi di tutti a causa del coronavirus, ma la pandemia è il sintomo non la causa. L’impreparazione ha messo in luce le scelte organizzative di aver puntato sulla ospedalizzazione a danno di un sistema di protezione e prevenzione territoriale, con spazio sempre più ampio per la privatizzazione di un servizio pubblico, pensato e nato come nazionale e universale. I medici di base sono stati abbandonati e ne hanno pagato il prezzo, come tutto il personale medico, tecnico ed infermieristico ospedaliero, ma tutti ne abbiamo sofferto con la sottostima dei contagiati, che sono da moltiplicare per 5, 7 o 10 volte. L’Europa non ha compreso che la sfida che deve affrontare è globale e che non è solo un problema finanziario, ma di modello di sviluppo, che riguarda tutta l’umanità, che non sarà risolto dal Consiglio europeo del prossimo 23 aprile. Tuttavia non sono esperto di pianificazione sanitaria, né di economia e finanza, ma di istituzioni pubbliche e mi colpisce e stavolta, oltre che lombardo, italiano ed europeo, parlo anche da milanese, il silenzio delle assemblee, che abbiamo eletto per rappresentarci: il consiglio comunale, il consiglio regionale, il Parlamento italiano ed europeo. Di quello provinciale come elettori non siamo più responsabili dalla legge 56/2014, la Delrio, che non ha abolito le Province, ma il voto diretto dei cittadini. A Milano il Pio Albergo Trivulzio, la Baggina, è un simbolo dal 1767 come i Martinitt e le Stelline rispettivamente dall’inizio e dalla metà del 1500 e i milanesi non possono restare indifferente alla morte degli anziani ricoverati. La Costituzione garantisce ai cittadini italiani, che eleggono un Parlamento, del quale ogni membro rappresenta la Nazione senza vincolo di mandato (art. 67) e che esercita le sue funzioni con disciplina e onore(art.54), anche se nominati da 16 anni con leggi elettorali incostituzionali. Dove sono? Dal primo dicembre 2009 per il trattato di Lisbona il Parlamento europeo rappresenta direttamente i cittadini europei, anche quelli i cui voti validi a milioni non sono rappresentati per colpa di accesso del 4% superiore a quella per il parlamento nazionale (3%). Cosa fanno? Eppure, si parla solo di Sindaci, di Presidenti di Regione, di Governo e di leader di maggioranza o d’opposizione e di Ursula e di ministri delle finanze. Gli organi rappresentativi non ci rappresentano più, sempre meno in Italia, da quando sono nominati grazie a un mix di premi di maggioranza, liste bloccate, multi-candidature, voti congiunti, disponibilità finanziare lecite e illecite. Il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari era stato fissato con eccesiva precipitazione e superficialità per il 29 marzo, una data decisa dal Governo il 27 gennaio, quando il 20 già si era messo lo stop ai voli da e per la Cina. La revoca è avvenuta in seguito alla pubblicazione in GU di un decreto del Presidente della Repubblica del 5 marzo, in seguito ad una deliberazione del Governo dello stesso giorno senza una nuova data: un precedente pericoloso a disposizione di chi volesse prorogare la vita di un Parlamento dove abbia una maggioranza sicuramente perduta. Un particolare, il decreto del Presidente della Repubblica va in G.U., ma la motivazione sta in un testo riservato, la cui lettura dipende da una decisione della Presidenza del Consiglio, alla faccia della trasparenza e del d.lgs 33/2013. Il termine per celebrare il referendum costituzionale confermativo è stato prorogato di 240 giorni dall’art.81 del d.l. n. 18/2020, ratificato il 10 aprile con voto di fiducia da un Parlamento che ha anticipato il referendum autoriducendosi del 45%, invece del 36,50%. Per le prassi future non bisogna dimenticare, che mentre per il Regolamento del Senato (art.35) è escluso che la ratifica dei decreti legge possa essere fatta in Commissione in sede deliberante, quello della Camera (art. 92) lo consente. Con la riduzione dei parlamentari alla Camera la Commissione Affari Costituzionali passa da 45 a 29 membri e la Commissione Finanze da 41 a 26. Sono le due Commissioni più importanti, qualunque disegno di legge deve avere il parere favorevole delle due Commissioni: in altro colpo inferto alla centralità del Parlamento. Il diritto di difesa in giudizio, un principio supremo del nostro ordinamento non è stato abrogato solo differito, chi vivrà vedrà. Bisogna decidere in fretta, ma anche saper fare una rapidissima marcia indietro sperimentando organi/strumenti di garanzia in autotutela. Abbiamo una guida sicura: la Costituzione o altrimenti il caos, parafrasando un titolo storico dell’ Avanti! del febbraio 1946.

lunedì 20 aprile 2020

L'incerto futuro dell'Italia nell'eurozona dopo l'attacco di pandemia | Insight

L'incerto futuro dell'Italia nell'eurozona dopo l'attacco di pandemia | Insight: Free thinking for global social progress

Il Mes o una nuova agenda europea - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

Il Mes o una nuova agenda europea - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro: Il Mes nasce dalla visione di rigorismo controproducente che ha frenato il processo unitario e anche la sua versione aggiornata sembra senza condizioni solo per un primo periodo. Tuttavia l’Europa sta mettendo in campo strumenti di sostegno innovativi e potenti.

Il drammatico bivio italiano nel rapporto con l’Eurozona – laCostituzione.info

Il drammatico bivio italiano nel rapporto con l’Eurozona – laCostituzione.info: di Omar ChessaA causa del lockdown da oltre un mese la gran parte dei redditi da lavoro e dall’utilizzo di capitale fisso (impianti, macchinari, ecc.) non sono più generati. Lo stesso non può dirsi dei rendimenti derivanti da capitale finanziario e immobiliare, i quali sono generati per effetto del

domenica 19 aprile 2020

La locomotiva d’Italia ha deragliato e il modello Milano è svanito - Il Migliorista

La locomotiva d’Italia ha deragliato e il modello Milano è svanito - Il Migliorista: Crescono gli appelli e gli scritti a difesa della “buona” Lombardia. Che la locomotiva d’Italia sia uscita dai binari, deragliando e portando con sé tutta l’Italia, è un dato di fatto. Certo i lombardi non si meritano gli insulti, ma certamente il disastroso governo della Lombardia non ce l’ha mandato un dio capriccioso. Speriamo che...

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Le sfide della disuguaglianza. Intervista a Thomas Piketty - micromega-online - micromega: di Josep RamonedaLe disuguaglianze come elemento strutturale delle società umane e le ideologie come motori di trasformazione del mondo. In questa conversazione l’economista francese parla del nuovo saggio “Capital et idéologie”, una storia dei regimi diseguali

giovedì 16 aprile 2020

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Il socialismo nordico fra contagio Covid e pestilenza ordoliberale - La Fionda: La maniera in cui la Svezia ha affrontato il contagio (finora, magari si sta ricredendo) è opposta rispetto ai propri vicini nordici. Specie con la

What Bernie Sanders Meant for the American Left

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Finanziamento delle politiche e scenari del debito dopo il covid-19 - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

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I dubbi della Germania, la credibilità dell’Italia - micromega-online - micromega

I dubbi della Germania, la credibilità dell’Italia - micromega-online - micromega: di Luca MicheliniConte chiede all’Ue di fare un salto di qualità importante perché gli strumenti finora individuati dall’Eurogruppo per fronteggiare la crisi non sono adatti e sufficienti. O sarà una Europa sociale e politica o l'Italia dovrà fare da sé

Felice Besostri: Emergenza democratica

20200411 Emergenza democratica Finché i contagiati non diminuiranno sensibilmente, con l’indice di contagio sotto 1, non si potrà parlare d’altro. Il corona virus, COVID 19, colpisce i polmoni e paralizza il cervello. Un cittadino disciplinato, come sono in detenzione domiciliare volontaria dal 6 marzo scorso, dovrebbe aspettare il 3 maggio prossimo per avanzare critiche al Governo, che fa quel che può. In effetti, oltre che cittadino italiano, sono cittadino lombardo ed europeo ed in questo momento ritengo che la Regione e l’Europa ci abbiano deluso di più. Il collasso della sanità lombarda è sotto gli occhi di tutti a causa del corona virus, ma la pandemia è il sintomo non la causa. L’impreparazione ha messo in luce le scelte organizzative di aver puntato sulla ospedalizzazione a danno di un sistema di protezione e prevenzione territoriale, con spazio sempre più ampio per la privatizzazione di un servizio pubblico, pensato e nato come nazionale e universale. I medici di base sono stati abbandonati e ne hanno pagato il prezzo, come tutto il personale medico, tecnico ed infermieristico ospedaliero, ma tutti ne abbiamo sofferto con la sottostima dei contagiati, che sono da moltiplicare per 5, 7 o 10 volte. L’Europa non ha compreso che la sfida che deve affrontare è globale e che non è solo un problema finanziario, ma di modello di sviluppo, che riguarda tutta l’umanità, che non sarà risolto dal Consiglio europeo del prossimo 23 aprile. Tuttavia non sono esperto di pianificazione sanitaria, né di economia e finanza, ma di istituzioni pubbliche e mi colpisce e stavolta, oltre che lombardo, italiano ed europeo, parlo anche da milanese, il silenzio delle assemblee, che abbiamo eletto per rappresentarci: il consiglio comunale, il consiglio regionale, il Parlamento italiano ed europeo. Di quello provinciale come elettori non siamo più responsabili dalla legge 56/2014, la Delrio, che non ha abolito le Province, ma il voto diretto dei cittadini. A Milano il Pio Albergo Trivulzio, la Baggina, è un simbolo dal 1767 come i Martinitt e le Stelline rispettivamente dall’inizio e dalla metà del 1500 e i milanesi non possono restare indifferente alla morte degli anziani ricoverati. La Costituzione garantisce ai cittadini italiani, che eleggono un Parlamento, del quale ogni membro rappresenta la Nazione senza vincolo di mandato (art. 67) e che esercita le sue funzioni con disciplina e onore(art.54), anche se nominati da 16 anni con leggi elettorali incostituzionali. Dove sono? Dal 1° dicembre 2009 per il trattato di Lisbona il Parlamento europeo rappresenta direttamente i cittadini europei, anche quelli, i cui voti validi a milioni non sono rappresentati per colpa di accesso del 4% superiore a quella per il parlamento nazionale (3%). Cosa fanno? Eppure, si parla solo di Sindaci, di Presidenti di Regione, di Governo e di leader di maggioranza o d’opposizione e di Ursula e di ministri delle finanze. Gli organi rappresentativi non ci rappresentano più, sempre meno in Italia, da quando sono nominati grazie a un mix di premi di maggioranza, liste bloccate, multi-candidature, voti congiunti, disponibilità finanziare lecite e illecite. Il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari era stato fissato con eccesiva precipitazione e superficialità per il 29 marzo, una data decisa dal Governo il 27 gennaio, quando il 20 già si era messo lo stop ai voli da e per la Cina. La revoca è avvenuta in seguito alla pubblicazione in GU di un decreto del Presidente della Repubblica del 5 marzo, in seguito ad una deliberazione del Governo dello stesso giorno senza una nuova data: un precedente pericoloso a disposizione di chi volesse prorogare la vita di un Parlamento dove abbia una maggioranza sicuramente perduta . Un particolare, il decreto del Presidente della Repubblica va in G.U. , ma la motivazione sta in un testo riservato, la cui lettura dipende da una decisione della Presidenza del Consiglio, alla faccia della trasparenza e del d.lgs 33/2013. Il termine per celebrare il referendum costituzionale confermativo è stato prorogato di 240 giorni dall’art.81 del d.l. n. 18/2020, ratificato il 10 aprile con voto di fiducia da un Parlamento, che ha anticipato il referendum autoriducendosi del 45%, invece del 36,50%. Il diritto difesa non è stato abrogato solo differito, chi vivrà vedrà. Bisogna decidere in fretta, ma anche saper fare una rapidissima marcia indietro sperimentando organi/strumenti di garanzia in autotutela. Abbiamo una guida sicura: la Costituzione o altrimenti il caos, parafrasando un titolo storico dell’ Avanti! del febbraio 1946. Milano 11 aprile 2020 Felice K. Besostri

Coronavirus, perché così tanti morti in Lombardia? Tutti gli errori della Regione - Corriere.it

Coronavirus, perché così tanti morti in Lombardia? Tutti gli errori della Regione - Corriere.it: Perché così tanti morti di coronavirus in Lombardia? Le 6 domande inevitabili e gli errori della Regione, a partire dalla rete sanitaria privata

mercoledì 15 aprile 2020

Flessibilità e nuovi interventi: la Commissione europea in azione per arginare la crisi pandemica - Menabò di Etica ed Economia

Flessibilità e nuovi interventi: la Commissione europea in azione per arginare la crisi pandemica - Menabò di Etica ed Economia: Alessandra Cataldi, Mattia De Crescenzo, Germana Di Domenico e Bianca Giannini esaminano in dettaglio le principali misure adottate dalla Commissione europea per fronteggiare la crisi da COVID-19 e sostengono che la Commissione è intervenuta tempestivamente per contrastare la crisi, ma, d’altro canto, gli strumenti di cui essa dispone presentano chiari limiti, legati principalmente alla ridotta entità delle risorse disponibili. Inoltre, molte azioni dipendono dalle scelte politiche degli Stati membri.

Pandemia, diseguaglianze e capitalismo | Left

Pandemia, diseguaglianze e capitalismo | Left: La “guerra” reale è quella condotta nell'ultimo decennio contro la sanità pubblica. Per restituirle il suo ruolo va rafforzata la centralità del Parlamento e rifinanziata per esempio tagliando fondi alle spese militari

Siamo a un bivio: altro debito o Moneta Fiscale? - micromega-online - micromega

Siamo a un bivio: altro debito o Moneta Fiscale? - micromega-online - micromega: di Gruppo della Moneta FiscaleNon possiamo continuare ad aspettare decisioni UE che sono sempre insufficienti e arrivano sempre tardi. Dobbiamo finalmente prendere l’iniziativa senza chiedere l’aiuto di nessuno. La Moneta Fiscale ci consente di recuperare importanti margini di autonomia

Ue, appello di 101 economisti al Governo: “Non firmate quell’accordo” - micromega-online - micromega

Ue, appello di 101 economisti al Governo: “Non firmate quell’accordo” - micromega-online - micromega: Tra i firmatari dell'appello anche Jean-Paul Fitoussi e James K. Galbraith.






Ue, l’accordo all’anno zeroL’accordo raggiunto dall’Eurogruppo il 9 aprile scorso sugli interventi europei per fronteggiare la pandemia e le sue gravissime con

ITALIA E GERMANIA: PERCHé DIFFERISCONO COSì TANTO I NUMERI DEL CONTAGIO - GLI STATI GENERALI

ITALIA E GERMANIA: PERCHé DIFFERISCONO COSì TANTO I NUMERI DEL CONTAGIO - GLI STATI GENERALI: I tragici numeri, che ogni giorno ci vengono comunicati alle ore 18 con la stessa veemenza di un bollettino di guerra, non sono ovunque simili. Ci sono paesi in cui il corona virus sembra mietere meno vittime. Ci si chiede, pertanto, le ragioni per le quali il tasso di mortalità non sia ovunque iden

The coronavirus, health inequality and social democracy – Carol Johnson

The coronavirus, health inequality and social democracy – Carol Johnson: The coronavirus may be indiscriminate but health inequality means that while all humans are vulnerable, some are more vulnerable than others.

L'antisemitismo di Corbyn era una bufala per farlo fuori. Le prove in un dossier | Left

L'antisemitismo di Corbyn era una bufala per farlo fuori. Le prove in un dossier | Left: Da un “dossieraggio”, fondato su oltre 10mila email e chat interne, emergono rivelazioni del tutto esplosive. Il rapporto è anche un bella gatta da pelare per Keir Starmer che ha appena stravinto il congresso del Labour

Intervista all'ex ministro socialista Rino Formica: «Serve un pensiero nuovo» - Diritti GlobaliDiritti Globali | il sito di SocietàINformazione Onlus e del Rapporto sui diritti globali

Intervista all'ex ministro socialista Rino Formica: «Serve un pensiero nuovo» - Diritti GlobaliDiritti Globali | il sito di SocietàINformazione Onlus e del Rapporto sui diritti globali: Il sito del Rapporto sui Diritti Globali

Coronavirus: il crollo della sanità pubblica. E le colpe della privatizzazione

Coronavirus: il crollo della sanità pubblica. E le colpe della privatizzazione: Viaggio tra la sanità pubblica tagliata, indebolita e smantellata. Agnoletto: «Va rifinanziata e tornare a produrre salute. Non profitto per pochi».

LA SANITÀ TRA REGIONI E STATO: DAL CONCORSO ALLA CONCORRENZA |

LA SANITÀ TRA REGIONI E STATO: DAL CONCORSO ALLA CONCORRENZA |: [caption id=

No, Italy Is Not the Case Against Medicare for All

No, Italy Is Not the Case Against Medicare for All: The Americanization of Italian health care plays a part in the country’s disastrous coronavirus outbreak.

martedì 14 aprile 2020

Amid lockdowns, European mayors face a complex array of economic crises | CityMetric

Amid lockdowns, European mayors face a complex array of economic crises | CityMetric

Negli Stati Uniti la fase 2 apre uno scontro costituzionale - Internazionale

Negli Stati Uniti la fase 2 apre uno scontro costituzionale - Internazionale: Negli Stati Uniti la fase 2 apre uno scontro costituzionale

GALLERA, IL RE DELLO “STATE A CASA” CHE NON Dà UN DATO UTILE NEANCHE A PAGARLO - GLI STATI GENERALI

GALLERA, IL RE DELLO “STATE A CASA” CHE NON Dà UN DATO UTILE NEANCHE A PAGARLO - GLI STATI GENERALI: Approfitto volentieri del giornale che ho fondato, nonché di internet e dei social network, per porre qualche questione alla Regione Lombardia - la regione in cui sono nato cresciuto e vivo -, e segnatamente all’assessore al welfare Giulio Gallera, cittadino di Milano, la città in cui sono nato, cre

Dopo Corbyn, Starmer l'europeista che vuole unire le anime Labour - Strisciarossa

Dopo Corbyn, Starmer l'europeista che vuole unire le anime Labour - Strisciarossa: Si definisce socialista ed internazionalista, il nuovo leader del Labour Keir Starmer non ha intenzione di guardare a destra o al centro, ma vuole recuperare anche l’elettorato moderato. E soprattutto unire un partito diviso.

lunedì 13 aprile 2020

COVID, FINTE SIMMETRICITÀ E DISEGUAGLIANZE – Mario Del Pero

COVID, FINTE SIMMETRICITÀ E DISEGUAGLIANZE – Mario Del Pero

Franco Astengo: Oro Colao

ORO COLAO di Franco Astengo E’ necessario ritornare sull’argomento riguardante la “task – force” messa su dal Presidente del Consiglio sulla “ricostruzione” nel dopo epidemia. Bisogna farlo lanciando prima di tutto e ancora una volta l’allarme democratico per come è stata portata avanti questa fase drammatica e inedita della nostra vita pubblica da settori del governo e in particolare dal Presidente del Consiglio. In particolare è da esaminare attentamente il comportamento del presidente del Consiglio . Un comportamento che ha assunto via via toni di esasperazione personalistica compiendo anche, nel corso delle sue frenetiche esortazioni televisive, errori di esposizione e di interpretazione che hanno portato a pericolosi momenti di fraintendimenti di massa. Per fortuna questa mattina alcuni giornali dimostrano di aver compreso, almeno parzialmente, il pericolo: si veda il fondo di Repubblica firmato da Stefano Folli dal titolo “Superministero o Ufficio Studi ?”. Riservo questa mia riflessione al solo tema della task – force non affrontando l’altro punto delicato dell’attualità riguardante lo scontro in atto in Europa. Dunque è necessario rivolgere pubblicamente e in una dimensione molto forte alcuni interrogativi: • Quale atto formale istituisce questa Commissione e attribuendole quali poteri?; • Quale organo istituzionale ha deciso che la Commissione stessa sia dipendente direttamente dalla Presidenza del Consiglio? • Esiste una durata temporale per un organismo che non è previsto da alcuna legge vigente e tanto meno dalla Costituzione? • Attraverso quali criteri sono stati scelti i componenti con l’incarico della massima responsabilità affidato a un esponente delle multinazionali che ha lavorato anche con grandi banche d’affari che probabilmente dispongono di intere fette del nostro debito pubblico? A queste domande deve essere urgentemente fornita una risposta chiara: se si tratta di un “ufficio studi” è evidente che non possono esserle assegnati compiti operativi. Il valore del parere di questa commissione non può equivalere altro che alla risposta a un “come va?” rivolto per telefono a un vecchio compagno di scuola. Come scrive Folli il Presidente del Consiglio sta giocando una partita pericolosa che sa molto di avventura sul piano politico e istituzionale. Tutta la gestione della crisi è stata fin qui condotta al limite della correttezza costituzionale e istituzionale. Non servono giustificazioni per questo modo di agire riguardanti la gravità del momento: tutti ne siamo pienamente consapevoli. La già fragile democrazia italiana non può però uscirne ulteriormente piegata verso visioni personalistico – autoritarie con la creazione di organismi anomali, non previsti dalla legge e non controllati dal Parlamento, che assumano proditoriamente livelli decisionali rispondendo a una sola persona. Questo modo di procedere deve essere fermato con l’opposizione delle forze più consapevoli e non certo attraverso l’omologa propaganda sovranista e populista dell’estrema destra. Se non ci sarà un chiaro intervento di fermo richiamo all’esercizio democratico il rischio che stiamo correndo sarà quello che alla fine ci troveremo di fronte a due tentativi opposti ma omologhi nel loro obiettivo tra il populismo trasformista figlio dell’autoritarismo del M5S portato avanti all’insegna della “democrazia diretta” e il populismo sovranista della chiusura e della rottura a destra con l’Europa in alleanza con le cosiddette “democrazie illiberali”. Un carico di incognite e pericoli che non ci possiamo permettere perché in gioco ci sono la nostra Costituzione e la democrazia repubblicana che da essa ha tratto origine e che trova nella centralità del Parlamento e nella dialettica tra le forze politiche e non tra le persone il proprio fondamento istituzionale.

‘Corona bonds’ and Europe’s north-south divide – Adam Tooze

‘Corona bonds’ and Europe’s north-south divide – Adam Tooze: The Eurogroup’s decision to reject corona bonds will leave destabilising political scars.

venerdì 10 aprile 2020

The Eurozone’s Coronavirus Debt Crisis

The Eurozone’s Coronavirus Debt Crisis: At last night's Eurogroup meeting, southern states asked for solidarity in the midst of a horrific pandemic and had the door slammed in their faces. The long-term consequences for the EU could be profound.

Eurogruppo: coronavirus, l’accordo europeo ai raggi X

Eurogruppo: coronavirus, l’accordo europeo ai raggi X: Dopo il nulla di fatto di appena due giorni prima, i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo hanno trovato un accordo: un pacchetto di oltre 500 miliardi.

Policies, Politics e Capri Espiatori – Mario Del Pero

Policies, Politics e Capri Espiatori – Mario Del Pero

Europa, un accordo-compromesso per combattere il coronavirus: sul piatto più di mille miliardi - Strisciarossa

Europa, un accordo-compromesso per combattere il coronavirus: sul piatto più di mille miliardi - Strisciarossa

Eurobonds: why they are needed, how they would work – Ayoze Alfageme

Eurobonds: why they are needed, how they would work – Ayoze Alfageme

Gli ordini dei Medici della Lombardia scrivono una lettera a Fontana: “Disastro provocato da 7 errori della Regione” - nuovAtlantide.org

Gli ordini dei Medici della Lombardia scrivono una lettera a Fontana: “Disastro provocato da 7 errori della Regione” - nuovAtlantide.org

Efficienza economica e coronavirus - Economia e Politica

Efficienza economica e coronavirus - Economia e Politica: Efficienza Economica e Coronavirus | il principio ordinatore di quel mondo rarefatto e lunare costituito dai modelli micro e macroeconomici è il concetto di efficienza

Roberto Biscardini. Pio albergo Trivulzio e dintorni: dov’è finita l’eccellenza lombarda? | Jobsnews.it

Roberto Biscardini. Pio albergo Trivulzio e dintorni: dov’è finita l’eccellenza lombarda? | Jobsnews.it

Socialism After Sanders | Novara Media

Socialism After Sanders | Novara Media: With Bernie Sanders bowing out of the race for Democrat nominee, what next for the US left? Is this the end of something, or the start?…

Per ripartire dopo l'emergenza Covid-19 | La Civiltà Cattolica

Per ripartire dopo l'emergenza Covid-19 | La Civiltà Cattolica: L'isolamento ci fa prendere tempo per organizzare le cure, in assenza di sistemi sanitari pubblici adeguati. Ma non basta. Servono misure economiche eccezionali e riforme strutturali. Gael Giraud su Civiltà Cattolica.

giovedì 9 aprile 2020

Thank You Bernie Sanders

Thank You Bernie Sanders

Bernie Sanders: “We Have Won the Ideological Battle”

Bernie Sanders: “We Have Won the Ideological Battle”: In a speech announcing the end of his candidacy, Bernie Sanders was defiant, saying that “together, we have transformed American consciousness as to what kind of country we can become.” We reprint the address here in full.

mercoledì 8 aprile 2020

Il Labour tra le braccia di Netanyahu La sinistra israeliana va in frantumi | Reset

Il Labour tra le braccia di Netanyahu La sinistra israeliana va in frantumi | Reset: Per trent’anni ha governato ininterrottamente Israele, il partito dei padri fondatori dello Stato ebraico, i pionieri del sionismo. Il partito di David Ben Gurion, Chaim Weizmann, Levi Eshkol, Abba Eban, Golda Meir, Yitzhak Rabin, Shimon Peres… Il partito dei kibbutzim, realizzazione di un modello” socialista” che innervava socialmente l’identità nazionale ebraica. C’era una volta il …

L’Italia, l’Europa e i “vincoli esterni”

L’Italia, l’Europa e i “vincoli esterni”

martedì 7 aprile 2020

Se la pandemia accentua le disuguaglianze di salute | G. Costa, A. Schizzerotto

Se la pandemia accentua le disuguaglianze di salute | G. Costa, A. Schizzerotto: Le classi sociali più basse sono più esposte al coronavirus e ne subiscono le conseguenze più gravi. È una disuguaglianza di salute socialmente determinata e, finita l’emergenza, si dovrà pensare a risolverla. Chiamando in causa il Servizio sanitario.

Effetto virus su conti pubblici e redditi | F. Figari e C. Fiorio

Effetto virus su conti pubblici e redditi | F. Figari e C. Fiorio: Il decreto “Cura Italia” riesce solo parzialmente a limitare gli effetti dirompenti della serrata imposta dal governo. Una simulazione calcola costi e benefici delle misure adottate fin qui. E per le famiglie cresce la probabilità di cadere in povertà.

Only a ‘New Deal’ can rescue the European project – Maria João Rodrigues and Paul Magnette

Only a ‘New Deal’ can rescue the European project – Maria João Rodrigues and Paul Magnette: If the European project is to survive it requires a plan on the scale of Roosevelt’s New Deal.

Capitalism Causes Disasters, Socialism Can Solve Them

Capitalism Causes Disasters, Socialism Can Solve Them: The devastation brought by coronavirus has been hugely magnified by an irrational system that measures human life in terms of profit. We need a plan to build a better society in its aftermath.

Fresh faces, few factions: Labour's new shadow cabinet - LabourList

Fresh faces, few factions: Labour's new shadow cabinet - LabourList: Almost all of the Corbynites have been swept out of the shadow cabinet by new Labour leader Keir…

How balanced is Labour leader Keir Starmer's new shadow cabinet? - LabourList

How balanced is Labour leader Keir Starmer's new shadow cabinet? - LabourList: New Labour leader Keir Starmer has appointed lots of new faces to the shadow cabinet. After emphasising the…

Economia e pandemia: domande e risposte sull’Italia e l’Europa - micromega-online - micromega

Economia e pandemia: domande e risposte sull’Italia e l’Europa - micromega-online - micromega: di Sergio Cesaratto
“A successful and long lasting union, like the US, helps its members in need. When New Orleans was hit by Hurricane Katrina, the initial faltering response horrified the nation. Congress then sent $71bn in aid, equivalent to more than a third of Louisiana’s gross

Anwar Shaikh: “The Fundamental Questions About Capitalism Seem to be Coming Back”

Anwar Shaikh: “The Fundamental Questions About Capitalism Seem to be Coming Back”: Anwar Shaikh is one of the world’s leading radical economists, whose work has challenged the way we think about capitalism. In an interview with Jacobin, Shaikh gives a concise overview of the ideas set out in his landmark book Capitalism: Competition, Conflict, Crises.

lunedì 6 aprile 2020

Franco Astengo: Alla fine sarà il lavoro

ALLA FINE SARA’ IL LAVORO di Franco Astengo In questi giorni nei quali il morbo inafferrabile sembra voler fermare il mondo si sprecano analisi e riflessioni. Riflessioni su ciò che sta accadendo , sulle sue ignote cause e sui rimedi possibili anch’essi sconosciuti ma già oggetto di feroci lotte tra lobbie del lucro ad ogni costo e non solo per il denaro. Analisi sull’ipotetico “dopo”, domandoci affannosamente attorno a quale livello potrà avvenire il ritorno ad un tasso di “normalità” . Normalità vista essenzialmente dal punto di vista della capacità d’acquisto da parte dei singoli dentro la massa. Quei singoli isolati che in gregge si aggirano oggi spauriti nell’isolamento della privazione del proprio principale “oggetto dell’essere”: il consumo. Tutti parlano del “nulla sarà come prima” ma intanto non sembrano intenzionati a cedere un niente di quanto conquistato sopraffacendo gli altri, allargando disuguaglianze, inasprimendo lo sfruttamento. Le cifre della contabilità sopraffanno quelle del tragico computo di chi è caduto, mentre si nascondono i morti soltanto perché anziani e già condannati in partenza. Nulla avrebbe dovuto turbare il nostro immaginario di infallibilità: eppure è accaduto. Toccherà al lavoro presentarsi come protagonista assoluto nella lunga coda che si presenterà sulla strada dell’uscita da questa drammatica vicenda Il lavoro sarà quello di tutti, dai migranti che si spezzeranno la schiena sulla terra dove si trovano i raccolti i cui frutti riempiranno i nostri supermercati fino all’opera dei ricercatori più raffinati che cercheranno di venire a capo della matassa della malattia invisibile. Una matassa intricata della cui esistenza ci si ricorda soltanto quando la tragedia incombe e a qualche impettito gallonato tocca andare in televisione a recitare incomprensibili giaculatorie composte di articoli di codice oppure da numeri gettati lì per disorientare e rendere impossibile la percezione della realtà. Il lavoro non cambierà il suo registro interno : parleremo di nuovo e ancora di programmazione,di Stato, di Europa ma non si sposterà la funzione del lavoro come unica leva possibile del costruire/ricostruire. La condizione di esistenza del lavoro sarà di nuovo quella di continuare a rappresentare il veicolo del grasso arricchimento per una ristretta cerchia composta dai grandi sacerdoti del profitto. Quanto cambierà di quella statistica che ci dice come 26 persone al mondo posseggano tanto quanto altri 4 miliardi? In Italia alla fine del primo semestre del 2018 la distribuzione della ricchezza nazionale netta (il cui ammontare complessivo si è attestato, in valori nominali, a 8.760 miliardi di euro, registrando un aumento di 521 miliardi in 12 mesi) vede il 20% più ricco degli italiani detenere il 72% della ricchezza nazionale, il successivo 20%controllare il 15,6% della ricchezza, lasciando al 60% più povero appena il 12,4% della ricchezza nazionale. Si discetta molto di sanità pubblica e sanità privata, di prestiti garantiti e agevolati alle imprese, di eurobond, di prestiti a lungo termine, di redditi di cittadinanza, di emergenza, di bonus e di contributi. Poche voci riflettono sulla necessità di programmare la produzione magari in senso sovranazionale e di un ritorno ad un welfare universalistico che comprenda anche la necessità di proporre il “senso del limite”. Quasi nessuno ha fin qui posto la necessità di un radicale riequilibrio tra (vecchie parole) il profitto e il lavoro uscendo dalla spirale di un assistenzialismo più o meno mascherato e inteso anche come base storica di aggregazione in particolare nelle regioni più arretrate. Quanto dell’ammassato nelle parti alte delle statistiche della ricchezza verrà usato per costruire le occasioni di ricostruzione e remunerare il lavoro non soltanto sotto l’aspetto monetario? Come sarà elaborato domani il concetto di utilità pubblica? Domande dalla cui risposte potrà dipendere l’indirizzo della possibilità di fondare / rifondare e che vanno poste da subito con grande chiarezza.

Alberto Benzoni: La diseguaglianza ai tempi del corona virus

La diseguaglianza ai tempi del corona virus

Eurobond e logica economica

https://www.economiaepolitica.it/l-analisi/coronabond-eurobond-coronavirus-tesi-di-bisin-et-alii-logica-economica-sofismi-mediazioni/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=coronabond-eurobond-coronavirus-tesi-di-bisin-et-alii-logica-economica-sofismi-mediazioni

Capitalism Causes Disasters, Socialism Can Solve Them

Capitalism Causes Disasters, Socialism Can Solve Them

Un “whatever it takes” per la politica fiscale europea - Menabò di Etica ed Economia

Un “whatever it takes” per la politica fiscale europea - Menabò di Etica ed Economia: Alessandro Piergallini riflette sul ruolo della politica economica europea nel fronteggiare l’emergenza Covid-19, soffermandosi sulla politica fiscale. La conclusione principale a cui giunge, tenendo conto del verosimile impatto macroeconomico della crisi pandemica e della
limitata efficacia della politica monetaria, è che la politica fiscale dovrebbe ispirarsi a principi keynesiani, come nel secondo dopoguerra, superando il Patto di Stabilità, incentivando gli investimenti pubblici, promuovendo l’adozione di Eurobond.

domenica 5 aprile 2020

L’impatto del Covid-19 e le politiche di coesione - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

L’impatto del Covid-19 e le politiche di coesione - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro: L’impatto economico e sociale della pandemia toccherà sia il Nord già provato dal Covid-19 sia il Mezzogiorno, per ora meno coinvolto ma più debole. Serve un grande patto sociale su entrambi i fronti, attraverso l’utilizzo dei fondi strutturali europei e del fondo sviluppo coesione. Da “Economia e Politica”.

La disunione fiscale europea - Economia e Politica

La disunione fiscale europea - Economia e Politica: Disunione Fiscale Unione Europea | Olanda, Germania e Austria hanno espresso netta contrarietà alla richiesta, avanzata da Francia, Italia, Spagna e Portogallo, di emettere degli eurobond

Keir Starmer wins Labour leadership in landslide – but his toughest battle is yet to come

Keir Starmer wins Labour leadership in landslide – but his toughest battle is yet to come

Keir Starmer elected to succeed Jeremy Corbyn as Labour leader - LabourList

Keir Starmer elected to succeed Jeremy Corbyn as Labour leader - LabourList: Keir Starmer has been elected to succeed Jeremy Corbyn as the new leader of the UK Labour Party,…

Socialists: Stay in the Labour Party

Socialists: Stay in the Labour Party

E’ ORA DI SCEGLIERE: EUROPA O EGOISMI NAZIONALI? | Fondazione Critica Liberale, dal 1969 la voce del liberalismo

E’ ORA DI SCEGLIERE: EUROPA O EGOISMI NAZIONALI? | Fondazione Critica Liberale, dal 1969 la voce del liberalismo

L’Unione Europea: lettera aperta alla sinistra italiana: “se non ora, quando?” - micromega-online - micromega

L’Unione Europea: lettera aperta alla sinistra italiana: “se non ora, quando?” - micromega-online - micromega: Cosa dire a proposito del “rapporto” tra l’Unione Europea e la Sinistra (italiana)? Il rischio di svolgere delle considerazioni “qualunquistiche” è alto, a maggior ragione se si considera che l’emergenza sanitaria che sta caratterizzando questo 2020 ha rim

sabato 4 aprile 2020

Dai politologi dell'ateneo di Siena l'appello all'Europa: "Dimostri di non essere soltanto un mercato comune ma una comunità di valori" - la Repubblica

Dai politologi dell'ateneo di Siena l'appello all'Europa: "Dimostri di non essere soltanto un mercato comune ma una comunità di valori" - la Repubblica: Raccolte in due giorni già più di mille adesioni fra accademici delle università tedesche, spagnole, portoghesi e di molti altri Paesi

Al grande gioco del XXI secolo non partecipano né l'Ue né l'Italia - Limes

Al grande gioco del XXI secolo non partecipano né l'Ue né l'Italia - Limes: La criminalizzazione dei tedeschi sconta la miopia con la quale ci si ostina a negare il fallimento dello Stato nazionale italiano.

Dopo la pandemia: dieci punti per rinnovare l’economia fondamentale - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Dopo la pandemia: dieci punti per rinnovare l’economia fondamentale - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli: de Il Collettivo per l’Economia Fondamentale Nel mezzo della pandemia, le preoccupazioni immediate sono la diffusione del virus, il rischio di collasso della sanità pubblica, le conseguenze economiche del lockdown ele scelte dell’Unione Europea, che decideranno il volume degli aiuti e il futuro della coesione politica e sociale nel continente. Ma superare l’emergenza è soltanto il primo passo. Che cosa...

Italy’s future is in German hands – POLITICO

Italy’s future is in German hands – POLITICO: If Southern Europe is going to get help recovering from the coronavirus crisis, it will need to convince Germans that their own prosperity is at stake.

In Spain, austerity legacy cripples coronavirus fight – POLITICO

In Spain, austerity legacy cripples coronavirus fight – POLITICO: Major cuts and wave of privatization has left health care system unprepared to deal with an epidemic.

venerdì 3 aprile 2020

Nella finanza non ripetiamo gli errori del dopo-crisi 2008 | M. Onado

Nella finanza non ripetiamo gli errori del dopo-crisi 2008 | M. Onado: Se il dopo-pandemia dovrà essere affrontato con un vero spirito di ricostruzione, teniamo conto delle lezioni della crisi finanziaria del 2008. Il sistema mondiale è oggi più robusto, ma solo in parte. Rivela anche presenza di doping.

Perché è così alta la mortalità da coronavirus in Lombardia | C. Favero, A. Ichino e A. Rustichini

Perché è così alta la mortalità da coronavirus in Lombardia | C. Favero, A. Ichino e A. Rustichini: In Lombardia il numero di morti causati dal Covid-19 è altissimo rispetto ai contagiati ufficiali. Le spiegazioni ipotizzate sono diverse. Una è la carenza di posti in terapia intensiva. Ecco i risultati di una simulazione con il modello di contagio Seir.

Gim Cassano: Democrazia dopo il Covid?

DEMOCRAZIA DOPO IL COVID? Ho tardato un po’ a rispondere ad alcuni interrogativi che Roberto Biscardini ha posto e si pone; in sostanza, sono quelli che si fanno coloro che ritengono ancora, per dirla con Churchill (la cui arguzia andava ben oltre il pensiero politico) che “la democrazia sia la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre sinora sperimentate”. In buona sostanza, ci si chiede se e come la democrazia potrà sopravvivere alle emergenze attuali: prima a quella sanitaria e poi a quelle economico-sociali e sicuramente anche politiche che ne seguiranno, interne ai singoli Paesi e nei rapporti tra questi. Dovremo cioè immaginare che queste emergenze possano trovare risposta solo nel dilagare dei nazional-populismi o con l’adottare modelli di autoritarismo politico-tecnocratico posti a tutela di economie improntate a criteri ordo-liberisti se non apertamente liberisti, nelle quali, oltre che vanificare diritti individuali e sociali ed estendere e approfondire le diseguaglianze interne ed esterne, sia compressa l’autonomia, la vitalità e l’esistenza dei corpi sociali intermedi, e nei quali sia mantenuto poco più che un simulacro di democrazia formale, fondato sulla preminenza degli esecutivi e sullo svuotamento della rappresentanza popolare? Dovremo immaginare che l’unica alternativa all’incapacità di governo degli scarsi organismi sopranazionali sia la ripresa dello Stato-Nazione? Francamente, credo che la risposta possa e debba essere diversa da questi scenari. Occorre premettere che, a prescindere dall’attuale epidemia, già da tempo erano numerose le voci critiche, non solo di matrice marxista che, osservando l’indirizzo liberista e tecnocratico, e quindi illiberale, delle società industriali, ne mettevano in luce per un verso le debolezze intrinseche, e per l’altro le profonde ingiustizie ed il venir meno della democrazia (ad onor del vero, sin dal 1933, Harold Laski, un coriaceo e scorbutico laborista di sinistra che riuscì a litigare anche con Attlee, fu il primo a parlare di “Democrazia in crisi” riferendosi all’Inghilterra del primo dopoguerra ed alla crisi del ’29, analizzando la frattura tra democrazia formale e capitalismo liberista). Nel dibattito culturale e politico degli ultimi decenni, queste critiche, che conosciamo bene e che non occorre qui elencare, sono sostanzialmente rimaste confinate all’interno di ambiti intellettuali ed accademici, trovando ben limitata espressione ed incidenza politica. Da un lato l’orgia anti-ideologica faceva venir meno anche in gran parte delle forze di sinistra i riferimenti alle radici culturali del pensiero politico (in sostanza veniva meno la capacità o volontà di porre in relazione la prassi politica con un’idea di società), e le capacità riformatrici del dopoguerra scadevano nel cosiddetto riformismo della fine del secolo scorso, e dall’altro trovava campo libero la nuova ideologia delle società industriali di fine millennio, basata sul concetto di modernità come necessario adeguamento di politica, cultura, scienza, tecnologia alle scelte di finanziarizzazione e globalizzazione del capitalismo. Queste scelte hanno reso la politica incapace di orientare o controllare trasformazioni ed equilibri sociali ed ambientali, i cui processi decisionali si trasferivano altrove, vanificando la democrazia e rendendo il lavoro una variabile dipendente, delocalizzabile e marginalizzabile a seconda delle opportunità, spezzando il rapporto tra crescita dei salari e crescita della produttività che era stato alla base dello sviluppo economico e sociale tra l’immediato dopoguerra e gli anni ’70, riducendo progressivamente l’incidenza delle paghe sul reddito complessivo delle società industriali, ed aumentando a dismisura il rapporto tra i salari operai e le retribuzioni dei vertici della tecnocrazia finanziaria ed industriale. Il welfare come diritto sociale è stato pesantemente ridimensionato e/o trasformato in assistenzialismo senza diritti, e gran parte della sanità è divenuta business privato. Eppure, vi sarebbe ben stata ragione di riprendere in mano i fili di ragionamenti riformatori, ponendo in atto misure di riequilibrio sociale e fiscale, riassegnando agli Stati la funzione di tutelare l’interesse dei più. La crisi del 2007 avrebbe dovuto insegnare come un capitalismo finanziario privo di vincoli abbia rischiato di distruggere se stesso, e come i costi del suo superamento, ancora non pienamente avvenuto, siano stati pagati dai ceti sociali e dai Paesi più deboli. In un’Europa priva di Costituzione, articolata su patteggiamenti tra gli esecutivi dei singoli Stati piuttosto che sul confronto tra concezioni politiche (lo stiamo vedendo in questi giorni), dove gli interessi dei più forti prevalgono asimmetricamente e spesso violando accordi e trattati, ciò è apparso con evidenza ancora maggiore, per la miopia di vincoli di bilancio che, contro ogni logica, hanno concentrato lo sviluppo sulle economie più solide, condannando le altre, non solo perché purtroppo spesso governate in maniera inadeguata, alla stagnazione o alla recessione. L’ampio diffondersi del disagio sociale ed economico ha interessato intere categorie, generazioni, Paesi, creando disgregazione sociale e condizioni di difficoltà per i processi democratici, sottoposti al logorio delle diseguaglianze, del venir meno della coesione sociale, del trionfo di particolarismi privi di coscienza sociale. Su questi fenomeni ha prosperato l’irrazionalità antidemocratica dei populismi, parsa a molti l’unica risposta possibile al venir meno della fiducia in una democrazia i cui presupposti sociali ed economici venivano pesantemente intaccati, arrivando a metterne in discussione gli stessi meccanismi ed istituzioni. Oggi, ci troviamo di fronte ad una nuova emergenza, nei termini delle vite venute meno, dei danni economico-sociali che già si avvertono pesantemente e che non potranno che aggravarsi, e di quelli politici che si iniziano ad intravvedere in termini di contrazione della democrazia (vedi Ungheria). Certo, il Covid-19 non è il frutto della società industriale, ma appare evidente come i suoi effetti sono stati aggravati dalle scelte compiute nel recente passato, in Italia, in Europa ed in tutto il mondo -persino negli USA- ai danni delle economie più deboli, in termini di riduzione del welfare, di scelte quantitative e qualitative sulla sanità, di mancata riduzione delle diseguaglianze, cui ora si cerca, almeno qui da noi, di porre un doveroso ma parziale rimedio con l’assistenza ad una platea di bisognosi che si è estremamente ampliata, e con la riscoperta del ruolo di amministrazioni comunali dai bilanci resi asfittici. Ma dobbiamo ricordarci che già prima dell’epidemia attuale c’era chi rovistava nei cassonetti o nelle discariche del terzo mondo. E non oso neanche immaginare cosa succederà in Africa o in India se l’epidemia dovesse svilupparvisi con la stessa violenza che stiamo sperimentando in Italia ed in Spagna. Va detto che, prescindendo dalle posizioni più estremiste di coloro che, soprattutto in alcuni Paesi, hanno sottovalutato o sottovalutano sia il pericolo epidemiologico che le conseguenze economico-sociali, o subordinano il primo alle seconde ritenendo di poterne uscire “meglio” e che poi ognuno debba far da sé, la percezione della gravità di questa crisi si sta allargando. E l’evidenza dei fatti fa sì che questa si estenda anche agli ambienti ed ai Paesi più inclini ad assegnare al mercato la funzione di supremo regolatore di ogni equilibrio, per i quali le politiche economiche dei singoli governi e delle istituzioni vanno limitate alla funzione di guardiani del mercato. In buona sostanza, quasi tutti convengono sulla necessità di misure eccezionali, anche se in deroga ai canoni di un liberismo classico. Ma, per quanto questa convinzione possa essere quasi generale, si scorgono i limiti dell’atteggiamento che sembra prevalere, non solo da parte di chi impedisce la condivisione di azioni e costi, ma anche nel richiamarsi ad un’impostazione che potremmo grossolanamente ricondurre a concezioni ordo-liberiste piuttosto che keynesiane e, più in generale, al tentativo di riavviare l’economia nel segno della prosecuzione delle linee di sviluppo seguite negli ultimi decenni, anziché di ricercare un’inversione di tendenza. Secondo questo atteggiamento, la più che certa emergenza economico-sociale è tale da giustificare interventi in debito a carico diretto dei bilanci pubblici, o garantiti da questi; nel timore della paralisi generale dei mercati, si ritiene necessario puntare essenzialmente sull’immettere liquidità nel circuito economico allo scopo di superare la fase più acuta della crisi, per poi riavviare i “normali” meccanismi di mercato, a prescindere dai limiti che questi hanno mostrato nel corso degli ultimi decenni. Corollario di questa impostazione è che queste misure, consistenti essenzialmente nell’immissione temporanea di liquidità a famiglie ed imprese per consentire alle prime ed alle seconde di superare in un qualche modo le fasi più acute della crisi, siano il più possibile limitate, contenute nel tempo, e comunque, subordinate al non determinare eccessivi effetti inflazionistici generalizzati. E si considera solo marginale la possibilità dell’intervento degli Stati nella sfera economica, attuato direttamente o attraverso autorities, mediante provvedimenti normativi ed interventi di sostegno a fondo perduto o diretti nel capitale delle imprese, dati contro adeguate garanzie. In sostanza, una volta che una recessione profonda e generalizzata, col conseguente venir meno della domanda, faccia prevedere la paralisi del libero mercato, si ritiene ammissibile -o necessario- che la mano pubblica intervenga a rimetterne in moto il meccanismo bloccato, ma senza che ciò debba comportare un potere di orientamento, controllo e selezione delle priorità, e tantomeno il primato dell’interesse pubblico sugli interessi privati, la cui libera dinamica si suppone che debba e possa essere il motore della ripresa. E lo scontro oggi in atto in Europa verte, in buona sostanza, più sul grado di mutualità e condivisione di questi interventi che sulla loro finalità ultima, che resta pur sempre quella di ripristinare le condizioni preesistenti. Questa impostazione ha una netta connotazione ideologica di stampo hobbesiano, nella convinzione che il mercato, stabilendo chi premiare e chi punire, deciderà alla fine per il meglio, identificando il bene nella ragione del più forte. Ma prescinde dalla constatazione che, a detta della maggior parte degli osservatori, ci si avvia ad una fase di recessione generalizzata, nella quale il venir meno della domanda globale per consumi ed investimenti, se non corretta da energiche politiche di investimento pubblico, non potrà che deprimere anche le economie “forti”. Modestamente, mi pare necessario molto di più. Immettere liquidità nel circuito economico è necessario, ma non sufficiente. Intanto, questa sarebbe in ogni caso una misura temporanea e non sostenibile su un arco temporale che superi il momento più acuto dell’emergenza sanitaria ed economico-sociale. Né sembra facile che le economie dei singoli Paesi, affidate alla “mano invisibile” del mercato, possano riprendersi in tempi ragionevoli, e che possano farlo senza l’aggravio ulteriore di diseguaglianze e disparità (a prescindere dal fatto che si tratti di individui, gruppi sociali, stati, e ben oltre quanto sia già avvenuto negli ultimi decenni), con le conseguenze che sappiamo sul piano sociale e della tenuta dei sistemi democratici. C’è da considerare che non si dovrà far fronte solo agli aspetti quantitativi di una recessione globale e della conseguente disoccupazione e contrazione dei consumi. E’ logico supporre che assisteremo anche ad importanti mutamenti qualitativi della domanda che, nel quadro di una generale contrazione di investimenti privati e consumi, verrà a concentrarsi su quelli primari ed indifferibili, ed è quindi logico supporre che, almeno nel breve periodo, vi saranno settori più colpiti di altri. Si renderà quindi necessario che i governi operino, in debito, per: - creare una forte domanda aggiuntiva in termini di investimenti pubblici, concentrata su quei settori che sono stati gravemente trascurati negli ultimi decenni: ambiente, infrastrutture, welfare e sanità, sicurezza, istruzione, scienza e cultura, riqualificazione delle aree depresse. - agevolare con finanziamenti a tasso simbolico e/o con interventi nel capitale le riconversioni dell’apparato produttivo e dei settori più colpiti dalla crisi che si renderanno necessarie a seguito del mutamento della domanda privata ed a seguito dell’indispensabile incremento della domanda pubblica. Si tratterà di far fronte ad una più che notevole riconversione degli apparati produttivi, paragonabile a quelle dei periodi postbellici da industria di guerra ad industria di pace, che niente potrà sostenere se non l’intervento di programmazione, controllo ed investimento dello Stato. La generica immissione di liquidità a famiglie ed imprese non può essere che una misura emergenziale, necessaria nell’immediato ma, oltre che non sostenibile nel medio-lungo periodo, risulterà inutile e dispersiva ai fini della ripresa produttiva, se non accompagnata da misure strutturali tali da riavviare gli apparati produttivi in termini adeguati ad una realtà del tutto nuova. In altre parole, superata la prima emergenza, ad evitare che si debba poi procedere a salvataggi a catena, piuttosto che finanziare la disoccupazione, sarebbe preferibile finanziare investimenti capaci di determinare occupazione e di riadeguare la dotazione di servizi e di infrastrutture. Ciò comporta necessariamente l’imboccare una strada che non si limiti ad invertire concezioni classicamente liberiste, che d’altra parte nessuna persona di buon senso ritiene praticabili; ma che corregga alla radice i dogmi di una cosiddetta “economia sociale di mercato” di fatto piegata alle esigenze dei più forti. Non basta che la mano pubblica stabilisca regole o, in via eccezionale, provveda ad interventi tali da assicurare un funzionamento del mercato formalmente corretto; ma, in vista dell’interesse comune, è indispensabile che l’intervento pubblico definisca e programmi le priorità, e che operi direttamente attraverso politiche di investimento, di spesa, e di redistribuzione adeguate in entità ed in qualità. A mio modesto parere, questa non è una scelta ideologica ma, anche se al prezzo di spinte inflattive, una necessità di tenuta sia economica che sociale, con la quale tutte le società industriali dovranno fare i conti; ed è al tempo stesso la premessa per un loro più equilibrato sviluppo e per ripristinare le premesse materiali della democrazia in termini di lavoro, equità, sicurezza e tutela sociale. Imboccare una strada di questo tipo, che ovviamente comporta una maggior presenza dello Stato nell’economia, porta con sé l’allargamento della sfera di influenza degli esecutivi politici e tecnici; perché ciò non si trasformi in tecnocrazia autoritaria, occorrono maggiori partecipazione e controllo democratico; la democrazia, oltre che sulle sue premesse sociali, richiede una politica all’altezza della situazione, capace di responsabilizzare razionalmente i governati e di assicurare la partecipazione popolare, e necessita sia del pieno funzionamento delle istituzioni democratiche nazionali, che della vitalità di quelle territoriali e dei corpi sociali intermedi. Va rivitalizzato il ruolo delle amministrazioni e comunità locali che hanno subito i tagli orizzontali della spesa, va riscoperta ed estesa la tradizione del municipalismo, va dato maggior riconoscimento ad un volontariato che sta dando prove egregie. Ed è necessario alla democrazia che il dibattito e la decisione politica si sviluppino per via del confronto tra partiti politici aperti alla partecipazione ed alla discussione interna, non ridotti ad essere gli strumenti del cursus honorum delle rispettive caste, ma che vogliano e sappiano interpretare e proporre razionalmente e con metodo critico, sia pur da punti di vista diversi, l’interesse generale. Occorre che il confronto politico, analogamente a quanto -duramente, ma sempre tenendo conto il comune interesse- avvenne negli anni del dopoguerra e della ricostruzione, si sviluppi nella realtà dell’oggi attorno ai grandi temi delle complessità e dei limiti della società moderna, del ruolo di scienza e tecnologia, della tutela di libertà e diritti individuali e sociali, della riduzione delle diseguaglianze sociali, dello sviluppo di una democrazia compiuta e dei suoi strumenti. Oggi e nel prossimo futuro si dovrà por mano ad una nuova ricostruzione: se non vi saranno macerie materiali da sgomberare e sostituire, ve ne saranno di umane ed economico-sociali che, pur se prodotte da un evento eccezionale, risultano aggravate dalle fragilità e dalle instabilità intrinseche al percorso di sviluppo avviato ormai da diversi decenni. Occorre combattere i populismi che corrodono la democrazia dal suo interno utilizzando gli strumenti che la stessa mette a loro disposizione. Non c’è alcun bisogno dello sciacallaggio demagogico che vediamo in questi giorni, metodicamente operato da parte di chi non ha nulla da proporre se non l’incitazione al ribellismo irrazionale, distorcendo notizie e dati per far leva sulle paure delle persone o sbandierando proposte miracolose quanto irreali, di chi persegue indifferentemente ed incoerentemente qualsiasi via possa essere utile a guadagnare qualche punto nei sondaggi d’opinione. Né c’è alcun bisogno delle velleità individuali e partigiane di chi critica un giorno la durezza delle misure adottate ed il giorno dopo ne denuncia l’insufficienza, di chi lamenta la mancata condivisione delle scelte mentre plaude all’assunzione di poteri dittatoriali ed all’imbavagliamento della stampa da parte di un demagogo nazionalista, o ancora di chi contesta la carenza dei mezzi e delle risorse messi a disposizione dopo aver per anni sostenuto lo smantellamento dei meccanismi pubblici di protezione sociale e sanitaria. A tal proposito, e per venire al dibattito oggi in corso in un’Europa nella quale il processo democratico si ferma ad un Parlamento vuoto di poteri, l'imboccare questa strada non va visto come la richiesta dei Paesi meno solidi dal punto di vista economico-finanziario di ottenere l’aiuto dei Paesi più forti, ma quella, e nell’interesse comune, di trasformare profondamente metodi, obbiettivi e, quando sarà possibile, istituzioni di un’Europa che non ha una Carta Costituzionale. Altrimenti, non resterà altro che considerare l’Europa come, nella migliore delle ipotesi, una sorta di unione doganale e l’euro una moneta di conto senza cambio fisso. Ma, in questa discussione, non si può non osservare l’abisso che passa tra un premier che ha affrontato la questione determinazione e con toni forti ma argomentati, utilizzando anche strumenti considerati irrituali quali il rivolgersi direttamente alle opinioni pubbliche di altri Paesi, credo conquistando rispetto e adesioni, e l’inutile e dannosa polemica di chi, in vista del proprio tornaconto, appare più soddisfatto delle chiusure di altri Paesi che delle (modeste) aperture. Del primo atteggiamento, si può solo dire che era ora; del secondo, che non ce n’è alcun bisogno. Concludendo, una nota di moderato ottimismo e di orgoglio non nazionalistico: mi sembra che potremo superare la crisi se saremo capaci di adottare politiche e comportamenti adeguati, e se sapremo, all’interno di società complesse, riconsiderare priorità e modelli di sviluppo. In questo, mi sembra che la parte migliore dell’Italia non sia affatto indietro: ci auguriamo che ciò continui. GIM CASSANO, 03-04-2020

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La rivincita dello stato durante la pandemia - Pierre Haski - Internazionale: Dopo più vent’anni di potere della finanza e delle multinazionali, una delle conseguenze della crisi è il ritorno del ruolo dello stato, dagli Stati Uniti alla Cina. Quando la pandemia sarà finita, faremo bene a ricordarcene. Leggi

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giovedì 2 aprile 2020

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Franco Astengo: Sinistra nell'emergenza e dopo

SINISTRA NELL’EMERGENZA E NEL DOPO di Franco Astengo (Ringrazio in anticipo quanti condividendo vorranno aiutarmi nell’amplificare la diffusione di questo messaggio) Torno a rivolgermi ad alcuni esponenti della sinistra italiana verso i quali dispongo della possibilità d’interlocuzione al fine di sollecitare l’apertura, sia pure a distanza, di un confronto di analisi sulla possibilità di ricostruzione di una nostra presenza all’interno della vicenda politica italiana, adesso nell’emergenza e per il dopo. Ci troviamo in una fase di difficilissimo passaggio, nel momento in cui emergono sempre più evidenti difficoltà di tenuta del sistema, come indicano anche commentatori assolutamente insospettabili di intenzioni “eversive”. Si parla di scollamento quotidiano che può tradursi in lacerazione sociale, mentre emergono i nodi mai sciolti, dal disastro del motore industriale al Nord alla piaga del sommerso al Sud, tanto per semplificare. E’ arrivata anche al “dunque” la questione europea in termini che sarebbe stato difficile da immaginare sul piano dell’esigenza immediata e concreta di scelte sovranazionali, in uno stato di cose nel quale si registra il ritorno allo schema della governabilità autoritaria al centro del Continente. Schematizzo al massimo: 1) Durante l’emergenza è necessario, con gli strumenti a disposizione, ritessere la tela di un dibattito politico destinato per quando possibile a far emergere il tema della ricostruzione di una presenza politica di una sinistra d’alternativa; 2) Il tema della fragilità del sistema politico italiano deve essere affrontato senza reticenze:il pericolo che sta correndo la democrazia repubblicana è troppo grave per essere snobbato e considerato secondario; 3) la questione europea necessita di un ripensamento al riguardo di determinate posizioni assunte anche nel recente passato. Il tema di una dimensione sovranazionale dell’intervento politico appare quanto mai urgente e indifferibile. Si sarà notata, ad esempio, l’assoluta assenza di voci provenienti dal Parlamento Europeo. Su questo punto mi permetto di rinnovare l’appello rivolto al PSE e a Sinistra Europea per un incontro urgente. 4) Debbono essere elaborati elementi di progettualità alternativa posti sia sul terreno della strutturazione politica, sia al riguardo della prospettiva economica e sociale. Non è sufficiente pensare alla green economy e ai possibili relativi modelli di vita. 5) Abbiamo davanti grandi difficoltà ma anche una possibile occasione se saremo capaci di ripensare, anche oltrepassando il pur doveroso richiamo alle diverse identità presenti nella sinistra italiana ed europea, i temi di fondo dello sviluppo e della stessa convivenza civile, delle relazioni umane, degli interscambi economici, culturali, sociali non esclusivamente legati alla logica del profitto, delle comunicazioni d’informazione. Pur nella povertà della mia capacità d’esposizione mi auguro di aver contribuito allo sviluppo di un confronto che tra qualche tempo permetta di porre concretamente all’ordine del giorno il tema della ricostruzione di una soggettività politica della sinistra. Una sinistra in grado di produrre una concreta ipotesi di alternativa nel sistema politico italiano e oltre di esso.

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mercoledì 1 aprile 2020

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