sabato 28 ottobre 2023

The Left Can Influence Poland’s Next Government

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Argentina al ballottaggio. Il camaleontico Massa sfida il trumpiano Milei | Left

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Perchè regalare piazzale Loreto ai privati? - Il Migliorista

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Spain Shows that the Centre-Left Can Govern Progressively

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Assaf Sharon: Netanyahu cieco di fronte alla minaccia di Hamas | Reset

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Piangiamo le vittime civili, tutte - Jacobin Italia

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L'Ue stretta tra due guerre - Collettiva

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Nadef e Patto di stabilità: il diavolo è nei dettagli - Lavoce.info

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Contratto fiscale tradito - Lavoce.info

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L'inflazione fa crescere la povertà - Lavoce.info

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Bce in mezzo al guado - Lavoce.info

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"GAZA E DINTORNI" di Paolo Bagnoli

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Manovra fiscale, i ricchi non si toccano | Eguaglianza & Libertà

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Yuval Noah Harari ha accusato la sinistra mondiale di non voler condannare Hamas

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Franco Astengo: Elezioni ottobre 2023

ELEZIONI OTTOBRE 2023 E RAPPRESENTATIVITÀ' di Franco Astengo La sporadicità del turno elettorale del 22/23 ottobre, intrecciato tra diversi tipi di elezioni (suppletive politiche, amministrative in regione a statuto speciale, amministrative in un solo capoluogo al Sud) non permette una valutazione sui dati di natura pienamente politica. Il solo dato che può essere valutato con sufficiente approssimazione è quello della partecipazione al voto e di conseguenza della rappresentatività del mandato assegnato (nel caso di Monza) o dell'istituzione eletta. E' il caso però di diffidare, ancora una volta, i media nell'uso delle percentuali circa i voti assegnati ai candidati e alle forze politiche: un dato del tutto fuorviante rispetto alla comprensione dei fenomeni in atto. Sotto questo aspetto il caso più clamoroso è stato quello riguardante il collegio elettorale di Monza: ovviamente nella valutazione del fenomeno vanno considerati molteplici aspetti e soprattutto quello che riguarda la scarsa tensione competitiva insita nell'immaginario dello scontro elettorale e la normale scarsa appetibilità "storica" dei turni suppletivi. Alcune considerazioni però vale la pena di svilupparle. Andando per ordine: Adriano Galliani è stato eletto con 67.801 voti pari al 9,65% del totale degli aventi diritto (702.008) e cedendo 95.922 voti rispetto alle elezioni del 2022 quando era stato eletto Berlusconi; il voto per Berlusconi valeva il 34,4% sul totale degli aventi diritto. Ci troviamo quindi di fronte ad un calo di rappresentatività del 25% rispetto a un deficit di partecipazione complessiva del 49,84% (sul totale dei voti validi che furono 460.558 nel 2022 e 131.754 nel 2023). Sul versante del centro-sinistra (con la desistenza del M5S se si è capito bene) Cappato ha ottenuto 52.079 voti pari al 7,41% sul totale degli aventi diritto in calo rispetto ai 124.957 voti avuti nel 2022 da Federica Perelli (18,58% sul totale degli aventi diritto): un deficit di 72.878 voti. Un calo di rappresentatività oltre l'11% che sale al 16 % se si considera l'elettorato del M5S rispetto al già segnalato deficit di partecipazione complessiva del 49,84% (il candidato del Movimento 5 stelle nel 2022 ebbe 35.741 voti pari al 5,31% sul totale degli aventi diritto). Nella sostanza al riguardo del voto monzese si può affermare che centrosinistra e M5S siano risultati deficitari nel portare al voto il proprio elettorato di riferimento: elemento che risulta decisivo in caso di scarsa partecipazione com'era - nel caso - facilmente prevedibile. Di complicata valutazione l'esito delle elezioni provinciali a Trento e Bolzano: prima di tutto perché le due elezioni presentavano aspetti radicalmente diversi poiché a Trento si eleggeva il presidente della Provincia (elezione diretta) e a Bolzano il consiglio provinciale su liste e sistema proporzionale puro, senza sbarramenti o soglie di maggioranza. Nonostante una flessione del 2,40% la percentuale dei votanti a Bolzano è rimasta superiore al 70% (71,5%) con una grande differenza rispetto a Trento, provincia nella quale la percentuale dei votanti si è fermata al 58,64% con una flessione superiore al 5% quindi allineata alle medie nazionali del periodo. Nel voto risaltano due elementi: la netta separazione negli orientamenti tra le due Province (a Trento il PATT (passato dal centro sinistra al centro destra) ha perso - in 10 anni (dal 2013)- 22.758 voti mentre a Bolzano appare in corso una situazione di deflagrazione del voto per la SVP dando spazio a formazioni come Team K di antica filiazione 5 stelle o Die Freieitlinchen indipendentista di di destra. Infine Foggia comune dove si è votato per lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Questo elemento non ha però contribuito ad elevare la tensione civica verso la competizione elettorale: tra il 2019 e il 2023 i voti validi infatti sono diminuiti di 9.216 unità (dato riferito ai suffragi destinati ai candidati Sindaci). La candidatura Episcopo sostenuta dal centro sinistra , dal M5S e da Azione si è affermata al primo turno con 36.801 voto pari al 30,73% sul totale degli aventi diritto; nel 2019 la candidatura Landella per il centro destra era riuscita con 36.400 voti pari al 29,64% del totale degli aventi diritto. Da segnalare la parabola del voto 5 stelle: nel 2019 il candidato del Movimento aveva ottenuto 11.970 voti pari al 9,74% degli aventi diritto, in buona parte confluiti sulla candidatura Episcopo (la candidatura del centro sinistra è salita tra il 2019 e il 2023 di 10.200 voti) mentre la candidatura del centro destra è calata di oltre 19.000 voti (da 36.400 a 17.268) incrementando, con ogni probabilità, l'astensione e il voto a candidature "civiche" come quella di Nunzio Angiola sostenuto da 4 liste a arrivato a contare 7.381 suffragi. Nel caso di Foggia dunque è stato il centro - destra a fallire l'impresa di riportare al voto il proprio elettorato di riferimento. E' questo il messaggio complessivo che potrebbe essere lanciato attraverso questi spezzoni di analisi: la fase di allontanamento dalle urne prosegue, così - come nel caso della SVP - l'esposizione delle forme "storiche" di presenza politico - elettorale a forme diverse di "volatilità". Se questo spunto di analisi risultasse corretto il primo compito delle forze politiche sarebbe - appunto - quello di riuscire attraverso il richiamo coalizionale (stante le diverse formule elettorali in uso) a mobilitare le rispettive aree di riferimento, insomma cercare per primi "i propri": questo punto richiederebbe l'espressione - da una parte - di elementi identitari capaci di saldarsi in un concetto di alleanza che dovrebbe però assumere tratti strategici, ed è forse questo il segreto della possibile conferma (pensando alle elezioni europee dove si voterà con il proporzionale) del rapporto FdI/centro destra. A sinistra si dovrebbe essere capaci di rispondere in analogia anche se - appunto - le europee non rappresenteranno il terreno migliore.

venerdì 20 ottobre 2023

The struggle for a just peace in Israel and Palestine

The struggle for a just peace in Israel and Palestine

Dai 2,4 milioni d’immigrati il 9% del Pil italiano - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

Dai 2,4 milioni d’immigrati il 9% del Pil italiano - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

A che punto è l'evasione - Lavoce.info

A che punto è l'evasione - Lavoce.info

Next Left country case studies - Foundation for European Progressive Studies

Next Left country case studies - Foundation for European Progressive Studies

Franco Astengo: Pace unico presupposto di civiltà

PACE UNICO PRESUPPOSTO DI CIVILTÀ' di Franco Astengo «Le massime dei filosofi sulle condizioni di possibilità della pace pubblica devono essere consultate dagli stati armati per la guerra.» : questo il testo dell' "articolo segreto" che Immanuel Kant comprende nel suo "Per la Pace Perpetua". Invece pare proprio che anche oggi gli stati armati non consultino i filosofi: non li consultano perché non vogliono sentirsi dire che l'unico presupposto per la civiltà è la pace. La pace intesa quale sola condizione preliminarmente indispensabile per avviare una transizione verso un diverso sistema economico e sociale che vorremmo ancora denominare come "socialismo". Nel pensare il presente modestissimo testo non si intendeva però impancarci nel tentativo di indicare una nuova via verso il socialismo: l'intenzione è soltanto quella di segnalare, ancora una volta, l'assoluta insufficienza nella richiesta di pace che sono capaci di esprimere le forze politiche,la debolezza della mobilitazione sociale, la vacuità nelle espressioni di tensione etica e morale da parte di chi agisce e governa gli strumenti culturali e di comunicazione di massa. In un quadro complessivo che via via si sta drammatizzando sembrano prevalere ancora una volta i giochi di potere, i calcoli di predominio, l'indifferenza di chi pensa ad accumulare ricchezza per rendere sempre più ingiusta la convivenza umana. Non si avvertono i segnali di una inversione di tendenza e neppure l'idea di ritorno ad un equilibrio del terrore (questa volta multipolare) sembra scuotere più di tanto le coscienze. La politica non riesce a fare quella che dovrebbe essere la propria parte: elaborare strategie adatte ad evitare l'imbarbarimento generale. In questo momento sono oltre 50 i teatri di guerra attivi nel mondo, in buona parte misconosciuti dall'opinione pubblica ma se vogliamo riferirci ai casi di maggiore insistenza di esposizione da parte dei mezzi di comunicazione di massa non possiamo non rimarcare la pervicacità dei governi interessati a battere la strada delle armi e l'assoluta incapacità a formulare proposte politiche da parte delle organizzazioni sovranazionali dall'ONU alla Comunità Europea. La Comunità Europea spicca per la sua assoluta sudditanza a una organizzazione militare come la NATO e alle scelte in funzione bellicista che, in quell'ambito, compie la Presidenza USA : la guerra intesa come sola risposta possibile alle prevaricazioni armate come quella russa e al terrorismo di Hamas. Non solo non si consultano i filosofi (nel senso lato del termine) ma li si considera trascurabili "profeti disarmati" . Valutare la richiesta di pace intesa come sinonimo di civiltà quale "profezia disarmata"quasi di pura derivazione religiosa e così trascurandola come stanno facendo anche le forze politiche progressiste italiane ci sembra un vero e proprio punto di arretramento politico ed etico. Per fare esempi legati semplicemente alla stretta attualità: perchè dall'Unione Europea non sorge un invito all'ONU per una interposizione sul fronte russo-ucraino (magari da intendersi come primo passo per la creazione di una zona smilitarizzata al centro d'Europa: zona smilitarizzata che dovrebbe interessare anche la frontiera azero/armena) e per l'avvio di concreti progetti attorno all'idea dello Stato Palestinese? Perché non sfidare l'egemonia delle grandi potenze (come si fece al tempo della crisi dei missili?) : senza dimenticare l'Africa che la bramosia di ricchezza della sua borghesia e delle leadership mondiali ha ridotto ormai in condizioni incredibili dal punto di vista economico, sociale, umano. Sarebbe necessario che pace e politica si trasformassero in un binomia inscindibile partendo proprio da un recupero da una visione del futuro attraverso l'elaborazione di una necessaria Utopia da considerare veicolo per rendere possibile un progetto.

Salviamo il Servizio Sanitario Nazionale

Salviamo il Servizio Sanitario Nazionale

mercoledì 18 ottobre 2023

Cacciari: "L'attacco di Hamas, l'impotenza dell'Europa, "la forza" di Israele, i ghetti dei palestinesi e il ruolo degli americani nel disordine globale" - nuovAtlantide.org

Cacciari: "L'attacco di Hamas, l'impotenza dell'Europa, "la forza" di Israele, i ghetti dei palestinesi e il ruolo degli americani nel disordine globale" - nuovAtlantide.org

Poland’s historic election: democracy won

Poland’s historic election: democracy won

Israel-Palestine: a comparative perspective

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L’Europa e il parto del topolino | Insight

L’Europa e il parto del topolino | Insight

Sanità, i numeri non mentono - Collettiva

Sanità, i numeri non mentono - Collettiva

TEMPI DELLA POLITICA, TEMPI DELLA SOCIETÀ |

TEMPI DELLA POLITICA, TEMPI DELLA SOCIETÀ |

COME NON SI GOVERNA UNA CITTÀ |

COME NON SI GOVERNA UNA CITTÀ |

Franco Astengo: Europa

POLONIA/EUROPA L'atteso risultato delle elezioni polacche ha fornito un impulso positivo a chi ritiene imperativo categorico fermare l'ondata di destra in Europa: pericolo presentatosi in particolare dopo i segnali arrivati dalle tornate elettorali in Baviera e in Assia. Un risultato quello ottenuto dalle forze europeiste variamente collocate presenti in Polonia in grado di varare una formula di governo appare tanto più da rimarcare perché realizzato con una partecipazione al voto del 74,38% degli aventi diritto e quindi in crescita del 12,68% rispetto al 2019. In precedenza alla possibilità di disporre di dati più affinati da utilizzare per analisi maggiormente approfondite mi permetto un solo spunto di riflessione. Le elezioni polacche, infatti, hanno avuto quale oggetto del contendere il tema europeo in una sorta di bipolarismo tra la concezione sovranista - populista degli Stati e quella - interpretiamola in questo modo - più significativamente europeista. Sarà questo il tema delle elezioni dei rappresentanti dei 27 paesi al Parlamento Europeo che si svolgeranno tra il 5 e il 9 giugno 2024. Si tratterà, in ogni evenienza, di un confronto dai tratti bipolari che impegnerà anche lo schieramento politico italiano e sarà difficile sfuggirvi: tanto più che in ballo ci sarà la formazione della maggioranza a Strasburgo che dovrà eleggere la presidenza della Commissione ed è nota la propensione a destra di formare una coalizione diversa da quella denominata "Ursula" che ha portato a suo tempo all'elezione della tedesca Von der Leyen. A sinistra allora il punto da affrontare mi pare dovrebbe essere quello del come affrontare, almeno per quel che riguarda l'Italia,la necessità di rappresentare efficacemente un punto di articolazione dello schieramento europeista (con un occhio rivolto agli equilibri interni e alle proporzioni che assumeranno le dimensioni di voti dei maggiori contendenti nel quadro proporzionale). I punti di caratterizzazione della sinistra pensabili come nell'ambito appena definito 1) quello della situazione internazionale che potremmo definire "della pace" che passa attraverso la non identificazione tra Unione Europea e NATO; 2) quello istituzionale interrogandoci se non possa essere il caso di riprendere in mano il progetto di Costituzionalizzazione Europea e di revisione dei Trattati; 3) il tema economico - sociale che deve essere portato avanti avendo come punto di partenza della proposta l'enorme crescita delle disuguaglianze verificatosi nel periodo e il tema dell'accoglienza ai migranti. Su queste basi potrebbe anche essere avviato un discorso - che sarà molto complicato - sugli schieramenti. Grazie per l'attenzione Franco Astengo

lunedì 16 ottobre 2023

Is Poland turning over a new leaf? – Democracy and society | IPS Journal

Is Poland turning over a new leaf? – Democracy and society | IPS Journal

Poland’s Ruling Party Lost, but Will It Leave? by Maciej Kisilowski - Project Syndicate

Poland’s Ruling Party Lost, but Will It Leave? by Maciej Kisilowski - Project Syndicate

Franco Astengo: Privatizzazioni e struttura industriale

PRIVATIZZAZIONI E STRUTTURA INDUSTRIALE di Franco Astengo Nella "Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza" il Governo ha scritto di voler realizzare in soli tre anni ulteriori privatizzazioni per un importo dell'uno per cento del prodotto interno lordo. Ferruccio De Bortoli in un suo articolo apparso sull'inserto economico del "Corriere della Sera"( 16 ottobre) ha espresso un forte scetticismo rispetto all'esito possibile di questo intento e ha provato anche a tracciare un bilancio complessivo dell'intero quadro delle privatizzazioni. Nel suo intervento l'ex-direttore del "Corriere" si appoggia anche - e presenta- un saggio scritto da Paolo Modiano e Marco Onado per il Mulino dal titolo molto eloquente "Illusioni Perdute": una impietosa disamina delle privatizzazioni, avviate ormai trent'anni fa che dovrebbe spingere la classe dirigente non certo sulla via nostalgica di Iri, Efim, Egam ma verso un approfondimento - finora mancato - sulle ragioni per le quali l'Italia non dispone più di grandi aziende., in un quadro di fallimento dell'idea che vi fosse una "via finanziaria allo sviluppo", lastricata di debiti e difese corporative L’articolo tocca cosi' un punto di grande interesse al riguardo del quale proprio oggi è necessario recuperare non soltanto una capacità riflessione ma anche di proposta e d’iniziativa politica, mentre l'aumento della flessibilità del lavoro non ha arrestato la caduta di produttività, che dipende da ben altri fattori. Quali sono i punti sui quali impostare questa riflessione?: 1)L’imporsi di uno squilibrio nel rapporto tra finanza ed economia verificatosi al di fuori di qualsiasi regola e sfuggendo a qualsiasi ipotesi di programmazione; 2)La perdita da parte dell’Italia dei settori nevralgici dal punto di vista della produzione industriale: siderurgia, chimica, elettromeccanica, elettronica. Quei settori dei quali a Genova si diceva con orgoglio “ produciamo cose che l’indomani non si trovano al supermercato”; 3)A fianco della crescita esponenziale del debito pubblico si collocava nel tempo il mancato aggancio dell’industria italiana ai processi più avanzati d’innovazione tecnologica. Anzi si sono persi settori nevralgici in quella dimensione dove pure, si pensi all’elettronica, ci si era collocati all’avanguardia. Determinante sotto quest’aspetto la defaillance progressiva dell’Università con la conseguente “fuga dei cervelli” a livello strategico. Un fattore questo della progressiva incapacità dell’Università italiana di fornire un contributo all’evoluzione tecnologica del Paese assolutamente decisivo per leggere correttamente la crisi; 4)Si segnalano infine due elementi tra loro intrecciati: la progressiva obsolescenza delle principali infrastrutture, in particolare le ferrovie ma anche autostrade e porti e un utilizzo del suolo avvenuto soltanto in funzione speculativa, in molti casi scambiando la deindustrializzazione con la speculazione edilizia e incidendo moltissimo sulla fragilità strutturale del territorio. Sono questi riassunti in una dimensione molto schematica i punti che dovrebbero essere affrontati all’interno di quell’idea di riprogrammazione e intervento pubblico in economia completamente abbandonata dai tempi della “Milano da Bere” fino ad oggi. Un'operazione che non potrà certo essere condotta da un governo di destra e che richiederà, sul piano politico, l'elaborazione di una proposta di alternativa. Sarà soltanto misurandoci su di un’idea di progetto complessivo che si potrà tornare a parlare d’intervento e gestione pubblica dell’economia: obiettivo, però, che una sinistra rinnovata dovrebbe porre all’attenzione generale senza tema di apparire “controcorrente”. La stessa questione del “deficit spending” andrebbe affrontata in questa dimensione. “Scambio politico” e assenza di una visione industriale hanno pesato in maniera esiziale sulle prospettive di crescita dell’Italia. Fenomeni ben emblematizzati, tornando all'articolo da cui ha preso spunto questo intervento, da un episodio che deve essere ricordato: quello riguardante Telecom, oggi Tim. Era un gioiello nazionale. Non lo psicodramma di una società caricata di troppi debiti dalla sciagurata offerta pubblica dei cosiddetti "capitani coraggiosi" senza che vi fosse alcuna strategia : proprio quel tema della strategia che si intendeva sollevare in questa occasione nel momento in cui la destra propone un nuovo tentativo che stavolta rappresenterebbe davvero il cosiddetto "raschiamento del barile" presentando il rischio della definitiva fuoriuscita dell'Italia dal novero delle società industriali (resterebbe il Nord la cui manifattura appare dipendente dalla Germania; un tessuto fragile di media e piccola impresa; un settore di servizi e turistico fortemente corporativo e di peso sproporzionato sull'economia complessiva del paese in un quadro - ben conosciuto - di dipendenza energetica).

I sovranisti perdono Varsavia, una vittoria per l'Europa che sconfessa la "democrazia illiberale" - Strisciarossa

I sovranisti perdono Varsavia, una vittoria per l'Europa che sconfessa la "democrazia illiberale" - Strisciarossa

Zio Paperone e il salario minimo , Emiliano Mandrone | Menabò di Etica ed Economia

Zio Paperone e il salario minimo , Emiliano Mandrone | Menabò di Etica ed Economia

Il pericolo della secessione dei ricchi*, Gianfranco Viesti | Menabò di Etica ed Economia

Il pericolo della secessione dei ricchi*, Gianfranco Viesti | Menabò di Etica ed Economia

Non c'è alternativa all'utopia della pace - Collettiva

Non c'è alternativa all'utopia della pace - Collettiva

Siamo tutti più poveri - Collettiva

Siamo tutti più poveri - Collettiva

giovedì 12 ottobre 2023

Keir Starmer has shown he is no Blairite - New Statesman

Keir Starmer has shown he is no Blairite - New Statesman: The Labour leader’s invocation of class and state intervention set him apart from the politics of the 1990s.

Netanyahu impallinato dalla stampa israeliana - Lettera43

Netanyahu impallinato dalla stampa israeliana - Lettera43

Il riformismo senza rivoluzione (e senza riforme) - Jacobin Italia

Il riformismo senza rivoluzione (e senza riforme) - Jacobin Italia

Il crollo della dottrina Netanyahu • Diritti Globali

Il crollo della dottrina Netanyahu • Diritti Globali

Gaza. La Striscia, una doppia trappola per Israele • Diritti Globali

Gaza. La Striscia, una doppia trappola per Israele • Diritti Globali

Germany’s true economic disease – Economy and ecology | IPS Journal

Germany’s true economic disease – Economy and ecology | IPS Journal

Elections in Germany: the far right and the firewall

Elections in Germany: the far right and the firewall

Felice Besostri: Se vuoi la pace prepara la pace

Se vuoi la pace prepara la pace L’offensiva militare di Hamas ha avuto, per loro scelta, aspetti di crudeltà particolare verso i civili, tra cui bambini decapitati, in questo senso l’intento terroristico è evidente, aggravato alla presa di ostaggi, come scudi umani o merce di scambio con detenuti palestinesi senza processi. L’orrore è evidente e la condanna giusta. Tuttavia non sarebbe giusto fermarsi là e delegare all’esercito israeliano il compito di combattere le paure e di vendicare i morti e i feriti. Per ragioni contrarie alla spettacolarizzazione la rappresaglia israeliana avrà meno testimoni e le sofferenze di altri civili palestinesi, uomini, donne e bambini avrà meno spettatori, ma non per questo dovrebbe ferire meno la nostra umanità e il senso di giustizia. Nella mia vita ho avuto molte conoscenze in Israele, molte di più nella diaspora e qui anche molti amici. In Israele per amicizia, dal 1970, posso solo parlare di un ebreo irakeno, Latif Dori, del partito sionista di sinistra MAPAM, che aveva iscritti anche arabi palestinesi e che da sempre aveva adottato la parola d’ordine “due Popoli, due Stati”, senza bisogno di specificare, perché questa era la loro ideologia, che i due Stati dovevano essere laici e democratici. Latif Dori aveva avuto una condanna penale per aver mantenuto contatti con esponenti dell’OLP, vietati perché “organizzazione terroristica”. La sua cultura era araba, da centinaia d’anni ebrei vivevano a Bagdad e l’arabo la lingua materna e paterna, quando la famiglia dovette riparare in Israele dopo la prima guerra arabo-israeliana, non parlava l’yiddish, la lingua dei padri fondatori di Israele provenienti dall’Europa centro-orientale e gli ebrei in paesi islamici non erano mai stati oggetto di pogrom, massacri collettivi, in cui hanno primeggiato i cosacchi dell’atamano Bohdan Chmel'nyc'kyj. Col tempo l’OLP e il suo leader indiscusso, per quanto personalmente discutibile, diventarono interlocutori ufficiali del governo israeliano con gli accordi di Oslo del 1993, grazie alla mediazione dei laburisti norvegesi tramite il loro ministro degli esteri, Terje Rød-Larsen e per la loro attuazione dal 1994, il suo successore Bjørn Tore Godal, che ho avuto la ventura di conoscere e frequentare al tempo della YUSI (Unione Internazionale della Gioventù Socialista), nella quale non mancavano amici della causa palestinese. In quei tempi esisteva a sinistra un’organizzazione come l’Internazionale Socialista, di cui erano membri i partiti socialisti sionisti, al governo in Israele e l’OLP invitata permanente. Proprio l’assassinio, ad opera di organizzazioni contrarie a Al-Fatah, del rappresentate dell’OLP, Issam Sartawi, il 10 aprile 1983, al congresso dell’Internazionale Socialista a Albufeira, al quale partecipavo come delegato dell’Internazionale Socialista dell’Educazione, paradossalmente fece capire che non c’era e non c’è altra soluzione che un accordo, garantito internazionalmente. Attualmente un pio desiderio, o, con espressione che segna la nostra subordinazione non solo linguistica con la potenza dominante dei valori occidentali, wishful thinking, peer l’impotenza cui è stata ridotta l’ONU dai membri permanenti (USA, Federazione Russa, Cina, Regno Unito e Francia) del Consiglio di Sicurezza e dai rapporti USA-Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina, che erano le potenze garanti degli accordi di Oslo, mai portati a termine, come quelli di Minsk. L’impegno per una soluzione, che tenesse conto della Shoah e dei diritti dei popoli alla autodeterminazione, mi fece incontrare il secondo amico medio-orientale Wael Abdel Zwaiter, il rappresentante della OLP in Italia, ma che era di formazione comunista. Una particolarità di molti partiti comunisti di paesi arabi è che nella loro fondazione era frequente la presenza di ebrei e arabi cristiani. La sintonia con l’ebreo irakeno socialista sionista nelle richieste rivolte alla sinistra europea era stupefacente, noi non abbiamo bisogno di amici, che si schierino dalla nostra parte, ma che ci facciano incontrare, che siano un ponte e solo voi sinistra europea che avete lottato contro il fascismo e il nazismo e contro il colonialismo dovreste essere i nostri naturali alleati. Riuscii a trovare un contatto con uno storico attivista del movimento operaio israeliano Peretz Merchav (1913-1978), che per proseguire questo contatto con un esponente dell’OLP venne a Milano per poter proseguire i contatti. Incontrai Wael a Roma per dargli la buona notizia in un caldo giorno di ottobre, il 15 per la precisione, ma il 16 sarebbe stato ucciso a colpi di pistola vicino all’ascensore della sua abitazione romana, stando a Wikipedia da agenti del Mossad, perché sarebbe stato uno degli organizzatori della strage delle olimpiadi di Monaco del 5 settembre 1972. Se sono stati agenti del Mossad questa non poteva essere la ragione. Chi voleva tentare strade di pace aveva nemici nelle due parti tra palestinesi, che non volevano rinunciare alla cancellazione dell’entità sionista e tra gli israeliani, che pensavano ad un Grande Israele che annettesse formalmente la Cisgiordania. Ad uccidere Yitzhak Rabin la sera del 4 novembre 1995 non è stato un palestinese, ma un fanatico israeliano, che si opponeva alla esecuzione degli Accordi di Oslo, che valsero a Shimon Peres, Yasser Arafat e a lui il Premio Nobel della Pace 1994. Rabin è stat0o il Primo ministro israeliano nato in Israele a Gerusalemme. La sua carriera militare di Generale vincitore della Guerra dei 6 giorni non lasciava presagire che sarebbe stato il più determinato sostenitore di una politica di pace. Non era certamente una colomba, ma come si sa le aquile volano molto più in alto delle colombe e perciò vedono più lontano. Chi non ha potere o in grado di influire sul potere cosa può fare? Se pensa che non può fare nulla, si rassegna o si deprime o diventa un fanatico frustrato, che sceglie un nemico da odiare, indifferentemente l’estremismo palestinese o l’occupante israeliano, invece che una causa da amare, fino in fondo, come è quella della pace. Ad ogni costo, quale sia il prezzo da pagare: meglio che lo paghiamo noi e non i nostri figli e peggio ancora i nostri nipoti. Felice Besostri

Il Servizio sanitario è al capolinea - Collettiva

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mercoledì 11 ottobre 2023

Cos'è la minimum tax e cosa prevede il progetto Ocse - Lettera43

Cos'è la minimum tax e cosa prevede il progetto Ocse - Lettera43: L'Ocse ha pubblicato la bozza della convenzione multilaterale, che prevede una minimum tax del 15 per cento sulle imprese multinazionali.

Keynes and the Marxists

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La rivista il Mulino: Qualche riflessione sulle elezioni in Baviera e Assia

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Why are some of the left celebrating the killings of Israeli Jews? | Naomi Klein | The Guardian

Why are some of the left celebrating the killings of Israeli Jews? | Naomi Klein | The Guardian: Some continue to minimize massacres of Israeli civilians, and some even seem to celebrate them – this only fuels militant Zionism

The left’s slide in Germany is a warning for Labour - New Statesman

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'Keir's speech made it clear. Reform must be at the centre of all Labour does' - LabourList | Latest UK Labour Party news, analysis and comment

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Gli orrori di Hamas e le colpe di Netanyahu - Collettiva

Gli orrori di Hamas e le colpe di Netanyahu - Collettiva

Keir Starmer’s conference speech: has he done enough to win the general election? | Frances Ryan, Zoe Williams, Sahil Dutta, Nels Abbey, Fatima Ibrahim and Tom Belger | The Guardian

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lunedì 9 ottobre 2023

What Russia Really Wants: How Moscow’s Desire for Autonomy Could Give America an Edge Over China

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Martin Indyk: Why Hamas Attacked—and Why Israel Was Taken by Surprise

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Batosta per Scholz alle regionali in Germania, vola l'ultradestra - Lettera43

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Le responsabilità di Netanyahu nella guerra Israele-Hamas - Lettera43

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La rivista il Mulino: La Polonia di oggi

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QUESTA VOLTA è UNA GUERRA DIVERSA, E RICHIEDE UN DIVERSO PENSARE - GLI STATI GENERALI

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Germany’s true economic disease

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