mercoledì 15 maggio 2024

Dati Istat, lavoratori sempre più poveri: aumenta il divario tra Nord e Sud - Lettera43

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La rivista il Mulino: Dopo il voto catalano, aspettando le europee

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Appello a firmare i referendum "sul Jobs act" - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

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Contrattazione decentrata? Molto promettente, ma ancora per pochi., Giuseppe Croce | Menabò di Etica ed Economia

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Il mercato del lavoro italiano 30 anni dopo: più occupati, più precari, più poveri, Alessandro Bellocchi, Giuseppe Travaglini | Menabò di Etica ed Economia

Il mercato del lavoro italiano 30 anni dopo: più occupati, più precari, più poveri, Alessandro Bellocchi, Giuseppe Travaglini | Menabò di Etica ed Economia

Il testo integrale dell'intervento della senatrice Segre sul premierato

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Quale Europa?, Elena Granaglia | Menabò di Etica ed Economia

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mercoledì 8 maggio 2024

La rivista il Mulino: Analizzare le cause del disastro ucraino

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Antisemitismo e critica di Israele: di cosa parliamo?

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"Per mano fascista". Le piccole viltà dietro lo scandalo della targa a casa Matteotti - Strisciarossa

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CITTÀ FORGIATA DAL SOCIALWASHING-GREENWASHING A PROFITTO DELLA SPECULAZIONE FINAZIARIA-IMMOBILIARE  |

CITTÀ FORGIATA DAL SOCIALWASHING-GREENWASHING A PROFITTO DELLA SPECULAZIONE FINAZIARIA-IMMOBILIARE  |

Franco Astengo: Liguria e questione morale

LIGURIA E QUESTIONE MORALE di Franco Astengo Premessa la debita considerazione di garantismo e di colpevolezza da dichiarare soltanto al momento di sentenze passate in giudicato il terremoto giudiziario che sta devastando la Liguria politica e imprenditoriale non può rimanere sotto silenzio. Ancora una volta la magistratura si è mossa in un'ottica di supplenza della politica e l'analisi dei diversi intrecci rilevabili dai provvedimenti giudiziari fin qui assunto consentono alcune precise affermazioni proprio sul piano politico: 1) dagli atti fin qui portati avanti dall'autorità giudiziaria appare rilevarsi il profilo di un vero e proprio "sistema di potere" collocato ben al di fuori da un contesto di esercizio della responsabilità democratica. Le scelte fin qui compiute dal Presidente della Regione Liguria nel corso del suo mandato hanno avuto l'evidente destinazione proprio del consolidamento di questo sistema di potere attraverso scelte di carattere corporativo sia sul piano economico sia sul piano delle destinazioni territoriali (ultima in ordine di tempo ma non ultima per importanza quella della destinazione della nave -rigassificatore a Vado Ligure); 2) Questo sistema di potere (da confermare giudizialmente ma ben presente sul piano politico) può sfruttare ( e fin qui ha sfruttato) il mutamento di natura dell'Ente Regione che proprio in Liguria ha assunto caratteristiche particolarmente spiccate. Attraverso l'elezione diretta del Presidente della Giunta (che poi mezzi di comunicazione di massa e giornali hanno facilonescamente definito "Governatore") ha definito la fisionomia dell'Ente in soggetto di nomina e di spesa (anziché di coordinamento legislativo come stava nelle intenzioni di chi aveva proceduto a normare l'indicazione costituzionale); 3) In questo intreccio tra potere di nomina e potere di "elargizione di spesa" può diventare facile l'introduzione di un sistema di potere capace di connettere politica e affari in vari campi ( per quel che riguarda la Liguria oltre al sistema infrastrutturale realizzato in particolare attorno al porto di Genova non può essere dimenticato il tema del rapporto pubblico/privato in sanità: tanto per fare soltanto degli esempi). Questi sono alcuni dei temi politici suggeriti dall'avanzare dell'inchiesta che ha messo a soqquadro vertici istituzionali, economici e imprenditoriali in Liguria. Il pensiero non può che correre all'affare Teardo di oltre quarant'anni fa: anche in quel caso emerse un ritardo della politica nell'individuare responsabilità e natura dei fatti (così la magistratura già svolse un ruolo di supplenza) in una fase in cui l'approccio alla modernità mutava la natura dell'antica questione morale di marca democristiana: in allora ci si fermò presto e non si riuscì a vedere oltre il fatto locale (pur molto rilevante). Eppure dietro l'angolo ci stava Tangentopoli

mercoledì 1 maggio 2024

Massimo Cacciari: Primo maggio, senza la ricostruzione del potere sindacale rimane solo la retorica - nuovAtlantide.org

Massimo Cacciari: Primo maggio, senza la ricostruzione del potere sindacale rimane solo la retorica - nuovAtlantide.org

What is Starmerism? - New Statesman

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Franco Astengo: Il lavoro e il Primo Maggio

IL LAVORO E IL PRIMO MAGGIO di Franco Astengo Il 1° maggio 1971 il Manifesto pubblicò un editoriale non firmato dal titolo "Contro il lavoro" che fece molto scalpore. Oggi può essere utilmente preso in esame un punto di quel testo: “Nessuno più di Marx ha fatto del lavoro il centro della storia. L’uomo stesso è il prodotto del suo lavoro” e più avanti “Da un lato il lavoro diventa, come lavoro salariato, fino in fondo e per tutti una realtà esterna, senza senso e senza contenuti, un’alienazione insopportabile..”. Ecco questo è il punto su cui soffermarci, quello del lavoro come alienazione. La domanda allora diventa: qual’è il punto di alienazione raggiunto oggi? Si pone ancora la prospettiva che dalla presa di coscienza dell’alienazione si possa arrivare alla presa di coscienza della necessità del superamento del lavoro salariato? Si tratta di prendere in considerazione un dato di fondo : l’uomo non è più il prodotto del suo lavoro, come si pensava cinquant'anni fa, e neppure la dimensione umana si trova ancora al centro della subalternità al comando del profitto. Oggi l’uomo (nel senso di genere umano) non è null'altro che l’espressione del suo consumo, della sua capacità di corrispondere in ogni momento della sua vita e non soltanto in fabbrica all’egemonia del comando del profitto. Dentro lo stridore sociale dominante è il comando del profitto che ormai si è esteso sull’insieme di contraddizioni che la modernità presenta, assumendo il comando di tutte le innovazioni che via via si stanno presentando sulla scena. Ogni nostro atto, ogni nostra possibilità di visione, è compiuto in funzione dell’apparire quasi sempre pubblicitario del combinato disposto tra reale e virtuale sul quale la logica del profitto si espande e si afferma. L’intreccio tra reale e virtuale che si accompagna ormai in tutti gli aspetti della nostra vita non produce altro che la virtuosità del profitto in tutti i campi. L'incombenza imposta a tutti è quella di mantenere integro il ciclo del consumo. Così si è arrivati più ancora che alla negazione al considerare superfluo il conflitto, sia nel sociale sia nel politico. Il conflitto è considerato ormai marginale, momento di turbamento dell’ordine costituito. Così sembrano del tutto remote le potenzialità di considerare “lotta” e non “festa” una giornata del lavoro nel significato profondo, originario, del Primo Maggio. L'articolo di quel lontano 1° maggio di oltre cinquant’anni fa può essere considerato lontano nel tempo, reperto di vera antichità nella storia delle relazioni umane, sociali, politiche. L’orizzonte è rimasto ristretto alla sola possibilità della migliore remunerazione del lavoro umano per far sì che ci sia consentito di continuare ad esercitare questa funzione di mera riproduzione del consumo come fattore di consenso e di nuova dimensione dell’umanità. Un esercizio condotto a prezzo dello smisurato allargamento delle disuguaglianze su tutte le basi: individuali, collettive, planetarie con la guerra tornata sovrana a regolare la storia. Ricordarsi le condizioni di intreccio tra sfruttamento e alienazione ponendo assieme il tema di rivedere la visione del lavoro potrebbe rappresentare la possibilità di compiere dopo tanto tempo un nuovo passo in avanti almeno dal punto di vista della nostra capacità di riflessione. Quale occasione migliore del Primo Maggio per ricordare questa possibilità ?