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Bugie e inutilità
di Alfiero Grandi
Gio, 16/07/2009 - 05:52
Le cifre scritte nel DPEF sono quelle che Tremonti aveva in precedenza escluso. Per compiacere le assurde affermazioni del suo “capo”, a cui non può che obbedire, il Ministro dell’Economia aveva affermato che la crisi non c’era, che solo dei catastrofisti potevano fare simili previsioni. Aggiungendo che tutte le previsioni negative che venivano da organi istituzionali del nostro paese come l’Istat, la Banca d’Italia o internazionali come l’OCSE e il FMI erano destituite di fondamento. E’ passata appena qualche settimana e le stesse previsioni entrano nel DPEF che il Governo ha presentato.
L’unico punto su cui si può convenire con Tremonti è che il DPEF si è rivelato nel tempo uno strumento pressoché inutile e quindi questo sarà l’ultimo DPEF di cui si discute.
Il difetto principale del DPEF è sempre stata la sua inutilità. Infatti tutti i Governi lo hanno modificato pochi mesi dopo la sua approvazione, prima della presentazione della legge finanziaria che ad esso fa riferimento, perché le previsioni dei DPEF si sono rivelate regolarmente inadeguate e questo è ancora più clamoroso se ci si diverte (si fa per dire) a confrontare i DPEF approvati un anno dopo l’altro. Le loro previsioni divaricano in modo impressionante.
Naturalmente è tutto da dimostrare che le nuove modalità adottate per il futuro dal Governo per le leggi di bilancio siano migliori di quelle attuali, pur difettose.
Qui finisce l’interesse per il documento presentato dal Governo perché i contenuti sono anzitutto svogliati. In altre parole il Governo anticipa malvolentieri decisioni che preferisce precipitare sul parlamento già confezionate per farle approvare anche con il voto di fiducia. Del resto Berlusconi ha detto che non ci sono novità, quindi….
E’ interessante vedere insieme il DPEF e il decreto pomposamente chiamato anticrisi. Il decreto sta per subire corposi emendamenti del Governo, a partire dal cosiddetto scudo fiscale, per finire all’aumento dell’età di pensionamento per le dipendenti pubbliche. Inoltre già si parla di ricorso al voto di fiducia sul decreto, ufficialmente per ragioni di tempo, in realtà per tacitare sul nascere possibili dissensi all’interno della maggioranza, continuando nell’azione di svuotamento del ruolo del parlamento, ridotto ormai ad un’aula sorda e grigia che deve solo approvare quello che il Governo decide. Notare quanto somigli questa situazione ai desiderata di Berlusconi sul ridimensionamento del ruolo del parlamento, ormai svuotato di funzioni e poteri fondamentali.
Quindi questo DPEF è un documento di scarso interesse se non per dimostrare come questo Governo cambi argomenti e numeri con una facilità impressionante. Berlusconi tiene a far sapere che ISTAT e Banca d’Italia approvano il DPEF, A parte che lo dice lui, da quando ISTAT e Banca d’Italia sono chiamati ad approvare atti del Governo ? E’ solo la conferma che Berlusconi non sa letteralmente dove sta di casa uno stato democratico e la conseguente divisione dei poteri.
Del resto che il PIL italiano sarebbe sceso nel 2009 di circa il 5% lo si sapeva, che le entrate fiscali stanno diminuendo era noto. Meno noto, ma meno noto solo al Governo, invece era che le entrate fiscali stanno diminuendo velocemente non solo per la crisi economica ma anche perché l’evasione fiscale ha ripreso a correre con velocità. In altre parole è tornato di moda l’arricchitevi come meglio potete che è una costante della politica economica di questa destra che cerca di compensare i mancati interventi a sostegno dell’economia con un poco di libertà di evadere per settori del ceto medio e dell’impresa. Tanto oggi ci sarà lo scudo fiscale e in futuro magari un altro condono, di cui si sente già il “profumo” nell’aria. A proposito lo scudo fiscale è “ingrassato” fino a diventare un vero e proprio condono su reati che vanno oltre quelli fiscali. I malandrini ringraziano.
Per il resto il DPEF non contiene novità. Hanno fatto bene alcune parti sociali, CGIL in testa, a protestare per i silenzi del Governo sui contenuti di quello che vuol fare e perfino per il mistero su alcuni conti, ma era prevedibile che questo Governo continuasse sulla strada che ormai batte da tempo: conciliaboli ristretti tra i capi per decidere e voti di fiducia a raffica.
Il deficit pubblico è in crescita, il debito pubblico è destinato a raggiungere i livelli da cui è iniziato il risanamento 15 anni fa. Un salto indietro nei conti pubblici di 15 anni malgrado gli interventi concreti a sostegno dell’economia siano ben poca cosa e per di più la loro efficacia arriverà in buona parte l’anno prossimo, come gli effetti della detassazione degli utili reinvestiti dalle imprese che Tremonti aveva cancellato e che ora ripristina tardivamente sotto l’incalzare della crisi. Gli interventi sociali sono quelli già noti. Interventi del tutto insufficienti a sostenere le aree sociali più deboli in questa fase difficile e per di più l’onda dei problemi occupazionali non è ancora arrivata al suo massimo.
Berlusconi parla del tutto a vanvera di 34 miliardi a sostegno dei redditi in difficoltà, peccato che di questo non c’è traccia negli atti del Governo. Il problema è che manca del tutto una politica di sostegno ai redditi e ai consumi interni proprio quando i dati sul reale potere d’acquisto dicono che l’Italia è ormai sorpassata in Europa anche dalla Grecia, mentre gli altri redditi sono cresciuti per esportare più capitali all’estero. Nel potere d’acquisto resta dietro l’Italia solo il Portogallo. Purtroppo l’egoismo delle classi dominanti ancora impedisce di capire che il livello troppo basso dei redditi da lavoro e da pensione in Italia è il principale vincolo negativo alla ripresa dei consumi interni e neppure Confindustria sembra rendersi conto che senza rimuovere questo tappo serve a poco farsi assegnare dal Governo le poche risorse disponibili. E’ un appeasement per un piatto di lenticchie.
Del resto secondo il Governo basta affermare con insistenza che: La crisi è colpa degli USA, l’Italia va meglio degli altri, il peggio è superato, nel 2010 ci sarà la ripresa e poi continuare ad aspettare, facendo il meno possibile, che altri trainino la ripresa nella speranza di agganciarvi l’Italia. Già visto anche questo. La politica economica di Tremonti e Berlusconi è questa: imbonire, raccontare favole e sperare che arrivi la ripresa, cercando di passare la nottata. La realtà della crisi, i morsi sulla carne viva, la disperazione di aree sociali che perdendo il lavoro rischiano di perdere tutto: dalla dignità alla casa sembrano non esistere, almeno finchè non vengono rappresentati da qualcuno, partito o sindacato che sia, meglio ancora coalizione che si candida a governare in modo alternativo alla destra.
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