venerdì 3 luglio 2009

Pierluigi Camagni: Quale futuro?

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Oggi alle 16.38
Riporto, qui di seguito, la sintesi dell'intervento che ho fatto nel seminario tenuto ieri a Milano da un po' di amici e compagni socialisti (iscritti e non) di Lombardia, Piemonte e Liguria.


Io credo che dal voto europeo ed amministrativo e, successivamente, dal risultato dei referendum, siano emerse alcune cose:

la prima: la sconfitta del bipartitismo. PdL e PD sono gli unici partiti che perdono – pur essendo, per altro, quelli che trasformano queste sconfitte in vittorie – in termini di voti e in termini di consenso al loro progetto politico. Ma, insieme a questa, a mio avviso, vi è anche la sconfitta del bipolarismo. Lo dimostra il successo dell'UDC e del suo progetto neocentrista, ma lo dimostrano, all'interno delle coalizioni, i successi di Lega e IdV che hanno, di fatto, una condotta terzopolista e alternativa alle coalizioni stesse in cui si collocano. Pur tuttavia, è chiaro che l'elettorato auspica una semplificazione del quadro politico. Semplificazione che, però, non può passare attraverso la mancata rappresentanza in Parlamento (sia esso nazionale o europeo) del 15% dell'elettorato, quasi un elettore su cinque.


la seconda: la sinistra, nel suo complesso perde. Perde in Italia come in Europa. Tito Boeri, in un recente intervento su La Voce, inidividua la causa della disfatta della sinistra italiana e, più in generale, dei partiti socialisti europei nell'incapacità di rassicurare i cittadini circa il mantenimento del welfare state a fronte di una crescente immigrazione. Il mantenimento di un certo livello di redistibuzione dei redditi per gli autoctoni sarebbe percepito come maggiormente garantito (paradossalmente) dalle coalizioni di cento-destra e dai movimenti xenofobi molto spesso alleati con queste.
Al di là della condivisione o meno dell'analisi di Boeri, credo che un dato di fatto sia vero, e cioè, in generale, un'incapacità di ascolto, prima, e di risposta, poi, ai bisogni dei cittadini da parte della sinistra. In particolare, per quanto ci riguarda, come PS intendo, dobbiamo anche aggiungere che la pretesa di autonomia, di autosufficienza, è stata ampiamente disattesa dall’elettorato che, soprattutto al nord, ci dà risultati, laddove ci siamo presentati con il nostro simboloe, magari, in alleanze, diciamo così, estemporanee, come a Brescia, da prefisso telefonico.

Se questo è vero, da un dato dobbiamo ora ripartire ed è il risultato di SeL. Sia chiaro, non possiamo certo dire che SeL ha vinto (non abbiamo eletto nessun parlamentare europeo, e abbiamo perso anche molte competizioni amministrative), ma un milione di voti raccolti nel giro di un mese, in una situazione oggettiva di NON-campagna, non sono un patrimonio da poco.
Io credo non vi siano possibilità concrete di ritornare su questa scelta, ma sarebbe anche insensato nascondersi che ci sono delle difficoltà. Difficoltà tra chi vorrebbe un'accelerazione, con costituente, tesseramento e nuovo partito già da subito, e chi, al contrario, pur credendo e continuando a credere nel progetto di SeL, vorrebbe procedere con più cautela, creando, magari, per il momento, una federazione di partiti e gruppi.
Io ritengo, prima di occuparci di costituenti e forme di partito (per cui credo non si possa, però, attendere tempi indefiniti), che il nuovo soggetto parta dalla condivisione di una forte proposta programmatica. Del resto, socialisti, movimenti di Vendola e anche Sinistra Democratica, da tempo, hanno risposto alla proposta plebiscitaria delle primarie del PD, con la proposizione delle primarie delle idee (per il PS, ricordo, ad esempio, Le Primarie delle Idee del 5-6 ottobre 2007 a Roma).
Provo a delineare quattro o cinque temi che ritengo fondamentali per una forte proposta politica che guarda al futuro. Sono temi che ho già avuto modo di indicare precedentemente e a cui ne ho agggiunti altri prendendo spunto da indicazioni di compagni, come ad esempio Lanfranco Turci, di cui ho apprezzato ciò che ha scritto nel forum web di SeL e altrove.

Il primo: LAVORO. Il tema del lavoro non può che essere centrale nell'azione di qualsiasi progetto socialista e di sinistra. Non solo ammodernamento del sistema degli ammortizzatori sociali, ma, come diceva appunto Turci, lotta al lavoro nero e al precariato, così come contratto unico alla Boeri o alla Ichino. Anche e soprattutto, puntare ad un aumento di stipendi e salari, così come affermato anche recentemente dalle organizzazioni sindacali.E', per altro, la ricetta della flex-secuity. La più moderna risposta europea a questo tema. Una risposta, ricordiamolo, socialista
.

Il secondo, e ci tengo ad indicarlo come secondo, perché è un tema che non possiamo lasciare alla destra: FEDERALISMO. Il federalismo è una concezione politico-democratica–istituzionale che non va confusa con il roboante e ingannevole concetto di federalismo fiscale Ma anche, il federalismo è l’espressione di un sentimento collettivo vero, sentito e diffuso, che non è però quello malamente interpretato dalla Lega di egoismo ed isolazionismo, ma che è invece ricerca di efficienza anche nella pubblica amministrazione attraverso una competizione solidaristica. Ricordiamo che, senza voler andare a strorie ormai di due secoli fa, uno dei padri nobili del federalismo e, guarda caso anche dell’europeismo, fu Altiero Spinelli. Uomo di sinistra.


Il terzo: LAICITA’ e DIRITTI CIVILI. Laicità non è un contenuto filosofico, bensì una forma mentis; è essenzialmente la capacità di distinguere ciò che è dimostrabile razionalmente da ciò che è invece oggetto di fede, a prescindere dall'adesione o meno a tale fede; di distinguere le sfere e gli ambiti delle diverse competenze, in primo luogo quelle della Chiesa e quelle dello Stato. Laico — lo diceva Norberto Bobbio, forse il più grande dei laici italiani — è chi si appassiona ai propri «valori caldi» (amore, amicizia, poesia, fede, generoso progetto politico) ma difende i «valori freddi» (la legge, la democrazia, le regole del gioco politico) che soli permettono a tutti di coltivare i propri valori caldi.


Il quarto: SVILUPPO SOSTENIBILE. Ambientalismo costruttivo, quindi, la crisi internazionale ripropone le grandi opzioni della conversione ecologica, del risparmio energetico e delle energie alternative. Unisce più che mai la politica economica e la politica ambientale. Come diceva Turci, bisogna però abbandonare le politiche del no o del nimby. No alla TAV, no alle discariche, no agli inceneritori,no ai rigassificatori, sono posizioni non più sostenibili.


Il quinto: SCUOLA E UNIVERSITA’. Scuola e università garantite come dice la Costituzione ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi. Ma se non vogliamo il blocco della mobilità sociale, il perpetuarsi delle discriminazioni di classe o di censo, se non vogliamo abbandonare i giovani delle classi popolari alla sottocultura delle tv trash e delle discoteche, non basta dire più risorse alla scuola pubblica, si deve anche premiare il merito e le capacità degli studenti, degli insegnanti e delle istituzioni scolastiche e universitarie.


Aggiungo un ultimo punto che mi è molto caro: DEMOCRAZIA POLITICA che ha impatto anche sui costi della politica. Nel 2006 fu presentato un disegno di legge a firma Salvi-Villone. Scopo era la disciplina dei partiti politici e della democazia politica interna ai partiti per rispondere a quanto previsto dall’art. 49 della Costituzione. I partiti politici sono destinatari di ingenti contributi pubblici, ma sono ora disciplinati alla stregua di una bocciofila. In Germania, la Corte Costituzionale ha stabilito che il finanziamento è possibile solo se accompagnato da una legge che garantisce la vita democratica delle forze politiche, credo che debba essere così anche per noi.

Come dicevo, penso che non sia più possibile un ritorno al passato. Non una riproposizione del PS (o anche delle altre forze che hanno dato vita a SeL) autosufficiente, ma neppure una riproposizione sic et simpliciter della Rosa nel Pugno, come diversamente sento da diverse parti, sicuramente non secondo gli schemi per cui nacque nel 2005.
Non credo neppure nella coalizione delle opposizioni riformiste, così come proposta dal nostro Segretario, in cui si intravvede una riproposizione dell’Ulivo in salsa UDC con Casini novello Prodi.
Occorre dare all’Italia un’alternativa di sinistra e di sinistra che vuole governare, chiara ed esplicita, senza molte aggettivizzazioni, con un forte programma, attenta ai bisogni dei cittadini. Questa alternativa non può che essere rappresentata dal percorso iniziato con SeL, pur nelle difficoltà che possono esserci, aperta anche ad ulteriori altri contributi, penso ai compagni radicali e a chi sarà insoddisfatto dal percorso post-congresso del PD.
La sola possità diversa, per chi vorrà percorrerla, ed io non sono tra questi, è quella rappresentata dallo sciogliersi nel PD. Ma QUESTO PD, il PD del superamento del socialismo, non credo che ci possa vedere protagonisti.

Mi permetto di aggiungere due cose, emerse dal dibattito.
La prima, sollecitata dal compagno Francesco Somaini Presidente del Circolo Rosselli di Milano, un ulteriore punto programmatico: LEGALITA'. Legalità non significa essere forcaioli e illiberali come Di Pietro, ma significa battersi per una Giustizia giusta, dove i Magistrati svolgono il ruolo che la Costituzione riserva loro (senza prendersene altri) e dove nessuno debba pensare di potersi porre al di sopra o al di fuori della Giustizia stessa.
La seconda, come giustamente ricordato da Lanfranco Turci nel suo intervento, che è ora di mettere i piedi nel piatto, sollecitando un dibattito chiaro e aperto sui temi indicati, ma anche mettere chiaramente le carte sul tavolo da parte di tutti (intendendo non solo il PS). O SeL è davvero un progetto politico, con tutte le difficoltà che potrà avere, oppure, se dove essere nell'intendimento di coloro che la vanno a comporre, solo l'ennesimo "bus" per arrivare alla scadenza elettorale più vicina (regionali 2010), poi si vedrà, è cosa NON POTABILE.

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