sabato 4 luglio 2009

Stefano Salmi: Come si sconfigge l'astensionismo di sinistra

Da Aprile

Come si sconfigge l'astensionismo di sinistra
Stefano Salmi, da Lisbona, 30 giugno 2009, 14:10

Mondo Intervista a Miguel Portas, riconfermato al Parlamento europeo dopo la vittoria elettorale del Bloco de Esquerda (dal 6 all'11 %), un partito giovane, che ha compiuto dieci anni nel marzo scorso, alla "ricerca della sinsitra popolare con l'ambizione maggioritaria"



Nella sede del BE nella rua de Sao Bento, la strada dove visse Amalia Rodrigues e dove ha sede la Fundacao Mario Soares, mi incontro per una intervista promessami subito dopo le vittoriose elezioni europee, con il rieletto eurodeputato Miguel Portas. Anticamente questa sede era dell'UDP, il partito marxista-leninista portoghese, ora è di tutto il BE, esistono altri sedi di questo tipo, del BE, sparse per Lisbona, sono eredità del passato che ciascun partito fondatore del BE ha portato con sé. Mostrano il mosaico variegato, direi anche fisico ed urbano, di questo giovane partito politico, che ha compiuto dieci anni nel marzo scorso. Risulta quindi ancora più avvincente chiedere ad uno dei suoi leader storici, Miguel Portas, il perché di questo grande successo recente alle europee.

La prima domanda è d'obbligo: questa grande avanzata del BE a cosa si deve?
Effettivamente è stato il migliore risultato di sempre ottenuto dal BE,che ha aumentato considerevolmente i suoi voti ed è passato dal 6% a circa 11% . La crescita avviene capillarmente, su tutto il territorio nazionale, sia nelle aree urbane che in quelle rurali. Questo significa che hanno votato per noi varie fasce sociali e anche di età: sia gli anziani che i giovani. Addirittura, l'analisi del voto, ci permette di affermare che i giovani ci hanno eletto come primo partito del paese. Una soddisfazione enorme, perché una delle priorità della nostra politica, da dieci anni a questa parte, è stata sempre quella di catturare il voto giovanile ed esserci riusciti in questo modo ci rende orgogliosi del lavoro fatto. Un'altra grande soddisfazione è quello di vedere che gran parte del mondo del lavoro ci ha votato, o meglio ha votato la nostra maniera di fare politica: sempre al fianco dei lavoratori e dei disoccupati. Incidendo in sede parlamentare, nei sindacati partendo dalla base e nella società, con i nostri interventi politici critici e costruttivi, sia che si trattasse di contrastare le politiche governative liberiste nel mondo della scuola, dell'educazione e della ricerca, che in quelle economiche e produttive. Abbiamo catturato buona parte dell'elettorato di sinistra del PS, soprattutto l'area vicina allo storico deputato Manuel Alegre, che con noi ha condiviso battaglie per la tutela dei lavoratori e dei valori di sinistra, ci ha sicuramente votato. Un'area quella a sinistra del PS che vorremmo rappresentare anche a Bruxelles rispetto al PSE.

Come valuta il voto in Europa e, più nel merito, dopo questo successo elettorale, dove si collocheranno politicamente i tre eurodeputati del BE eletti a Strasburgo?
In termini europei, i risultati elettorali sono molto diseguali ma in generale sono abbastanza negativi per la sinistra. Nell'est Europa la sinistra è quasi assente dappertutto, tranne che in Estonia, dove la minoranza russa vota il partito comunista. Die Linke in Germania, aumenta il numero dei deputati, ma ottiene un risultato inferiore alle aspettative, con un punto in percentuale in meno a quello ottenuto nelle elezioni legislative, ovvero non è riuscita a combattere l'astensionismo a sinistra. In Francia la situazione è abbastanza simile a quella italiana, infatti esiste una grande frattura all'interno della sinistra radicale, che elegge un eurodeputato a scapito del PCF. Tranne Cipro che è un'isola in tutti i sensi e quindi marginale, nel resto d'Europa si assiste ad un grande insuccesso della sinistra, con il caso italiano in primo piano, che non riesce ad eleggere nessun eurodeputato. In Grecia il partito stalinista perde un deputato ma ottiene un risultato migliore che la Syryza che rimane allo stesso livello delle elezioni precedenti e francamente è un risultato deludente. In Spagna la situazione è rimasta immutata con Izquerda Unida sempre ridotta a i minimi termini. Vi è solo uno Stato dove la sinistra europea che si colloca alla sinistra del PSE, se mi passi il gioco di parole, avanza significativamente ed è la Danimarca. Quindi solo Portogallo e Danimarca possono essere soddisfatti a sinistra. Chiaro che noi ci collocheremo alla sinistra del PSE e cercheremo di dialogare con quell'area abbastanza significativa di eurodeputati che sta in parlamento alla sinistra del PSE e che comprende una parte dei verdi, dei socialisti di sinistra del PSE e dei comunisti. Il nuovo parlamento europeo è decisamente ancora più di centro destra rispetto a prima e quindi cercheremo di fare una opposizione critica e costruttiva con tutte queste forze sopracitate.

A cosa si deve questa sconfitta elettorale europea, è una crisi di identità di tutta la sinistra?
La sinistra fa dell'identità una memoria, invece di fare dell'identità uno strumento per il futuro. Noi del BE non incentriamo tutto il nostro discorso sulla propaganda, ma bensì facciamo politica giorno per giorno. I fantasmi di sempre alla fine contribuiscono a distruggere il presente ed è quello che secondo me sta succedendo in Italia, che al di là di tutto, rimane sempre un laboratorio da studiare. Infatti, non è un caso che il BE si chiama Bloco e non Rifondazione, noi andiamo alla ricerca di una sinistra popolare con l'ambizione maggioritaria. Il BE ha una leadership collettiva e in tutti questi dieci anni di vita, ci saremmo riuniti a livello di commissione politica, circa dieci volte. Ovvero tutto il resto, è ottenuto con compromessi e dalla sensibilità dei dirigenti che anche se vedono che hanno una posizione minoritaria, non fanno polemiche. Io per esempio non concordo con tutte le decisioni del BE, ma cerco di trovare una soluzione discutendo democraticamente e prendendo delle decisioni velocemente con i compagni con cui abbiamo da sempre, un grande rapporto di fiducia reciproca. Tutto questo è il frutto di una decisione presa dai leader delle formazioni politiche che hanno costituito il BE insieme a semplici militanti e simpatizzanti. Da noi non esiste il centralismo democratico, ciascuno può dire ciò che vuole rispetto alla linea politica anche pubblicamente, ma non è mai capitato di fare polemiche velenose e suicide. Il segreto, secondo me, sta nel fatto che i dirigenti politici delle formazioni trozkiste, maoiste e comuniste, che hanno costituito il BE, tengono al loro interno le diatribe settarie e partitarie e non coinvolgono il resto del partito. Anche rispetto alla comunicazione abbiamo scelto di non avere un giornale di partito, ma di avere un sito internet molto visitato, al cui interno si svolge democraticamente e alla luce del sole tutto il dibattito politico. Tutti vi possono partecipare e dire la loro sulla linea politica da intraprendere. Le riviste delle rispettive formazioni politiche continuano ad esistere, ma non si intromettono mai nelle decisioni politiche del BE.

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