mercoledì 22 luglio 2009

il documento della sinistra PD a favore di Bersani

Dal Pd al partito democratico
Sinistra Pd per Bersani, 21 luglio 2009, 13:33

Verso il Congresso Pd Il documento della sinsitra Pd a sostegno della candidatura di Bersani a segretario nazionale: vanno fatte scelte chiare: sui valori, sui programmi, sulla rappresentanza del lavoro, sulle alleanze politiche e sociali, sulla questione morale, sulla laicità della politica, sulle forme organizzative funzionali alla massima partecipazione decisionale degli iscritti e alle consultazioni dell'elettorato


Abbiamo lavorato per costruire il Partito Democratico. Molti di noi hanno partecipato alle primarie nelle liste di sinistra e sono tra fondatori dell'associazione "a sinistra". Ci siamo impegnati per dare all'Italia e alle forze popolari un moderno partito riformista e pluralista, a forte partecipazione, con solide radici nei mondi dei lavori, dell'intellettualità, delle donne e dei giovani. Un partito di una sinistra innovativa che si propone la rigenerazione della democrazia, l'equità sociale, la solidarietà, l'affermazione dei diritti civili e della pace. Un partito per la qualità sociale e ambientale. Un partito europeista, perché un'Europa forte della sua unità politica e istituzionale, espressione avanzata di diritti nel mondo del lavoro, di riforme e integrazione sociale, protagonista di politiche di cooperazione e di pace, è condizione essenziale per il futuro dell'Italia nel mondo.
Questo partito, ancora, non c'è. Molti, delusi, si sono allontanati. Il nostro elettorato ha avuto un pesante smottamento. Il PD ha subito ripetute sconfitte. Tutto ciò non è accaduto per il "destino avverso", ma a causa del modo con cui si è concepito, diretto e costruito il PD. Si è smarrito nella società e nella politica il senso della missione de Partito Democratico.
Il primo congresso, per noi, rappresenta l'occasione per reagire e cambiare: col dialogo, l'ascolto, il rispetto e una forte partecipazione degli iscritti. È il momento di ragionare insieme e non alimentare strumentalmente scontri personalistici e contrapposizioni generazionali.
Vanno fatte scelte chiare: sui valori, sui programmi, sulla rappresentanza del lavoro, sulle alleanze politiche e sociali, sulla questione morale, sulla laicità della politica, sulle forme organizzative funzionali alla massima partecipazione decisionale degli iscritti e alle consultazioni dell'elettorato.
Le linee culturali, programmatiche e politiche esposte da Pierluigi Bersani aiutano a trovare le risposte giuste. Lo sosteniamo. Il 25 luglio, a Roma, organizzato dai firmatari, si è svolto un incontro nazionale col candidato a segretario del PD, per esprimere la nostra adesione collettiva e per dare un autonomo contributo alla costruzione della mozione congressuale.

Un voto che preoccupa

Il voto in Europa registra una sconfitta delle forze democratiche e socialiste e un'avanzata della destra estrema. Questo in Europa, mentre le forze democratiche, progressiste e di sinistra si affermano in decisive aree strategiche del mondo. È così in India, in Sud Africa, in gran parte del continente latino americano e, in primo luogo, negli Stati Uniti con la vittoria di Barak Obama. Il declino dell'Europa e della sinistra europea sono una sola cosa, al fondo vi è stata l'incomprensione e la passività nei confronti dei processi di globalizzazione e delle grandi contraddizioni che si sono aperte così come il ritardo e la debolezza di fronte all'esplosione della crisi finanziaria ed economica. Il fallimento dell'era neoliberista in assenza di un'alternativa chiara sta innestando fenomeni culturali, sociali e politici regressivi: chiusura delle frontiere, divisione e frammentazione della società, populismo e rifiuto della politica. Le tentazioni oscurantiste e razziste tornano a crescere nel campo della destra.

Alle forze progressiste europee mancano ancora scelte forti e chiare di salvaguardia sociale. E' mancata e manca una linea riformista di fuoriuscita dalla crisi neoliberista. Non si vedono proposte innovative per il rilancio del ruolo dello Stato, per la riforma dei mercati finanziari e delle istituzioni europee.

C'è incertezza nell'affermare politiche per una nuova qualità dell'economia, per vere protezioni sociali, per i diritti sociali, civili e del lavoro.

Per superare tali ritardi le forze progressiste e socialiste europee sono chiamate a contrastare i valori regressivi delle destre e ad avanzare una nuova idea di società: più giusta, più equa, più solidale, più inclusiva, più sostenibile.

In Italia gli elettori non hanno premiato i propositi plebiscitari e presidenzialistici di Berlusconi e del PDL. Tuttavia, la forza complessiva dei partiti di destra non si è indebolita in quanto la Lega ha raccolto consensi tra le inquietudini sociali e le spinte xenofobe che percorrono anche l'elettorato italiano e quel che è particolarmente grave, in una parte consistente della classe operaia del nord.

Il voto ha premiato le forze politiche segnate da forti elementi di identità territoriale o da un radicalismo populista e propagandistico. La sinistra radicale con le sue profonde divisioni non ha raggiunto livelli politicamente significativi.

È aumentato l'astensionismo, anche quello di sinistra.

Il PD ha subito una pesante sconfitta elettorale e politica: persi 4 milioni di voti e cedute tante amministrazioni locali.

Tuttavia, abbiamo retto alla prova "sopravvivenza". Siamo una grande forza popolare e il progetto PD è rimasto in piedi. Sarebbe, però, dannoso e colpevole non essere consapevoli che consistenti forze popolari e di sinistra non si sono sentite più rappresentate dal PD e che sono entrare in crisi le tradizionali alleanze sociali e politiche faticosamente costruite fin dall'Ulivo.

Il risultato elettorale ci consegna un'Italia con le destre maggioritarie, le forze democratiche e di sinistra divise, frammentate e in affanno, un PD in discesa e partiti politici populistici e personali. Il fallimento del referendum oltre ad evidenziare un distacco forte dei cittadini dalla politica e dalle istituzioni rende indispensabile una riforma del sistema politico-istituzionale per recuperare un senso profondo della democrazia parlamentare e della partecipazione politica.

...e dopo il neoliberismo?

La recessione colpisce tutti i paesi del mondo. L'impegno è evitare la depressione che sarebbe un disastro per le famiglie, i lavoratori, le imprese, l'occupazione giovanile e delle donne.

Il sistema neoliberista ha gettato l'economia e la finanza mondiale in una crisi strutturale. Si è rivelata dannosa e illusoria la fede in quella autoregolazione dei mercati, che è alla base della finanziarizzazione dell'economia, del trionfo della speculazione finanziaria, della marginalizzazione dell'economia reale e dell'innovazione. La precarizzazione, l'insicurezza e i bassi redditi del lavoro e delle pensioni hanno fatto arretrare le condizioni di vita e di libertà di milioni di persone, di giovani e di donne, hanno creato diseguaglianze e stanno logorando i sistemi democratici.

La globalizzazione senza regole e responsabilità non è stata in grado di ridurre la povertà mondiale, vera causa delle migrazioni, né di dare risposte alla crisi ecologica del pianeta. Viceversa, ha alimentato una competitività selvaggia, divisioni etniche, conflitti armati, guerre di civiltà e di religione.

Senza l'intervento della politica, senza il rilancio delle istituzioni internazionali, senza un nuovo ruolo degli Stati e senza un'ispirazione di pace, non se ne uscirà.

Obama, rinnovando le politiche keinesiane, ha scelto di affrontare la crisi e di costruire il dopo-neoliberismo, stando dalla parte dell'occupazione e dell'industria innovativa ed ecologica, dalla parte dell'assistenza sociale, dei diritti e dell'uguaglianza, dalla parte della pace e del dialogo tra i popoli. Analoghe scelte ci si aspetta dalle forze riformiste e socialiste europee. Le quali dopo una lunga stagione di accettazione e di "convivenza" con le logiche neoliberiste, ancora non sono in grado di avanzare una nuova idea di società.

Anche il PD è chiamato a dire con cosa e come superare la lunga stagione neoliberista. Noi chiederemo al Congresso di scegliere la prospettiva, possibile e necessaria, di una società multietnica con forti valori sociali che liberi gli italiani dalle diseguaglianze e dalla paura verso gli immigrati, li rispetti come cittadini in base alla loro dignità di persone. Una società poggiata su mercati finanziari riformati e politiche di sostegno alla domanda e all'occupazione; fondata sulla qualità ecologica dell'industria e dell'agricoltura, delle fonti energetiche, dei servizi, delle reti e dei trasporti. Una società che fa leva sulla ricerca, sull'istruzione, sulla formazione, sui beni culturali e naturalistici, sul Mezzogiorno.

Chiediamo che il PD lavori per una società che faccia delle donne un'inestimabile risorsa, in cui le persone siano libere, gli orientamenti sessuali siano rispettati e ci siano vere opportunità per i giovani.

L'alternativa alle destre è urgente e possibile

Siamo preoccupati e allarmati per l'inadeguatezza del Governo, per l'aggressività di Berlusconi e per i consensi avuti da forze regressive e xenofobe. Sono premiati i principali responsabili della crisi morale, economica, sociale e democratica dell'Italia. Eppure il Governo Berlusconi non ha fatto nulla per il lavoro, per ridurre il precariato dei giovani, per rimuovere la situazione dei bassi redditi con cui vivono gran parte delle famiglie. Con i suoi provvedimenti ha sottratto soldi alla scuola e all'università, alla ricerca scientifica, alla sanità, al trasporto pubblico, alle infrastrutture, ai servizi sociali, ai comuni e alle provincie, alle forze dell'ordine. Le norme sulla "sicurezza" sono gravi e pericolose, mentre sulle intercettazioni telefoniche il governo mina la libertà d'informazione e la capacità d'indagine. È un governo che nega un futuro ai giovani e le pari opportunità alle donne. Trascina sempre più in basso il Mezzogiorno. Si rivela incapace di contrastare la recessione, l'aumento vertiginoso della cassa integrazione, la crescente disoccupazione, l'indebitamento e il calo di commesse delle aziende, e non rimuove le loro difficoltà di accesso al credito. Diffonde i veleni della paura, del razzismo, della divisione sociale, dell'odio per le diversità. Il suo capo ha dato un colpo mortale all'etica politica delle destre e capeggia l'antipolitica.

L'azione economica del governo, quindi, colpisce l'insieme delle fasce popolari e della piccola e media impresa, le forze della ricerca, della cultura, dell'informazione e dell'istruzione. Eppure molte di queste forze non guardano al PD come un'alternativa credibile. Anche per questo, oltre per il bene del Paese, il PD è chiamato ad assumere una forte iniziativa sociale e politica, anche prima del congresso, per riorganizzare e rilanciare l'opposizione. E va avviata la costruzione di un nuovo centro sinistra basato sui programmi. Non frammentato e litigioso. Rimane in piedi la necessità di costruire una nuova coalizione in grado di candidarsi al governo delle istituzioni, concorde sugli obiettivi da perseguire e fondata su una solida e rinnovata cultura di governo.

Il congresso dovrà scegliere, quindi, se fare del PD il soggetto della costruzione di una larga alleanza programmatica, non mediatore "a prescindere" dai contenuti, ma portatore insieme di proposte e di capacità di sintesi unitarie, oppure rimanere da solo. La "vocazione maggioritaria" è stata praticata come autosufficienza e ci ha isolati. Noi proponiamo che venga sostituita dalla "vocazione unitaria". Solo sul terreno programmatico sarà possibile realizzare nuove alleanza e ristabilire rapporti positivi a sinistra.

Non un marchio ma un Partito di tante e tanti

La costruzione del nuovo partito non è stata all'altezza delle aspettative. Troppi errori d'impostazione e di direzione politica. Sulle questioni fondamentali dalla laicità dello Stato ai diritti della persona, dalla centralità del lavoro alla difesa dei diritti dei lavoratori, dal decadimento della politica alla crisi della democrazia e, infine, nel modo stesso di pensare e fare opposizione troppe volte le scelte e il comportamento del gruppo dirigente del PD sono state incerte, confuse e contraddittorie. C'è bisogno di una svolta e di una profonda innovazione nel modo d'essere del partito.

Che innovazione è confondere la partecipazione con il plebiscitarismo, il pluralismo con i personalismi correntizi, la costruzione con la distruzione delle necessarie forme organizzative, l'apertura ai cittadini con la mortificazione degli iscritti, le funzioni degli amministratori con la direzione politica del partito, il consenso elettorale con le preferenze ai candidati, la scelta democratica dei segretari con la permanente contesa/contendibilità dei ruoli?

Che innovazione è aver sottratto forza e funzione alle sedi collettive e ai gruppi dirigenti, aver ridotto il numero dei circoli e degli iscritti, aver indebolito il rapporto col mondo dei lavori, aver esposto le primarie a logiche personalistiche e di gruppo? Che innovazione è alimentare la divisione generazionale invece di puntare ad un rinnovamento nella solidarietà e nella qualità?

La sigla PD è stata usata a volte come un marchio sotto cui mettere gruppi personalistici e privi di politica.

Consideriamo deleterio, poi, che nel partito si possa manifestare un contrasto e una rottura generazionale. La formazione e il rinnovamento dei gruppi dirigenti è questione vitale per un partito. Il rinnovamento significa nuove culture, nuove sensibilità, nuove politiche, maggiore rappresentanza sociale, forte legame e valorizzazione dei territori, competenze, paritaria presenza femminile e capacità di direzione politica. Solo l'intreccio tra diverse generazioni è in grado di fare rinnovamento vero. Al PD serve un rinnovamento vero e che va fatto sul serio. Per questo servono nuove forme di legittimazione dei gruppi dirigenti e nuove modalità di selezione. Noi crediamo che vera innovazione è valorizzare la trasparenza delle persone, il disinteresse, la valutazione dei risultati ottenuti, la rappresentanza sociale e di genere, e non più la cooptazione o la selezione per censo come avviane alle elezioni regionali e amministrative. È vera innovazione stabilire la temporaneità dei ruoli e non l'inamovibilità o l'accumulazione delle cariche istituzionali con quelle politiche. Così come è innovazione nell'epoca della fedeltà al capo, fare un partito di liberi, che apprezzi le persone per la loro lealtà e non per il conformismo, per l'onestà intellettuale e non solo per le appartenenze di tipo correntizio o generazionale.

Il partito deve mettere tutte le proprie forze nella possibilità di fare politica come possono e anche a tempo pieno, prerogativa che non può essere lasciata solo agli eletti. In molti sono costretti a legare la propria passione politica alle cariche elettive creando spinte personalistiche, logiche elettoralistiche e competitive. Noi siamo portatori di una nuova etica della politica. Crediamo che l'appartenenza al partito abbia un alto valore ideale, sia condizione di libertà e di senso di se stessi, che occorra far prevalere sempre il bene collettivo rispetto a quello individuale e che solo da ciò derivi il confronto politico e non viceversa. Solo questa etica sarà in grado di motivare e di chiedere ai giovani e alle persone di dedicarsi alla "politica" a tempo pieno, liberi e fieri. E così si sconfigge l'antipolitica.

Un partito per il cambiamento democratico

Il primo congresso del PD dovrà essere un congresso vero, partecipato e vissuto con spirito inclusivo e costruttivo. Un congresso che parli all'Italia degli italiani, dei loro problemi e del loro futuro, parli dell'umanità e del pianeta, della vita e del lavoro, della solidarietà e dell'eguaglianza, della libertà e della responsabilità. Un congresso che parli del cambiamento necessario e di come realizzarlo. Un cambiamento di fondo della società, della cultura e dell'economia. Perché le condizioni di lavoro, i livelli salariali, la qualità e la forza competitiva dell'industria e dei servizi, la risorsa Mezzogiorno, l'estensione e la qualificazione dello stato sociale, la "questione morale", il rispetto e l'estensione dei diritti civili, la laicità dello stato, la partecipazione politica, la valorizzazione femminile e il futuro dei giovani sono i contenuti della crisi e i connotati di un moderno intreccio tra questione sociale e crisi democratica. La funzione del PD è quella di dare risposte organiche alla crisi e ciò implicherà un nuovo passo in avanti nella rivoluzione democratica iniziata con la lotta di Resistenza e sancita nei valori della Costituzione. Il PD avrà futuro solo se sarà il nuovo strumento politico del protagonismo, del senso e della funzione dirigente delle classi popolari, solo se sarà una vera novità nella loro lunga storia in Italia e in Europa.

Per questo compito storico e politico serve un grande partito pluralista nella rappresentanza sociale e culturale, di credenti e non, solido nei valori dell'eguaglianza, della libertà, del lavoro, dei diritti della donna, della laicità della politica, della responsabilità verso la natura, della pace. Un partito che governi nel rispetto delle persone la società multirazziale in cui viviamo. Un partito nazionale ed europeo in grado, in Europa e nel mondo, di collaborare con le forze che si richiamano al socialismo, stimolandone il rinnovamento e con le forze democratiche.

Le scelte che vanno fatte

Il congresso dovrà fare chiarezza su molte cose. Qui ne indichiamo alcune su cui lavoreremo per avanzare proposte complete e precise da sottoporre al congresso stesso E sono:

la questione morale che ha ormai raggiunto i livelli di guardia e rischia di corrompere il sentire profondo della nostra società;
il valore del lavoro, inseparabile dalla libertà e dignità delle persone;
la sostenibilità sociale e ambientale dello sviluppo;
il nuovo ruolo dello Stato dopo il fallimento del neoliberismo;
l'estensione e qualità dello Stato sociale per garantire solidarietà e diritti alla salute, alla casa, alla previdenza, all'istruzione e all'immigrazione;
la laicità della politica e difesa del pluralismo etico;
la parità tra i sessi e diritti degli omosessuali;
il consolidamento sociale dell'Unione Europea che oggi versa in gravi difficoltà;
il ruolo di pace e di dialogo dell'Italia e dell'Europa per essere interlocutori autorevoli nel mondo globalizzato con il mondo islamico, nella trattativa per due Stati in Palestina, nella costruzione di economie solide in Africa, in America Latina e in Asia, in grado di contrastare la fame e la povertà e di ridurre la pressione migratoria;
la riforma dello statuto del partito per definire i caratteri della partecipazione, del pluralismo, del radicamento e dell'organizzazione, la centralità degli iscritti, dei gruppi dirigenti, della struttura federale per affermare l'autonoma partecipazione alle scelte politiche, programmatiche e di leadership e per garantire la partecipazione alle primarie.
I Promotori:

Agostino Agostinelli, Ermanno Anselmi, Antonio Bartocelli, Maurizio Bartolucci, Francesco Battiato, Gigi Bellassai, Ornella Bellini, Alessandro Bianchi, Claudio Bragaglio, Salvatore Brigante, Antonio Calleda, Franco Caramanico, Emiliano Clemente, Stefania Collessei, Marina Costa, Famiamo Crucianelli, Aldo D'Avach, Carla Donnini, Lino De Guido, Antonio Duva, Sandro Favi, Massimo Florio, Sergio Gentili, Carlo Ghezzi, Bianca La Rocca, Andrea Lolli, Loris Maconi, Claudia Merighi, Nando Mismetti, Tullio Montagna, Daniela Monteforte, Aldo Morelli, Massimo Pacetti, Gianfranco Pagliarulo, Annalisa Petitto, Edgardo Piantieri, Svedo Piccioni, Ornella Piloni, Concetta Raia, Ignazio Ravasi, Vincenzo Riommi, Beppe Russo, Sergio Scibilia, Francesco Simoni, Sandro Spinello, Giacomo Torrisi, Quarto Trabacchini, Livia Turco, Enzo Valbonesi, Loriano Valentini, Marco Verticelli, Mimmo Volpe, Walter Zago,

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