Congresso del PD, Questioni di metodo che interessano anche Sinistra e Libertà
di Francesco Indovina dal sito di Sinistra democratica
Mer, 01/07/2009 - 07:13
Premesso che l’implosione o esplosione del PD sono eventi che immaginiamo molto ma molto negativi, si deve guardare con molta preoccupazione alle modalità con le quali quel partito sta andando al congresso.
Non si riesce a credere che sia una questione di personalità, o di appartenenza, o ancora di generazione, c’è una questione di “contenuti”, di strategie, di ipotesi politica per questa paese. Gli attuali due candidati sono portatori di ipotesi diverse? Si presume di si, ma come si convive in un partito quando poco meno della metà (non importa quale) non condivide strategia, contenuti e ipotesi politica? Quando questa minoranza (si fa per dire) è convinta che la strategia prevalsa sia fallimentare, inutile al paese e dannosa per il partito? Neanche il “centralismo democratico” potrebbe gestore questa situazione (ed esso, danni ne ha fatti).
Un partito non può non avere una strategia comune, un’ipotesi politica unica, un’ispirazione e un progetto condiviso. Che poi questi aspetti possano trovare diverse sottolineature, diversi toni , diversi accenti a seconda chi si candida a gestirli è nelle cose. Sta qui la competizione, sta qui il confronto. La costruzione della strategia e del progetto presuppone un lavoro comune per giungere a una posizione condivisa, è a partire da qui che si può aprire la competizione. Ma è questo il caso del PD, non si può credere e la cosa preoccupa moltissimo.
Ma guardare al congresso del PD ci suggerisce come non sbagliare a Sinistra e Libertà. Comunque sia, con cautela ma con determinazione è iniziato il percorso per la costruzione di una nuova forza politica, quindi della definizione della prospettiva, dei principi e valore di riferimento, di una strategia politica. Ma come lavorare? A me pare che abbiamo il problema di ridefinire a “chi” parlare, con “quale lingua” parlare, cosa “dire” e con quale “strumento”; per questa elaborazione, ripeto quanto detto in altre occasioni, ciascuno deve portare il massimo della propria radicalità, il massimo della propria esperienza politica, sociale e individuale, tutto materiale da “mettere in comune” per l’elaborazione dei contenuti di una sinistra adeguata al nostro tempo. Quello che ciascuno porta è un contributo, un materiale prezioso e di grande utilità, ma mai deve essere un fattore di divisione dirompete (o così, o niente).
Parliamo, lavoriamo, confrontiamoci, elaboriamo dei primi punti da sottoporre a verifica, da rielaborare. Non si tratta di impegnarci per trovare una mediazioni tra diverse posizioni (questo sarebbe un errore fatale), ma piuttosto un impegno serio, complesso e non facile di usare tutti i materiali e le esperienze per costruire una posizione condivisa.
Per fare bene questo lavoro e riuscire ad ottenere i risultati che la situazione ci richiede, sono necessarie due condizioni non facili.
La prima di questa è la rottura delle appartenenze. Quello che vogliamo fare è un lavoro non di confronto tra le organizzazioni (piccole o grandi che siano) ma tra singoli. A questo percorso di formazione di un nuovo soggetto politico ci si iscrive singolarmente (anche con un tesseramento temporaneo) ed è solo questa adesione che da diritto e dovere di partecipare. C’è in giro una forte domanda di “unità” (vedi la riunione di questa settimana a Bologna) con la correlata domanda ai partiti di “fare un passo in dietro”. Formulazione che ha del misterioso, un passo in dietro a favore di chi? A me pare che la formulazione prima indicata, l’adesione personale, sia lo strumento adatto per soddisfare questa esigenza di “unità”, che ha voglia si misuri concretamente nella costruzione, non di una lista, ma di una “forza politica”.
La seconda condizione riguarda il metodo con il quale sia possibile raggiungere questo risultato. Scartato, ovviamente, l’esistenza di “qualcuno” che fornisca la piattaforma condivisa, a questa bisognerà arrivare con un percorso di lavoro serio e continuativo (non basta qualche grande assemblea nazionale), per gruppi e a livello locale (che è anche una importante modalità per costruire e radicare la nuova forza politica), ma anche una discussione organizzata e in grado di raccogliere i risultati di questo lavoro. A questo proposito sono necessarie due garanzie, una che riguarda che il processo di coinvolgimento sia reale ed esteso, per far questo le quattro forze organizzate che fanno parte ad oggi di Sinistra e Libertà devono essere garanti che a questo processo non si frappongano ostacoli, vischiosità e pregiudizi. Mentre il “tavolo” costituente dovrebbe assumersi (complessivamente o per gruppi) il compito di avviare (sottolineo avviare) il lavoro sui contenuti. In una lavoro continuamente interattivo, che partendo da documenti aperti e comunque sempre revisionabili, assuma le risultanze dei lavori dei gruppi che si possono formare e delle riunioni locali, e ne rende conto, ne spieghi le modalità di assunzione o di rifiuto, e rimetta tutto alla conoscenza collettiva. I potenti strumenti della informatica permettono di svolgere questo lavoro in modo semplice e rapido.
Il meccanismo proposto, certo modificabile, migliorabile o da rigettare (forse ne sono stati pensati altri magari migliori, ben vengano), è più complesso da essere esposto che non ad essere realizzato. Sembra un modo per coinvolgere molte forze, intellettuali e sociali, che sentono la necessità di un “nuovo corso” ma non riescono ad incidere. Sinistra e Libertà può essere questa occasione ed ha senso in quanto si ponga in questa prospettiva, che è unitaria sfuggendo ai meccanismi di “fusione”, che è coinvolgente perché “chiede” impegno e partecipazione indipendente, può fornire un importante contributo alle esigenze pressanti che l’involuzione culturale e politica dell’ultimo ventennio e la grave crisi di questi anni impone.
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