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Flussi e riflussi
di Franco Astengo
Ven, 17/07/2009 - 06:49
Torniamo brevemente sui risultati delle elezioni Europee 2009, esaminati a livello nazionale, per cercare di individuare dove sono finiti, davvero, i voti persi dalle varie formazioni politiche e da dove sono arrivati quelli, eventualmente, guadagnati.
Ci riferiamo, infatti, alle cifre assolute, spesso trascurate nelle analisi a favore delle percentuali la cui esposizione finisce con il mascherare meglio situazioni che, svelate fino in fondo, possono risultare imbarazzanti per molti degli attori in campo.
Il primo dato riguarda la volatilità elettorale, che è stata dal 17,87%, leggermente al di sotto della media delle precedenti consultazioni europee allorquando in Italia fu del 24,91% ( con una media dell'Europa a 25 del 21,43%): gli elementi più interessanti da trarre da questo dato riguardano il peso dell'astensione ( comprensiva delle schede bianche e nulle: insomma, il totale del “non voto”) sull'insieme della volatilità elettorale, il 13,94%, mentre l'interscambio tra un blocco e l'altro (centro destra- centro sinistra )è stato dell' 1,60%, insomma gli italiani che hanno cambiato “fronte” sono stati in totale, più o meno, 400.000 – un dato usuale – in una Italia che si conferma fortemente bipolare, mentre quelli che hanno deciso di non esprimersi sono stati 19.695.525, cioè 7.021.525 in più tra il 2008 ed il 2009. Cifre impressionanti sulle quali riflettere.
Passiamo ai dati dei singoli partiti:
l'unica formazione politica che può affermare di aver guadagnato voti, in assoluto, rimane l'Italia dei Valori, il cui incremento è stato di 859.056: pagato un tributo di circa 200.000 voti all'astensione ( i riferimenti sono sempre quelli tra il 2008 ed il 2009) e scambiati “alla pari” circa 100.000 voti con le formazioni di sinistra, l'IDV ha ricevuto oltre 700.000 voti dal PD e circa 100.000 dal centro – destra (in particolare dai settori più “estremi”).
Incremento naturale, non essendo stati presenti nel 2008, per i radicali “Pannella – Bonino”, che hanno ottenuto 743.299 voti, dei quali 600.000 in uscita dal PD (probabilmente arrivati a quella formazione proprio dai radicali in virtù dell'alleanza alle politiche) e circa 100.000 voti dal centrodestra (in questo caso, prevalentemente dal PDL).
Le due liste di sinistra (anzi, tre: il computo comprende anche il PCL, presente in tre circoscrizioni) incrementano di soli 187.622 voti il complesso dei suffragi ottenuti nel 2008 da ben 5 liste (Arcobaleno, Socialisti, PCL, Sinistra Critica, Bene Comune): un incremento reale molto modesto, realizzato attraverso una ulteriore cessione di 100.000 voti all'astensione, uno scambio più o meno alla pari con l'IDV, e un incremento di 280.000 voti provenienti, in gran parte, dal PD (un incremento troppo basso per poter permettere a Sinistra e Libertà, presumibilmente beneficiaria maggiore di questo incremento di poter saltare l'asticella del 4%: la provenienza dei 950.000 voti della coalizione rosso-rosa-verde dovrebbe risultare più o meno questa, 280.000 voti dal PD, 300.000 voti socialisti, 370.000 voti dall'ex-Arcobaleno, la cui maggioranza degli elettori dovrebbe essersi rivolta alla “Lista Comunista”, che dovrebbe aver recuperato anche su “Sinistra Critica” e “Bene Comune”, mentre il PCL ha fatto registrare una tenuta sostanziale del proprio elettorato, non calcolabile con esattezza considerata l'assenza della lista al Sud e nelle Isole.
Anche lo sbandierato incremento della Lega Nord risulta, sul piano complessivo, abbastanza modesto: si tratta alla fine di 102.400 voti; anche la Lega ha pagato verso l'astensione più di 250.000 voti, ottenendone 100.000 dal PDL e circa 250.000 dal PD (questo è il dato più importante del travaso dal centro destra al centro sinistra, ben evidenziato da determinati risultati esaminati sotto l'aspetto della dislocazione geografica del voto, nel Nord – Est come al Centro e forse più vistoso quando si andranno a vedere meglio i dati di certe elezioni amministrative).
Passiamo ora ai perdenti: dimezzato l'elettorato di “La Destra e MPA”, presentatisi assieme, e risultati in calo complessivo di 613.735 voti, con 400.000 suffragi finiti nell'astensione, un interscambio alla pari con il PDL (in Sicilia, presumibilmente, ma proprio là dove ha stravinto il “non voto”) e gli altri 200.000 voti finiti tra Lega Nord, Radicali e UDC.
L'UDC chiude, sul piano delle cifre assolute, con un modesto calo di 53.366 voti, con uno scambio tra 150.000 voti “non più espressi” e 100.000 voti in arrivo tra PD, “La Destra” e PDL.
Il PDL ha perso 2.821.071 voti , quasi totalmente (più o meno 2.600.000 verso il “non voto”, in particolare come è noto nelle isole), con un interscambio quasi alla pari con “La Destra e MPA” e limitate cessioni, come abbiamo già visto, a Lega e UDC.
Un dato che potrebbe indicare margini di recuperabilità, in caso di elezioni di maggior interesse per i cittadini come le politiche: un segnale d'allarme, meno grave, però di quello che riguarda il PD.
I “democratici”, infatti, cedono, come è noto 4.084.795 voti tra il 2008 ed il 2009, ma la gravità della caduta, come abbiamo visto elencando i dati precedenti, risiede nel fatto che esiste una forte flessione nei confronti del “non voto” ( oltre 2.000.000 di suffragi), ma ci sono cessioni importanti anche verso altre forze politiche: “in primis” l'IDV (700.000 voti) la Sinistra (280.000) i Radicali (600.000), la Lega (250.000) , ed una piccola quota anche verso l'UDC.
Insomma: l'impressione è quella di un vero e proprio “sfrangiamento” per un partito che, nel 2008, aveva realizzato un risultato importante (circa 12 milioni di voti) soprattutto in ragione di un “voto contro” che non ha poi trovato il terreno politico adatto per solidificarsi. In sostanza la gran parte della volatilità elettorale fatta registrare in questa tornata Europea 2009 riguarda, oltre il flusso verso il “non voto”, la cessione di voti da parte del PD.
Infine: il voto ha sicuramente fornito, nella sua dinamica, una indicazione bipolare, ma non certo bipartitica.
I due partiti che pretendono, forzando molto, di rappresentare l'architrave, quasi completa, del sistema politico italiano hanno rappresentato, in questa occasione, soltanto il 36% circa del corpo elettorale, 18 milioni di elettori su oltre 50 milioni iscritti nelle liste.
Un po' poco, davvero, per queste pretese bipartitiche, del tutto infondate.
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