venerdì 27 febbraio 2009

Carlo Felici: appello per una nuova sinistra

Dal Blog Socialismo
Appello per una nuova Sinistra
martedì 24 febbraio 2009, 13.56.45
Aggiungo un mio intervento che, più che un proclama, vuole essere contemporaneamente: una sfida, una provocazione ed un’attualizzazione.

Una sfida ad una sinistra che non c’è in Parlamento ma che esiste, ancora viva e vitale, nella realtà concreta del nostro Paese, e che è sempre più spesso tentata di ripiegarsi in se stessa o di astenersi, rinunciando così a quell’azione decisiva che potrebbe portarla di nuovo ad essere protagonista della nostra storia.


Una provocazione per chi è tentato di risalire la china con manovre di basso cabotaggio, bizantinismi e localismi, senza puntare in alto, su gradi temi e valori condivisi, che possano più di ogni altra cosa, tornare ad essere coinvolgenti ed aggreganti.

Un’attualizzazione, perché avendo già parlato del pensiero e dell’azione dei fratelli Rosselli, questo mio appello, vuole essere anche un tentativo di attualizzare in sintesi il loro pensiero, applicandolo a questioni di rilevanza contemporanea che riguardano il nostro contingente, non solo in senso stretto, ma anche in un ambito più vasto di natura globale

Chiudo il cerchio con un ritorno al simbolo di Giustizia e Libertà, per due valori essenziali che ci danno, ancora oggi, la misura dell’impegno e della necessità di una prassi che vada al di là di una politica fatta di programmi, strategie ed orizzonti ideologici, per un appello ad agire subito, nell’hic et nunc, nel qui ed ora, ovunque ognuno si trovi, e qualsiasi cosa faccia, perché l’inerzia non diventi per la sinistra italiana la tragica cronaca di una morte annunciata.




Rivolgo un caloroso appello a tutte le forze di sinistra che in Italia non si rassegnano a restare fuori dal parlamento italiano e vogliono avere una rappresentanza europea, ad unirsi con un’unica lista dal nome Giustizia e Libertà
I valori che furono dei fratelli Rosselli possono oggi rianimare una speranza che, altrimenti, è destinata a restare frustrata dalle manovre dei grandi partiti italiani, nati e cresciuti per motivi di opportunità di potere, più che per forti spinte ideali.
Rosselli diceva con molta chiarezza che il Socialismo Liberale “più che uno stato esteriore da realizzare, è, per il singolo, un programma di vita da attuare”
Non c’è nulla di più attuale, effettivo e necessario oggi di un programma basato concretamente su valori morali, sul federalismo, e sull’idea che “nessun partito, nessun movimento è tanto forte come quello che riconosce il diritto alla vita dei suoi avversari e che dichiara di non voler rinnegare , nel giorno della vittoria, lo spirito di quel metodo liberale che permise ad esso, da piccola, debole minoranza, di crescere e dominare”

Questo intento sia quello di tutta una sinistra che non si rassegna ad essere rigettata nel ghetto ideologico e tribale in cui impera ancora il credo dei bambini perduti nell’isola di Peter Pan, quelli che giocano alla guerra al sistema senza mai poterlo scalfire minimamente, e che solo cercano una loro nicchia di potere in cui agitare la cresta.
Bisogna fare presto per ridare forza e speranza a tutte quelle categorie di cittadini sempre più indifesi e colpiti dal caro vita, dal precariato, dalla mancanza di servizi pubblici adeguati, che pagano sempre le tasse e vedono tagliare le risorse che solo loro in gran parte finanziano, con il loro lavoro ed il loro sacrificio quotidiano.
Restituire una forza e una speranza agli ideali di pace, solidarietà e progresso, basati su un modello di società sostenibile che sa che la propria ricchezza è frutto di investimenti in aree innovative come la scuola, la ricerca e le fonti di energia rinnovabile.
La sinistra da costruire ed unire è quella che, come suo primo punto da realizzare a tutti i costi, ha la necessità di impedire che una persona vada a lavorare e lasci nel suo posto di lavoro tutto, e cioè la sua vita.
La politica di questa sinistra deve rendere la risoluzione dei problemi relativi all’occupazione indissolubile rispetto alla risoluzione di quelli relativi alla salute, alla pensione e alla casa.
Perché senza lavoro stabile, non c’è casa né famiglia e né futuro per i figli, nemmeno da potere immaginare.
Deve cercare accordi costruttivi per realizzare una società basata su fondamentali valori umani, anche con chi crede che tali valori siano frutto di una forte ispirazione spirituale e religiosa e che, coerentemente con ciò, si impegna solo per attuarli e non per farne mero uso strumentale.
La sinistra che deve realizzarsi deve essere federalista perché, sempre come scriveva Rosselli: “Il federalismo politico territoriale è un aspetto e una applicazione del più generale concetto di autonomia a cui il nostro movimento si richiama: cioè di libertà positivamente affermata per i singoli, gruppi, in una concezione pluralistica dell’organizzazione sociale”
E dunque un federalismo che si fondi su organi territoriali vivi, non su strumenti e istituzioni burocratiche, in cui prevale l’elemento coattivo, ma su organi in cui l’individuo partecipa direttamente, spontaneamente alla vita della comunità a cui vuole dare il suo contributo e che vuole controllare, e da cui attinge il rinnovamento delle sue radici e della sua identità.
Una sinistra che può e deve essere liberale, vincolata a valori di solidarietà sociale, ma aperta alla concorrenza e al merito, pronta a premiarlo e a valorizzarlo soprattutto quando esso contribuisce all’innovazione e al beneficio per tutta la comunità e non serve solo ad acquisire privilegi e potere.
Ci si deve aprire in campo nazionale ed internazionale alla collaborazione con aziende, gruppi economici e finanziari e centri produttivi che legano la loro crescita e produttività all’innovazione e al miglioramento della qualità dei prodotti, e non sono invece condizionati da logiche speculative e proiettati verso la costruzione di monopoli che distruggono l’essenza stessa del liberalismo, annientando così interi stati ed intere economie, e respingendoli verso la soglia della miseria e della emarginazione. Le stesse logiche e corporazioni che, con la loro avidità e il loro capitalismo privo di regole, pongono le basi per i conflitti e per l’incremento dell’odio, del risentimento e del fondamentalismo.
Bisogna costruire una pace che si basi sulla sicurezza e assumere le responsabilità concrete che una comunità internazionale vuole esercitare quando si impegna a dirimere i conflitti, intervenendo per sostenere iniziative concrete di pace, con programmi ed obiettivi precisi, non per avallare missioni senza fine che, di fatto, aiutano solo la crescita di traffici illeciti i quali prosperano nella confusione e nella debolezza dei governi e delle istituzioni locali
Facciamo rivivere gli ideali di Giustizia e Libertà, quelli che portarono tanti giovani a combattere e a morire in Spagna prima, e nelle varie lotte di liberazione durante la seconda guerra mondiale poi, liberando alla fine l’Europa dal nazifascismo e dalla dittatura, gli stessi che non avrebbero mai accettato la statolatria dei regimi sovietici e il soffocamento della libertà individuale, in nome della disciplina di partito.
Sono ideali di cui oggi, un’Italia stordita e illusa da aggregazioni politiche vincolate più ad interessi di parte e a trame personalistiche, piuttosto che a grandi valori civili, ha un bisogno vitale.
Sono gli unici che possono restituirci una democrazia degna di tale nome, e non farci sprofondare in un moderno feudalesimo tecnocratico, in cui l’unica libertà concessa a profusione è solo quella del voyeurista, del guardone, che si affaccia ma non tocca, ammira ma non partecipa, soffre e gioisce ma non condivide, guarda ma non compra più perché non può, come un pollo sempre più spennato.
Soddisfatto del padrone che ogni giorno gli porta il becchime e inconsapevole di quella volta in cui entrerà nell’aia per tirargli il collo, tanto instupidito da poter gioire persino in quella occasione nefasta.
Siamo un popolo dalle grandi tradizioni civili e culturali, che non merita la fine dei polli in batteria, non merita di morire di becchime mediatico avvelenato, o a causa dello strangolamento ad opera del migliore per sé, creduto meno peggio per tutti.
Noi meritiamo di più, conquistiamocelo unendoci e lottando insieme

Oggi in Europa domani in Italia
Giustizia e Libertà

C. Felici

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