martedì 24 febbraio 2009

Nencini: per un'Epinay italiana

"La federazione laica, riformista e socialista a cui il Partito Socialista
fa riferimento oggi è molto più vicina politicamente alla federazione decisa
dal Congresso d' Epinay in Francia che a un cartello per le elezioni". Lo
ha affermato il segretario socialista Riccardo Nencini, riassumendo il
significato della riunione della segreteria del partito dopo gli ultimi
incontri con i Radicali, la Sinistra Democratica, il Movimento di Vendola e
i Verdi.
Per Nencini - si legge nel comunicato ufficiale della segreteria - il
cammino del Ps deve prendere in prestito l'ispirazione che negli anni'70
portò, in Francia, alla fusione tra la 'Convention des Institution
Rèpublicaines' promossa da Mitterrand con il Partito socialista francese, e
che sfociò nella firma di un programma comune con il Partito comunista
francese e il partito radicale di Robert Fabre. "Credo - ha infatti aggiunto
Nencini - che la difesa dei diritti civili e sociali possano essere in
questa difficilissima fase della democrazia italiana il giusto motore di un
nuovo percorso delle forze di sinistra e consentire, la nascita di un'Epinay
italiana. Successivamente un accordo sul programma con il Partito
Democratico e le altre componenti della sinistra potrebbe incontrare il voto
positivo dell'elettorato progressista e riconsegnare il governo del Paese al
centro - sinistra".

55 commenti:

Anonimo ha detto...

giustissimo, putroppo non vedo all'orizzonte Mitterrand....

Anonimo ha detto...

Una nuova leadership non sorge come Minerva dalla testa di Giove.
Nasce, invece, dalla battaglia politica. Perciò non scrutare l'orizzonte: è inutile, perché sino ad oggi i dirigenti dei partitini della disastrata sinistra italiana si sono persi tra sogni di gloria e furberie variamente assortite. Ti sarebbe più utile, invece, saper leggere il futuro, ma credo che questo sia al di fuori delle tue capacità.

Quanto a me, ammetto di essere diventato negli ultimi tempi estremamente malfidante, e dico che non avrei dato nessun credito a chi mi avesse a proposto l'ennesima "appiccicatura di partitini".
Però, forse, stavolta... vale la pena di sostenere questo progetto.
E' sufficiente un rapido giro tra i blog di SD e di RpS per capire che il tempo per l'unificazione delle forze della sinistra storica italiana è arrivato. La base delle nostre rispettive formazioni, molto più avanti delle sue rispettive direzioni nazionali, non perdonerebbe chi buttasse al vento questa occasione - che è perciò l'ultima - per costruire a sinistra qualcosa che ci liberi dall'esigenza di votare per il PD di Rutelli e Bettini.
Guai a chi, invece, pensasse che "passata la festa, è gabbato lo santo" e, superato lo sbarramento elettorale, sia possibile tornare a quello stato vegetativo generosamente assistito dal sondino nasogastrico rappresentato da finanziamento pubblico e rimborsi elettorali.

Adesso la battaglia è per smascherare chi pensa, più o meno segretamente, a future collocazioni nel PD o ad avventurismi di altro genere. Ritrovata la compattezza interna, credo che i socialisti potranno tornare ad assumere il ruolo che gli spetta all'interno di una sinistra tanto scompaginata da aver guardato con speranza persino a Chavez (!), quando avrebbe avuto ancora tanto da imparare dalla socialdemocrazia svedese di Olof Palme.

E se davvero il PS si spenderà "senza se e senza ma" sul progetto dell'Epinay italiana allora tornerà, almeno per quanto mi riguarda, ad essere agibile politicamente.

Fraternamente,

Pierpaolo Pecchiari

Anonimo ha detto...

Il pane bisogna farlo con la farina che abbiamo, di Mitterrand ne hanno pochi (diciamo punti) anche i ns. avversari. Ciò di cui abbiamo bisogno è che 10 mediocri sappiano almeno mettersi una buona volta assieme.

Quando l'aereo riprenderà quota, vedrete che arriverà anche il pilota giusto.

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente e sono felice che finalmente il PS abbia intrapreso questa direzione (felice anche a questo punto di aver rinnovato il tesseramento per il 2008), anche se dubito che senza lo sbarramento sarebbe andata in questo modo, ed è per questo che ho paura che dopo le elezioni europee, possano di nuovo prevalere gli interessi delle singole dirigenze, anche perchè non è assolutamente detto che questo raggruppamento, per ora solo elettorale, riesca effettivamente a superare il 4%, ma se c'è un progetto di unificazione della sinistra, questo è da portare avanti a prescindere dal risultato nel breve termine, e non so quanto questo sia chiaro a molti dirigenti di partito...

Saluti

Roberto

Anonimo ha detto...

Visto che non c'è un Mitterrand allora andiamocene tutti a casa.

Anonimo ha detto...

premesso che i militonti sono molto più identitari dei loro leader, percapirlo basta scorrere i blog, io ho un tremendo dubbio. Che non ci si mette assieme per superare lo sbarramento ( io so fare le addizioni..), ma solo per prendere i soldi del contributo. Cioè per uno squallido 2% ,che significherà però la scomparsa definitiva dei partecipanti. Lasciando perdere i militonti, i leaderini (purtroppo anche loro di serie B) dovrebbero sapere che la gente non vota un partito per ragioni identitarie, quelle scattano per l'iscrizione, ma per essere rappresentata nelle istiuzioni. E se per due volte un partito non ce la fa a entrare nelle istituzioni, non lo si vota più, perchè ci si aspetta che continui a non farcela.

Anonimo ha detto...

Sul discorso rimborsi elettorali, io vorrei capire, come ho detto tempo fa, se ci sono o non ci sono patti privati per la loro spartizione.
Se i soldi vanno alla lista, almeno c'è una prospettiva futura di unificazione, se i soldi vanno spartiti ai singoli... ho paura che anche questa volta sia l'ennesima perdita di tempo...

Stefano B. ha detto...

Sbarramento o non sbarramento io voterò per la lista il cui programma mi rappresenterà maggiormente.
Certo, anche la composizione ha una sua importanza, ma soprattutto leggerò il programma (spero che ce ne sia uno e non di mezza paginetta), valuterò a quale gruppo europeo intendono aderire (per impegno scritto) e poi deciderò.
Questa moda moderna degli sbarramenti che fanno sparire i partiti non mi piace ma nemmeno mi spaventa.
La rappresentanza parlamentare non è per me un elemento necessario, nella scelta di voto.
Cosa avrebbero dovuto fare i liberali inglesi che rappresentavano il 20% dell'elettorato e per circa 2 decenni hanno preso da zero a due deputati?
Devo subire questi meccanismi pseudomaggioritari, inadatti allo spirito della nostra Costituzione e all'indole politica (se mai ne esistesse una) della nostra cultura (se mai ne esistesse una, negli ultimi vent'anni), ma non fino al punto di farmi condizionare nel voto.
E non escludo affatto la scheda bianca.
Basta con questo fanatismo della vittoria e del successo elettorale.
Prendere pochi voti in Italia è un ottimo indizio di essere nel giusto.
Stefano Bazzoli

Stefano B. ha detto...

A titolo di promemoria trascrivo un pezzo dell'appello di Volpedo", che non vorrei rischiassimo di dimenticare al momento di scegliere liste e preferenze da mettere sulla scheda:

"In vista delle ormai prossime elezioni per il Parlamento Europeo pensiamo perciò che
tutti coloro che si riconoscono nella tradizione storica e ideale del Socialismo,
rappresentata dal Gruppo parlamentare del Partito Socialista Europeo, debbano
DICHIARARE PREVENTIVAMENTE LA LORO APPARTENENZA AL
PARTITO SOCIALISTA EUROPEO."

Mi raccomando (a me per primo, ovviamente)
Stefano Bazzoli

Anonimo ha detto...

Epinay italiana.... grande e giusto progetto, anche entusiasmante. Nella
primavera del 2007 (ultimo congresso SDI) avrebbe avuto qualche probabilità
di successo, Temo che ora, dopo le elezioni del 2008, sia disperatamente
troppo tardi per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica. Comunque,
auguri!
Paolo Zinna

Anonimo ha detto...

Io credo che l'operazione sia comunque giusta...

Penso anche che in termini elettorali la partita non sia persa in partenza.
L'idea di insistere sulla laicità come tema unificante, credo ad esempio possa portare dei voti, visto il clima opprimente che si è venuto a creare in questo Paese.
Il 4 % non mi pare perciò un traguardo proibitivo (anche se mi guardo bene dal dare la cosa per fatta). In teoria ce la si potrebbe anche fare.
Confido in ogni caso che il PD (che oggi danno al 20 %) tracolli (anche senza Veltroni), e spero che non tutti questi voti liberati si risolvano nell'astensione o nel voto per l'IDV. Almeno una parte di quell'elettorato di Sinistra che alle Politiche era caduto nella trappola del voto utile (o nell'astensionismo) potrebbe forse tornare su posizioni più serie e più chiare.
Che Nencini dichiari che questo processo non ha finalità meramente elettorali, ma guarda a traguardi più ambiziosi è senz'altro un bene. Poi bisognerà vedere come evolveranno effettivamente le cose.
Circoli, associazioni e quant'altro potrebbero comunque svolgere un ruolo nel contrastare la propensione autoconservativa dei gruppi dirigenti dei partiti. E nel fare da maieuti dei processi politici che ci piacerebbe veder realizzati.
Bisognerebbe attivarsi anche nel sollecitare (o nel pretendere) procedure più democratiche, aperte, e trasparenti nei vari passaggi decisionali.
Io non vedrei male, ad esempio, delle primarie per le candidature... (primarie vere, però, non finte, come quelle del PD).

Un saluto,
Francesco Somaini

Anonimo ha detto...

Condivido pienamente, nessuna occasione, anche se nata sotto il segno della necessità, può essere trascurata per costruire una sinistra riformista, laica e libertaria, in grado di incidere e orientare l'agenda politica.
Chi condivide un progetto di inclusione, di diritti e di responsabilità, ha il dovere politico di lavorare in questa direzione, Mitterrand o non Mitterrand..

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con Claudio Bellavita, il PS di oggi non è più in grado di
esprimere un Progetto politico compiuto, dopo quindici anni di totale assenza
di attività politica dobbiamo avere il coraggio di ammettere che una storia è
finita.
Chi era al dibattito sull'Appello di Volpedo che abbiamo fatto a Torinosabato
scorso ed ha sentito il durissimo attacco al PS del suo segretario
provinciale dimissionario ha avuto la plastica visione della fine di
un'epoca.
Non basta più appiccicare qualche nuova figurina all'album o pensare che due
zoppi assieme diventino un atleta, è la mancanza di progettualità che ha
ucciso il PS.
Peraltro l'idea di fare un rassemblemant sul modello francese potrebbe essere
interessante, ma Epinay è stato preceduto da un profondo dibattito tra gli
spezzoni socialisti, radicali e repubblicani, e soprattutto aveva alcuni
leaders forti (Rocard, Mitterand, Delors tanto per dire) ed un sindacato
d'appoggio robusto (la CFDT), non vedo niente di tutto ciò nell'ipotesi di
cui si discute.
Oggi in Italia si pensa di fare una lista ambigua, senza alcun riferimento al
PSE (perchè Vendola non vuole), sperando che 1+1+1 faccia 3, ma la politica
non è aritmetica e 1+1+1 al massimo fa 2, livello utile per avere i soldi ma
non per fare politica.
Dario Allamano

Anonimo ha detto...

Sono oramai convinto da mesi che ci sia un grande spazio a sinistra che si sta continuamente allargando, che cerca una voce per rispondere ad una esigenza di temi di diritti, ma che cerca un referente solido, serio, combattivo, non altalenante e soprattutto non consociativo. Il gioco della confluenza con l'UDC mostra tutte le sue crepe profonde e l'opposizione, l'unica, di Di Pietro col suo costante successo segna la strada da percorrere. E' commovente se non fosse tragico vedere come le mozioni della sinistra siano oramai in mano a ex-DC, per quanto rispettabilissimi come Franceschini. La sinistra dei DS ha sbagliato non avendo il coraggio di perseguire la sua vera strada e pensando che gli italiani cerchino il centro per forza.
La crisi del PD, del sistema finanziario, produttivo e aggiungo anche etico, vi guidino nelle scelte. Molti italiani vi seguiranno.

Lamberto Calderoni

Anonimo ha detto...

bravo Dario! ben detto! Marco

Anonimo ha detto...

Io penso che messi come siamo tutto fa brodo. Il ps non è entusiasmante,
oscillando fra il burocratico e il sentimentalmente e teneramente
"identitario", Vendola è velleitario e al solito confusamente
movimentista, Sd ambigua e interessante allo stesso tempo, etc. ma
questa è la minestra che passa il convento. Le contingenze elettorali
passano i processi politici restano. Rozzamente parlando potremmo dire:
delle due l'una. O questa è l'ennesima buffonata elettoralistica nella
quale i partitini si spartiscono il contributo, ma si assotigliano
sempre di più fino ad assumere il carattere di evanescenti conventicole
autoreferenziali, oppure il voto costringerà ad un minimo di riflessione
politica per un consenso a quel punto inaspettato. Si aprirebbe perciò,
forse, un dilemma: rispondere alle esigenze di una rappresentanza di
interessi e ideali oppure suicidarsi politicamente. Nel secondo caso ai
militanti e simpatizzanti, come si diceva una volta, non resterebbe che
tornare allo studio, alla professione e agli spazi di agibilità politica
dal basso che talvolta esistono ancora su questioni e ambiti locali o
localistici, per ora. Il punto quindi è: esistono ideali e interessi che
potrebbero essere rappresentati da una sinistra socialista, liberale e
libertaria? Oppure quello che ci aspettiamo e sentiamo noi rappresenta
solo una specie di mal di pancia, di masturbazione mentale di una
piccola parte del ceto medio intellettuale a disagio con populismi vari,
con lo scempio della lingua italiana, con la riduzione della cultura al
nulla radiotelevisivo, con l'invasione degli ultracorpi curiali? Non
vedo o non conosco analisi convincenti a proposito.

Anonimo ha detto...

"Quando l'aereo riprenderà quota, vedrete che arriverà anche il pilota giusto".
Forse è proprio vero ... :-)))
P.M.

Anonimo ha detto...

Condivido: vi è un discreto spazio a sinistra per un nuovo progetto che non rinneghi la migliore tradizione socialista occorre che le intelligenze che ancora ci sono abbiano il coraggio di un lavoro lungo e difficile (ed a volte oscuro) non fuori ma dentro un contenitore rinnovato perché partecipato.
Quelli che ci sono non vi piacciono? Fatevene uno su misura! Purchè serva a tutti. Continuo a vedere un pericolo: che si continui a dir male di tutto e di tutti per non far niente.

Sergio Tremolada

Anonimo ha detto...

siamo tutti convinti che la situazione della sinistra sia disastrosa. Comunque uno spazio a sinistra del PD anche in seguito alla crisi mortale di quel partito esiste e va riempito da una sinistra non fondamentalista. Per tale ragione e senza farmi grandi illusioni credo che sia giusta l'iniziativa per costruire una lista unitaria della sinistra democratica. libertaria e socialista a cui dovrà seguire la costruzione di un nuovo soggetto politico. Il Ps è fallito sia perchè ha imbarcato cadaveri politici impresentabili come De Michelis , sia per l'azione opportunistica degli ex SDI che ha fortemente caratterizzato il congresso di Montecatini. Sd (in cui sono rientrato dopo il fallimento della C.S. ) ha avuto forti ambiguità politiche (ma negli ultimi tempi ha raddrizzato un pò il tiro); il gruppo di Vendola non brilla per chiarezza. Ma nel complesso ho visto che v'è una sincera attenzione anche per chi ha votato PD per una sinistra per il socialismo europeo. Forse il rimescolamento di carte operato dalla lista unitaria può far superare i limiti dei singoli partitini e può accendere entusiasmo. La lista che si propone è molto più omogenea di quella della SA e non ha i limiti del PS. Il voto utile al PD fu determinato non dallo sbarramento ma dal premio di maggioranza. Senza premio e con le preferenze si può supearare il 4%, tenendo conto che il PD ha una crisi fortissima di consenso. Se si supera òla soglia sarà più facile proseguire nel percorso politico. Non è il caso di cadere tutti in depressione prima di aver combattuto la battaglia.

Saluti
Peppe Giudice

Anonimo ha detto...

giusta proposta eccome, mi auguro che venga presto allo scoperto perchè , per ora la conoscono solo i "dirigenti" . Concordo con analisi di Somaini e aggiungo che dovrebbe "unificare" anche sulle provinciali ( a Brescia ci sono ) : gli elettori non possono votare schede dove gli stessi partiti da una parte ( le europee) sono alleati , dall'altra in liste ...magari contrapposte o comunque alternativi tra loro. Una proposta dunque che parta con un'alleanza forte, comprensibile per gli elettori e che eviti di ingrassare le fila di di pietro e di casini.
ciao a tutti
maria cipriano

Anonimo ha detto...

Mitterand rappresentò la sintesi di apporti e personalità le più varie: per rimanere nell’area socialista Rocard e Chevènement. Il modello del capo unico ed indiscusso è un modello berlusconiano. Le imitazioni tipo Veltroni in Italia e Soru in Sardegna sono miseramente fallite. Poiché non pensiamo ad una struttura effettivamente collegiale a livello nazionale e ampiamente partecipata a tutti i livelli organizzativi? L’esperienza di Galliate/Volpedo ha dimostrato che c’è gente di valore nell’area socialista, si tratta solo di rendere possibile di raccogliere il loro entusiasmo e il loro impegno militante.

Dobbiamo chiedere ai vertici di mettere nel logo o ben chiaro nel programma tre parole LAVORO, AMBIENTE, SOCIALISMO e che la stessa costellazione si presenti almeno alle Provinciali e nei capoluoghi di Provincia.

Un appello in tal senso potrebbe essere il secondo appello di Volpedo.

Cordiali saluti.

Felice Besostri

Anonimo ha detto...

D'accordo con Felice,
visto che comunque nell'area socialista si sono sviluppati degli entusiasmi in seguito agli appelli dei circoli ed associazioni, sarebbe utile proseguire lungo questa via.
In realtà molti avvertono l'esigenza di costruire un processo aggregante a sinistra per il socialismo. Sarebbe demenziale perdere anche questa occasione. Per non lasciare tutto in mano ai vertici di partitini mobilitiamoci affinchè la lista non sia un fatto estemporaneo per le Europee ma segni l'inizio di un soggetto politico "lavoro. ambiente e socialismo"

Un Saluto a tutti

Peppe Giudice.

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con Felice; perché questa operazione non sia l'ennesimo espediente della serie "ha dda passà 'a nuttata", ma sia l'avvio di un processo di rinnovamento della sinistra italiana, sarebbe più che doveroso presentare liste unitarie anche alle amministrative.

Stefano B. ha detto...

Scusate se insisto, non voglio fare il processo alle intenzioni e può darsi (spero) che la nascente alleanza elettorale si dimostri solida, programmaticamente coesa e orientata verso il PSE, ma per ora non ne vedo le premesse.
Spero di sbagliare ma i primi segnali sono quelli del solito espediente elettorale di corto asmatico respiro.
Perché non lavorare senza (per una volta) pensare alla prossima scadenza elettorale, come se fosse l'ennesima ultima spiaggia, ma spingendo lo sguardo qualche anno più avanti?
Il lavoro elettorale viene dopo il lavoro politico, e di lavoro politico, anche in quest'area, ne vedo ben poco.
Certo, anche a me piace la forte accentuazione sulla laicità che si intravede nella possibile alleanza, ma qui si vota per l'Europa, non per l'Italia (dove il partito politico più potente è la CEI).
Ci stiamo facendo prendere dall'ansia del 4%, mentre l'ansia che dovremmo farci venire è quella di (ri?)fondare un soggetto politico nazionale collegato ai socialisti europei, che sia in grado di acquisire futuri consensi (ed attivisti) attraverso la forza delle idee, non attraverso un'astratta collocazione topografica "a sinistra" (le sinistre, in Italia come in Europa, sono sempre state diverse).
Se proseguiamo nella cattiva abitudine di ritagliare le liste sui contorni della legge elettorale di turno come facciamo a (ri?)stabilire un'identità con un decente orizzonte storico?

E passando dalle domande retoriche alle domande vere....
non voglio diventare un "fondamentalista di Volpedo", propio io che non sono mai stato socialista (in senso partitico), ma siete proprio certi che l'alleanza elettorale che si profila sia conciliabile con l'appello di Volpedo?
Certo, potendo i singoli candidati dichiarare che aderiranno al PSE, ed essendoci le preferenze, è forse conciliabile con la "lettera" dell'appello, ma sarebbe conciliabile con il suo spirito?
E, se questo mio dubbio fosse fondato, non rischiamo di lasciare avvizzire il fascino di questo appello nell'aridità delle piccole tattiche elettoralistiche?

Stefano Bazzoli

Anonimo ha detto...

Epinay fu l'atto conclusivo di un processo i cui protagonisti erano d'accordo sull'esito finale. Invece oggi in Italia ci sono soltanto piccole forze politiche di sinistra, divise su buona parte delle questioni, che non vogliono essere azzerate dalla prepotenza del moribondo PD. Il rassemblement di cui si parla avrebbe questa unica funzione.
Ma ciò sarebbe sufficiente per giustificare l'abbandono dell'identità e della cultura del socialismo italiano per diluirsi in una Sinistra Arcobaleno allargata, la cui Babele di linguaggi sarebbe ugualmente punita dall'elettorato?
Anche se la figura di Craxi non è molto popolare su questa mailing-list, la rifondazione della sinistra in Italia non può che ripartire dalle acquisizioni teoriche e programmatiche che il PSI raggiunse nella prima metà della sua segreteria. Possiamo e dobbiamo contestargli la gestione bonapartista del partito, aperto negli ultimi anni alle incursioni di arrivisti e faccendieri, le cadute d'immagine e di costume del ceto dirigente del partito, il piccolo cabotaggio politico del pre-Mani Pulite, ipnotizzato da Forlani e Andreotti, ma non possiamo buttare il bambino con l'acqua sporca, e quanto fu elaborato in quegli anni costituisce il nocciolo duro di un socialismo moderno, come si dice oggi, a vocazione maggioritaria.
Esistono le condizioni per proseguire su questa strada con le schegge ex verdi-comuniste-ds oppure conviene mantenere la nostra identità e rinviare il lancio del progetto a esplosione del PD avvenuta, allargandolo alle forze da questa liberate?
Fraternamente
Nicolino Corrado

Anonimo ha detto...

C'è una profoda disistima verso i leaderini della sinistra sconfitta.Se fanno un accordo che comprende anche le provinciali e i capoluoghi, diventa un fatto politico che fa tendenza, e non l'accordo dei miserabili per spartirsi una elemosina. E alora rinasce la fiducia e si può anche superareil 4%

Anonimo ha detto...

Non riesco a capire come si possa immaginare di riproporre un' "autonomia socialista", ma poiché non sono pochi i compagni che ancora si cullano nel sogno di resuscitare un partito socialista duro, puro e autonomo, sarà meglio puntualizzare alcune cose.

A parte le ovvie considerazioni sulle ridottissime capacità organizzative di cui il PS oggi dispone, e sull'impossibilità di far passare un qualunque messaggio attraverso i media - ammesso che la lieta novella dell'autonomia socialista significhi ancora qualcosa per qualcuno - dovremmo renderci conto che la cultura socialista che spesso viene magnificata, in realtà è ferma alla prima metà degli anni '80, e quindi è assolutamente incapace di dirci alcunché di utile per interpretare il mondo di oggi.
Tanto è vero che chi pensa di riproporne una versione aggiornata deve per forza fare riferimento, come fosse la terra di bengodi, all'Inghilterra di Blair e di Giddens. Peccato che la sedicente "terza via" di Giddens sia oggi completamente screditata.
Molto meglio fare riferimento alla socialdemocrazia svedese, che magari avrà avuto qualche battuta d'arresto elettorale, ma che non ha mai revisionato in maniera radicale i suoi principi e i suoi metodi di analisi della realtà.

Quanto all'esplosione del PD, mi pare che troppi nutrano un'attesa quasi messianica per un evento che probabilmente potrebbe anche non realizzarsi mai. La politica è determinata dai rapporti di forza, il partito democratico è un partito di potere che rappresenta interessi ben precisi, non si capisce per quale motivo dovrebbe sfaldarsi. E se anche ciò avvenisse, la prospettiva migliore che potremmo avere è quella di finire d'alemiani. Con quale prospettiva di "autonomia", lascio a voi immaginarlo.

Per quanto mi riguarda, è molto meglio ragionare di socialismo del XXI secolo con Bertinotti, Fava e la Francescato.

Pierpaolo Pecchiari

Circolo Rosselli Milano ha detto...

Concordo con quanto detto da Pierpaolo.
Però, quando scrivevo della mancanza di un Mitterrand, non posso non ricordare quanto scriveva Gramsci nei Quaderni:
"a idee sono grandi in quanto sono attuabili, cioè in quanto rendono chiaro un rapporto attuale che è immanente nella situazione e lo rendono chiaro in quanto mostrano concretamente il processo di atti attraverso cui una volontà collettiva organizzata porta alla luce quel rapporto (lo crea) o portatolo alla luce lo distrugge, sostituendolo. I grandi progettisti parolai sono tali appunto perché della “grande idea” lanciata non sanno vedere i vincoli con la realtà concreta, non sanno stabilire il processo reale d’attuazione. Lo statista di classe intuisce simultaneamente l’idea e il processo reale di attuazione: compila il progetto e insieme il “regolamento” per l’esecuzione (...) Cosa vuol dire in “idea” che al progetto deve essere connesso un regolamento? Che il progetto deve essere capito da ogni elemento attivo, in modo che egli vede quale deve essere il suo compito nella sua realizzazione a attuazione; che esso, suggerendo un atto, ne fa prevedere le conseguenze positive e negative, di adesione e di reazione, e contiene in sé le risposte a queste adesioni o reazioni, offre cioè un terreno di organizzazione. E’ questo un aspetto dell’unità di teoria e di pratica"

Anonimo ha detto...

Bravo Pierpaolo
l'autonomia è un concetto sempre valido ma va' declinato come "autonomia del socialismo" e non come "autonomia del PS".
Confondere i due concetti è errato. Nel 1957 autonomia del socialismo e autonomia del Psi coincidevano. E così fino alla scomparsa dell'impero sovietico. Dopo non più.

Anonimo ha detto...

Per quanto valga la mia opinione, concordo pienamente.
Avere un partito identitario (e minuscolo) che si fondi su un'identità che comunque non sarebbe in grado di rappresentare il socialismo del XXI secolo perchè non in grado deve capire ed affrontare la crisi del capitalismo che abbiamo di fronte, non è utile a nessuno...

Anonimo ha detto...

sono assolutamente d'accordo con Besostri.Un accordo solo per le europee è cosa da barboni.

Anonimo ha detto...

I progetti migliori si predispongono in una fase espansiva, d'entusiasmo; oggi non ve ne sono le condizioni immediate ma, se non si comincia mai si arriverà a predisporne uno.

Sergio Tremolada

Anonimo ha detto...

Va prima battuto il "socialismo terzomondista" pur analizzandolo e valutandolo per quel che è.

Sergio Tre

Anonimo ha detto...

Salve. Mi aggiungo per la prima volta alla discussione di questa mailing list. Sono un compagno di Vicenza.

PS e l'alleaza rosso verde.

Penso che le conclusioni a cui giunge Nicolini siano condivisibili. Indipendentemente da Craxi, quello del socialismo democratico e liberale moderno è il nostro orizzonte. Mi sembrano sbagliati i ritorni ad una sinistra nominalistica, pseudo-operaistica ed ancorata a pregiudizi di classe, classi peraltro già scompaginate da una globalizzazione molto più avanti delle statistiche, delle analisi degli economisti e delle paure dei politici. Mi sembrano invece interessanti e forieri di sviluppi significativi le ancora incompiute riflessioni di Rimini sul merito ed il bisogno, sulla capacità di coniugare esigenze ed aspettative meritate dei singoli con una più vasta e reale solidarietà per i deboli. Sono quindi tutti da investigare i rapporti dei lavoratori con l'impresa e la partecipazione al risultato d'impresa, la tutela attiva della sicurezza sul lavoro, la formazione e la riqualificazione professionale. Ci sono i distretti da ridisegnare come catene di creazione di valore, privilegi da togliere e soldi da re-distribuire. Vi è la necessità di una conversione reale ad uno sviluppo sostenibile, (rapporto Bruntland, socialista, una vita fa). Ma sui temi dell'energia è quasi impossibile discutere con i massimalisti rosso-verdi così come con i teodem è impossibile parlare di sviluppo laico del paese...E così su molti altri campi dell'agire politico... Il futuro del PS non è quindi con una sinistra residuale, ancorata al passato, dominata da personalità politiche onestamente quantomeno deboli. Il futuro del PS è guardare all'evoluzione del PD, a quelle ampie aree di socialismo riformista che vi sono, ai liberal che hanno trovato lì temporaneamente casa, agli ecologisti riformisti che lavorano per lo sviluppo. Il resto mi sembrano solo tattiche elettorali, sforzi per ragranellare quattro soldi o quattro voti. Ricordate il Girasole? Non c'è politica senza condivisione di ideali veri e profondi, senza condivisione di politiche fondanti. E se non va, pazienza, Non siamo noi forse contro l'accanimento terapeutico? Rimarranno i circoli, la cultura, le iniziative dei singoli. Per tutto ciò non è necessario un ufficio a Roma...
Fraternamente


Otello Dalla Rosa

Anonimo ha detto...

Caro Giovsci
concordo totalmente, come sempre, con quanto scrivi, un Progetto politico può
diventare grande se sa indicare con chiarezza non solo l'obiettivo, per
quanto ci riguarda costruire una nuova casa per i socialisti, ma anche
indicare i materiali e le tecniche per costruirla.
Il vecchio PSI seppe elaborare, tra Torino 1978 e Rimini 1982, un grande
Progetto politico, ma la per sua realizzazione si usarono materiali scadenti
(i nani e le ballerine), ma soprattutto c'erano troppi architetti e pochi
ingegneri in grado di calcolare con esattezza la quantità di cemento armato
necessaria affinchè il palazzo stesse in piedi.
Il vecchio PCI invece aveva selezionato nel tempo molti geometri e manovali,
utili e necessari per gestire i Comuni ma incapaci di avere una "visione"
diversa ed originale del nuovo mondo.
La crisi della sinistra oggi sta per l'appunto nell'incapacità di
offrire "visioni" ed indicare obiettivi chiari e chiaramente perseguiti.
Fraterni saluti
Dario Allamano

Anonimo ha detto...

Mah! Per me il PD è il male assoluto.
Proprio ieri mi è capitato di guardare svogliatamente la trasmissione (un talk show politico) di una TV locale lombarda. Tema in discussione, la regolamentazione del diritto di sciopero.
Un oscuro esponente del PD si è distinto per i suoi sproloqui sull'opposizione che non deve dir sempre di no, sul fatto che non è possibile mettere in contraddizione lavoratori e imprenditori ma bisogna rappresentarli tutti, e altre cose simili.
Inutile dire che ha consentito di fare un'ottima figura al dipietrista e al rifondarolo lì presenti.
Il PD, partito di potere, ha una sola evoluzione possibile, quella che sarebbe determinata da una nuova tangentopoli e che ci sbarazzerebbe di un colpo dei ras e cacicchi che controllano il partito da Roma in giù, piuttosto che di banchieri, mogli di banchieri e altri improbabili personaggi (volete l'elenco?) che danno volto al partito nel Nord.

Comunque se l'unica alternativa fosse il PD non avrei dubbi, prenderei la tessera di IDV immediatamente.

Quanto alla sinistra rosso-verde, inviterei a leggere e magari a intervenire sui blog di RpS e di SD.
E' vero, talvolta vi si trovano posizioni retrò, ma in generale si possono leggere interventi interessanti e condivisibili.

Pierpaolo Pecchiari

Anonimo ha detto...

caro Stefano
vorrei rispondere alla tua domanda "vera" e cioè se la lista che si sta
definendo tra PS, SD, Verdi ed altri sia compatibile con lo spirito di
Volpedo.
I compagni e le compagne del Gruppo di Volpedo mi conoscono bene e sanno che
da sempre sono un iper-critico sulle iniziative volte a ri-fondare il PS,
ormai quel partito ha esaurito ogni capacità di produrre iniziative Politiche
(con la P maiuscola), si è da tempo ridotto ad una confederazione
autoreferenziale di ex notabili PSI senza ideali e senza valori.
Il Progetto di Volpedo ha avuto, sin dalla sua genesi a Galliate a metà
ottobre 2008, una ambizione: tentare di mettere attorno ad un tavolo i
socialisti ovunque collocati oggi, e soprattutto tentare di rielaborare una
idea di cosa significhi "essere socialisti al tempo (della crisi) della
globalizzazione".
A Galliate iniziammo a ragionarne, a Volpedo individuammo il "contenitore" ed
il livello di risposta alla crisi: il PSE e l'Europa Unita.
Con molto realismo dobbiamo però essere consapevoli che il nostro sogno può
avere un risveglio molto amaro, ed oggi dobbiamo essere così realisti da
comprendere che "sinistra per la libertà" non è una Epinay Italiana, ma solo
una lista tattica per tentare di superare lo sbarramento del 4% , però è
l'unica possibilità che abbiamo per tentare di eleggere al Parlamento Europeo
qualche deputato socialista italiano.
Per quanto mi riguarda, se la lista "Sinistra per la libertà" avrà un chiaro
riferimento al PSE (cosa probabile nonostante le remore di Vendola), la
sosterrò sino in fondo
Mi rendo conto che non è l'obiettivo che ci demmo a Volpedo: la lista del PSE,
ma è comunque una lista che ci potrà rappresentare bene se sapremo sostenere
senza remore i socialisti e le socialiste candidati, solo in questo modo
l'Appello Volpedo potrà avere una sponda politica forte per sviluppare
appieno le proprie potenzialità.
Fraterni saluti
Dario Allamano

Anonimo ha detto...

quello di Blair e Giddens è staa una "fuoriuscita dal socialismo" e l'implicita accettazione del liberismo. Occorre recuperare ed aggiornare la migliore tradizione del socialismo democratico: quella di Bad Godesberg sviluppandola creativamente.

Anonimo ha detto...

Io sono un sostenitore convinto (da socialista) dell'alleanza tra Ps, SD e Vendola quale premessa ad un nuovo soggetto politico.
Per me, ma per moltissimi compagni socialisti la tradizione del socialismo italiano non si esaurisce affatto nel "craxismo", anzi essa (negli anni 80) ne è stata a volte esplicita negazione.
Comunque c'è da distinguere tra Craxi e craxismo. La prima fase della segreteria Craxi fu caratterizzata da un processo positivo di rinnovamento della cultura socialista che non ha nulla a che fare con il liberlsocialismo di terza o quarta mano dei seguaci di Blair. Si volle allora giungere ad sintesi tra il marxismo democratico e revisionista di Mondolfo e Bernstein, con il socialismo libertario ed il socialismo liberale di sinistra (quello vero!) di Bobbio e Rosselli.
A parte le responsabilità negative degli annio 80 nella gestione bonapartista del partito, Craxi ideologicamente era molto più vicino a Riccardo Lombardi di quanto lo fosse a Martelli e meno che mai a Blair. Craxi era un sostenitore dell'impresa pubblica e dell'intervento pubblico in economia nel quadro di un sistema economico misto. Era un antagonista del capitalismo finanziario (amico di Blair). Era un sostenitore della democrazia economica e del controllo sociale sull'economia.
Oggi il socialismo europeo viaggia in direzione opposta rispetto al blairismo, visto che la tanto decantata globalizzazione altro non è stata che l'espressione di un capitalismo selvaggio fonadto sulle bolle speculative, l'indebitamento ed il concepire il lavoro come merce usa e getta. Ha detto Giorgio Ruffolo: "dietro i termini flessibilità e competitività sono in realtà passati prevaricazione e sfruttamento". Se è vero che non esistono più le classi di trent'anni fa , c'è una questione sociale enorme, c'è il tema centrale della dignità e del valore del lavoro, vi sono diseguaglianze economiche e socialli enormi da combattere. E questo lo si può fare solo rilanciando il socialismo democratico quale strumento di lotta per la giustizia sociale, la dignità del lavoro, l'espansione della libertà della persona in una chiara alternativa organica al capitalismo liberista che è crollato sotto il peso delle sue contraddizioni interne. Non per costruire astratte alternative palingenetiche di sistema, ma per offrire un progetto alternativo di società a quello basato sulla centralità del denaro e del consumo senza limiti razionali. Ecco perchè serve un nuovo soggetto della sinistra chiaramente competitivo con il PD per una sinistra socialista e di governo.

Peppe Giudice

Anonimo ha detto...

Caro Peppe, caro Pierpaolo,
non sono un feticista dell'autonomia socialista, intesa come sciovinismo di partito, cosa che nella situazione attuale risulterebbe anche ridicola. A me sta a cuore l'autonomia culturale e progettuale del socialismo, ciò che in questo inizio di XXI secolo ci indentifica come socialisti. Se in questi valori fondanti e profondi - per usare le parole dell'intervento di Otello Dalla Rosa - si riconoscono compagni con una storia diversa da quella del PSI, in modo tale che si possa costruire un soggetto politico vitale, evviva!
Sulla questione dell'impresa pubblica, le cose sono cambiate rispetto ai tempi di Craxi. Rispetto a quel periodo siamo sottoposti in modo più pressante alle direttive dell'Unione Europea che limitano l'intervento degli Stati membri nel capitale azionario delle società, qualificato come indebito aiuto. In Italia abbiamo avuto per quarant'anni il pessimo esempio delle partecipazioni statali in cui, assieme a poche aziende di eccellenza, si annoveravano molte fabbriche di alimentari e di frigoriferi, con bilanci in perdita ripianati dal denaro pubblico e conseguente aumento della pressione fiscale; mancava un obbiettivo strategico che giustificasse l'intervento pubblico.
Bad Godesberg per la socialdemocrazia tedesca il congresso della rinuncia al marxismo e del passaggio dal partito di classe al partito di popolo. Noi che veniamo dal PSI abbiamo effettuato ambedue i passaggi. Nel resto della sinistra ci sono, invece, molte zone d'ombra. Da un'altro punto di vista, si può rivolgere al complesso delle forze del centro - sinistra la critica di essere èlites distanti dal popolo. Nel Nord ci sono interi blocchi sociali che, nel passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, si sono spostati dal voto per la sinistra a quello per il centro - destra. Metà dell'elettorato del PSI staziona da quindici anni nell'area del centro-destra. Da sinistra non si è fatta un'analisi sui motivi profondi di tali fenomeni, e ci si è limitati all'invettiva contro le televisioni di Berlusconi e "la gente che non capisce niente".
Ecco un terreno d'azione per un socialismo dei nostri giorni...
NIcolino Corrado

Anonimo ha detto...

non sono d'accordo su due punti. Quello importante è che non ha senso stare a aspettare il ritorno dell'elettorato socialista che vota Forza italia. Quelli sono i seguaci del partito dagi assessori, che stavano con noi quando Craxi diceva "votatemi, poi posto per posto vi faccio sapere se sto col PCI o con la DC". Con quelli, e col PCI dell'epoca non siamo mai arrivati alla maggioranza dei voti. Ce l'ha fatta due volte l'ulivo, in cui eravamo irrilevanti, e che Veltroni, nella sua follia, ha voluto distruggere. Se vogliamo far politica e non scrivere rancorosi e incompleti libri di storia, dobbiamo partire di qua.
Quello meno importante è che la UE vieta gli aiuti di stato alle aziende che distorcono la concorrenza europe, non vieta affatto che lo stato detenga una parte del capitale. E' una delle tante disinformazionin che circolano per giustificare la svendita delle partecipazioni statali ai pirati della finanza. E su quella delle autostrade bisogna fare una commissione parlamentare di inchiesta, per capire se stiamo con coglioni o con banditi.

Anonimo ha detto...

Giusto, Claudio Bellavita. D'altra parte un "socialista" che è andato in Forza Italia che razza di socialista è? Uno, come minimo, che sconfessa la storia del movimento operaio e dei lavoratori. Attendere quei voti? E chi li vuole. Non è con quelli che si costruisce una nuova stagione.
Diego Zandel

Anonimo ha detto...

Caro Pierpaolo,

Il problema non è tanto l'ex elettorato socialista andato con la destra (comunque una parte molto forte dell'elettorato dell'ex PSI è andato verso l'astensionismo): è piuttosto il voto popolare ed operaio andato a destra e lo sradicamento sociale della sinistra della II Repubblica. Se è vero che la socilademocrazia si definisce partito di popolo e non partito di classe essa comunque considera sempre il mondo del lavoro come un referente sociale privilegiato ed il lavoro come valore sociale. Infatti i partiti del socialismo europeo, nonostante vivano un momento non positivo, ricevono la maggioranza del voto dei lavoratori e dei ceti popolari.
Se in Italia il popolo vota a destra è perchè il centrosinistra con Prodi. D'Alema ed il maestro dell'opportunismo Dottor Sottile ha fatto politiche di destra in economia (privatizazzioni senza politica industriale e democrazia economica, svendita agli squali della finanza, forme estreme di precariato come i lavori atipici). L'intervento pubblico è essenziale come la regolazione sociale del mercato (così come previsto da Bad Godesberg e da Carlo Rosselli). Delle direttive liberiste della UE bisogna fare in bel fascio e buttarle nel .. Del resto la crisi profonda del liberismo costringerà a rivedere completamente alcune impostazioni. Comunque molti paesi hanno conservato la Golden Share nella aziende privatizzate; in Inghilterra le ferrovie sono state rinazionalizzate. Il socialismo europeo sta prendendo strade molto diverse rispetto al non-socialismo di Blair.
Caro Pierpaolo io sono un geloso difensore dell'autonomia socilaista, ma in più direzioni: verso la sinistra settaria alla Ferrero, ma anche verso il liberalismo di quarta mano che spesso ci viene propinato a larghe mani da ex comunisti pentiti (vedi Ichiiiiinoooo!).

Un caro saluto

Peppe Giudice

Anonimo ha detto...

errata corrige: volevo dire caro Nicola (non Pierpaolo ) : chiedo scusa ad entrambi.
Peppe

Anonimo ha detto...

Nicola,

Scusami se intevengo di nuovo, ma è necessario per rendere ancora più chiaro il mio pensiero. Io sono un sostenitore convinto della lista unitaria della sinistra anche perchè è ora di finirla con i partitini autoreferenziali e occorre dar vita ad un soggetto politico della sinistra per il socialismo che sia qualcosa di più della sommatoria dei piccoli partiti. Non si può far finta del processo di profonda revisione politica ed ideologica che uomini come Vendola hanno intrapreso nell'area comunista. Il comunismo libertario e revisionista di Vendola è molto più vicino alla tradizione socialista di quanto non lo sia Del Bue o peggio dei mistificatori che stanno in Forza Italia. Nenni e Lombardi forse si troverebbero più a sinistra di Vendola! Lo stesso Craxi oggi si troverebbe con la sinistra unita.
Per quanto riguarda il tema dell'intervento pubblico basta leggersi il programma di Bad Godesberg laddove dice: "la concorrenza condotta da imprese pubbliche è uno strumento di regolazione del mercato", oppure "la proprietà collettiva è uno strumento del quale nessuno stato moderno può fare a meno". Naturalmente Bad Godesberg pensa (come me) che l'intervento pubblico debba coesistere con l'iniziativa privata e la "libera economia comunitaria" (così Bad Godesberg definisce l'economia cooperativa) in un quadro di economia di mercato regolata e programmata.
Così come la democrazia economica è lo strumento per trasformare i lavoratori da sudditi a cittadini dell'economia.
Su queste basi PS, Sd, ed Mps possono benissimo formulare un progetto comune.

Un caro saluto

Peppe Giudice

Anonimo ha detto...

Caro Giudice,
mi pare che la tua posizione (che io apprezzo e condivido pressoché integralmente) vada considerata con molta attenzione; è un buon avvio per ripartire dal programma.
Un caro saluto
Mario Viviani

Anonimo ha detto...

Non c'è dubbio che l'alleanza PS-Verdi-SD-Vendola si realizza (se si
realizza !) esclusivamente in virtù dello stato di necessità provocato dallo
sbarramento del 4 %, regalato da Berlusconi a Veltroni per prolungare la
vita artificiale dell'opposizione di sua maestà. Ed è ovvio che tutti noi
preferiremmo un soggetto socialdemocratico duro e puro, sezione italiana del
PSE.
Però occorre realismo politico.
Il tema delle europee, per come la vedo io, è quello di offrire
all'elettorato di sinistra un'alternativa ad una serie di scelte tutte più o
meno rovinose: a) l'astensione, b) il voto all'IDV di Di Pietro, per
premiare l'unica opposizione visibile, c) un nuovo voto "utile" al PD, che
avrebbe in realtà l'unica "utilità" di prolungarne l'agonia, ritardando
oltre il limite massimo l'avvio della ricostruzione della sinistra (come per
il prelievo degli organi da cadavere, anche nel caso del PD il tempo non è
una variabile indipendente ...) e garantendo al cav. il potere a vita.
L'esclusione dei partiti comunisti dall'alleanza costituisce una buona
premessa perché rende la lista "votabile" per chi si riconosce in una
"sinistra di governo". Il disastro della Sinistra Arcobaleno sembra avere
fatto capire finalmente qualcosa a SD e soci: a noi che, modestamente,
avevamo spiegato per tempo che con il cartello delle sinistre antagoniste
facevano solo le comparse nel film diretto da Veltroni non vollero dare
retta ...
Adesso, a mio parere, le condizioni necessarie per essere riconosciuti come
sinistra riformista nel vero senso della parola, dopo anni di "blairismo de
noantri", ci sarebbero. Da qui ad avere anche condizioni sufficienti ce ne
corre.
Ci vuole una credibile prospettiva di creazione di un soggetto politico
unitario e federato, ci vuole un rapporto privilegiato col PSE (PS e SD ci
sono già, i vendoliani potrebbero starci come indipendenti, visto che c'è
stato perfino Giulietto Chiesa ...), ci vogliono candidature di alto valore,
ci vuole un programma che stia insieme ...
Dunque è ancora tutto da vedere e non ci sono garanzie di riuscita.
Però, pur con tutti i dubbi del caso, quale è l'alternativa ?

Luciano Belli Paci



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Anonimo ha detto...

Non si possono fare paragoni tra l'Arcobaleno e la lista unitaria per le Europee. La prima era una ammucchiata che metteva insieme forze profondamente eterogenee (Mussi e Diliberto). La seconda raggruppa forze che hanno certo molta più coesione culturale e programmatica. A meno che per lista socialista non si pretenda la rimpatriata di tutti coloro che furono iscritti al PSI (vale a dire che dovremmo tenere insieme Epifani e Brunetta!): cosa evidentemente non realizzabile. Mi rendo conto che tra i postcomunisti c'è un residuo di pregiudizio antisocialista (in particolare tra quelli che stanno nel PD!) che però è completamente assente in Vendola e nei compagni dell' Mps. Così come vi sono compagni come Angius, Salvi, il compianto Trentin, il presidente Napolitano che rivendicano orgogliosamente l'essere socialisti. Così come ci sono presunti socialisti (o per meglio dire ex iscritti al PSI che col socialismo non hanno nulla a che fare. Sulla prima fase della segretaria Craxi (1976-82) siamo d'accordo. Su quelle posizioni oggi si ritroverebbe benissimo Nichi Vendola. Se invece pensiamo a De Michelis...beh lasciamo perdere.

Peppe Giudice

Anonimo ha detto...

Condivido l'analisi di Luciano: adesso occorre irrobustire la proposta politica (e culturale) oltre che organizzativa di tale aggregazione. Aggregazione che va spiegata per quello che è: una possibilità, non ancora un progetto.

Ciao Sergio Tre

Anonimo ha detto...

Credo che l'appello al realismo politico di Luciano s'imponga ,alla fine, su dubbi ed esitazioni. Occorre rafforzare il profilo riformista di quest'alleanza, anche in vista di un'evoluzione verso una federazione di tipo mitterrandiano ante-PS. Mi pare che ne stia parlando Nencini in questi giorni.
Assieme alle europee, in molte realtà di vota per le amministrative. Domani sera andremo a verificare la possibilità di un'alleanza tra PS e SD per la presentazione di una lista unica (con proprio candidato sindaco) nel Comune di Imperia.
La competizione è chiusa in partenza: siamo nel feudo di Scajola con PDL e Lega che vincono ampiamente al primo turno ed un PD che fa l'arrogante con il resto del centro-sinistra.
E allora approfittiamo dell'occasione per sperimentare nel piccolo. E' importante che il processo politico che sta per iniziare non sia solo un "affare" dei vertici nazionali, ma rispecchi orientamenti di base.
Pur essendoci tra i locali compagni di SD persone che in passato hanno brillato per antisocialismo, andremo all'incontro forti dell'insegnamento di Nenni, che "la politica si fa con i sentimenti e non con i risentimenti".
Nicolino Corrado

Anonimo ha detto...

Concordo con tutti i vostri interventi.

Ieri sono andato all'assemblea dell'associazione "Sinistra per Milano", un nucleo attorno a cui si sono raggruppati SD, alcuni fuoriusciti di Rifondazione e del PdCI a altri. Alla riunione presenziavano anche i Verdi (più dentro che fuori, per la verità) e qualcuno dei nostri (forse ancora titubanti, e quindi più fuori che dentro).
Personalmente ho trovato condivisibili quasi tutti gli interventi che ho sentito.
Certo, da qui a ritrovare un linguaggio e un progetto comune ce ne corre, ma le analisi sono le stesse che facciamo noi. Almeno, quelli di noi che si definiscono ancora socialisti o socialdemocratici e pensano che il liberalsocialismo di Rosselli - che riconosceva il valore degli istituti della democrazia liberale in un contesto in cui queste erano fortemente in discussione - abbia poco a che fare con le ricette "social-liberiste" di Blair e dei suoi imitatori nostrani (che infatti sono, guarda un po', nel PdL).

Certo, bisognerà tornare a studiare, perché leggere regolarmente "il Manifesto" o "Liberazione" dà un'idea della realtà - giusta o sbagliata che sia - molto più approfondita e solida di quella che ci si può fare quando la lettura preferita è quella degli elenchi degli iscritti alle nostre federazioni... lettura da cui si potranno anche trarre indicazioni per raffinate strategie congressuali, ma da cui difficilmente si potrà trovare ispirazione per elaborare politica "altra" e "alta".

Bene ha fatto Nicolino Corrado a citare Nenni.
Dal canto mio, mi basta ricordare che il solo partito davvero omogeneo e monolitico è quello fatto da una sola persona...
Peggio ancora se il partito è costruito sulle esigenze di collocamento personale, più che di collocazione politica, di quella persona.

La nuova sinistra dovrà essere ampia e plurale; inevitabilmente, finirà per essere socialista.

Anonimo ha detto...

" La nuova sinistra dovrà essere ampia e plurale; inevitabilmente, finirà per essere socialista "...mi è piaciuta la frase di Pecchiari :, anche se il "Sinistra per Milano" sembra una sigla "funeraria"
con i colori della bandiera portoghese (chissà perchè?...).
.alla manifestazione Antirazzista e contro il pacchetto sicurezza c'era un "un poveretto" che distribuiva un bel volantino dal punto di vista grafico con scritto "Sinistra per Milano". Solo questo.
Mi sembra che siano "detriti" di sinistra, un po' alla deriva...
Saranno i "detriti" a ricomporsi?
Quale effetto aggregante?
Ma sono loro il bacino socialista?
E i giovani che annaspano con i centri sociali?

"Italia da rifare!"
Daniele

Anonimo ha detto...

a Torino i giovani dei centri sociali erano tendezialmente rifondaroli ma pure astensionisti (componente anarchica). Sul sociale sono bravi ma la loro ostilità contro Israele sfocia nell'antisemitismo.

Anonimo ha detto...

Molte sagge le parole di Nicolino (e altrettanto quelle di Luciano).
La politica non si può fare coi risentimenti. Nè questo rassemblement
di Sinistra laica può oggi pensare di proporsi come l'anticamera di
un'aggregazione che si riconosca sin da ora nel PSE. Perciò l'ipotesi
di una Epinay italiana non può essere al momento all'ordine del giorno
(perchè non sono ancora mature le condizioni). E' chiaro d'altra parte
che questa deve essere necessariamente la strada verso cui avviarsi in
un discorso di prospettiva.
Per questo è essenziale che in tutta quanta l'operazione i Socialisti
non vengano percepiti (e non si facciano percepire) come una scomoda
appendice (di cui liberarsi quanto prima), ma come una componente
costitutiva imprescindibile e fondamentale.
A loro volta, non sarebbe male però se i Socialisti evitassero di
"sputtanarsi" da subito tirando fuori tutti i reduci di stagioni
passate.
Sarebbe bene cioè riuscire a mandare dei segnali di discontinuità,
tanto nelle facce quanto nelle modalità dei comportamenti politici.
Procedure più aperte, meno verticistiche e più democratiche nei vari
passaggi decisionali (compresa la scelta dei candidati) sarebbero in
particolare altamente da auspicare.
Forse anche i Circoli, o mailing list come questa, potrebbero cercare
di esercitare utilmente una qualche pressione in tal senso.
Un saluto,
Francesco Somaini.

Anonimo ha detto...

anche io condivido il grande buon senso di Corrado, ma soprattutto il fatto
che sta cercando di fare una lista in un comune capoluogo di provincia per
confermare che l'operazione non è solo una faccenda di barboni che mirano al
rimborso. Ma ci vogliono tanti Corrado in Italia, perchè non esiste, nello
stato organizzativo e politico dei nanopartiti che queste cose si possano
trattare al centro. Da dove però dovrebbe venire almeno un invito condiviso
da più di un partito a muoversi in questa direzione. E' possibile, o la
nostra direzione non serve a niente, come si sospettava?