giovedì 26 febbraio 2009

Paolo Michelotto: come portare la democrazia diretta nelle nostre città

il blog di paolo michelotto
lunedì 23 febbraio 2009, 19.08.59

come portare la democrazia diretta nella propria città
lunedì 23 febbraio 2009, 19.06.52 | admin

appenzeller_landsgemeinde

di Paolo Fabris e Paolo Michelotto

ci è stato richiesto uno schema su un possibile percorso per portare la democrazia diretta nella propria città. Ecco in base alla nostra esperienza a Rovereto, ciò che possiamo proporre.


In Italia le modalità di controllo dell’amministrazione pubblica sono due: la responsabilità etica individuale e la Magistratura. La prima dipende dall’onestà dell’individuo e dalla storia collettiva, la seconda intreviene a danno ormai avvenuto.

Manca, nel nostro paese, un terzo tipo di controllo: quello effettuato con i metodi di democrazia diretta dai cittadini.

Storicamente, in Europa, si sono consolidati due strumenti: i referendum, che hanno azione di freno nei confronti delle scelte effettuate dagli amministratori ma non condivise dai cittadini, e le iniziative, le quali hanno invece funzione di acceleratore per idee e proposte espresse dalla cittadinanza che non sono però condivise dagli amministratori (vi sono poi molte altre forme di democrazia diretta e partecipativa come ad es. il Bilancio Partecipativo, i Town Meeting, ecc.).

Questi due strumenti, fondamentali per il buon funzionamento della democrazia, sono efficaci solo dove il non prevedono il quorum come in Svizzera, in ventisei stati degli USA, e con quorum del 10% in Baviera.

Le motivazioni per l’abolizione del quorum sono poste a fine documento.


PERCORSO DEMOCRAZIA DIRETTA


creazione di un gruppo, anche piccolo ma ben motivato e determinato, che funga da polo attrattivo. L’azione del gruppo ha più successo se è aperto, a fisarmonica, ossia se sa gestirsi in base alla disponibilità delle persone che partecipano (ci sono momenti che il gruppo è formato da tre elementi e momenti in cui si è in venti).

La legge nazionale 267 stabilisce che tutti i comuni italiani debbano avere un referendum, non fissa però il quorum, ne la tipologia del referendum stesso (consultivo, abrogativo, propositivo).

Consultazione dello Statuto comunale per conoscere la tipologia di referendum previsti nel proprio comune e caratteristiche.

Consultazione del regolamento di attuazione del referendum che può avere nomi diversi, ad es. ” Regolamento degli Istituti di Partecipazione” (Vicenza), “Regolamento dei diritti di informazione e partecipazione” (Rovereto). Lo Statuto e ill regolamento si trovano quasi sempre nel sito ufficiale del proprio comune.

Se il quorum è previsto nel regolamento e non nello Statuto, si può attivare un referendum su di esso.

Per migliorare lo strumento esistente bisogna organizzare assemblee pubbliche per far conoscere la situazione e possibilità differenti che dà la democrazia diretta (ad esempio a Rovereto il referendum sull’abolizione del quorum è l’espressione di un’assemblea pubblica).

Interessare e sensibilizzare i consiglieri comunali, fare una iniziativa di delibera popolare.

Instaurare un rapporto con i media.

Aprire un blog che deve essere aggiornato quotidianamente, e ad ogni incontro e assemblea pubblica bisogna chiedere le mail dei partecipanti per creare una mailing-list a cui si invia periodicamente una newsletter.

Tempo, impegno, pazienza, determinazione, e tanta soddisfazione.

Per dare idea dei tempi necessari, in Svizzera hanno impiegato decenni nell’800, in Baviera dal 1989 al 1995, a Bolzano è un percorso in atto dal 1995 e che si dovrebbe concretizzare nel 2009, a Rovereto siamo partiti nel gennaio 2007 e quest’anno si voteranno i 4 referendum tra cui quello per abolire il quorum.

Si parte sempre e comunque studiando a fondo l’argomento, parlandone alla propria cerchia di amici e allargando via via la conoscenza anche con incontri formativi specifici e raccontando le esperienze funzionanti e concrete nel mondo e in Italia


Le motivazioni per abolire il quorum

Se lo strumento del referendum ha il quorum, è uno strumento azzoppato. Il boicottaggio con l’invito all’astensione spesso prevale e vince, demotivando i promotori e distruggendo la fiducia dei cittadini.

16 motivazioni per abolire il quorum (guarda anche qui)


1. Quando un referendum prevede un quorum, agli effetti pratici, chi vuole che vinca il NO, ha due modi di ottenere ciò:

a. fare campagna per il NO e quindi impegnare soldi, tempo, energie;

b. invitare i cittadini al boicottaggio e astenersi da qualunque campagna.

Questo secondo sistema è preferito da chi sostiene il NO, perché oltre a far risparmiare tempo, soldi e energie, è una strategia che fa vincere più facilmente il NO. Infatti, dal punto di vista pratico, se un referendum viene invalidato per mancato raggiungimento del quorum o se vince il NO superando il quorum, si ha lo stesso effetto.

Quindi gli astenuti vengono considerati come voti per il NO e questo non è corretto. Chi si astiene da un voto referendario può avere mille ragione personali: essere lontano da casa, non interessato, disilluso dalla politica, ammalato, aver cose più importanti da fare, essere indeciso, avere poca conoscenza dell’argomento.

Nelle elezioni per la nomina degli amministratori, gli astenuti non contano. Vince chi ottiene più voti. Nei referendum con quorum è come se si giocasse una schedina di totocalcio con 1X2, dove una parte, i SI, vincono se esce 1, mentre l’altra parte, i NO, vincono se esce X o 2. E’ un gioco sbilanciato in favore del NO e quindi non soddisfa al requisito di uguaglianza tra le parti, che sta alla base della democrazia.

2. I referendum vengono attivati dai cittadini, quando l’amministrazione non ascolta le loro richieste. Quindi la parte del SI rappresenta quasi sempre la parte dei cittadini e quella del NO, quella delle amministrazioni. La parte dei NO, ha già quindi maggiori soldi, tempo, interessi, energie, capacità e attenzioni mediatiche dei SI. Se esiste il quorum, ha anche un ingiusto vantaggio sui SI, grazie alla possibilità di far vincere i NO facilmente, chiedendo l’astensione e usando così il boicottaggio.

3. Il quorum è il metodo con cui chi ha il potere si tutela dalle possibili interferenze dei cittadini, salvando le apparenze democratiche. Infatti lo strumento del referendum in mano ai cittadini viene lasciato, ma viene svuotato del suo potere effettivo con l’introduzione del quorum, che fa sì che venga sempre o quasi invalidato.4. Finché ci sarà il quorum, la campagna elettorale sarà svolta solo dai promotori del SI, che si focalizzeranno solo sullo spingere i cittadini a partecipare al voto per superare il quorum. Dove non c’è il quorum, entrambre le campagne per il NO e per il SI si concentrano solo sulle loro argomentazioni pro e contro, aumentando la conoscenza dei cittadini e il loro impegno civico.

5. Il quorum premia chi invita all’astensione e chi accetta il boicottaggio rimanendo a casa, cioè chi non vuole impegnarsi direttamente o preferisce scorciatoie scorrette pur di far vincere la sua posizione. Chi si informa e chi va a votare, viene punito. Ciò crea un sempre maggiore distacco e disillusione dei cittadini dalla politica attiva. Esattamente quello che invece preferiscono i governanti, ossia non essere disturbati nelle loro scelte di governo.

6. La presenza del quorum e i conseguenti inviti al boicottaggio della campagna per il NO, fanno sì che vadano a votare quasi solo i favorevoli, coloro che esprimeranno un SI. E quindi il diritto alla segretezza del voto, viene meno, perché tutti coloro che si recano alle urne, vengono riconosciuti ed etichettati come votanti per il SI.

7. In Italia non è previsto il quorum nel referendum confermativo facoltativo relativo alle leggi costituzionali (art. 138, 2° comma Costituzione) e nel caso delle leggi sulla forma di governo (leggi elettorali e di democrazia diretta) a livello regionale. Interessante notare che negli ultimi referendum nazionali senza quorum, l’affluenza elettorale è stata maggiore di quelli con il quorum. Ad esempio il referendum confermativo del 25-26 giugno 2006, ha visto l’affluenza del 52,3%. Era dal referendum nazionale del 11 giugno 1995 che non si superava un’affluenza del 50%, la media delle ultime 5 tornate di voto referendario con quorum dal 1997 al 2005 era stata del 32,78%

8. Nel voto elettorale comunale, provinciale, regionale, nazionale, europeo, non è previsto il quorum. Solo chi vota decide.

9. In Svizzera, in 23 stati americani su 50, tra cui la California e l’Oregon, non è previsto il quorum nei referendum statali e locali.

10. In Irlanda, Spagna, Regno Unito e Francia non è previsto il quorum nei referendum nazionali.

11. Con sentenza del 2-12-2004 n.372 la Corte di Cassazione ha stabilito che l’art.75 della Costituzione che prevede il quorum a livello nazionale, non comporta l’obbligo del quorum per i referendum previsti negli statuti degli enti locali.

12. In Italia esistono enti locali che prevedono assenza di quorum o livelli più bassi del 50%. Ad esempio in Sardegna (referendum regionale con quorum del 33%) Ferrara (referendum comunale con quorum del 40%), Bressanone (referendum comunale con quorum del 40%), Bolzano (referendum provinciale con quorum del 40%), Toscana (referendum regionale con quorum del 50% dei partecipanti delle ultime elezioni regionali; per esempio nel 2005 l’affluenza fu del 71,35%, il quorum per 5 anni è 35,68%).

13. In Baviera nel 1995, i cittadini riuscirono con un referendum a togliere il quorum a livello locale. Per 3 anni poterono svolgere referendum senza quorum. Nel 1998, la Corte Costituzionale Bavarese, di nomina politica (si stima che l’80% dei giudici fosse simpatizzante o legato al partito che in Baviera ha la maggioranza assoluta nel parlamento), reintrodusse in il quorum, anche se in misura molto ridotta, dal 15% al 25% a seconda delle dimensioni delle città.

14. La presenza del quorum, paradossalmente scoraggia i cittadini ad andare a votare. Infatti i cittadini vanno a votare se sanno dello svolgimento del referendum in una determinata giornata e se pensano di aver capito l’argomento su cui sono invitati ad esprimersi. Ma se la campagna per il NO invita all’astensione e non promuove le proprie argomentazioni, evita di affiggere manifesti, non manda materiale informativo a casa dei votanti, non partecipa a dibattiti, non si fa intervistare dai media, non partecipa ad assemblee informative, i cittadini non vengono a sapere del referendum o ritengono di non saperne abbastanza e non si recano a votare. Ciò è dimostrato dai referendum nazionali italiani con e senza quorum e dall’esempio seguente fornito da due città tedesche negli anni ‘80.

15. Il laender tedesco del Baden - Wuerttemberg prevede i referendum municipali fin dal 1956 (negli altri laender ciò fu introdotto negli anni ‘90), ma esso ha molte restrizioni. Una delle più gravose è quella che prevede che almeno il 30% degli elettori abbiano votato SI’ al quesito referendario, pena il suo invalidamento. L’effetto distorsivo di questo quorum si vede chiaramente su 3 votazioni effettuate in 3 città vicine sullo stesso argomento.

A. Nel 1986 fu proposto a Reutlingen un referendum contro una decisione della giunta al governo, della CDU, che aveva deciso la costruzione di un rifugio aintiaereo. Il consiglio comunale e la CDU boicottò il referendum non partecipando a nessun dibattito con sistematicità. L’ultima settimana prima del voto, improvvisamente, la CDU ruppe il silenzio con una pubblicità e un fascicolo allegato al giornale locale, firmato tra gli altri anche dal sindaco. Esso diceva: “…le persone professionali e intelligenti, devono agire sensibilmente, non emozionalmente, con un comportamento elettorale intelligente. Così puoi stare a casa la prossima domenica; dopotutto ti viene solo richiesto di votare contro la costruzione di un rifugio. Anche se non voti, esprimerai la tua approvazione della decisione presa dal consiglio comunale. Hai sempre dato la tua fiducia al CDU per molti anni alle elezioni. Puoi darci fiducia su questa questione.” Il risultato fu che 16.784 su 69.932 elettori si recarono alle urne: il 24%. Di questi solo 2126 votarono a favore del rifugio e 14.658 contro. Il quorum del 30% a favore non fu raggiunto e il referendum venne invalidato.

B. A Nurtingen, una città vicina a Reutlingen, ci fu un referendum simile. Questa volta la CDU locale scelse di non boicottare:il risultato fu un’affluenza del 57% di cui il 90% votò contro il rifugio. E il referendum ebbe successo.

C. In una terza città, Schramberg, ci fu un referendum simile. Anche questa volta la CDU scelse la via del boicottaggio. Questa volta il comitato organizzatore venne a conoscenza per tempo del progetto della CDU e quindi riuscì a controbattere. Il giornale locale pubblicò critiche all’idea del boicottaggio. I risultati furono affluenza del 49,25% di cui l’88,5% votò contro il rifugio e quindi il quorum del 30% di voti a favore del referendum fu raggiunto e il referendum ebbe successo.

16. Conseguenze pericolose per la democrazia, ogni volta che un referendum viene invalidato.

A. La prima è di carattere economico: decine di migliaia di euro di soldi dei cittadini contribuenti vengono spesi per organizzare consultazioni che non portano a nessun risultato concreto.

B. La seconda è un calo di interesse e di fiducia da parte dei cittadini verso gli strumenti di democrazia e verso l’amministrazione della propria comunità.

C. La terza è che minoranze dotate di potere economico e mediatico, sfruttando il boicottaggio riescono a prevalere su maggioranze non informate adeguatamente.

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