venerdì 29 marzo 2024

Solidarietà alle Madri di Plaza de Mayo contro l'assurdo negazionismo di Javier Milei - Articolo21

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Labour Will End Neoliberalism. Just Not in a Good Way | Novara Media

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De Macron ou Mélenchon à Glucksmann : vers un renouveau de la social-démocratie ? - Fondation Jean-Jaurès

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The geography of discontent and the rise of far-right politics in Portugal | EUROPP

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Superbonus: la nuova stretta colpisce i più deboli - Lavoce.info

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Gaza: status of UN Security Council ceasefire demand

Gaza: status of UN Security Council ceasefire demand

domenica 24 marzo 2024

Franco Astengo: Destra e campo democratico

DESTRA E CAMPO DEMOCRATICO di Franco Astengo Sono passati 18 mesi dal risultato elettorale del 25 settembre 2022 e la vicenda legata al Comune di Bari ha disvelato, se mai ce ne fosse stato bisogno, la vera natura dello spostamento a destra verificatosi in Italia attraverso quel voto frutto della disillusione generale provocata dalla ventata di antipolitica emersa nel corso della crisi degli anni'10. Una realtà molto complessa alla quale si era cercato di dare risposta attraverso l'espressione materiale di una tecnocrazia che, alla fine, ha provocato (in una fase di inedita emergenza) ulteriore distacco e ridimensionamento delle forze democratiche. Inutile elencare tutti gli elementi di sottovalutazione di questo stato di cose a partire dall'accettazione di una formula elettorale voluta a suo tempo da presuntuosi corifei della "governabilità" (convinti che sarebbe toccata loro in eterno per diritto divino e attraverso qualsivoglia combinazione). Da sottolineare invece l'incertezza espressa dalle principali forze di opposizione nel definire l'identità del nuovo quadro maggioritario presente in questa legislatura: si è fatto fatica a capire l'intendimento della destra di stravolgimento dell'assetto costituzionale nell'idea di superare la Repubblica Parlamentare nata dal dettato della Carta Fondamentale emanata nel '48. Del resto in passato questi elementi di leggerezza nell'affrontare il tema delicatissimo dell'identità repubblicana erano già emersi e per fortuna respinti (per due volte dal voto popolare). Oggi i campi appaiono però nettamente divisi: da un lato appare evidente l'eversione costituzionale e dall'altra un campo democratico che stenta a trovare i termini concreti di una politica unitaria da portare avanti soprattutto sul terreno istituzionale. E' questo il tema che propone proprio questo ultimo assalto che si sta verificando in queste ore (senza dimenticare però gli elementi di debolezza che pure, nel frangente, si sono dimostrati dalla nostra stessa parte). Il tema non è quello del cosiddetto "campo largo" ma quello del "campo democratico - costituzionale" da costruire immediatamente cercando l'adesione di chi non ha incertezze nel definire la situazione analizzandola invece con la necessaria chiarezza che richiede la radicalità delle contraddizioni in atto. Le elezioni europee potranno essere affrontate con il senso di appartenenza che richiede il sistema proporzionale ma egualmente presentando assieme tra le diverse forze una "griglia interpretativa" comune relativa alla forma concreta della Democrazia Repubblicana impostata dalla nostra Costituzione quale elemento indispensabile di coesione in vista di futuri difficili appuntamenti che richiederanno il massimo possibile di una salda visione unitaria.--

Javier Milei dichiara guerra pure alla memoria sulla dittatura militare: cancellati programmi tv, svuotati i luoghi simbolo delle torture - Il Fatto Quotidiano

Javier Milei dichiara guerra pure alla memoria sulla dittatura militare: cancellati programmi tv, svuotati i luoghi simbolo delle torture - Il Fatto Quotidiano

Ezio Mauro: "Dopo gli attentati di Mosca, la democrazia globale è ancora più a rischio" - Articolo21

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venerdì 15 marzo 2024

Thomas Piketty: "The Labour Party is too conservative" - New Statesman

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Out but not over: Socialists' electoral tie in Portugal - Foundation for European Progressive Studies

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Bernie Sanders Is Calling for a 32-Hour Workweek

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How Russia's invasion of Ukraine rewrote Nordic defence policies | EUROPP

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How authoritarian legacies and nostalgia underpin support for Chega in Portugal | EUROPP

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Europa insicura: l’importanza di garantire un lavoro*, Daniel Witzani-Haim, Dennis Tamesberger, Simon Theurl | Menabò di Etica ed Economia

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Noi contro voi: mentalità populista e idee di giustizia sociale, Eugenio Levi, Fabrizio Patriarca | Menabò di Etica ed Economia

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giovedì 14 marzo 2024

Maggiore avvedutezza sarebbe gradita in Comune - Il Migliorista

Maggiore avvedutezza sarebbe gradita in Comune - Il Migliorista

feps-europe.eu/out-but-not-over-socialists-electoral-tie-in-portugal/

feps-europe.eu/out-but-not-over-socialists-electoral-tie-in-portugal/

Portugal: a Socialist loss - Foundation for European Progressive Studies

Portugal: a Socialist loss - Foundation for European Progressive Studies

Franco Astengo: Il declino della democrazia italiana

IL DECLINO DELLA DEMOCRAZIA ITALIANA di Franco Astengo In un quadro generale di fortissima difficoltà del sistema di relazioni internazionali che si trova ormai sull'orlo del conflitto globale e di vera e propria crisi delle democrazie liberali insidiate da "democrature" e autocrazie di vario tipo la democrazia italiana sembra proprio aver imboccato la strada del declino in uno scenario nel quale potrebbero presentarsi variabili imprevedibili. Così con un declino apripista di possibili avventure potrebbe concludersi la lunga transizione avviata fin dagli anni '90 del secolo scorso con la fine della "Repubblica dei Partiti": transizione affrontata dell'establishment politico, economico e culturale semplicisticamente attraverso lo spostamento dell'asse di riferimento dalla rappresentanza politica alla governabilità intesa come potere modificando così - a seconda delle reciproche convenienze - il sistema elettorale in modo da rendere l'esito del voto pressoché impermeabile al giudizio di elettrici ed elettori (con conseguenza di larghe intese, governi tecnici, passaggi immediati da giallo verde a giallo rosso ecc.). Ci si sta interrogando sulle cause profonde di questa difficoltà: potrebbe essere allora possibile individuare due elementi fondativi: 1) Il distacco dalla Costituzione Repubblicana vero fondamento della "democrazia antifascista", trasformata in "democrazia afascista". Gabriele Pedullà e Nadia Urbinati (Democrazia afascista - Feltrinelli) la descrivono come preparatoria di un mondo gerarchico e statico; una società della cieca deferenza, dove c'è chi è in alto e c'è chi è in basso e dove chi è in basso, persuaso che le sconfitte sono solo eventi personali, deve piegare il capo rinnegando un secolo di conquiste democratiche. Il grande nemico della democrazia afascista è infatti l'uguaglianza sociale e politica. Crescono così invidia, risentimento, frustrazione e ci si rivolge al populismo rifiutando l'idea della politica come "motore sociale". In questo modo si anestetizza lo stesso schema bipolare che si sta consolidando come espressione del sistema politico perchè entrambi gli schieramenti finiscono prigionieri di quelle che sono state definite "concezioni avaloriali", ipermaggioritarie, notabiliari e aconflittuali limitandosi a gareggiare - appunto - per la gestione del potere; 2) L'altro elemento di declino è stato rappresentato dalla presenza (anche dirompente) delle cosiddette "proposte terziste", nè di sinistra, nè di destra, che hanno portato ad un analogo effetto anestetizzante omologo a quello provocato dal distacco dalla Costituzione antifascista. Nel suo "Categorie della Politica, dopo destra e sinistra" Vincenzo Costa individua nella crisi di legittimazione della democrazia liberale l'incapacità di intercettare i cambiamenti e le istanze di quello che viene definito, riprendendo Habermas : "il mondo della vita". Così il nè di destra e il né di sinistra si traduce in un ritrovarsi nel manifestare diffidenza verso i ceti popolari cui è attribuita lo stigma di "sconfitti della globalizzazione". Se la destra è sempre stata intrisa di uno spirito suprematista e "iper classista" la sinistra sembra adeguarsi in un atteggiamento escludente nei confronti di che dispone di minore capitale economico e culturale. Il punto di contrasto di questo stato di cose risiederebbe allora nel reingresso delle masse popolari nella gestione della politica: elemento questo progressivamente assente con la fine dei grandi partiti a integrazione di massa sostituiti proprio dal polverone populista del "nè di destra, né di sinistra" (che non è stato soltanto appannaggio del M5S). Servirebbe un recupero di identità che potrebbe realizzarsi soltanto convincendo che la politica rimane lo strumento più efficace a cambiare la condizione sociale. La riaffermazione della Costituzione Antifascista, della visione che contiene il suo testo dei rapporti sociali, delle forme di strutturazione istituzionale, di disegno per il futuro rappresenterebbe la chiave di volta per delineare la costruzione di una nuova identità democratica: nel frattempo però ci aspettano prove molte ardue e non pare che ci si stia attrezzando a sufficienza per affrontarle adeguatamente.

lunedì 11 marzo 2024

NELLE PERIFERIE SPIRA FORTE IL VENTO DI DESTRA - GLI STATI GENERALI

NELLE PERIFERIE SPIRA FORTE IL VENTO DI DESTRA - GLI STATI GENERALI: Pareva ormai tutto in discesa, per la coalizione di opposizione, dopo la (peraltro risicata) vittoria in Sardegna. Pareva che il vento fosse cambiato, in poche settimane. O almeno così si auguravano i protagonisti del cosiddetto campo largo, o larghissimo, che comprendeva tutte le forze politiche co

La democrazia afascista. O il declino dell'uguaglianza sociale e politica - Strisciarossa

La democrazia afascista. O il declino dell'uguaglianza sociale e politica - Strisciarossa

Franco Astengo: Numeri dall'Abruzzo

NUMERI DALL'ABRUZZO di Franco Astengo In precedenza dell'esposizione dei dati ecco alcuni punti riassuntivi: a) Prosegue, anche se a scartamento ridotto, l'assestamento verso il basso della partecipazione al voto. b) Connettendo il trend dalle elezioni sarde a quelle abruzzesi si può segnalare la ridefinizione di un profilo bipolare dai confini ristretti dove Fratelli d'Italia e PD stanno assumendo un deciso ruolo- guida nelle rispettive coalizioni; c) il quadro complessiva ci indica che se la strada sembra essere quella di una sorta di "bipartitismo imperfetto" avremo di conseguenza una accentuazione della personalizzazione; d) valutando anche la prospettiva europea nell'ipotesi di formazione di maggioranze al Parlamento di Strasburgo le elezioni italiane avranno un peso anche sotto l'aspetto della dimensione della maggioranza relativa e del numero dei deputati eletti. Sinteticamente alcune indicazioni che ci provengono dai risultati delle Regionali in Abruzzo: 1) La competizione regionale è stata chiaramente appannaggio del centro destra ma se consideriamo l'esito elettorale dell'Abruzzo parte della marcia di avvicinamento alle Europee del 9 giugno allora è il caso di approfondire alcuni aspetti; 2) Prosegue, anche se a scartamento ridotto, l'assestamento verso il basso della partecipazione al voto. In esito alle elezioni regionali abruzzesi nel 2019 i candidati presidenti (4) ottennero complessivamente 624.482 voti validi (su di un corpo elettorale di 1.211.204) pari al 51,55%. Nelle elezioni politiche 2022 nel collegio Abruzzo con un corpo elettorale di 1.026.974 unità i candidati nei collegi uninominali ottennero complessivamente 625.731 voti pari al 60,92%. Nelle elezioni regionali 2024 i candidati presidenti (2) hanno avuto complessivamente 612.408 voti (su di un corpo elettorale di 1.208.207) pari al 50,68% (meno 0,87 % tra il 2019 e il 2024). Si fa presente che tutte le percentuali elaborate in questa sede si riferiscono al totale degli aventi diritto al voto e non ai soli voti espressi validamente. Per quel che riguarda i voti delle liste nelle regionali 2019 si ebbero 599.356 voti validi (49,48% sul totale degli iscritti nelle liste). Nell'analoga competizione del 2024 ( i dati si riferiscono a 1632 sezioni su 1634) le liste hanno ottenuto 578.153 voti ( 47,85% con una diminuzione dell'1,63%). In sostanza nessuno sembra in gradi intercettare l'astensionismo consolidato. 3) Tra il 2019 e il 2024 i candidati alla presidenza della Regione Abruzzo si sono ridotti da 4 a 2: in questo senso è oggettivo il rinsaldamento del riscontro bipolare che comunque era stato segnalato anche dall'esito delle recenti elezioni sarde. Gli elementi di volatilità elettorale si possono quindi riscontrare all'interno degli schieramenti e nella valutazione riguardante l'accorpamento del Movimento 5 stelle e di liste centriste nell'alleanza con il PD. 4) Nel centro destra (a formazione sostanzialmente invariata tra il 2019 e il 2024) si registrano questi passaggi: Il candidato presidente Marsilio passa da 299.949 voti (24,76% sul totale degli aventi diritto) a 327.660 voti ( 27,11 sul totale degli aventi diritto con un incremento effettivo del 2,24%). Per quel che riguarda le liste: a) Lega: nel 2019, 165.008 voti ( 13,62% sul totale degli aventi diritto), politiche 2022 51.764 voti (5,04 sul totale degli aventi diritto), regionali 2024 43.780 voti (3,62% sul totale degli aventi diritto). Tra il 2019 e il 2023 una flessione del 10% sul totale degli aventi diritto) b) Fratelli d'Italia: nel 2019 38.894 voti (3,21 sul totale degli aventi diritto), le liste d'appoggio al candidato presidente 19.446 voti (1,60% sul totale degli aventi diritto); politiche 2022 173.153 voti (16,86% sul totale degli aventi diritto); regionali 2024 139.376 voti (11,53% sul totale degli aventi diritto), lista d'appoggio al candidato presidente 33.078 voti (2,26% sul totale degli aventi diritto. Calcolando rigorosamente le percentuali sul totale degli aventi diritto la somma FdI e lista del presidente ha raccolto nel 2019 il 4,81%; nelle politiche 2022 la lista FdI ha ottenuto il 16,86%; nelle regionali 2024 la lista FdI e quella d'appoggio del candidato presidente hanno sommato il 13,79%). Senza bisogno di una sofisticata analisi dei flussi risalta un passaggio diretto di voti dalla Lega verso Fratelli d'Italia; c) Forza Italia; nelle regionali 2019 54.223 voti ( 3,69% sul totale degli aventi diritto) politiche 2022 69.512 voti ( 6,76% sul totale degli aventi diritto) regionali 2024 77.455 voti (5,30% sul totale degli aventi diritto) Complessivamente le liste di centro destra avevano ottenuto nelle regionali 2019 294.879 (24,34% sul totale degli aventi diritto) politiche 2022 298,620 voti ( 29,07% sul totale degli aventi diritto) regionali 2024 315,987 (26,15% sul totale degli aventi diritto). In questo contesto Fratelli d'Italia rappresenta il 44,10% dell'intera coalizione (cui va aggiunto il 5,72% della liste d'appoggio al candidato presidente 5) Nel centro-sinistra invece variazioni molto importanti nella composizione sia rispetto alle regionali 2019, sia al riguardo delle politiche 2021. Nel 2019 la candidatura Legnini (centro-sinistra) raccolse 195.394 voti (16,13% sul totale degli aventi diritto) e quella Marcozzi (M5S) 126.675 ( 10,45 sul totale degli aventi diritto). Nel 2024 la candidatura D'Amico (centro sinistra e M5S) 284.748 ( 23,56% sul totale degli aventi diritto con una diminuzione del 3,02% sulla somma delle 2 candidature del 2019) Lo schieramento di centro - sinistra nelle regionali 2019 aveva avuto 183630 voti (15, 16% sul totale degli aventi diritto), il Movimento 5 stelle 118.287 voti (10,45 degli aventi diritto) nelle politiche 2022 l'alleanza attorno al PD 137.336 (13,37% sul totale degli aventi diritto) il M5S 115.336 voti (11,23% sul totale degli aventi diritto) i centristi 39.295 voti (3,82% sul totale degli aventi diritto); Regionali 262.166 voti (21,69% sul totale degli aventi diritto). IL PD rappresenta il 44,73% della coalizione. Al riguardo delle singole liste del centro - sinistra: a) il PD passa dai 66.769 voti ( 5,51% del totale degli aventi diritto nelle regionali 2019 ( con le liste di appoggio al presidente ebbero rispettivamente 33.277 voti, 23.168 e 16.055) a 103.956 voti nelle politiche 2022 ( 9,85% sul totale degli aventi diritto) e 117.281 voti nelle regionali 2024 (9,70% sul totale degli aventi diritto con un incremento effettivo tra il 2019 e il 2024 del 4,19%). La lista di appoggio al candidato presidente ha avuto 44.318 voti ( 3,07%) b) M5S: La lista del M5S aveva ottenuto nelle regionali del 2019 la somma di 118.287 voti ( 8,05% sul totale degli aventi diritto), nelle politiche 2022 115.336 ( 11,23% sul totale degli aventi diritto: si ricorda che nell'occasione delle elezioni politiche le liste degli aventi diritto sono depurate da elettrici ed elettori votanti nelle circoscrizioni estero). Nelle regionali 2024 la lista del M5S ha avuto 40.544 voti (3,35% sul totale degli aventi diritto. Tra il 2019 e il 2024 flessione del 4,70% effettivo). Il M5S prosegue nel suo declino: con la dinamica dei flussi si identificherà meglio la direzione delle perdite di voti del MoVimento ma già si possono indicare nel PD e nella ridotta crescita dell'astensione le direzioni più plausibili. c) A Sinistra nel 2019 era presente LeU con 16.614 voti ( 1,37% sul totale degli aventi diritto), nelle politiche 2022 la lista di AVS ha avuto 16.799 voti (1,63% sul totale degli aventi diritto) e quella di Unione Popolare 10.761 voti ( 1,04% sul totale degli aventi diritto); nelle elezioni regionali del 2024 presente la lista di AVS con 20.628 voti (1,70% sul totale degli aventi diritto, incremento effettivo rispetto a Leu 2019 dello 0,33% sul totale degli aventi diritto) d) Capitolo centristi. Nelle elezioni regionali 2019 era presente una lista Centristi per l'Europa con 7.938 voti ( 0,65% sul totale degli aventi diritto), nelle elezioni politiche 2022 erano presenti più Europa nell'alleanza con il PD con 12.363 voti ( 1,20% sul totale degli aventi diritto) e Azione-Italia Viva in forma autonoma ottenendo 39.295 voti ( 3,82% sul totale degli aventi diritto), nelle elezioni regionali 2024 presente la lista Azione - Riformatori con 23.145 voti (1,58% sul totale degli aventi diritto).

IL VOTO DELLA PROVINCIA ITALIANA: ITALIA IMMOBILE, MELONI STABILE - GLI STATI GENERALI

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Saving Economics from the Economists by Clara Mattei & Aditya Singh - Project Syndicate

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L’industria italiana sola nella tempesta

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sabato 9 marzo 2024

Franco Astengo: Felice Besostri e la formula elettorale

FELICE BESOSTRI E LA FORMULA ELETTORALE di Franco Astengo "La legge elettorale è uno dei codici primari della Repubblica, un complemento essenziale dell'architettura costituzionale, un bene comune della democrazia, proprio come lo sono l'acqua, l'energia, la casa" Il testo sopra riportato rappresenta l'incipit del capitolo "Rosatellum la madre di tutte le battaglie" che apre il volume di Luca Telese dal titolo "Tabula Rasa, storia del PD e della sinistra da Veltroni a Elly Schlein". Una (finalmente !) giusta valutazione del valore del sistema elettorale ma del tutto inusuale rispetto al normale atteggiamento dei partiti, abituati a trattare la materia semplicemente dal punto di vista delle convenienze occasionali e soprattutto del potere che la formula in uso concede ai vari "cerchi magici" di nominare i membri del Parlamento, sottraendo la libertà di scelta ad elettrici ed elettori. Non è questo però il punto che intendevo toccare in via esclusiva con questo intervento. Infatti proseguendo nel suo racconto Telese ricorda la bocciatura da parte della Corte Costituzionale di ben due formule elettorali, l'una dietro l'altra: la prima, come si ricorderà, in vigore e definita "Porcellum" (2005: utilizzata per le elezioni del 2006, 2008 e 2013) , la seconda Italikum (modello Renzi, così definita da Giovanni Sartori) mai entrata in vigore. Ebbene dal testo in questione viene completamento omesso l'iter (faticoso e difficile) attraverso cui si arrivò al pronunciamento della Corte che parrebbe quasi aver agito di "motu proprio" ed è dimenticato il protagonista di quella stagione: Felice Besostri scomparso all'inizio di quest' anno e del cui lavoro da più parti (non da tutte per fortuna) sembra ormai essersi smarrita traccia. Siamo di fronte ad una stagione molto complicata per quel che riguarda minacciate riforme costituzionali le cui proposte sembrano segnare da un lato un restringimento dei margini democratici fissati dalla Costituzione Repubblicana con una torsione personalistica e un oggettivo complesso riequilibrio di poteri ai vertici dello Stato e dall'altra parte una proposta di sostanzialmente dissolvimento dell'unità nazionale e di accentuazione delle disuguaglianze territoriali. L'obiettivo della destra proponente è quello di arrivare al plebiscito popolare, vista la difficoltà di raccogliere in Parlamento i 2/3 dei consensi: il conseguente referendum potrebbe davvero rappresentare una di quelle "madri di tutte le battaglie" cui non ci si dovrà sottrarre con incertezze e/o proposte di improbabili mediazioni proprio perché l'argine di frontiera è rappresentato dalla Costituzione Repubblicana. Sarà necessario allora che Felice Besostri, epigono di una schiera di sinceri democratici che lo affiancarono in quelle vicende, non solo non sia dimenticato ma affermato come riferimento morale dell'impegno che ci attende. Per concretizzare questo impegno mi permetto di avanzare una proposta immediata: le forze politiche che intendono opporsi al disegno in atto di deformazione costituzionale elaborino assieme una piattaforma comprendente la stesura di una nuova formula elettorale, quale parte integrante della ipotesi referendaria e impegnandosi successivamente a portare il testo in Parlamento (magari dopo nuove elezioni che potrebbero determinare una maggioranza diversa se si riuscirà a realizzare l'opportuna tensione unitaria). Sul tema si tratta di abbandonare le logiche autoconservative che hanno fin qui accompagnato la visione della materia e affrontare finalmente in termini non ideologici (come del resto si evince nel testo Costituzionale del'48) la questione del rapporto tra governabilità e rappresentanza: perchè è vero che il tema della governabilità (trasformato nella logica del potere) è stato portato avanti, fin dalla sbornia referendaria del 1993, in termini di vera e propria "ideologia", quasi di culto della "stabilità di governo", sottraendo ad elettrici ed elettori il massimo possibile di possibilità di scelta. Certo quelli erano tempi in cui si pensava che la "storia fosse finita".

Elezioni in Portogallo, a fare la differenza sarà il voto di donne e indecisi. L'estrema destra di Chega sarà la terza forza - Il Fatto Quotidiano

Elezioni in Portogallo, a fare la differenza sarà il voto di donne e indecisi. L'estrema destra di Chega sarà la terza forza - Il Fatto Quotidiano: Saranno gli indecisi e il voto femminile a stabilire chi vincerà le elezioni in Portogallo per il rinnovo del Parlamento? Secondo i dati dell’ultimo sondaggio, illustrato dal quotidiano O Pùblico, lo scenario nell’ultima settimana si è ulteriormente ingarbugliato. L’Alleanza Democratica di centrodestra, rappresentata dal presidente dei socialdemocratici Luìs Montenegro, ha sei punti di vantaggio nell’ultimo …

venerdì 1 marzo 2024

Il Pnrr e i divari territoriali - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

Il Pnrr e i divari territoriali - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

L'evoluzione delle disuguaglianze socioeconomiche nei censimenti dal 1981 al 2021: il caso delle 155 Zone urbanistiche di Roma - Economia e Politica

L'evoluzione delle disuguaglianze socioeconomiche nei censimenti dal 1981 al 2021: il caso delle 155 Zone urbanistiche di Roma - Economia e Politica: The aim of this paper is to provide a preliminary analysis of the data from the 2021 census recently published by Istat and comparing it with the four previous censuses. For the first time, alongside the new data from the 2021 census, we also present the census data from 1981, 1991, 2001 and 2011 for the 155 Districts of Rome. The data refer to all the censuses since the created Districts of Rome in 1977, allowing us to compare the socio-economic changes in the city over the last 40 years. This analysis offers insights into the trends that have characterized the city over almost half a century. --- Obiettivo del presente saggio è fornire una prima analisi dei dati del censimento 2021 da poco pubblicati dall'Istat confrontandoli con i quattro censimenti precedenti. Per la prima volta, insieme ai nuovi dati del censimento 2021, presentiamo anche i dati dei censimenti 1981, 1991, 2001 e 2011 per le 155 zone urbanistiche di Roma. Si tratta di tutti i censimenti da quando nel 1977 sono state istituite le zone urbanistiche di Roma, che ci consentono di confrontare gli ultimi 40 anni dei cambiamenti socio-economici della città. Non più quindi solo una fotografia dell'esistente, ma uno sgu

Il PNRR e i divari territoriali*, Carmela Chiapperini, Gianfranco Viesti | Menabò di Etica ed Economia

Il PNRR e i divari territoriali*, Carmela Chiapperini, Gianfranco Viesti | Menabò di Etica ed Economia