venerdì 27 febbraio 2009

Ida Rotano: Showdown sul diritto di sciopero

da Aprile

Showdown sul diritto di sciopero
Ida Rotano, 26 febbraio 2009, 18:06

Il disegno di legge delega al governo è all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di domani. Si accende lo scontro tra governo e Cgil: "Credo che ci sia una larga convergenza con la gran parte delle organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro. Temo però che manchi la Cgil", ha affermato il ministro Sacconi. Non si fa attendere la reazione di Epifani: il governo, avverte "stia attento, perché in materia di libertà del diritto di sciopero costituzionalmente garantito bisogna procedere con molta attenzione" . Le reazioni politiche


La crisi economica morde sempre più e il governo, colpevolmente cosciente del fatto che le misure anticrisi finora adottate sono assolutamente insufficienti e che l'effetto annuncio non basterà a farlo passare indenne in una recessione economica che ha appena iniziato a farsi sentire, decide di dare il colpo finale al mondo del lavoro per disinnescare il pericolo di una vasta opposizione sociale. Così, arriva lo showdown sul diritto di sciopero. Ufficialmente si tratta di "far convivere" il diritto costituzionale alla protesta dei lavoratori con quello degli interessi dei cittadini-utenti. Ufficialmente la nuova regolamentazione riguarderà solo il settore dei trasporti. Ma la realtà rischia di essere molto diversa: il governo rifiuta di legiferare sulla democrazia sindacale, respinge l'ipotesi che le lavoratrici e i lavoratori possano decidere sulle piattaforme e sugli accordi con il loro voto e, nello stesso tempo, gli impone di non scioperare o di scioperare virtualmente.
I tempi della riforma. La proposta di riforma delle leggi che regolano le agitazioni nei servizi pubblici essenziali, specificatamente nei trasporti verrà approvata domani in consiglio dei ministri.
Tre i punti chiave della bozza: l'idea di introdurre un referendum in azienda per verificare se la maggioranza dei lavoratori vuole l'agitazione, l'ipotesi di chiedere una comunicazione anticipata dell'adesione di un dipendente allo sciopero, infine, il concetto di "sciopero virtuale". In pratica una giornata di agitazione che prevede comunque il lavoro di chi aderisce e che porta in beneficenza il corrispettivo dovuto e non pagato dall'azienda a chi sciopera.

Il ministro Sacconi ha detto di "confidare in una larga convergenza con la gran parte delle organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro" ad eccezione della Cgil.
Poi in un confronto/scontro a distanza con Guglielo Epifani, il ministro definisce "assurde" le accuse di forzatura sul diritto di sciopero e anticipa che il governo "non accetterà veti".
"Ricordo a Epifani - dice il ministro del welfare - che il Governo ha proceduto a definire un cauto percorso di consultazione con le parti sociali relativamente all'ipotesi di regolazione delle modalità di conciliazione tra diritto di sciopero e diritto alla libera circolazione delle persone. Il Consiglio dei ministri del 17 ottobre scorso (ben oltre quattro mesi fa) ha approvato prime linee guida in materia, cui è seguita una consultazione delle parti sociali con la presenza di tutti i segretari generali (Epifani era rappresentato dal segretario confederale Solari). Sono stati richiesti contributi anche scritti e in tempi ancor più lunghi di quelli annunciati - prosegue Sacconi -. Si ritorna ora al Consiglio dei Ministri sulla base di un testo che ha recepito molte delle indicazioni presentate dalle parti sociali.
Si tratterà ovviamente di un disegno di legge (e non di un decreto legge) contenente deleghe che, una volta approvate dal Parlamento, saranno oggetto di relativa consultazione espressamente prevista dalla norma".

Il monito della Cgil. Se il Governo intende riformare il diritto di sciopero dei servizi di pubblica utilità con l'obiettivo di ridurre una libertà garantita dalla Costituzione, la Cgil si opporrà.
"Vedremo cosa il Governo deciderà affettivamente - ha detto Epifani - stia molto attento perchè in materia di libertà, di diritto allo sciopero che è una libertà delle persone costituzionalmente garantite, bisogna procedere con grande attenzione".
Epifani ha aggiunto che "se il Governo intende, partendo dal problema del rispetto del diritto degli utenti, ridurre una libertà fondamentale la Cgil si opporrà ora e dopo". Il leader della Cgil ha comunque confermato la disponibilità della sua organizzazione a confrontarsi con l'esecutivo. "Naturalmente - ha detto - su materie come questa se il Governo decide, nella sua bontà, di discutere anche con le organizzazioni sindacali noi siamo pronti. Naturalmente, sulla base delle nostre opinioni".
Epifani ha ricordato che "il sindacato confederale italiano è sempre stato attento a conciliare il diritto di sciopero con quello degli utenti, in modo particolare nel settore dei trasporti. Se c'è da aggiustare qualcosa di una normativa pure rigida che abbiamo - ha sottolineato - eventualmente questo lo si può vedere. Ma se si vogliono introdurre forzature che limitano poteri e prerogative è un'altra questione".

Secondo il leader della Cgil "tutto dipende da cosa il Governo decide e dalle questioni che porrà. A mio modo di vedere non si può decidere uno sciopero con il 51%, mentre il 49% non può mai scioperare". Sullo sciopero virtuale, Epifani ha affermato che "può essere aggiuntivo e mai sostitutivo". Sul fatto di dichiarare l'adesione preventiva allo sciopero, il segretario generale della Cgil ha osservato che "può essere un modo per rendere inutile uno sciopero. Attorno a questi nodi è evidente che ruoterà il confronto, se il Governo intende aprirlo. Il Governo stia molto attento su questa cosa". Il numero uno di Corso Italia ha confermato che su questi temi si tenterà una intesa anche con Cisl e Uil. Ma - ha concluso - "se uno pensasse di estendere ad altri settori lo sciopero e di forzare la Costituzione è chiaro che ci sarebbe un problema di democrazia. Infatti non c'è solo il problema del diritto degli utenti, talvolta uno sciopero fatto bene aiuta a regolare il conflitto meglio di altre forme improprie".
Ma i sindacati non fanno fronte comune. La Cisl ha detto sì al progetto del governo a patto che riguardi solo i trasporti.

Plausi nel centrodestra. Il presidente della commissione di Garanzia per gli scioperi, Antonio Martone, approva il progetto di riforma che il Governo si accinge a varare, spiegando che "va bene perché raccoglie molte delle indicazioni giunte in questi anni dal Parlamento". Occorre comunque gradualità ed "è importante che i criteri sulla rappresentanza arrivino dalle parti sociali".

Netta la posizione del presidente della Camera, Gianfranco Fini: "E' auspicabile" che almeno alcuni aspetti dell'esercizio del diritto dello sciopero "possano essere riassorbiti sul terreno politico delle trattative tra datori di lavoro e sindacati, ma è sempre più urgente avviare una riflessione sulla 'tenuta' della vigente disciplina di settore per individuarne lacune e prospettare ipotesi di adeguamento alla nuova realtà". Fini, aprendo i lavori dell'Autorithy sull'attuazione della legge sullo sciopero, aggiunge: "Non si tratta di soffocare il diritto di sciopero, ma di armonizzarlo con l'esercizio degli altri diritti di tutti i cittadini, con un bilanciamento che deve tener conto dell'evoluzione sociale".

Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, afferma: "Non si può più pensare agli scioperi selvaggi. C'è l'idea del cosiddetto 'sciopero virtuale'. Oggi lo sciopero dei trasporti non punisce certo l'azienda degli autobus o dei treni, ma il pendolare e chi deve andare al lavoro. Allora perché non fare uno sciopero virtuale: si fa sapere che lo scioperante avanza delle rivendicazioni nei confronti dell'azienda, dopodiché il denaro che il lavoratore avrebbe perso a causa dello sciopero si potrà destinare alla beneficenza o ai fondi per la cassa integrazione".

E Umberto Bossi spiega così la posizione della Lega in merito all'intervento sullo sciopero che il Governo sta preparando: "Gli scioperi selvaggi non vanno bene, perchè portano via altri diritti ai cittadini. Bisogna trovare un compromesso con il diritto allo sciopero che è garantito dalla Costituzione e che è parte della nostra storia".

Il Partito democratico è atteso al varco. Di "proposta positiva", in riferimento allo sciopero virtuale, parla il giuslavorista Pietro Ichino, senatore democratico. Da lui è stata depositata a Palazzo Madama quattro mesi fa un ddl sul tema. "La nostra proposta è stata discussa a novembre con le parti sociali ivi comprese la associazioni dei consumatori, quella del governo, per ora, è solo un atto unilaterale. Ignoriamo quali consultazioni abbia fatto in proposito il governo e quali siano stati i risultati, in tutti i casi non è certo questo il modo di procedere su questa materia", spiega Ichino. "Il governo si è rifatto alla nostra elaborazione inserendo elementi di provocazione e alcune contraddizioni che non giovano alla limpidezza della sua iniziativa e rischiano di essere controproducenti sul piano dell'applicazione pratica".

Pierluigi Mantini dice "no" a forzature, ma sottolinea come "certamente c'e' la necessita' di regolamentare meglio lo sciopero nei servizi pubblici essenziali, per arrecare un danno limitato all'utenza e per evitare che si arrivi a quelle forme riconducibili agli scioperi selvaggi".

Enrico Letta, Tiziano Treu e Cesare Damiano si affidano ad una nota congiunta: "La materia dello sciopero è troppo rilevante, sul piano costituzionale e politico, per essere affrontata con iniziative unilaterali del Governo, tanto più con lo strumento della legge delega, già largamente abusato dall'esecutivo", scrivono.
"Condividiamo l'esigenza che l'esercizio dello sciopero sia reso compatibile con la tutela dei cittadini e che si possano trovare regole per migliorare questa tutela, specie nel settore dei trasporti dove la regolamentazione attuale non ha impedito gravi disagi ai cittadini soprattutto per iniziative conflittuali di organizzazioni poco o niente rappresentative. La definizione di queste regole deve essere oggetto di una ricerca comune con le parti sociali che possa essere base di una soluzione legislativa".
"Riteniamo quindi urgente - proseguono i tre esponenti del Pd - che il Governo predisponga un tavolo di confronto con tutte le parti interessate per valutare gli interventi più adatti in materia: strumenti negoziali di prevenzione dei conflitti, procedure di proclamazione che verifichino l'effettiva volontà dei sindacati e dei lavoratori in ordine al conflitto, anche con ricorso al referendum, forme alternative di conflitto, come lo sciopero virtuale, non lesive dei diritti dei cittadini".

Per Rosy Bindi, il governo sbaglia tempi e modi per intervenire sulla regolamentazione del diritto di sciopero nel trasporto pubblico. "La scelta di un disegno di legge delega che incide in maniera così rilevante su questa materia appare molto problematica, sembra infatti prevalere la volontà politica di sterilizzare il dissenso che non la ricerca di contemperare i legittimi interessi dei lavoratori e degli utenti". E la vicepresidente della Camera aggiunge: "Lo sciopero è un diritto costituzionalmente garantito, limitarne il ricorso in presenza di una situazione economica e sociale assai difficile diventa pericoloso soprattutto se queste norme dovessero configurarsi come il nuovo tassello di una strategia che produce la divisione tra i sindacati e la contrapposizione tra lavoratori. Serve prima di tutto un confronto con le parti sociali e con il Parlamento, espressione della rappresentanza dell'interesse generale".

Netto il senatore Paolo Nerozzi, della sinistra democrats: "Nessuna legge sullo sciopero senza un accordo con Cgil, Cisl e Uil".
"E' indispensabile - aggiunge Nerozzi - lavorare contemporaneamente, in tema di regolamentazione dello sciopero, a nuove norme utili a garantire la certezza della rappresentanza sindacale, a partire della piattaforma sindacale unitaria che già prevedeva importanti innovazioni in tal senso. Il compito del legislatore, in questa materia così delicata, dovrebbe attenersi al recepimento degli accordi delle parti sociali. Naturalmente dovremo leggere attentamente quello che il governo sta predisponendo. Ma - continua il senatore del Pd - da subito desidero invitare l'esecutivo a fare molta attenzione in materia di libertà del diritto di sciopero. Si tratta della libertà delle persone, costituzionalmente garantita. E' necessario, quindi, procedere con cautela, sensibilità e coinvolgimento di tutti. Inoltre - conclude Nerozzi - un provvedimento che assumesse un taglio ideologico in tema di restringimento del diritto di sciopero, rischierebbe di aumentare la conflittualità sia nelle modalità tradizionali sia in vecchie forme corporative".

La sinistra annuncia le barricate. "Dopo aver cancellato la rappresentanza e il conflitto sul terreno politica e istituzioni, questo Governo prova a cancellare le esperienze di conflitto sociale e i diritti inalienabili dei lavoratori e lavoratrici, sia individuali che collettivi". E' quanto dichiara Franco Giordano, esponente del Movimento per la Sinistra. "E' veramente inquietante, occorre una mobilitazione democratica - dice Giordano - perchè quello che si mette in atto è una vera e propria stretta autoritaria: in un momento di crisi drammatica vogliono imbavagliare il mondo del lavoro, scaricando su di esso tutti i costi della crisi".

Per Giorgio Cremaschi della Fiom-Cgil ed esponente della Rete 28 Aprile, "il diritto allo sciopero è un diritto individuale e già esistono le leggi che lo disciplinano. Trasformarlo in un potere dei sindacati maggioritari, tra l'altro da attuare in forme virtuali, cioè inesistenti, significa semplicemente cancellare tale diritto. Né vale la tesi per cui questa misura eccezionale e antidemocratica avrebbe effetti solo nel settore dei trasporti. E' evidente, infatti, che i principi che qui vengono affermati, proprio perché affrontano temi di carattere costituzionale, non possono essere ristretti a un solo settore. Limitare la libertà, imporre autoritariamente le decisioni e reprimere il dissenso è una caratteristica tipica dei sistemi antidemocratici e, nella nostra storia, è la caratteristica autentica del fascismo", continua il sindacalista.

"Se il Governo andrà avanti su queste misure, occorrerà una risposta politica e sindacale senza precedenti, sia sul piano delle relazioni sociali e sindacali, sia sul piano del ricorso alla magistratura e alla Corte Costituzionale. E' chiaro che dopo questa scelta, con questo Governo ci puo' essere solo rottura e conflitto sociale".

Per Paolo Ferrero: "Il governo attacca il diritto di sciopero, perché vuole far pagare la crisi ai lavoratori e portare avanti un disegno complessivo di attacco e stravolgimento della Costituzione, aggredendo i sindacati dopo averlo fatto con la magistratura". Secondo il leader del Prc il governo pensa di "cominciare con i trasporti per poi cambiare il diritto di sciopero in tutti i settori perché vogliono stravolgere tutto. L'attacco a questo diritto costituzionale è sempre motivato in modo diverso- spiega - ma la verità è che i lavoratori sono costretti a scioperare perché le aziende non rispettano i contratti, soprattutto quelle dei trasporti.Il governo vuole la guerra tra i poveri per coprire le sue responsabilità".

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