Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
lunedì 30 settembre 2013
sabato 28 settembre 2013
venerdì 27 settembre 2013
Elio Veltri: Un paese ricco, anzi ricchissimo
Bankitalia: Un Paese ricco, Anzi ricchissimo, ma Diversamente ricco.
di Elio Veltri
Trecento Miliardi di Nero. Questa la copertina dell'Espresso in edicola. Il servizio del giornalista Liviadotti è centrato sull'uso del denaro contante che favorisce, dati alla mano, il Nero e l'evasione fiscale e impedisce l'aumento del PIL. La cifra di 300 miliardi di PIL di economia sommersa è sottostimata, ma comunque enorme, se si tiene conto che corrisponde al 17% del PIL e negli altri Paesi Europei e negli USA non supera il 6% del PIL. Il Settimanale conferma quanto andiamo dicendo da 10 anni. Ma la politica tace e va a sbattere perchè, se non interviene, i servizi essenziali, a cominciare dalla sanità, chiudono.
Molto interessante ( ma quanti leggono?) Il Supplemento Statistico di Bankitalia( Dicembre 2012) sulla ricchezza delle famiglie italiane. La Banca Centrale scrive:” Alla fine del 2011 la ricchezza netta( reale come case , terreni ecc e finanziaria come titoli e depositi bancari, meno i debiti, i più bassi d'Europa) delle famiglie italiane era pari a circa 8619 miliardi di euro, corrispondenti a poco più di 140 mila euro pro capite e 350 mila euro in media per famiglia. Le attività reali rappresentavano il 62,8% del totale, le attività finanziarie il 37,2% e le passività finanziarie( i debiti) pari a 900 miliardi rappresentavano il 9,5% delle attività complessive”. E ancora:” Nel confronto internazionale le famiglie italiane mostrano un'elevata ricchezza netta , pari, nel 2010 a 8 volte il reddito disponibile, contro l'8,2% del Regno Unito , l'8,1 % della Francia, il 7,8
del Giappone, il 5,5% del Canada, e il 5,3% degli Stati Uniti. Esse risultano inoltre poco indebitate”. La componente finanziaria dell'intera ricchezza supera i 3500 miliardi di euro ed è la terza al mondo, superiore a quella di Francia e Germania. Quanti, di questi 3500 miliardi, sono poco puliti, imboscati nei paradisi fiscali ed evadono il fisco? Quindi, un paese ricco, anzi ricchissimo, ma diversamente ricco perchè la metà più povera della famiglie italiane deteneva il 9,4% della ricchezza totale, mentre il 10% più ricco deteneva il 45,9% della ricchezza complessiva. I fatti e i numeri che indico nell'articolo confermano : il sommerso, l'evasione fiscale e l'esportazione di capitali, riguarda soprattutto i ricchi. La politica di tutti i governi è stata fallimentare perchè ha contribuito ad allargare la forbice tra ricchi e poveri.
Nel mese di Luglio il Governo Italiano alla Camera ha risposto a due Question Time ed ha comunicato che negli anni 2000-2012 lo Stato ha emesso ruoli di tasse accertate per 806 miliardi e, ne ha incassato 69: 9 euro per ogni cento che avrebbe dovuto incassare. In Parlamento non è successo niente. Non mi risulta che qualche gruppo abbia chiesto al Presidente del consiglio o al Ministro dell'economia di presentarsi in Aula e spiegare quali e quanti erano stati gli intoppi per incassare il dovuto e di proporre una soluzione per portare da 9 a 50 euro su cento, l'incasso dello Stato in tre anni. A nessuno è venuto in mente perchè il teatrino istituzionale e televisivo è entrato talmente nelle abitudini, direi nei cromosomi, da impedire ai nostri rappresentanti nelle istituzioni di occuparsi delle cose serie. Nemmeno di fronte allo spettacolo deprimente di un governo che cerca affannosamente una manciata di miliardi per far fronte alle urgenze che si è impegnato a risolvere: IVA, IMU seconda rata, Esodati, Tasse sul lavoro. E così, mentre di fatto si perdono 737 miliardi di euro senza fare una piega, Parlamento e informazione si occupano di altro e il Presidente del consiglio ai suoi patner di tutti i continenti spiega che se trova 5 miliardi il governo è salvo e la stabilità è garantita. Ma si guarda bene dal dire che lo Stato colabrodo non riesce a incassare 737 miliardi di evasione. E non lo fa perchè gli interlocutori inorriditi gli riderebbero in faccia. Provate a immaginare cosa succederebbe a Obama, a Cameron, alla Merkel, a Hollande se nel loro paese capitasse quello che in Italia è la regola. Il giorno dopo dovrebbero fare le valige e uscire dalle entrate di servizio per evitare insulti e lancio di monetine.
Dell'argomento si sono interessati alcuni giornali, ma nessuna trasmissione televisiva. Sole 24 Ore, quotidiano di Confindustria ha dedicato alla risposta del governo e all'economia sommersa da evasione e da esportazione di capitali una inchiesta fatta di molti articoli con titoli che si commentano da soli: “I globetrotter dell'evasione fiscale”, “ Con la crisi la ricchezza vola nei paradisi fiscali”, “ Lo Stato riesce a incassare solo nove euro su cento” ecc.
Eppure da mattina a sera, in tutte le sedi, si predica a favore della diminuzione delle tasse facendo finta di non capire che con una evasione fiscale che sfiora i 300 miliardi di euro all'anno per diminuire le tasse bisogna chiudere i servizi essenziali: scuole, ospedali ecc.
Quando amici e compagni di tante battaglie si scoraggiano perchè siamo tagliati fuori e contiamo niente, riflettano sul fatto che siamo tra i pochi che hanno capito in tempo quali sono i guai del paese e hanno prodotto risposte per risolverli. Li invito a leggere e a fare ogni sforzo nei loro territori per dibattere questi argomenti presentandosi con i documenti che abbiamo pubblicato. Forse molti cittadini capiranno da che parte della barricata siamo stati in tutti questi anni e che non abbiamo solo protestato.
giovedì 26 settembre 2013
mercoledì 25 settembre 2013
martedì 24 settembre 2013
Felice Besostri: Primo commento sulle elezioni tedesche
La Merkel col porcellum avrebbe stravinto, il 55% dei seggi, cioe’ 347 seggi su 630. Siccome i tedeschi non sanno fare le leggi con l’imperativo, che alla sera delle elezioni si deve sapere chi ha vinto, si deve accontentare di 311, cioe’ gliene mancano 5 alla maggioranza assoluta, che non puo’ comprare per mancanza di materia prima( Razzen, Scilipoten e Kalearen non sono stati eletti nel Bundestag) e perche’ non si fa. Teoricamente una maggioranza rosso-rosso-verde c’e,’ ma nella SPD e nei Verdi manca un Bersanen che faccia il tentativo, per la semplice ragione che, prima delle elezioni e durante, SPD e Verdi hanno dichiarato che non c’erano le condizioni politiche per una tale alleanza. Non e’ una novita’, una tale maggioranza c’era gia’ stata sulla carta nel 2005, ma la SPD preferi’ la Grosse Koalition, scelta che le fu fatale. La Linke e’ molto composite e una forte componente e’ contro una collaborazione in via di principio con la SPD e la scomparsa di Lothar Bisky non ha Länder orientali non sono state quasi mai premiate dagli elettori,da ultimo a Berlino.Ne’ si deve dimenticare che solo la SPD ha guadagnato il 2,7%, mentre la Linke e I Verdi hanno perso rispettivamente il 3,3 e il 2,3%: peer la Linke una perdita di circa un quarto dei voti
Una nuova Grande Coalizione e’ probabile, ma non sicura, come ha subito ricordato la combattiva Andrea Nahles, segretaria della SPD, aggiungendo che del resto la Merkel non aveva fatto alcun passo in tale direzione. E’presto per parlarne, intanto fino al conteggio finale per vedere se ci sono mandate aggiuntivi. Le Grandi Coalizioni non sono le Larghe Intese, fondate quest’ultime sugli equivoci, ma accordi programmatici scritti e precisati fin nelle virgole. Teoricamente le maggioranze possibili sono tre: Unione-SPD, Unione-Verdi e appunto SPD-Verdi e Linke. Un monito trattiene i volenterosi delle coalizioni: l’alleanza con la Merkel non paga. Nella penultima legislature la SPD conquisto’ il suo peggiore risultato del dopoguerra, la FDP non ha superato la soglia d’accesso e non di poco come l’AfD (Alleanza per la Germania), cui bastava uno 0,3% per entrare. Soltanto i Verdi non si sono mai coalizzati a livello federale con l’Unione, ma nei Länder , per esempio Amburgo e Saarland, le esperienze sono state negative. La Merkel vampirizza I suoi alleati. Intanto la SPD ha sempre la maggioranza del Bundesrat ( si e’ in attesa dei risultati dell’Assia di interesse anche per i rapporti SPD-Linke), da cui non si puo’ prescindere per la legislazione di maggiore importanza, quindi non tratta da un posizione di debolezza, forte anche del suo aumento, che recura il 50% delle perdite di Linke e Verdi, cghe a loro volta nel 2009 recuperarono appena un terzo delle perdite SPD. Pur non avendo I dati sulla partecipazione elettorale, credo che il recupero dell’elettorato socialdemocratico perduto sia la chiave di volta di ogni possibile vittoria della sinistra
Felice Besostri
lunedì 23 settembre 2013
sabato 21 settembre 2013
venerdì 20 settembre 2013
Felice Besostri: Contro l'abolizione del voto segreto
CONTRO L'ABOLIZIONE DEL VOTO SEGRETO
BERLUSCONI è DIVENTATO IL MAESTRO DI TUTTI. LA LEGGE NON è PIù UNA NORMA GENERALE E ASTRATTA MA SEMPRE AD PERSONAM OCONTRAM PERSONAM.SE SI TEMONO I FRANCHI TIRATORI SIGNIFICA CHE SI SONO SCELTI MALE I PARLAMENTARI . L'art. 54 c.2 Cost. è chiarissimo "I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge". Per i parlamentari non è previsto il giuramento, ma anche loro sono soggetti al primo comma dell'art. 54 "Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi". Quando i franchi tiratori sono più delle dita di una mano, non è possibile che non facciano riunioni o comunichino altrimenti tra di loro. Se chi ha fatto saltare Prodi, anche se non ritengo che sarebbe stato meglio di Napolitano resta sconosciuto è perché,i loro colleghi sanno chi sono, mas iccome non escludono di diventare a loro volta franchi tiratori si sta zitti. Si parla di riformare in pochi giorni il Regolamento del Senato. se vogliono dedicarsi a questo invece che ai problemi degli italiani si accomodino, ma allora perché non fare una norma che ponga fine allo scndalo che con la fine di una legislatura decade tutto il lavoro di Commissioni ed Aula, che non si sia tradotto in una legge promulgata dal Presidente della Repubblica? Perché si confonde il Parlamento con i parlamentari ovvero verrebbe meno una delle ragioni per tuonare contro il bicameralismo. Il paese non è ingovernabile perché ci sono due Camere ma perché è stata fatta una legge demenziale, che ha posto percentuali di accesso differenziate tra Camera e Senato.In un paese dove si legifera sotto la spinta degli umori di un'opinione pubblica assatanata, una riflesione appare necessaria. la vicda dell'abolizionee/riduzione delld Province dovrebbe ricoprire di ridicolo chi presiede ai v lavori paelamentari e vi patecipa. Con legge ordinaria si è tenbtato di abolire un organo di governo territoriale previsto in Costituzione. Non parliamo poi degli abusi con decreto legge su competenze delle
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giovedì 19 settembre 2013
mercoledì 18 settembre 2013
martedì 17 settembre 2013
lunedì 16 settembre 2013
sabato 14 settembre 2013
Essere socialisti, sempre. Appello per la rinascita del socialismo in Italia
ESSERE SOCIALISTI, SEMPRE
APPELLO PER LA RINASCITA DEL SOCIALISMO IN ITALIA
La scomparsa del socialismo organizzato non ha cancellato la presenza dei socialisti nella vita italiana.
Oggi troviamo compagni che militano in formazioni dello schieramento di centro-sinistra, in circoli socialisti indipendenti, in associazioni politico-culturali; talora le varie presenze si raccolgono in coordinamenti presenti sul territorio, modello di cui il Gruppo di Volpedo è stato antesignano, ma sono nettamente prevalenti i compagni senza tessera alcuna che continuano a rivendicare le ragioni del socialismo e lamentano la mancanza di una sinistra italiana capace di promuovere autonomamente rappresentanza e iniziativa.
Si registra, in questa vasta galassia, molta trasversalità e pure l’intrecciarsi di un dialogo che, purtroppo, fino ad oggi non ha maturato la comune esigenza di ricostruire una soggettività politica, che non significa la riesumazione del vecchio partito socialista, ma un’esigenza profonda di essere come tali nella lotta politica italiana in un momento di grave e aspra crisi della democrazia repubblicana, rappresentando una identità propria che, tramite il farsi della politica democratica, reimmetta con la dignità che gli compete il socialismo nella storia italiana.
L’Italia ha bisogno di giustizia, di democrazia e di ripresa di una lotta mirata a salvaguardia dei meno abbienti, affinchè non ricada sui meno garantiti il peso di una crisi dovuta al globalismo finanziario, che sinora ha dato risposte atte solo a tutelare le classi ricche ed un inadeguato sistema bancario; occorre rilanciare invece una cultura del lavoro che prefiguri garanzie concrete per le giovani generazioni di avere un futuro di vita degno di essere vissuto.
Gli interessi sociali di rappresentanza del socialismo non sono oggi rappresentati da nessuno.
La nostra democrazia distrutta dall’inadeguatezza della classe politica del post-tangentopoli, ferita nel profondo da vent’anni di berlusconismo cui sono state contrapposte risposte deboli, nuoviste, improvvisate e destrutturanti le basi stesse della cosiddetta “cultura del movimento operaio”, ossia del lavoro salariato.
Siamo consapevoli che l’idea che il movimento operaio sia “classe generale “ è un concetto superato, la disgregazione della struttura produttiva basata sulle Grandi Industrie ha modificato, come ci insegnò Paolo Sylos Labini, in profondità la struttura sociale, ma un Movimento Socialista non può non farsi carico esplicitamente degli interessi di “coloro che fanno del lavoro la propria ragione di vita”.
Le soluzioni tecniche non possono dare un futuro, degno dei nostri principi costituzionali, ai bisogni dei cittadini, ma possono solo offrire assurdi sacrifici pagati da lavoratori e pensionati, ed anche soluzioni governative come quelle in atto che, per quanto sembrano imporsi di necessità, non presentano nessuno dei requisiti necessari per un’opera di ricostruzione vera, anche al fine di riconferire alla democrazia repubblicana quel concetto di “ solidarietà sociale” che le è insito.
Il socialismo, disperso e diffuso, di fronte a questo quadro drammatico deve battere un colpo; divenire un pensiero autonomo ed alternativo al pensiero dominante e reimpostare una scommessa sui tempi medi della nostra storia nazionale.
La Questione Socialista non può essere affrontata, né tantomeno risolta, da altri soggetti, proprio perché essi sono “altro”;
anche una soluzione indotta dall’esterno del suo proprio luogo storico non è in grado di ridare prospettiva e concretezza alla domanda che il socialismo, e la sinistra italiana, hanno oggi all’ordine del giorno;
difficilmente può risolversi se altre forze aderiscono al partito del socialismo europeo, riferimento più di connotazione che non di reale iniziativa politica;
né è sufficiente sperare che le forze di centro-sinistra, in occasione delle elezioni europee dell’anno prossimo, possano mettersi unitariamente insieme sotto il vessillo del PSE.
Il passaggio tecnico, non certo disdicevole, non è sufficiente ad affrontare la questione di fondo: reimmettere il socialismo, con i suoi storici ideali e precise proposte politiche per muoversi nella crisi del presente, sui binari ricostruttivi di un percorso lungo, difficile, sicuramente incerto, ma l’unico che possa essere percorso.
L’Italia, in ciò, deve prendere forza e modello dall’esperienza francese:
occorre una Epinay italiana che chiami a raccolta, in forma libera, autonoma, con pari dignità, ma precisa ed organizzativamente identificabile, tutte le energie socialiste che sentono la necessità, la bellezza, e pure il sacrificio, di lanciare questa sfida; in primo luogo a se stessi per una nuova militanza che, nel nome del socialismo, agisca quale fattore propulsivo per tutta la sinistra, anch’essa da ricomporre e riorganizzare: culturalmente, socialmente e politicamente.
Noi oggi, lanciamo un appello accorato a tutti quei compagni che, dispersi, a disagio in altre organizzazioni, disillusi dalle esperienze passate, dovunque essi siano, perché scendano di nuovo in campo in un tentativo che renda onore, ruolo e soggettività al socialismo italiano.
Per questo motivi lanciamo la proposta di costituire tra i vari coordinamenti territoriali dei circoli socialisti, che in questi anni, con passione e dignità, hanno tenuto accesa la speranza per una rinascita del socialismo democratico in Italia, una nuova organizzazione nazionale: la RETE SOCIALISTA, che richiama, aggiornandolo ai tempi, il nome della formazione politica di Filippo Turati, che poi dette origine al Congresso di Genova 1892: la Lega Socialista.
Questo appello non è però una chiamata reducistica, l’essere socialisti oggi non significa esserlo stato ieri è, quindi, rivolto soprattutto ai giovani, e a chi, per ragioni anagrafiche o altri motivi, socialista non è potuto essere oppure non lo è stato, affinchè si riapra la stagione della speranza, l’esigenza della lotta dei cittadini per tornare protagonisti del proprio futuro.
Ai giovani, oggi annichiliti da una crisi che appare senza speranza, facciamo appello perché tornino a credere che, nel nome della giustizia sociale, della libertà, dei diritti, le cose si possono cambiare per rendere il mondo migliore e per costruire un avvenire di uomini e donne liberi ed eguali.
Paolo BAGNOLI, Patrizia VIVIANI, Stefano ORSI, Giovanni REBECHI (coord. Socialisti centro Italia)
Dario ALLAMANO (TO)
Giorgio D’AMICO (PE)
Peppe GIUDICE (PZ)
Giampaolo MERCANZIN (PD)
giovedì 12 settembre 2013
mercoledì 11 settembre 2013
martedì 10 settembre 2013
domenica 8 settembre 2013
Daniele Bonifati: Laicoriformisti cercasi
PER UNA RISCOSSA LAICORIFORMISTA
La cultura laicoriformista è stata la migliore tradizione politica della sinistra Italiana del periodo repubblicano. Con cultura laicoriformista ci riferiamo a quell’area che ha creato un ponte tra la socialdemocrazia e il liberalismo: Un’area che è stata rappresentata dal partito d’Azione, dal Partito Repubblicano, dai Socialisti Liberali e dai Liberali di Sinistra. Un’area che ha avuto tra le sue fila Gaetano Salvemini, i fratelli Rosselli, Ferruccio Parri, Guido Calogero, Piero Calamandrei, Ugo La Malfa, Leo Valiani, Norberto Bobbio e tante altre personalità che con le loro azioni e pensiero hanno contribuito alla crescita politica e civile dell’Italia. I laicoriformisti hanno avuto una rappresentanza parlamentare limitata, frammentata tra diversi soggetti politici e compressa tra Dc e Pci, ma hanno svolto un ruolo importantissimo caratterizzando la loro azione su tre presupposti:
- Rigorosi principi morali, che si traducevano da un lato in un’intransigente difesa del democrazia e dall’altro nella lotta al familismo amorale e all’illegalità diffusa da esso generato.
- una politica economica che da un lato considerava il mercato concorrenziale come un elemento essenziale per crescita e lo sviluppo dall’altro valutava i limiti, le inefficienze e le ineguaglianze che si creano affidandosi alla sola competizione tra privati. Per questo i laicoriformisti hanno contribuito alla costruzione dello stato sociale e alla difesa del ruolo di indirizzo e intervento intelligente del pubblico in economia.
- la battaglia per i diritti civili ed il superamento del influsso illegittimo esercitato dalla chiesa cattolica nella politica italiana.,
Oggi la cultura laico-riformista non è rappresentata nella politica italiana, e si vede. Il tentativo di avere spazio nel PD è chiaramente fallito perché questo partito è il risultato di un compromesso tattico e politicista tra ex PCI e ex DC. La nascita del PD ha di fatto schiacciato ed annullato la cultura laicoriformsista. Oggi però l’elettorato è molto fluido ed insoddisfatto dell’attuale offerta politica: ci sono spazi per ricreare, una presenza visibile laicoriformista e portare avanti tre obiettivi:
1) affermare che in Italia il primo “spread” vs l’Europa è quello della legalità e dell’etica dei comportamenti pubblici. Vanno combattuti fermamente la criminalità organizzata, la corruzione pubblica, l’evasione fiscale, l’abusivismo edilizio. La classe politica deve essere esempio di comportamento per il paese. Non sono piu’ tollerabili gli enormi sprechi della macchina statale e delle istituzioni, le assunzioni tramite raccomandazioni, il mantenimento di livelli amministrativi costosi ed inutili, i conflitti d’interesse diffusi.
2) proporre una politica economica di sviluppo che miri a liberare le potenzialità del paese: vanno semplificate procedure e burocrazia facendo leva sulle innovazioni tecnologiche ma soprattutto va diminuita la tassazione sul lavoro ed il cuneo fiscale, incrementando la tassazione delle rendite e della ricchezza improduttiva. Bisogna infine intervenire per diminuire il debito pubblico anche con un piano di vendita del patrimonio pubblico che non sia di interesse collettivo. Bisogna però, contemporaneamente difendere un sano ruolo del pubblico in economia. Lo stato e le amministrazioni locali da un lato devono assicurare le pari opportunità a tutti i cittadini, indipendentemente dalle condizioni familiari di partenza e per questo è fondamentale un efficiente sistema di educazione pubblica; devono garantire uno stato sociale che assicuri un livello di vita dignitoso per tutti indipendentemente dai diversi percorsi individuali. Lo stato e le amministrazioni locali hanno però anche il compito di favorire lo sviluppo economico: tramite politiche industriali; investimenti in ricerca, innovazione ed infrastrutture; regolando in modo efficace il mercato; contenendo, soprattutto con azioni a livello europeo e sovranazionale, la finanziarizzazione dell’economia.
3) combattere l’arretratezza in cui l’Italia è rimasta nell’ambito dei diritti civili e rimettere in discussione il costi della chiesa cattolica attualmente riverse sulla collettività. E’ necessaria riproporre all’ordine del giorno del dibattito pubblico il divorzio breve, le coppie di fatto, il matrimonio omosessuale, il tema del fine vita e la modifica della legge sulla fecondazione assistita. Per riaffermare la laicità dello stato è necessario rendere non obbligatorio il finanziamento delle confessioni religiose tramite l’8x1000. E’ inoltre inaccettabile la modalità attuale con cui è gestione dell’ora di religione, con Insegnanti nominati dalla curia e pagati dallo stato e senza alternative di valore per chi sceglie di non frequentala. Va infine fatta rispettare la Costituzione quando afferma che i privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza oneri per lo Stato.
L’obiettivo di ricreare una presenza politica laicoriformista nel dibattito pubblico e nelle istituzioni italiane non è dunque un progetto nostalgico, ma pienamente politico per coprire un vuoto di proposta, sui temi sopracitati; temi a cui il PD non puo’ per sua natura dare risposte. Probabilmente si corre il rischio di passare per illusi e velleitari, oggi, nel parlare della possibilità di ricreare una componente politica laicoriformista, ma forse è piu’ da pazzi, visto lo stato della politica italiana, stare a guardare senza fare nulla.
Riteniamo invece che, oggi, vi siano le condizioni per ricreare una presenza laicoriformista nella politica Italiana ancorata al centrosinistra, ma autonoma e diversa dai soggetti attualmente presenti. Crediamo che la possibilità di ricreare uno spazio politico laioriformista sia legata alla malcontento dell’elettorato; alla domanda di etica dei comportamenti politici; alla mancanza di una credibile proposta economica per uscire dalla crisi; all’arretratezza della legislazione italiana sui diritti ed all’ingerenza ancora praticata dalla chiesa cattolica.
Tre possono essere i passaggi per ricostruire una presenza laicoriformista nella politica Italiana?
- Aggregare, in forma di coordinamento, associazioni e singoli che si riconoscono in questa area, ponendo però alcuni chiari paletti programmatici (laicità/legalita’/”liberalsocialismo” economico)per definire l’identità politica del progetto.
- Costruire, da un lato un documento programmatico ampio e approfondito che analizzi alle radici problemi e proposte, dall’altro un elenco breve di punti programmatici qualificanti piu’ facilmente comunicabili ad un pubblico ampio.
- Intervenire nel dibattito pubblico divulgando le nostre posizioni, ma anche essere pronti ad inserirsi nelle dinamiche politiche, ad esempio partecipando alle primarie per la premiership del centrosinistra. Avere un obiettivo politico-organizzativo concreto e nel breve periodo può essere estremamente importante per aggregare e rendere visibile una nuova soggettività politica laicoriformista.
sabato 7 settembre 2013
Luigi Fasce: La sinistra ha sempre perso
La sinistra dal 1990 in avanti ha sempre perso anche quando ha vinto
le elezioni vincendole su posizioni neoliberiste.
Ora forse con il PD che ha gettato la maschera e è in coppia con il
PDL con Letta che al G20 ha annunciato una stagione di forti
privatizzazioni per attrarre gli investimenti in Italia, è la riprova
provata. C'è solo da sperare come sempre che l'avversario faccia
passi falsi, speriamo che Berlusca venga il disturbo in senato e che
per ritorsione tolga l'appoggio al governo Letta che così il
programma "riformista" di privatizzazioni vada al macero e che
soprattutto vada nel cesso la commissione dei 40 - 2 e il programma
di eleminazione della Costituzione "bolscevica" da sostituire con una
nuova "progressista" perfettamente prona al neoliberismo e
neoconservatore. A questo ultimo proposito, ancora c'è da sperare su
iniziative altrui che vengano in aiuto a modello economico
socialdemocratico-cristiano sociale e ai laici (non so fino a che
punto) giusto dal questo Papa che da spazio nel suo giornale alla
"teologia della liberazione" e che annuncia che la libertà religiosa
è garantita solo dallo stato laico.
Per queste ultime buone ragioni informo, che in onore dei nostri
Guido Calogero e Aldo Capitini, l'uno il filosofo del dialogo, parola
sempre sulle labbra del papa Francesco, e Aldo Capitini religioso ma
non cattolico , antesignano della non violenza quello che ha ideato e
organizzato la marcia della pace Perugia Assisi, come circolo, prima
di Shulz, abbiamo aderito simbolicamente alla giornata di sabato per
la pace indetta dal papa ... con la seguente motivazione.
Adesione all'appello "Mai più la guerra" del Papa per giornata della
pace alla comunità internazionale -sabato 7 settembre
Dopo i precedenti due papi che hanno contraddetto le aperture del
Concilio Vaticano II, ritornando agli arrocamenti delle gerarchie
vaticane, rimarcando chiusure integraliste in campo dei diritti
civili e in campo economico sostenendo l'ideologia neoliberista, in
netto contrasto con il "pensiero sociale della chiesa" ora con questo
nuovo papa Francesco, con atteggiamento di apertura, sembra
esserci un possibile riposizionamento della chiesa cattolica
nell'alveo del Concilio Vaticano II.
Il più significativo pronunciamento, dopo secoli di avversione palese
o di malfidato silenzio che presumeva pur sempre l'anelito verso lo
stato etico cattolico (questo ultimo ventennale periodo di atei
devoti e conservatorismo cattolico lo faceva presumere) quello che
afferma che la laicità dello Stato è indispensabile per la libertà
religiosa di tutti.
Penso che questa pubblica dichiarazione di Papa Francesco I° non sia
stata sufficientemente evidenziata, molto comprensibilmente non
evidenziata dalla CEI e gerarchie ecclesiastiche, dai movimenti
cattolici integralisti come CL e Opus Dei, ma incomprensibilmente non
evidenziata dai partiti della sinistra per definizione laici. Eppure
sono le posizioni della sinistra che vengono rivalutate da questo
papa quando parla di giustizia sociale.
Certo la conseguenza logica sarebbe l'annullamento consensuale dei
patti lateralensi e la cancellazione dell'art.7 in Costituzione,
grave vulnus alla laicità dello stato italiano.
Ma per intanto il pronunciamento di questo papa sulla necessità
dello stato laico sembra un evento storico importantissimo.
Ecco le ragioni ponderate per questa apertura di credito nei
confronti dei cattolici alla Bergoglio e dunque per questa adesione
all'iniziativa di Pace nel solco del pensiero laico
liberalsocialista.
così termina l'appello finale alle forze politiche
La solita incapacità organizzativa ha impedito di attuare
materialmente questa manifestazione ... resta pieno il valore
simbolico della nostra adesione.
Luigi Fasce
PS abbiamo un problema come socialisti in Europa, c'è Schulz ma c'è
Hollande ... a riprova che quando i cosiddetti socialisti vanno al
governo imjprovvisamente si dimenticano di essere socialisti,
vogliono vincerle le elezioni ma poi al governo - possono anche
diventare non solo neoliberisti ma anche guerrafondai ... mala
tempora currunt ... una lunga marcia abbiamo da fare per trovare il
denominatore comune del socialismo in Europa e nel mondo del 21
secolo.
venerdì 6 settembre 2013
giovedì 5 settembre 2013
mercoledì 4 settembre 2013
martedì 3 settembre 2013
lunedì 2 settembre 2013
domenica 1 settembre 2013
Giovanni Scirocco: Una proposta socialista
che mi sembra attuale (e per questo fa impressione leggere la data)
La disoccupazione non è facile da misurare, e ancor più difficile è paragonare il tempo “perduto” rispetto a quello disponibile per le forze lavorative di un paese (…) Il mio scopo era un altro. Di segnalare come,
frammezzo a tante eleganti discussioni sulle grandi linee di politica economica, non si senta il bisogno di conoscere meglio l’ampiezza reale del fenomeno e le sue caratteristiche qualitative e quantitative. Noi italiani
sappiamo troppo poco sul fenomeno più importante che caratterizza ormai in Europa, con la Germania, il nostro Paese. Ne parliamo moltissimo, ogni giorno, ma ne sappiamo in termini così vaghi e incerti da arrossire ogni
volta che uno studioso di altri Paesi ci chiede notizie precise (…) Come vive il disoccupato? Quali sono le condizioni di esistenza della sua famiglia? Viene aiutato da famigliari, da amici, dall’assistenza pubblica? In che
misura? Non ci siamo mai curati di saperlo con esattezza. Questa ignoranza sulle condizioni di un decimo della popolazione attiva è uno degli aspetti più gravi delle nostre deficienze, è una delle colpe di omissione più
rimproverabili a uno Stato che si dice animato dal desiderio di giustizia sociale. Un’inchiesta sulle condizioni di vita dei disoccupati mi pare necessaria e urgente. Perché noi non siamo soltanto incerti sul fenomeno dal punto
di vista quantitativo: siamo del tutto privi di conoscenze sull’aspetto qualitativo. Non sappiamo quanti siano gli operai o gli impiegati di un determinato grado di qualificazione i quali mancano di possibilità di lavoro; non
sappiamo esattamente che genere di lavoro facessero e qual tipo di lavoro sono capaci di compiere, quali attitudini e quali deficienze abbiano, se e come queste attitudini possano essere perfezionate, se e come dobbiamo
istradarli verso altre qualificazioni. Non è più una frase da romanzi demagogici quella che il disoccupato si sente solo, tremendamente solo, col suo libretto cosiddetto “di lavoro” nelle mani, quando consuma le sue
quotidiane energie per sentirsi chiudere venti porte sul viso, accolto sempre come un petulante sgradito. Non chiedo qui se abbiamo diritto di lasciarlo solo, cioè di farne un nemico della società, che è l’unica qualificazione
spesso cui è libero di avviarsi. Chiedo per ora se lo Stato ha veramente fatto tutto quel che doveva per seguire da vicino quest’uomo, come il medico segue amorosamente il malato, nelle fasi del suo periodo febbrile. Noi
socialisti avevamo chiesto al Governo – or sono tre anni – di presentare un bilancio economico nazionale: ci è dunque riuscita gradita la relazione che, ai primi di quest’anno, il ministro del bilancio ha offerto al Parlamento
(…) Ma ora chiediamo al governo di presentarci periodicamente il bilancio umano del Paese, senza del quale il bilancio economico ha un significato parziale. Chiediamo di sapere non soltanto come sono state utilizzate
alcune risorse naturali del nostro suolo, ma come è stato utilizzato il patrimonio di energie lavorative del Paese (…) Al governo chiediamo che sia subito condotta l’inchiesta sulle condizioni di vita dei disoccupati; e che si
riferisca periodicamente al Paramentol e al Paese, con compiutezza e con tempestività, sul bilancio delle disponibilità lavorative e sulle ragionevoli previsioni per il domani. I problemi di un Paese non si risolvono nella
semioscurità. Oggi il cono di luce del proiettore deve illuminare a chiara luce anzitutto questo decimo di popolazione attiva che è in ozio suo malgrado Roberto Tremelloni, Chiediamo il “bilancio umano”, Critica sociale, 16 maggio 1950
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