Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
venerdì 29 dicembre 2023
A Transformative Left Needs to Speak for People Outside the Palaces of Government
A Transformative Left Needs to Speak for People Outside the Palaces of Government: Left-wing forces in Spain, France, Germany and Greece all recently suffered damaging splits. They each stumbled over a common problem: how to influence institutions while focusing on priorities ignored by the dominant media-political class.
Franco Astengo: Parole chiave
PAROLE-CHIAVE E ORGANIZZAZIONE POLITICA di Franco Astengo
"Il Manifesto" (29 dicembre) dedica 12 pagine speciali alle parole :"Che hanno accompagnato i percorsi di emancipazione e le lotte di liberazione e che - a giudizio dei curatori - sono ormai parole inservibili. Se non peggio possono avere l'effetto di un ostacolo. Per riprendere il cammino, cominciamo a metterle in discussione".Questo l'occhiello che presiede all'introduzione delle dodici pagine.
Le parole sottoposte ad esame sono: rifondazione, liberalismo, pace, contratto sociale, sinistra, popolo, differenza, riformismo, patriarcato, sovranismo.
Nell'occasione ci limiteremo a proporre una riflessione sui termini "sinistra" e "riformismo" che ci appaiono come i più urgenti da mettere a fuoco in un'attualità che preme di fronte a scadenze immediate e molto complesse da affrontare.
Per introdurre il discorso mi limito a riportare la sinossi delle due pagine in questione.
Andando per ordine:
Sinistra (pagina elaborata da Paolo Virno): "Lo schieramento politico, ma anche e soprattutto sentimentale chiamato sinistra si è battuto sempre per lo sviluppo delle forze produttive, ignorando con animo sereno la guerra civile latente che cova all'interno di tale sviluppo. Ha invocato l'unità nazionale e il rispetto dello stato sovrano".
Riformismo (pagina elaborata da Mario Ricciardi): " Oggi il tema di fondo per le sinistre in Europa e negli Stati Uniti non è più quello sintetizzato un secolo fa dall'alternativa tra riforme e rivoluzione. La lotta contro le disuguaglianze, risultato di un trentennio di egemonia neo liberale e per la difesa di una democrazia e di un Welfare a rischio di estinzione anima tanto i socialisti più avanzati quanto i liberali egualitari".
Una prima lettura di queste frasi apre prospettive di grande interesse, rilevandone la contraddittorietà da un lato tra il giusto richiamo all'uscita dal dogma dello sviluppo infinito delle forze produttive e alla distinzione rispetto al concetto di unità nazionale e dall'altro canto l'accento posto sulla necessità di un riformismo capace di riprendere i temi del welfare per superare - appunto - i i termini "storici" di divisione a sinistra.
Sorge così un interrogativo rivolto ad una tredicesima parola non compresa nelle pagine dell'inserto: quella dell'organizzazione politica. Dove si risolve, infatti, la contraddizione indicata dall'esame dei due termini?
Senza alcuna pretesa di sufficiente capacità intellettuale a giudizio di chi ha scritto la presente nota occorre un luogo di sintesi tra la necessità di fuoriuscita dal concetto di inesauribilità dello sviluppo e l'ineluttabilità di un recupero del concetto di welfare quale terreno essenziale per affrontare le diseguaglianze. Un luogo di sintesi non racchiuso nelle quattro mura del cosiddetto Occidente contrapposto al fenomeno emergente di forze trasversalmente alleate (l'allargamento del BRICS) in nome di un diverso senso nell'utilizzo delle risorse planetarie (anche qui con enormi contraddizioni) e nelle prospettiva di un ritorno alla logica dei blocchi in dimensione inedita rispetto alla storia del '900.
Serve una riunificazione di senso nella sintesi politica che può trovare il punto di raccordo soltanto in organizzazioni transnazionali che si pongano per intero il tema del rapporto tra le forze richiamate da Ricciardi: socialisti più avanzati e liberali egualitari. A patto però che l'espressione di questo incontro avvenga nel quadro di un mutare di qualità nell'analisi del rapporto tra le contraddizioni riuscendo ad esprimere gramscianamente una egemonia culturale.
Potrebbe essere possibile tentare in questo senso un esperimento italiano a patto però di esprimere subito la necessaria tensione rivolta alla sovranazionalità individuando le priorità strategiche.
Un esperimento italiano urgente da mettere in piedi nel difficile contesto che stiamo vivendo, proprio perché all'incrocio richiamato da Ricciardi va aggiunto il tema dell'antifascismo.
Tema dell'antifascismo da porre in risalto proprio in relazione alla questione dell'egemonia.
In Italia occorre un "riformismo dell'alternativa" radicale nei contenuti e organizzato in una forma tale da porre all'ordine del giorno il punto sull'antifascismo prima di tutto come fatto culturale, di vero e proprio senso comune nella quotidianità dell'agire sociale.
Non è tempo di alternanza o di "bipolarismo temperato". Stanno cercando di affondare i valori e i principi della Repubblica nata dalla Resistenza.
1) La senatrice Mennuni (FdI): "Ricordare alle nostre figlie che la loro massima aspirazione deve essere quella di diventare mamme"
2) Fratelli d'Italia cambia la legge sulla caccia: fucili in mano a 16 anni, apertura della stagione in settembre e chiusura in febbraio
Due titoli tratti dai giornali online di ieri che si presentano come emblematici di un pensiero che, alla fine, vuole i maschi in giro per i boschi con il fucile a tracolla in cerca di prede e le femmine a casa accanto al focolare a badare i pargoli. Fucili magari da usare se Cenerentola trasgredisce ai suoi obblighi atavici.
Ricompare un' ideologia che si nutre di miti tratti direttamente da potenti richiami di un passato oscurantista che non pensavamo davvero potessero riproporsi in queste dimensioni.
E' la destra bellezza! Quella vera del superuomo, mica il populismo raffazzonato del Cavaliere.
Così siamo chiamati a cercare nuove formule anche di organizzazione avendo chiaro come le strade nuove da percorrere si intersecano con quella antica della cultura intesa quale fattore fondamentale dell'agire politico che richiede, però, organizzazione non rinchiusa in recinti limitati.
giovedì 28 dicembre 2023
Ex Gkn: Fiom vince il ricorso, licenziamenti scongiurati
Ex Gkn: Fiom vince il ricorso, licenziamenti scongiurati: Il tribunale del lavoro dà ragione ai metalmeccanici Cgil, la condotta dell’azienda era antisindacale: “Ora affrontare il rilancio produttivo del sito”
mercoledì 27 dicembre 2023
TRISTI ASPETTATIVE PER LA SINISTRA EUROPEA: UN FUTURO CON POCHE LUCI - GLI STATI GENERALI
TRISTI ASPETTATIVE PER LA SINISTRA EUROPEA: UN FUTURO CON POCHE LUCI - GLI STATI GENERALI: “I giorni di Natale sono forse gli unici, sul calendario, che unificano l’Occidente egemonico, nostalgico e tramontante”, scriveva ieri Jacopo Tondelli Natale, il giorno giusto per guardare il mondo del nostro morente privilegio. Un mondo occidentale che sta perdendo progressivamente anche ciò che r
lunedì 25 dicembre 2023
domenica 24 dicembre 2023
sabato 23 dicembre 2023
giovedì 21 dicembre 2023
Cosa è la lotta di classe, la sinistra la riabbracci per rinascere
Cosa è la lotta di classe, la sinistra la riabbracci per rinascere: La vicenda del salario minimo ha riportato in vita la nozione di sfruttatori e sfruttati: da quanto il Pd non fa qualcosa per gli sfruttati
Franco Astengo: Bipolarismo
BIPOLARISMO, PERSONALIZZAZIONE, RAPPRESENTANZA di Franco Astengo
La campagna elettorale per le Europee 2024 appare già avviata e incastonata dentro uno schema ben preciso, alimentato dalla facile propaganda dei media mainstream: personalizzazione (al femminile) di un bipolarismo che assuma anche tratti di bipartitismo.
Uno schema facile da interpretare perché permetterà di omettere i temi più difficili, in particolare quelli legati al concreto delle dimensione europea, e di esaltare gli argomenti più facili da affrontare perché collegati all'immagine di un regolamento di conti interno agli immaginari schieramenti di centro - destra e di centro - sinistra.
Sarebbe bene che la parte (da costruire) progressista - democratico - costituzionale (evito volutamente di usare il termine centro-sinistra) non abboccasse all'amo della facile propaganda soprattutto sotto l'aspetto della composizione delle candidature (questo punto potrà valere per il PD ma non solo).
Le ragioni che sostengono questa esortazione possono essere così riassunte:
1) La reale rappresentatività di questo bipolarismo/bipartitismo personalizzato. E' questo il nodo scorsoio in cui è avviluppato il sistema politico italiano. Esaminiamo alcuni dati: elezioni 2022, la somma di Fdi e PD mette assieme 12.653. 690 (Italia esclusa Val d'Aosta) su 46.021.956 iscritti nelle liste per una percentuale del 27,49%, rimarrebbero quindi esclusi dal bipolarismo/bipartitismo il 72.51 dell'elettorato complessivo. Non va meglio se esaminiamo i dati delle più recenti elezioni regionali: Lombardia (al voto 12/2/2023) somma FdI - PD 1.982.950 su 8.010.538 percentuale 24,75%; Lazio somma FdI - PD 834.389 su 4.791.612 percentuale 17,41%. Passiamo alle elezioni Europee 2019 quando il confronto deve essere svolto sulla somma Lega - PD pari a 15.265.061 su 50.974.994 pari a 29,9%. Da notare come tra Europee 2019 e Politiche 2022 la somma dei voti dei due primi partiti lasci per strada 2.611.371 suffragi. Insomma: appare ormai acclarato che la somma dei due primi partiti non raggiunga più che poco meno del terzo del totale degli aventi diritto, una quota che può essere giudicata come assolutamente insufficiente per consegnare la forza necessaria a un bipolarismo che si vuole bipartitismo personalizzato. Tra l'altro è bene far notare che è proprio questa insufficienza strutturale la ragione per la quale sorgono le evidenti instabilità delle coalizioni all'interno delle quali emergono continue spinte a contese su leadership fondate semplicisticamente su presunti primati elettorali che si rivelano di volta in volta del tutto effimeri;
2) Premesso che il tema della formula elettorale appare del tutto fondamentale considerati gli evidenti profili di incostituzionalità di quella in uso attualmente per le elezioni politiche e ricordato che, di converso, le elezioni europee si svolgeranno secondo una formula proporzionale con sbarramento al 4% è necessario ribadire che l'orientamento prioritario di una possibile articolazione di uno schieramento progressista - democratico - costituzionale (tema quest'ultimo assolutamente non banale) deve rifuggire dalla competizione testa a testa per dire "abbiamo vinto" con un voto in più, magari dopo averne persi milioni su milioni. La direzione da assumere dovrebbe essere quella di muoversi per quanto possibile per un recupero del vastissimo territorio ormai presidiato stabilmente dal "non voto". In questo senso la parabola del M5S tra le elezioni 2018 e quelle 2022 risulta assolutamente emblematica: 2018: Movimento 5 stelle 10.732.066; 2022: Movimento 5 stelle 4.355.594 ( meno 6.376.472) 2018: astensione (totale) 12.582.029; 2022 astensione (totale) 16.608.299 (più 4.026.270) ;
3) Nel senso indicato dal punto 2 riguardante uno schieramento progressista - democratico - costituzionale dovrebbe essere necessaria la presentazione al voto di un'articolazione di presenze collegate tra loro da un punto comune, proprio quello costituzionale, e ciascheduna in grado di occupare propri spazi politici e sociali , nel tentativo di comporre poi un'alleanza sul piano istituzionale a livello europeo (laddove gli equilibri parlamentari risulteranno molto più pregnanti rispetto al passato) intesa anche come fattore propedeutico per la formazione di una coalizione competitiva sul piano nazionale.
Come giudicare la politica monetaria della Lagarde?, Claudio Gnesutta | Menabò di Etica ed Economia
Come giudicare la politica monetaria della Lagarde?, Claudio Gnesutta | Menabò di Etica ed Economia: Di Claudio Gnesutta (16 Dicembre 2023). Claudio Gnesutta riflette sulla politica monetaria restrittiva della Bce; considera ingiustificati i timori del ripetersi della rincorsa prezzi-salari degli anni ’70 per i mutati rapporti sul mercato del lavoro; suggerisce che una politica monetaria che prospetta una “stagflazione moderata” sia inadeguata alla ristrutturazione produttiva e sociale oggi necessaria; ritiene pertanto miopi le scelte monetarie e fiscali europee per il loro impatto sulle prospettive produttive e per i contraccolpi sulla stabilità sociale.
sabato 16 dicembre 2023
mercoledì 13 dicembre 2023
martedì 12 dicembre 2023
sabato 9 dicembre 2023
Franco Astengo: Appunti per l'alternativa
APPUNTI PER L'ALTERNATIVA di Franco Astengo
Sommariamente con l'intento di aprire una discussione:
1) Il tema di fondo che va posto all'ordine del giorno è quello (urgente) della costruzione di un'alternativa al governo della destra: è necessario non limitarci all'opposizione ma partendo da una posizione di minoranza va da subito messo in atto un agire politico che presupponga, prefiguri, realizzi una prospettiva di cambiamento dello scenario di governo.
Allo scopo di incamminarci per questa via deve essere inteso che il punto propedeutico risiede in un progetto di diverso modello di società: progetto sulla base del quale si riesca a riprendere il tema dell'egemonia culturale riuscendo a svolgere una funzione pedagogica al confronto dello sfrangiamento sociale in atto, del modello individualistico basato sul consumo immediato delle idee, del suolo , della vita nel suo complesso.
In questo senso la sinistra è chiamata a fronteggiare la crisi delle democrazie liberali mutando di segno elementi della propria identità ormai superati nel tempo: questioni come quelle del governo della scienza e della tecnica in tempi di intelligenza artificiale, della globalizzazione in un quadro di forte tensione verso una ricostituzione di "blocchi" sul piano delle relazioni geopolitiche, del superamento di un modello di sviluppo onnivoro di risorse non possono essere affrontate per "single issue".
Serve - appunto - un progetto globale sul piano della "società sobria" e del "socialismo delle finitudine" senza concedere nulla all'illusione della "decrescita felice" e comprendendo la necessità di affrontare l'inedito intreccio che si sta concretizzando tra struttura e sovrastruttura svoltando dall'antico concetto dell'infinità dello sviluppo.
Con questa premessa i temi di fondo della situazione politica italiana possono essere cosi' rapidamente riassunti:
2) tornare alla politica estera riflettendo sulla realtà degli organismi sovranazionali nei quali è impegnata l'Italia: ruolo dell'ONU, sviluppo dell'Unione Europea e - in tempi di guerra - coincidenza tra Europa e Nato e schieramento all'interno di questa rinnovata "logica dei blocchi" che sembra aprirsi nella contraddizione tra BRICS e G7. Si sta prefigurando uno scontro dai tratti inediti tra Oriente e Occidente con il Sud America e parti dell'Africa assegnati ad un Oriente a guida a mezzadria tra Cina, India e Brasile e le non sopite ambizioni imperiali russe, mentre a Occidente declina il ruolo USA di unico gendarme del mondo. Inoltre c'è da riflettere su ciò che è avvenuto e sta avvenendo in Palestina che sta determinando uno spostamento "storico" nella percezione che ha sempre sostenuto Israele dalla sua fondazione ad oggi in esito alla tragedia della seconda guerra mondiale e i riflessi che si determineranno rispetto a una zona strategica come quella del Medio Oriente;
3) la questione costituzionale che significa: la tenuta del principio fondamentale della Repubblica parlamentare (e dovrà essere questo il significato profondo del contrasto alle ipotesi di elezione diretta) perché è stata la scelta della Repubblica parlamentare fatta alla Costituente (assieme a quella della legge elettorale proporzionale) ad assumere dentro di sé il tema della Repubblica antifascista,. Difesa e affermazione della centralità del parlamento e della rappresentanza politica costituiscono una della principali ragioni di fondo su cui basare l'alternativa.
4) Questa stringatissima sintesi tiene dentro moltissime questioni (prime fra tutte quelle di carattere economico, dello stato sociale e della cultura) che avranno bisogno di essere esplicitate attraverso una riflessione attenta e puntuale. Qusto tentativo di sintesi ci può però portare ad una considerazione conclusiva: di fronte alle scadenze molto pressanti che ci attendono almeno nei primi mesi del prossimo anno è necessario sicuramente un fronte largo delle opposizioni. Si riparla di Nuovo Ulivo e di "federatori" all'opera: è però necessario porci un interrogativo al riguardo dell'articolazione dello schieramento sulla presenza della sinistra all'interno di una dimensione e articolazione ideale e sociale che possa concretamente (e ragionevolmente) aspirare a svolgere una forte aggregazione sul piano culturale e sociale rifuggendo da fuorvianti vocazione tardo - movimentiste o neo - populiste.
Un contributo in questa direzione potrebbe venir fornito da quelle aree politico - culturali ancora legate alla tradizione della sinistra storica che non intendono rassegnarsi alla residualità e sono in grado di proporre una visione di presenza e di partecipazione da esprimersi come componente di una proposta politica non minoritaria e testimoniale.
venerdì 8 dicembre 2023
giovedì 7 dicembre 2023
Piero Basso: infaticabile tessitore di passioni civili e relazioni umane – Ideeinformazione
Piero Basso: infaticabile tessitore di passioni civili e relazioni umane – Ideeinformazione: Riprendiamo da Sinistra Sindacale un bel ricordo di Piero Basso scritto da Corrado Mandreoli, Vincenzo Greco e Ivan Lembo
mercoledì 6 dicembre 2023
martedì 5 dicembre 2023
lunedì 4 dicembre 2023
A che punto siamo con la lotta all’evasione fiscale internazionale? Evidenze dal primo Global Tax Evasion Report, Francesca Subioli | Menabò di Etica ed Economia
sabato 2 dicembre 2023
venerdì 1 dicembre 2023
mercoledì 29 novembre 2023
martedì 28 novembre 2023
lunedì 27 novembre 2023
sabato 25 novembre 2023
giovedì 23 novembre 2023
mercoledì 22 novembre 2023
POLITICA ODONOMASTICA E ODONOMASTICA POLITICA |
POLITICA ODONOMASTICA E ODONOMASTICA POLITICA |: Il sindaco ha lamentato una eccessiva ingerenza dei partiti nell’assegnazione degli ambrogini d’oro ed ha indubbiamente ragione ma non c’è da stupirsi: è sempre stato così. Dal 1925 anno della…
martedì 21 novembre 2023
lunedì 20 novembre 2023
Lavoro, avanza la precarietà
Lavoro, avanza la precarietà: I dati Inps sui dipendenti del settore privato mostrano un aumento dei contratti - soprattutto a termine, part-time e stagionali - e delle disuguaglianze
sabato 18 novembre 2023
venerdì 17 novembre 2023
giovedì 16 novembre 2023
mercoledì 15 novembre 2023
Franco Astengo: Sinistra
SINISTRA di Franco Astengo
Crisi secca della Linke; scissione di Syriza; deriva rosso - bruna in Italia, difficoltà di Podemos: la sinistra radicale o d'alternativa pare soffrire , a livello europeo, di una discesa di apparentemente inarrestabile nella capacità di esprimere un'elaborazione autonoma tale da produrre aggregazione e organizzazione.
Una difficoltà non definibile sul piano identitario ma di vero e proprio smarrimento.
Tutti soggetti, quelli citati come altri, che sono stati molto influenzati dall'approccio movimentista no-global evidenziatosi soprattutto - nell'occasione del G8 di Genova (2001) ; un approccio quello movimentista che ha anche contribuito (sia pure parzialmente) alla crisi della socialdemocrazia arretrandone settori sulla semplice frontiere della "radicalità" e impedito di vedere i processi di scomposizione e frammentazione operati in lunghi anni di riorganizzazione del capitale e del suo sistema. Ci troviamo così in una situazione di molteplicità di soggetti antagonisti privi di un punto di riferimento egemonico, attirati nelle indeterminatezze delle teorie della “moltitudine” o nella rivalutazione del populismo e della "sovranità". In un quadro simile la responsabilità dell'espressione di un pensiero politico come elemento riunificante è ancora maggiore rispetto al passato. Nello stesso tempo è impensabile che si possa procedere attraverso l'elaborazione in ambiti ristretti per incontrare il grande fiume dei movimenti che pure si stanno esprimendo sulle più grandi piazze d'Europa, come è stato nel caso dell'appoggio alla causa palestinese, tanto più che il vero tema all'ordine del giorno è quello della "sconnessione" dalla politica.
Le cronache ci assalgono e ci stringono alla gola mentre cerchiamo di individuare la verità, descriverla, farne oggetto di una “critica sociale” da rendere collettiva: la guerra che spazza via intere regioni del mondo, il “privato” che ci deruba di beni che dovrebbero risultare essenziali come l’acqua e l’ambiente naturale; la violenza esercitata a tutti i livelli, dai singoli agli Stati, per sopraffare i più deboli; la differenza di genere usata come esercizio di un improprio dominio; la costrizione del bisogno che impone ai migranti di fuggire dalle loro terre per incontrare l’ignoto; la mistificazione del messaggio che viene dai “media” e cerca di farci intendere che viviamo in un mondo diverso da quello reale; l’intrusione dell’etica nella vita delle persone costrette a subire coercizioni morali nell’esercizio della vita quotidiana, nella gestione dei propri corpi, nella realtà dei minuti rapporti sociali, primi fra tutti quelli familiari.
Ogni giorno brancoliamo nel buio di una ricerca senza fine, angosciati sempre e comunque da un presunto “nuovo” che avanza, cui dare risposta, cambiando le forme della nostra azione, adattandole a quelle degli schemi dominanti, incontrando chi afferma che tutto sta cambiando e ci fa guardare dentro ai nostri fallimenti, nascondendo la realtà drammatica dell’insieme della “commedia umana” regolata da apparentemente inscalfibili rapporti di forza: i rapporti di forza che derivano proprio dalla perdurante egemonia dello sfruttamento.
Cartesio scriveva che bisogna avere idee “chiare e distinte”: ebbene in questo coacervo di contraddizioni al riguardo delle quali fatichiamo ad individuare priorità, strumenti lotta, ricerca di soluzioni cerchiamo di ritrovare la chiarezza delle nostre nozioni di fondo.
Considerare la persona, un mezzo e farne oggetto di uno “scambio” da esercitarsi, in dimensione gigantesca, su tutta l’umanità: questa la logica dello sfruttamento, da superare quale obiettivo vero della Liberazione.
Non intendiamo seguire l’idea che il concetto di modernità possa tradursi, semplicisticamente, come idea della “modernizzazione” conseguente all’irrompere di “novità” nelle scienze, nella tecnologia, nelle multiformi espressioni della cultura .
In questo modo, come si è già cercato di far rilevare, si chiarisce l’altra faccia della modernità , il suo contraddistinguere un’età intrinsecamente dinamica che alla fine provoca smarrimento e confusione.
Il punto di partenza deve essere quello del non arrendersi alla filosofia della “fine della storia” cercando ancora una volta con tenacia, di introdurre nell’arena del conflitto l’idea di una volontà egemonica che rinnovi – appunto – la discontinuità storica rispetto all’astrazione rappresentata dalla modernità capitalistica.
martedì 14 novembre 2023
La sinistra se ne va da Syriza: scissione in polemica col nuovo leader. L'accusa al "Renzi greco": "Vuole spostare il partito al centro" - Il Fatto Quotidiano
lunedì 13 novembre 2023
Pasquino: «Riforma Meloni mediocre e pasticciata. Ma la sinistra deve avere le idee più chiare» #intervista #avanti della domenica @Avantionline « gianfrancopasquino
sabato 11 novembre 2023
venerdì 10 novembre 2023
Europe, Ukraine and "the West" | EUROPP
Europe, Ukraine and "the West" | EUROPP: The use of the term "the West" in the context of the war in Ukraine is ubiquitous. But what does it actually mean in 2023?
giovedì 9 novembre 2023
mercoledì 8 novembre 2023
martedì 7 novembre 2023
La propaganda sulla pelle dei migranti
La propaganda sulla pelle dei migranti: Accordo Italia-Albania per la gestione dei flussi con la creazione di due Cpr sull’altra sponda dell’Adriatico. Danesh, Cgil: “Persone trattate come merci”
lunedì 6 novembre 2023
domenica 5 novembre 2023
sabato 4 novembre 2023
venerdì 3 novembre 2023
giovedì 2 novembre 2023
Dal Reddito di Cittadinanza all’Assegno di Inclusione: un contributo alla riflessione*, Andrea Ciarini, Franca Maino, Giovanni Gallo, Michele Raitano, Rosangela Lodigiani, Stefano Sacchi | Menabò di Etica ed Economia
sabato 28 ottobre 2023
Franco Astengo: Elezioni ottobre 2023
ELEZIONI OTTOBRE 2023 E RAPPRESENTATIVITÀ' di Franco Astengo
La sporadicità del turno elettorale del 22/23 ottobre, intrecciato tra diversi tipi di elezioni (suppletive politiche, amministrative in regione a statuto speciale, amministrative in un solo capoluogo al Sud) non permette una valutazione sui dati di natura pienamente politica.
Il solo dato che può essere valutato con sufficiente approssimazione è quello della partecipazione al voto e di conseguenza della rappresentatività del mandato assegnato (nel caso di Monza) o dell'istituzione eletta.
E' il caso però di diffidare, ancora una volta, i media nell'uso delle percentuali circa i voti assegnati ai candidati e alle forze politiche: un dato del tutto fuorviante rispetto alla comprensione dei fenomeni in atto.
Sotto questo aspetto il caso più clamoroso è stato quello riguardante il collegio elettorale di Monza: ovviamente nella valutazione del fenomeno vanno considerati molteplici aspetti e soprattutto quello che riguarda la scarsa tensione competitiva insita nell'immaginario dello scontro elettorale e la normale scarsa appetibilità "storica" dei turni suppletivi.
Alcune considerazioni però vale la pena di svilupparle.
Andando per ordine: Adriano Galliani è stato eletto con 67.801 voti pari al 9,65% del totale degli aventi diritto (702.008) e cedendo 95.922 voti rispetto alle elezioni del 2022 quando era stato eletto Berlusconi; il voto per Berlusconi valeva il 34,4% sul totale degli aventi diritto. Ci troviamo quindi di fronte ad un calo di rappresentatività del 25% rispetto a un deficit di partecipazione complessiva del 49,84% (sul totale dei voti validi che furono 460.558 nel 2022 e 131.754 nel 2023).
Sul versante del centro-sinistra (con la desistenza del M5S se si è capito bene) Cappato ha ottenuto 52.079 voti pari al 7,41% sul totale degli aventi diritto in calo rispetto ai 124.957 voti avuti nel 2022 da Federica Perelli (18,58% sul totale degli aventi diritto): un deficit di 72.878 voti. Un calo di rappresentatività oltre l'11% che sale al 16 % se si considera l'elettorato del M5S rispetto al già segnalato deficit di partecipazione complessiva del 49,84% (il candidato del Movimento 5 stelle nel 2022 ebbe 35.741 voti pari al 5,31% sul totale degli aventi diritto).
Nella sostanza al riguardo del voto monzese si può affermare che centrosinistra e M5S siano risultati deficitari nel portare al voto il proprio elettorato di riferimento: elemento che risulta decisivo in caso di scarsa partecipazione com'era - nel caso - facilmente prevedibile.
Di complicata valutazione l'esito delle elezioni provinciali a Trento e Bolzano: prima di tutto perché le due elezioni presentavano aspetti radicalmente diversi poiché a Trento si eleggeva il presidente della Provincia (elezione diretta) e a Bolzano il consiglio provinciale su liste e sistema proporzionale puro, senza sbarramenti o soglie di maggioranza.
Nonostante una flessione del 2,40% la percentuale dei votanti a Bolzano è rimasta superiore al 70% (71,5%) con una grande differenza rispetto a Trento, provincia nella quale la percentuale dei votanti si è fermata al 58,64% con una flessione superiore al 5% quindi allineata alle medie nazionali del periodo.
Nel voto risaltano due elementi: la netta separazione negli orientamenti tra le due Province (a Trento il PATT (passato dal centro sinistra al centro destra) ha perso - in 10 anni (dal 2013)- 22.758 voti mentre a Bolzano appare in corso una situazione di deflagrazione del voto per la SVP dando spazio a formazioni come Team K di antica filiazione 5 stelle o Die Freieitlinchen indipendentista di di destra.
Infine Foggia comune dove si è votato per lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose.
Questo elemento non ha però contribuito ad elevare la tensione civica verso la competizione elettorale: tra il 2019 e il 2023 i voti validi infatti sono diminuiti di 9.216 unità (dato riferito ai suffragi destinati ai candidati Sindaci). La candidatura Episcopo sostenuta dal centro sinistra , dal M5S e da Azione si è affermata al primo turno con 36.801 voto pari al 30,73% sul totale degli aventi diritto; nel 2019 la candidatura Landella per il centro destra era riuscita con 36.400 voti pari al 29,64% del totale degli aventi diritto. Da segnalare la parabola del voto 5 stelle: nel 2019 il candidato del Movimento aveva ottenuto 11.970 voti pari al 9,74% degli aventi diritto, in buona parte confluiti sulla candidatura Episcopo (la candidatura del centro sinistra è salita tra il 2019 e il 2023 di 10.200 voti) mentre la candidatura del centro destra è calata di oltre 19.000 voti (da 36.400 a 17.268) incrementando, con ogni probabilità, l'astensione e il voto a candidature "civiche" come quella di Nunzio Angiola sostenuto da 4 liste a arrivato a contare 7.381 suffragi.
Nel caso di Foggia dunque è stato il centro - destra a fallire l'impresa di riportare al voto il proprio elettorato di riferimento.
E' questo il messaggio complessivo che potrebbe essere lanciato attraverso questi spezzoni di analisi: la fase di allontanamento dalle urne prosegue, così - come nel caso della SVP - l'esposizione delle forme "storiche" di presenza politico - elettorale a forme diverse di "volatilità".
Se questo spunto di analisi risultasse corretto il primo compito delle forze politiche sarebbe - appunto - quello di riuscire attraverso il richiamo coalizionale (stante le diverse formule elettorali in uso) a mobilitare le rispettive aree di riferimento, insomma cercare per primi "i propri": questo punto richiederebbe l'espressione - da una parte - di elementi identitari capaci di saldarsi in un concetto di alleanza che dovrebbe però assumere tratti strategici, ed è forse questo il segreto della possibile conferma (pensando alle elezioni europee dove si voterà con il proporzionale) del rapporto FdI/centro destra. A sinistra si dovrebbe essere capaci di rispondere in analogia anche se - appunto - le europee non rappresenteranno il terreno migliore.
domenica 22 ottobre 2023
sabato 21 ottobre 2023
venerdì 20 ottobre 2023
Franco Astengo: Pace unico presupposto di civiltà
PACE UNICO PRESUPPOSTO DI CIVILTÀ' di Franco Astengo
«Le massime dei filosofi sulle condizioni di possibilità della pace pubblica devono essere consultate dagli stati armati per la guerra.» : questo il testo dell' "articolo segreto" che Immanuel Kant comprende nel suo "Per la Pace Perpetua".
Invece pare proprio che anche oggi gli stati armati non consultino i filosofi: non li consultano perché non vogliono sentirsi dire che l'unico presupposto per la civiltà è la pace.
La pace intesa quale sola condizione preliminarmente indispensabile per avviare una transizione verso un diverso sistema economico e sociale che vorremmo ancora denominare come "socialismo".
Nel pensare il presente modestissimo testo non si intendeva però impancarci nel tentativo di indicare una nuova via verso il socialismo: l'intenzione è soltanto quella di segnalare, ancora una volta, l'assoluta insufficienza nella richiesta di pace che sono capaci di esprimere le forze politiche,la debolezza della mobilitazione sociale, la vacuità nelle espressioni di tensione etica e morale da parte di chi agisce e governa gli strumenti culturali e di comunicazione di massa.
In un quadro complessivo che via via si sta drammatizzando sembrano prevalere ancora una volta i giochi di potere, i calcoli di predominio, l'indifferenza di chi pensa ad accumulare ricchezza per rendere sempre più ingiusta la convivenza umana.
Non si avvertono i segnali di una inversione di tendenza e neppure l'idea di ritorno ad un equilibrio del terrore (questa volta multipolare) sembra scuotere più di tanto le coscienze.
La politica non riesce a fare quella che dovrebbe essere la propria parte: elaborare strategie adatte ad evitare l'imbarbarimento generale.
In questo momento sono oltre 50 i teatri di guerra attivi nel mondo, in buona parte misconosciuti dall'opinione pubblica ma se vogliamo riferirci ai casi di maggiore insistenza di esposizione da parte dei mezzi di comunicazione di massa non possiamo non rimarcare la pervicacità dei governi interessati a battere la strada delle armi e l'assoluta incapacità a formulare proposte politiche da parte delle organizzazioni sovranazionali dall'ONU alla Comunità Europea. La Comunità Europea spicca per la sua assoluta sudditanza a una organizzazione militare come la NATO e alle scelte in funzione bellicista che, in quell'ambito, compie la Presidenza USA : la guerra intesa come sola risposta possibile alle prevaricazioni armate come quella russa e al terrorismo di Hamas.
Non solo non si consultano i filosofi (nel senso lato del termine) ma li si considera trascurabili "profeti disarmati" .
Valutare la richiesta di pace intesa come sinonimo di civiltà quale "profezia disarmata"quasi di pura derivazione religiosa e così trascurandola come stanno facendo anche le forze politiche progressiste italiane ci sembra un vero e proprio punto di arretramento politico ed etico.
Per fare esempi legati semplicemente alla stretta attualità: perchè dall'Unione Europea non sorge un invito all'ONU per una interposizione sul fronte russo-ucraino (magari da intendersi come primo passo per la creazione di una zona smilitarizzata al centro d'Europa: zona smilitarizzata che dovrebbe interessare anche la frontiera azero/armena) e per l'avvio di concreti progetti attorno all'idea dello Stato Palestinese? Perché non sfidare l'egemonia delle grandi potenze (come si fece al tempo della crisi dei missili?) : senza dimenticare l'Africa che la bramosia di ricchezza della sua borghesia e delle leadership mondiali ha ridotto ormai in condizioni incredibili dal punto di vista economico, sociale, umano.
Sarebbe necessario che pace e politica si trasformassero in un binomia inscindibile partendo proprio da un recupero da una visione del futuro attraverso l'elaborazione di una necessaria Utopia da considerare veicolo per rendere possibile un progetto.
giovedì 19 ottobre 2023
mercoledì 18 ottobre 2023
Cacciari: "L'attacco di Hamas, l'impotenza dell'Europa, "la forza" di Israele, i ghetti dei palestinesi e il ruolo degli americani nel disordine globale" - nuovAtlantide.org
Franco Astengo: Europa
POLONIA/EUROPA
L'atteso risultato delle elezioni polacche ha fornito un impulso positivo a chi ritiene imperativo categorico fermare l'ondata di destra in Europa: pericolo presentatosi in particolare dopo i segnali arrivati dalle tornate elettorali in Baviera e in Assia.
Un risultato quello ottenuto dalle forze europeiste variamente collocate presenti in Polonia in grado di varare una formula di governo appare tanto più da rimarcare perché realizzato con una partecipazione al voto del 74,38% degli aventi diritto e quindi in crescita del 12,68% rispetto al 2019.
In precedenza alla possibilità di disporre di dati più affinati da utilizzare per analisi maggiormente approfondite mi permetto un solo spunto di riflessione.
Le elezioni polacche, infatti, hanno avuto quale oggetto del contendere il tema europeo in una sorta di bipolarismo tra la concezione sovranista - populista degli Stati e quella - interpretiamola in questo modo - più significativamente europeista.
Sarà questo il tema delle elezioni dei rappresentanti dei 27 paesi al Parlamento Europeo che si svolgeranno tra il 5 e il 9 giugno 2024.
Si tratterà, in ogni evenienza, di un confronto dai tratti bipolari che impegnerà anche lo schieramento politico italiano e sarà difficile sfuggirvi: tanto più che in ballo ci sarà la formazione della maggioranza a Strasburgo che dovrà eleggere la presidenza della Commissione ed è nota la propensione a destra di formare una coalizione diversa da quella denominata "Ursula" che ha portato a suo tempo all'elezione della tedesca Von der Leyen.
A sinistra allora il punto da affrontare mi pare dovrebbe essere quello del come affrontare, almeno per quel che riguarda l'Italia,la necessità di rappresentare efficacemente un punto di articolazione dello schieramento europeista (con un occhio rivolto agli equilibri interni e alle proporzioni che assumeranno le dimensioni di voti dei maggiori contendenti nel quadro proporzionale).
I punti di caratterizzazione della sinistra pensabili come nell'ambito appena definito
1) quello della situazione internazionale che potremmo definire "della pace" che passa attraverso la non identificazione tra Unione Europea e NATO;
2) quello istituzionale interrogandoci se non possa essere il caso di riprendere in mano il progetto di Costituzionalizzazione Europea e di revisione dei Trattati;
3) il tema economico - sociale che deve essere portato avanti avendo come punto di partenza della proposta l'enorme crescita delle disuguaglianze verificatosi nel periodo e il tema dell'accoglienza ai migranti.
Su queste basi potrebbe anche essere avviato un discorso - che sarà molto complicato - sugli schieramenti.
Grazie per l'attenzione
Franco Astengo
lunedì 16 ottobre 2023
Franco Astengo: Privatizzazioni e struttura industriale
PRIVATIZZAZIONI E STRUTTURA INDUSTRIALE di Franco Astengo
Nella "Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza" il Governo ha scritto di voler realizzare in soli tre anni ulteriori privatizzazioni per un importo dell'uno per cento del prodotto interno lordo.
Ferruccio De Bortoli in un suo articolo apparso sull'inserto economico del "Corriere della Sera"( 16 ottobre) ha espresso un forte scetticismo rispetto all'esito possibile di questo intento e ha provato anche a tracciare un bilancio complessivo dell'intero quadro delle privatizzazioni.
Nel suo intervento l'ex-direttore del "Corriere" si appoggia anche - e presenta- un saggio scritto da Paolo Modiano e Marco Onado per il Mulino dal titolo molto eloquente "Illusioni Perdute": una impietosa disamina delle privatizzazioni, avviate ormai trent'anni fa che dovrebbe spingere la classe dirigente non certo sulla via nostalgica di Iri, Efim, Egam ma verso un approfondimento - finora mancato - sulle ragioni per le quali l'Italia non dispone più di grandi aziende., in un quadro di fallimento dell'idea che vi fosse una "via finanziaria allo sviluppo", lastricata di debiti e difese corporative
L’articolo tocca cosi' un punto di grande interesse al riguardo del quale proprio oggi è necessario recuperare non soltanto una capacità riflessione ma anche di proposta e d’iniziativa politica, mentre l'aumento della flessibilità del lavoro non ha arrestato la caduta di produttività, che dipende da ben altri fattori.
Quali sono i punti sui quali impostare questa riflessione?:
1)L’imporsi di uno squilibrio nel rapporto tra finanza ed economia verificatosi al di fuori di qualsiasi regola e sfuggendo a qualsiasi ipotesi di programmazione;
2)La perdita da parte dell’Italia dei settori nevralgici dal punto di vista della produzione industriale: siderurgia, chimica, elettromeccanica, elettronica. Quei settori dei quali a Genova si diceva con orgoglio “ produciamo cose che l’indomani non si trovano al supermercato”;
3)A fianco della crescita esponenziale del debito pubblico si collocava nel tempo il mancato aggancio dell’industria italiana ai processi più avanzati d’innovazione tecnologica. Anzi si sono persi settori nevralgici in quella dimensione dove pure, si pensi all’elettronica, ci si era collocati all’avanguardia. Determinante sotto quest’aspetto la defaillance progressiva dell’Università con la conseguente “fuga dei cervelli” a livello strategico. Un fattore questo della progressiva incapacità dell’Università italiana di fornire un contributo all’evoluzione tecnologica del Paese assolutamente decisivo per leggere correttamente la crisi;
4)Si segnalano infine due elementi tra loro intrecciati: la progressiva obsolescenza delle principali infrastrutture, in particolare le ferrovie ma anche autostrade e porti e un utilizzo del suolo avvenuto soltanto in funzione speculativa, in molti casi scambiando la deindustrializzazione con la speculazione edilizia e incidendo moltissimo sulla fragilità strutturale del territorio.
Sono questi riassunti in una dimensione molto schematica i punti che dovrebbero essere affrontati all’interno di quell’idea di riprogrammazione e intervento pubblico in economia completamente abbandonata dai tempi della “Milano da Bere” fino ad oggi.
Un'operazione che non potrà certo essere condotta da un governo di destra e che richiederà, sul piano politico, l'elaborazione di una proposta di alternativa.
Sarà soltanto misurandoci su di un’idea di progetto complessivo che si potrà tornare a parlare d’intervento e gestione pubblica dell’economia: obiettivo, però, che una sinistra rinnovata dovrebbe porre all’attenzione generale senza tema di apparire “controcorrente”. La stessa questione del “deficit spending” andrebbe affrontata in questa dimensione.
“Scambio politico” e assenza di una visione industriale hanno pesato in maniera esiziale sulle prospettive di crescita dell’Italia.
Fenomeni ben emblematizzati, tornando all'articolo da cui ha preso spunto questo intervento, da un episodio che deve essere ricordato: quello riguardante Telecom, oggi Tim. Era un gioiello nazionale.
Non lo psicodramma di una società caricata di troppi debiti dalla sciagurata offerta pubblica dei cosiddetti "capitani coraggiosi" senza che vi fosse alcuna strategia : proprio quel tema della strategia che si intendeva sollevare in questa occasione nel momento in cui la destra propone un nuovo tentativo che stavolta rappresenterebbe davvero il cosiddetto "raschiamento del barile" presentando il rischio della definitiva fuoriuscita dell'Italia dal novero delle società industriali (resterebbe il Nord la cui manifattura appare dipendente dalla Germania; un tessuto fragile di media e piccola impresa; un settore di servizi e turistico fortemente corporativo e di peso sproporzionato sull'economia complessiva del paese in un quadro - ben conosciuto - di dipendenza energetica).
domenica 15 ottobre 2023
sabato 14 ottobre 2023
venerdì 13 ottobre 2023
giovedì 12 ottobre 2023
Keir Starmer has shown he is no Blairite - New Statesman
Keir Starmer has shown he is no Blairite - New Statesman: The Labour leader’s invocation of class and state intervention set him apart from the politics of the 1990s.
Felice Besostri: Se vuoi la pace prepara la pace
Se vuoi la pace prepara la pace
L’offensiva militare di Hamas ha avuto, per loro scelta, aspetti di crudeltà particolare verso i civili, tra cui bambini decapitati, in questo senso l’intento terroristico è evidente, aggravato alla presa di ostaggi, come scudi umani o merce di scambio con detenuti palestinesi senza processi. L’orrore è evidente e la condanna giusta. Tuttavia non sarebbe giusto fermarsi là e delegare all’esercito israeliano il compito di combattere le paure e di vendicare i morti e i feriti.
Per ragioni contrarie alla spettacolarizzazione la rappresaglia israeliana avrà meno testimoni e le sofferenze di altri civili palestinesi, uomini, donne e bambini avrà meno spettatori, ma non per questo dovrebbe ferire meno la nostra umanità e il senso di giustizia.
Nella mia vita ho avuto molte conoscenze in Israele, molte di più nella diaspora e qui anche molti amici. In Israele per amicizia, dal 1970, posso solo parlare di un ebreo irakeno, Latif Dori, del partito sionista di sinistra MAPAM, che aveva iscritti anche arabi palestinesi e che da sempre aveva adottato la parola d’ordine “due Popoli, due Stati”, senza bisogno di specificare, perché questa era la loro ideologia, che i due Stati dovevano essere laici e democratici.
Latif Dori aveva avuto una condanna penale per aver mantenuto contatti con esponenti dell’OLP, vietati perché “organizzazione terroristica”. La sua cultura era araba, da centinaia d’anni ebrei vivevano a Bagdad e l’arabo la lingua materna e paterna, quando la famiglia dovette riparare in Israele dopo la prima guerra arabo-israeliana, non parlava l’yiddish, la lingua dei padri fondatori di Israele provenienti dall’Europa centro-orientale e gli ebrei in paesi islamici non erano mai stati oggetto di pogrom, massacri collettivi, in cui hanno primeggiato i cosacchi dell’atamano Bohdan Chmel'nyc'kyj.
Col tempo l’OLP e il suo leader indiscusso, per quanto personalmente discutibile, diventarono interlocutori ufficiali del governo israeliano con gli accordi di Oslo del 1993, grazie alla mediazione dei laburisti norvegesi tramite il loro ministro degli esteri, Terje Rød-Larsen e per la loro attuazione dal 1994, il suo successore Bjørn Tore Godal, che ho avuto la ventura di conoscere e frequentare al tempo della YUSI (Unione Internazionale della Gioventù Socialista), nella quale non mancavano amici della causa palestinese.
In quei tempi esisteva a sinistra un’organizzazione come l’Internazionale Socialista, di cui erano membri i partiti socialisti sionisti, al governo in Israele e l’OLP invitata permanente. Proprio l’assassinio, ad opera di organizzazioni contrarie a Al-Fatah, del rappresentate dell’OLP, Issam Sartawi, il 10 aprile 1983, al congresso dell’Internazionale Socialista a Albufeira, al quale partecipavo come delegato dell’Internazionale Socialista dell’Educazione, paradossalmente fece capire che non c’era e non c’è altra soluzione che un accordo, garantito internazionalmente.
Attualmente un pio desiderio, o, con espressione che segna la nostra subordinazione non solo linguistica con la potenza dominante dei valori occidentali, wishful thinking, peer l’impotenza cui è stata ridotta l’ONU dai membri permanenti (USA, Federazione Russa, Cina, Regno Unito e Francia) del Consiglio di Sicurezza e dai rapporti USA-Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina, che erano le potenze garanti degli accordi di Oslo, mai portati a termine, come quelli di Minsk.
L’impegno per una soluzione, che tenesse conto della Shoah e dei diritti dei popoli alla autodeterminazione, mi fece incontrare il secondo amico medio-orientale Wael Abdel Zwaiter, il rappresentante della OLP in Italia, ma che era di formazione comunista. Una particolarità di molti partiti comunisti di paesi arabi è che nella loro fondazione era frequente la presenza di ebrei e arabi cristiani. La sintonia con l’ebreo irakeno socialista sionista nelle richieste rivolte alla sinistra europea era stupefacente, noi non abbiamo bisogno di amici, che si schierino dalla nostra parte, ma che ci facciano incontrare, che siano un ponte e solo voi sinistra europea che avete lottato contro il fascismo e il nazismo e contro il colonialismo dovreste essere i nostri naturali alleati.
Riuscii a trovare un contatto con uno storico attivista del movimento operaio israeliano Peretz Merchav (1913-1978), che per proseguire questo contatto con un esponente dell’OLP venne a Milano per poter proseguire i contatti.
Incontrai Wael a Roma per dargli la buona notizia in un caldo giorno di ottobre, il 15 per la precisione, ma il 16 sarebbe stato ucciso a colpi di pistola vicino all’ascensore della sua abitazione romana, stando a Wikipedia da agenti del Mossad, perché sarebbe stato uno degli organizzatori della strage delle olimpiadi di Monaco del 5 settembre 1972. Se sono stati agenti del Mossad questa non poteva essere la ragione.
Chi voleva tentare strade di pace aveva nemici nelle due parti tra palestinesi, che non volevano rinunciare alla cancellazione dell’entità sionista e tra gli israeliani, che pensavano ad un Grande Israele che annettesse formalmente la Cisgiordania.
Ad uccidere Yitzhak Rabin la sera del 4 novembre 1995 non è stato un palestinese, ma un fanatico israeliano, che si opponeva alla esecuzione degli Accordi di Oslo, che valsero a Shimon Peres, Yasser Arafat e a lui il Premio Nobel della Pace 1994. Rabin è stat0o il Primo ministro israeliano nato in Israele a Gerusalemme.
La sua carriera militare di Generale vincitore della Guerra dei 6 giorni non lasciava presagire che sarebbe stato il più determinato sostenitore di una politica di pace. Non era certamente una colomba, ma come si sa le aquile volano molto più in alto delle colombe e perciò vedono più lontano.
Chi non ha potere o in grado di influire sul potere cosa può fare? Se pensa che non può fare nulla, si rassegna o si deprime o diventa un fanatico frustrato, che sceglie un nemico da odiare, indifferentemente l’estremismo palestinese o l’occupante israeliano, invece che una causa da amare, fino in fondo, come è quella della pace.
Ad ogni costo, quale sia il prezzo da pagare: meglio che lo paghiamo noi e non i nostri figli e peggio ancora i nostri nipoti.
Felice Besostri
mercoledì 11 ottobre 2023
Cos'è la minimum tax e cosa prevede il progetto Ocse - Lettera43
Cos'è la minimum tax e cosa prevede il progetto Ocse - Lettera43: L'Ocse ha pubblicato la bozza della convenzione multilaterale, che prevede una minimum tax del 15 per cento sulle imprese multinazionali.
Why are some of the left celebrating the killings of Israeli Jews? | Naomi Klein | The Guardian
Why are some of the left celebrating the killings of Israeli Jews? | Naomi Klein | The Guardian: Some continue to minimize massacres of Israeli civilians, and some even seem to celebrate them – this only fuels militant Zionism
Keir Starmer’s conference speech: has he done enough to win the general election? | Frances Ryan, Zoe Williams, Sahil Dutta, Nels Abbey, Fatima Ibrahim and Tom Belger | The Guardian
martedì 10 ottobre 2023
lunedì 9 ottobre 2023
domenica 8 ottobre 2023
sabato 7 ottobre 2023
venerdì 6 ottobre 2023
giovedì 5 ottobre 2023
lunedì 2 ottobre 2023
domenica 1 ottobre 2023
sabato 30 settembre 2023
venerdì 29 settembre 2023
domenica 24 settembre 2023
Addio a Napolitano, da Botteghe Oscure al socialismo europeo - Critica Sociale il portale della rivista storica del socialismo fondata da Filippo Turati nel 1891
sabato 23 settembre 2023
venerdì 22 settembre 2023
giovedì 21 settembre 2023
Andrea Ermano: Due o tre cose sull'Europa
Dall'Avvenire dei lavoratori
EDITORIALE
DUE o tre COSE
SULL’EUROPA
E sul nulla
di Andrea Ermano
Molte sarebbero le notizie di primo piano apparse all’orizzonte degli eventi in questi giorni su Volodymyr Zelenskyj e Vladimir Putin, su Joe Biden e Donald Trump, su Xi Jinping e Narendra Modi – oltre che naturalmente sui “nostri” leader europei, il socialdemocratico tedesco Olaf Scholz, il centrista Emmanuel Macron, la “destrorsa” Giorgia Meloni, senza dimenticare Ursula von der Leyen, attuale presidente democristiana della Commissione europea.
Ancora grande è il pluralismo in questo nostro vecchio continente, e invero stupisce che il “sol dell’avvenire” non sia ancora completamente tramontato. I socialisti però, senza tanti peli sulla lingua, rappresentano ormai apertamente il nemico da battere. Nemico dichiarato per Matteo Salvini, ex bullo di lotta e di governo, con tanto di bulla televisiva del gran sacerdote Bruno Vespa: «L’unico modo per cambiare l’Europa è mandare a casa i socialisti», ha detto: «Abbiamo la prima occasione, da quando esiste l’Europa, di fare un governo senza i socialisti». Fin qui il tubo catodico vespasiano.
Il capo della Lega è il nuovo che non finisce mai. E avanza. Che non si butta mai. E avanza. Ed ecco allora il suo nuovo programma elettorale da leader ex lumbard, talmente antisocialista e neo-nazionalista, che persino Bossi e Borghezio (non invitati alla festa della Lega), ma anche Castelli, avvertono quel minimo di nausea. Ma la Lega se ne frega dei suoi capi storici, tira dritto nella guerra dichiarata al PSE e si allinea, con grandi sbandieramenti sul pratone di Pontida, all’estrema destra lepeniana in assetto di battaglia…
Insomma, tra pennacchi e pernacchi, la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo è iniziata. A questo punto nessuno può tirarsi indietro, nemmeno Ursula von der Leyen, che punta alla riconferma, ed è volata a Lampedusa rubando di fatto la scena a Giorgia “Faccina” Meloni: «Chi entra in Europa lo decidiamo noi», ha scandito la presidente della Commissione Europea in faccia alla Presidente del Consiglio italiana.
Un concetto che i nostri commentatori si sono subito affrettati a definire “molto meloniano”. Ma, cari buontemponi dei giornaloni, davvero voi non vedete che Giorgia “Faccina” Meloni non poteva mica dire quella stessa cosa lì. Solo l’Europa unita sarebbe in grado di darne garanzia, sempre che un Europa basti di fronte a questo esodo biblico.
Quindi, “Faccina” arrabbiatissima con Bruxelles in campagna elettorale, ma ora “Faccina” trepidante in attesa delle coperture politico-finanziarie senza cui non si sa più come fare… Colpisce, di contro, per indipendenza di giudizio il severocommento di Rosy Bindi: «Gravissimo che si sia prestata a fare campagna elettorale su un tema così drammatico». Vergin di servo encomio / E di codardo oltraggio, diceva il Manzoni.
Dopodiché, sia lecito dubitare che esista un “noi” dotato di poteri tali da fermare le grandi migrazioni a venire. Meglio sarebbe concentrarsi non sull’essere o non essere, ma sul come. Come riuscire a governarle? That’s the question. Ma che ci vuoi fare, è la campagna elettorale… E resta ancora da vedere che cosa vuol dire qui esattamente la parola “noi”. Perché per adesso “Unione Europea” significa ancora quell’alleanza di socialisti, popolari, ecologisti e liberaldemocratici che, l’Europa, l’hanno sognata, voluta, costruita e governata fin qui.
Vedremo, a giugno prossimo, se le pulsioni anti-europeiste, nazionaliste e dichiaratamente anti-socialiste prevarranno o non subiranno una risacca. Certo, potrebbero vincere, perché i pochi e pochissimi si ricordano ancora del Nulla a cui i vari nazionalismi condussero il nostro continente durante il “secolo breve”.
Ma giunti sin qui dobbiamo parlare oggi anche di un altro Nulla, che appartiene ai temi di un grande pensatore italiano, due volte europarlamentare, scomparso martedì sera nella sua Torino a 87 anni. A dare la notizia della morte è stato il compagno del filosofo, Simone Caminada.
Vattimo, preso in mezzo tra un suo estremismo decisamente geniale e una sua sregolatezza sempre moderata dalla gentilezza, era stato allievo di un grande maestro, Luigi Pareyson. E lui stesso ha esercitato una vasta influenza sulle giovani generazioni, ben oltre i confini del nostro Paese, appartenendo al novero degli autori italiani più tradotti al mondo.
Oltre che maître à penser di statura internazionale (conseguì la specializzazione a Heidelberg con Löwith e Gadamer), Vattimo è stato un esponente del movimento gay italiano, ma anche un attivista politico impegnato nella vita sociale e istituzionale, nel nostro Paese e nel Parlamento di Strasburgo. Dalla sua militanza giovanile nel movimento studentesco, passò al Partito Radicale per poi approdare un suo comunismo libertario e non violento.
Nel 1999 venne eletto all’Europarlamento nelle file dei DS entrando a far parte del PSE. Dieci anni dopo si ricandidò e fu rieletto nelle file dell’IdV aderendo al Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa.
E però la risonanza internazionale non gli è venuta dall’attività politica, ma in quanto filosofo del “Pensiero Debole”. In questa veste Gianni Vattimo ha sviluppato un percorso di ricerca radicalmente pluralistico e quindi molto diffidente verso ogni fondamentalismo. La stessa idea di “fondamento” è stata oggetto di una distruzione che potemmo definire “allegramente nichilista”. Anche il sentimento religioso, in lui profondo e sicuramente genuino, veniva trattenuto da una continua riserva, volta a frenare i “grandi gesti”, i gesti perentori della cosiddetta “Verità” per lasciare spazio ad altro: altre visioni, altre teorie o tradizioni di cultura e pensiero, altre persone.
Gianni Vattimo è stato uno dei pochi pensatori italiani che hanno saputo parlare al mondo, socraticamente, sorridendo con ironia, e dicendo però tutta una serie di cose irritanti che il mondo non aveva nessuna voglia di sentirsi dire. Ma alla fine riusciva a strapparti ugualmente un sorriso. Straordinario spirito di finezza.
Apparteneva alla vasta schiera degli allievi di Luigi Pareyson. Tra questi ricordo qui soltanto Umberto Eco, Sergio Givone, Giuseppe Riconda, Diego Marconi, Aldo Magris. Né potrei non citare un grande, paterno amico come Mario Perniola, terzo tra cotanto senno.
Ma la lista sarebbe ben più lunga e si fatica a pensare l’Italia della cultura filosofica nel secondo dopoguerra senza l’apporto di questa scuola pareysoniana, davvero grande. Di essa l’ermeneutica tagliente ma anche sorridente di Gianni Vattimo rappresenta una fioritura indimenticabile.
mercoledì 20 settembre 2023
martedì 19 settembre 2023
The Left Should Draw the Right Lessons From Salvador Allende’s Rise and Fall
The Left Should Draw the Right Lessons From Salvador Allende’s Rise and Fall: The great achievements of Salvador Allende’s socialist government in Chile have often been overshadowed by its brutal defeat. But the fall of his government wasn’t inevitable.