giovedì 27 aprile 2023

Turchia, oltre 150 oppositori di Erdogan arrestati dal 25 aprile. Molti giornalisti - Articolo21

Turchia, oltre 150 oppositori di Erdogan arrestati dal 25 aprile. Molti giornalisti - Articolo21: Sono oltre 150 gli oppositori arrestati nella retata messa in atto all’alba del 25 aprile in Turchia dalla polizia turca in 21 città del sudest anatolico a maggioranza curda; 216 sono i fermi di polizia. Lo ha dichiarato il vicepresidente dell’Ordine degli avvocati di Diyarbakır, Mehdi Özdemir, che ha precisato che “l‘operazione non si è […]

Franco Astengo: Africa, ma Meloni sa in quale quadro politico nacque il Piano Mattei? - Strisciarossa

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Milano, un murale dedicato a cinque sindaci ribelli e oppositori del nazifascismo - Strisciarossa

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American Liberalism Is Exhausted

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mercoledì 26 aprile 2023

Turchia, giornalisti, avvocati e politici curdi arrestati in una vasta repressione pre-elettorale - Articolo21

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La strategia della destra: anestetizzare l’antifascismo

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Finnish Parliamentary Elections and the Left Alliance

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Transizione e Pnrr: l'Italia che vogliamo - Collettiva

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The World Beyond Ukraine | Foreign Affairs

The World Beyond Ukraine | Foreign Affairs: The traditional transatlantic alliance of European and North American countries has mobilized in unprecedented fashion for a protracted conflict in Ukraine.

G1 > Política - NOTÍCIAS - Em artigo no 'El País', Zapatero diz que Lula 'surpreende' o mundo

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martedì 18 aprile 2023

Franco Astengo: Europee 2024

EUROPEE 2024: UN INTERROGATIVO PER UNA RIFLESSIONE di Franco Astengo Le elezioni per il parlamento europeo, previste per la primavera 2024, promettono di rappresentare una scadenza dal significato molto diverso da come in passato sono state affrontate dall'insieme del sistema politico italiano analoghe consultazioni considerate un semplice "test" di metà strada della legislatura quasi come un grande simil-sondaggio di massa dagli effetti soltanto propagandistici e comunque relativi agli equilibri interni ai partiti. Lo stato delle cose in atto ci indica, invece, che per l'anno prossimo lo scenario potrebbe essere molto diverso. Le ragioni di questa previsione possono essere riassunte, schematizzando al massimo, in tre punti: 1) la guerra derivata dall'invasione russa dell'Ucraina ha portato a uno spostamento secco dell'asse europeo verso la coincidenza del perimetro NATO con quello UE con l'allargamento dell'Alleanza Atlantica a Svezia e Finlandia e la pressione anglo-americana per uno spostamento del baricentro europeo verso Est e in particolare verso le "democrature" polacca e dei paesi baltici (oltre alla richiesta di escalation nelle spese militari complessive e il riarmo dell'Ucraina). Intenti che si muovono, nella fase post-globalizzazione, verso il ripristino di una simil-logica dei blocchi; 2) La destra intende affrontare la drammatica questione dei migranti erigendo muri (costruzione dei quali già in corso tra Grecia e Turchia, nelle colonie spagnole di Ceuta e Melilla, tra la Polonia e i Baltici verso la Bielorussia) e ripetendo con la Tunisia il "modella Turchia" del sostanzioso foraggiamento di regimi dittatoriali; 3) In Italia l'affermarsi della destra post-missina all'interno della coalizione di governo sta consentendo di portare a fondo l'attacco contro la presunta egemonia culturale della sinistra (dimensione questa ormai tramontata da tempo). Un'operazione destinata, negli intenti dei suoi promotoris, a stravolgere la "narrazione" dell'identità repubblicana trasformando la storia della Resistenza e della Costituzione in una serie di eventi indistinti, quasi "neutri" nel loro susseguirsi (l'indicazione di "italiani" per i Martiri della Fosse Ardeatine è quella maggiormente riassuntiva dell'operazione in atto). Assieme al rovesciamento della storia si evidenzia da parte delle forze non costituzionali attualmente al governo proprio un attacco alla Costituzione Repubblicana avanzando prima di tutto le logiche deteriori insite nell'autonomia differenziata e nel presidenzialismo. E' necessario impedire il successo di questa vero e proprio "assalto egemonico" all'Unione Europea e alla nostra democrazia repubblicana: per questo motivo il risultato elettorale della primavera 2024 promette di risultare discriminante per una lunga fase. La proposta che si formula in questa sede è molto semplice: si tratta di formare un'alleanza democratico - progressista all'interno della quale spicchi la presenza della sinistra (anche di quella parte maggiormente critica rispetto a precedenti impostazioni di centro - sinistra) prendendo atto delle novità che stanno intercorrendo nel quadro politico, in particolare anche quale esito del mutamento di direzione all'interno del Partito Democratico e di avvolaramento del suo possibile potenziale di cambiamento. E' evidente che la prima caratteristica di questa alleanza sarà costituita dal suo carattere difensivo di vero e proprio "ostacolo" alle mire dell'avversario. La formula elettorale utilizzata per l'elezione dei rappresentanti dell'Italia al parlamento europeo (78) è di tipo proporzionale con sbarramento al 4%:questo significa che, considerate le caratteristiche precipuamente di carattere politico di questa tornata avrà grande importanza non semplicemente simbolica il conseguimento della maggioranza relativa. A questo punto mi permetto di rivolgere un interrogativo: possono esistere le condizioni politiche ed elettorali per poter realizzare l'obiettivo di impedire ai post-missini di conseguire la maggioranza relativa anche nell'occasione delle elezioni europee 2024? Realizzare questo risultato potrà essere possibile soltanto attraverso la formazione di una sola lista nella quale trovino posto tutti i soggetti che intendono concorrere all'attuazione di questa (peraltro difficile) possibilità e principalmente i soggetti rappresentativi della sinistra in alleanza con il Partito Democratico. Una suggestione che non intende rappresentare alcuna forzatura verso l'ipotesi di un partito unico e sulla quale si propone di aprire una discussione. La pluralità delle presenze all'interno della lista e l'apertura di un confronto dialettico fra esse, oltre a rappresentare il solo presupposto possibile per un positivo risultato elettorale, dovrebbe anche rappresentare un vero e proprio valore sul terreno della "qualità politica" la cui screscita sarebbe di fondamentale importanza per la democrazia europea e italiana.

martedì 11 aprile 2023

Trickle-Down Economics Has Always Been a Scam

Trickle-Down Economics Has Always Been a Scam

Tra revisionismo e nostalgia: la “cultura nazionale” della destra al potere - Strisciarossa

Tra revisionismo e nostalgia: la “cultura nazionale” della destra al potere - Strisciarossa

Tra salario minimo e contrattazione - Jacobin Italia

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Una nuova antropologia per ricostruire la sinistra | Left

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What Happened in Finland

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Finlandia nella NATO ed elezioni, intervista a Jenna Vehviläinen

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Regione che vai, sanità che trovi - Collettiva

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Spagna, sinistra a rischio -

Spagna, sinistra a rischio -: Il governo Sánchez, conosciuto come il governo di sinistra più efficace in Europa, alle prossime elezioni politiche è minacciato dalla destra

Franco Astengo: Egemonia

EGEMONIA: APPUNTAMENTO AL 25 APRILE di Franco Astengo Nel corso degli ultimi 30 anni la sinistra ha ceduto sul terreno dell'egemonia culturale abdicando proprio dal punto indicato nella concezione di fondo elaborata da Gramsci su questo tema. Per cercare di colmare il vero e proprio vuoto che si è creato Si tratterebbe di oltrepassare l'idea del semplice intreccio tra forza e consenso e di porre l'obiettivo di individuare le forme che dovrebbero regolare i comportamenti delle diverse soggettività politiche a partire dalla comprensione delle loro funzioni produttive, delle loro caratteristiche morali e capacità progettuali nell'espressione opposta a quella della politica - potenza. Non si è chiusa la transizione aperta dalla distruzione delle forme politiche di massa organizzate - appunto - sulla connessione tra funzioni produttive, caratteristiche morali e capacità progettuali. In questa vera e propria "impasse" si è infilata una destra populista fondata sulla forza dell'immagine e propugnatrice di un individualismo proprietario e consumista che è penetrato nel profondo della cultura politica del Paese. La destra ha negato l'internazionalismo in una visione "proprietaria" di una identità ben permeata di venature egoistiche, isolazioniste e razziste: a sinistra l'aver adottato l'idea globalista in chiave di esaustività del mercato e di concezione della politica come pura competizione di potere ha fatto il resto e sono così sorti mostri come quello del PD a trazione renziana e poi del M5S. Per far fronte a questo stato di cose appare del resto del tutto insufficiente cercare di ritornare a un "capitalismo dal volto umano" mutuato sul modello "radical" USA, ponendo al centro il tema dei diritti civili individuali. "Capitalismo dal volto umano" cui si dovrebbero affidare le grandi transizioni in atto come quella ecologica e quella digitale: una visione del tutto insufficiente tanto più in tempi di guerra quali quelli che stiamo vivendo. Nello specifico della vicenda italiana la destra sta tentando un vero e proprio salto di qualità., in una fase nella quale ha acquisito una dimensione elettorale maggioritaria grazie ad una vera e propria "fuga dalla politica" ( e quindi dalle urne) da parte di intere generazioni ormai diseducate dall'impegno collettivo. La destra italiana, assunta caratteristiche di più definita identità storica e appoggiandosi a elementi di contesto internazionale molto favorevoli in Europa e fuori d'Europa sta provando a stravolgere la "narrazione storica" e a proporre una visione culturale ambiziosamente egemone di vera e propria "imposizione identitaria". A questa operazione va prestata grande attenzione e capacità d'analisi non limitandoci,nel piccolo della vicenda interna ai nostri confini, a osservare il tentativo di ricostituzione dell'unica famiglia politica anticostituzionale che agì nel periodo dall'immediato dopoguerra agli anni'90: il Movimento Sociale Italiano. Si sta svolgendo in queste ore un convegno denominato "Stati Generali della Cultura Nazionale" i cui contenuti di dibattito non possono essere ridotti soltanto al tentativo di scattare una sorta di "foto di famiglia" del mondo cresciuto dentro e intorno a quello che fu l'MSI e di cui FdI appare come erede diretto. Va sottolineato il fatto ben evidente che FdI valuta l'operazione AN soltanto come una variante tattica di tipo opportunistico :iniziativa quindi ben diversa sul piano ideologico e storico di quella che, poco tempo prima, aveva portato alla liquidazione del PCI; partito questo, è bene ricordarlo perchè di questo punto sembra smarrita la memoria, pienamente "costituzionale". L'operazione in corso da parte della destra non può essere semplicemente catalogata come vorrebbe qualcuno come tesa a reclamare spazio per le idee conservatrici: infatti nella lettura corrente non emergono soltanto ombre del neofascismo ma anche spunti di legittimazione dei momenti più drammatici imposti dalla destra alla recente storia d'Italia ( i fumetti della "controstoria della Strage di Bologna" o i romanzi della collaborazione di La Rochelle e Rebatet). Il MSI è stato sicuramente utilizzato dalla DC in alcune fondamentali operazioni parlamentari come quella relativa al governo Tambroni o in occasione di elezioni presidenziali : ne restano pagine oscure per la democrazia a cavallo della strategia della tensione, della rivolta di Reggio Calabria e oltre. Nel passaggio MSI - FdI e nella relativa costruzione di una egemonia della destra non si deve dimenticare, anzi va sottolineato, il dato della continuità sul tema dirimente del razzismo e non soltanto perché Almirante, tornato a brillare in quel Pantheon, fu segretario di redazione della "Difesa della Razza" di Interlandi. La derivazione storica del MSI e di conseguenza di FdI è da assegnare all'adesione alla Repubblica Sociale da parte dei dirigenti che poi nel 1946 furono promotori della formazione neo-fascista. L'adesione alla Repubblica Sociale fu un fatto che col tempo molti hanno derubricato come atto individuale di affermazione di continuità nell'onore della difesa della Patria( "i ragazzi di Salò"): in realtà rappresentò una scelta politica di una parte dell'ex-gruppo dirigente del PNF particolarmente legato al nazismo. Una scelta che deve ancora essere considerata di piena corresponsabilità con il regime hitleriano e, soprattutto, alle scelte finali di quel regime. come molti possono credere di una scelta La scelta di Salò non fu una scelta"conservativa" ma di una affermazione ideologica che aveva nel razzismo e nella vendetta verso i "traditori" italiani una sua profonda scaturigine. Un senso di "vendetta" che si può ancora ben vedere in certi atti e atteggiamenti assunti dalla destra italiana oggi al potere. Dal punto di vista nostro della democrazia costituzionale forse è il momento di ripensare ad alcune questioni come quella del rapporto tra Resistenza come lotta all'invasione nazista e Resistenza come guerra civile come è stato stabilito (probabilmente con una certa dose di "ottimismo storico") nel testo di Pavone sulla "moralità della Resistenza" i cui concetti di fondo andrebbero probabilmente rivisitati criticamente. Nel momento in cui appare necessario rafforzare l'opposizione si tratta di comprendere che nella radicalità delle contraddizioni in atto non soltanto sul piano economico - sociale deve ritrovare posto una forte identità costituzionale sul terreno già ricordato della "connessione morale" con l'identità della Resistenza e dell'antifascismo. Identità costituzionale, resistenziale, antifascista intesa come leva di un rinnovo di egemonia democratica. Identità da affermare nei suoi punti più alti in cui questa è stata espressa all'interno della prima parte del testo elaborato dall'Assemblea Costituente: testo cui appoggiare con grande forza una controffensiva ideale e culturale da organizzare molto rapidamente ma della quale si intravvedono ancora scarsi elementi di consapevolezza. Appuntamento allora al 25 aprile.

mercoledì 5 aprile 2023

In Spagna c'è vita a sinistra (o almeno pare): la ministra del Lavoro molla Podemos e nasce l'alleanza rossoverde Sumar. Le proposte: meno ore di lavoro, limite agli affitti, aumento del salario minimo - Il Fatto Quotidiano

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Milano oh cara, troppo cara - Collettiva

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MILANO, GLI STADI E L’URBANISTICA |

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MILANO E IL “BRAND NEGATIVO” |

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Felice Besostri: LA DEMOCRAZIA NON PUÒ ASPETTARE |

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martedì 4 aprile 2023

Bulgaria, vincono i conservatori con Boiko Borissov - Avanti

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Anche la Finlandia va a destra

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La voglia di austerity premia la destra in Finlandia - Strisciarossa

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Franco Astengo: Numeri friulani

NUMERI FRIULANI di Franco Astengo Ribadita ancora una volta la necessità di procedere all'analisi degli esiti elettorali attraverso il confronto tra le cifre assolute e non tra le percentuali misurate soltanto sui voti validi anche l'esito delle elezioni regionali friulane del 2/3 aprile 2023 ha confermato il trend di discesa nella partecipazione al voto palesando anche ulteriori segnali di volatilità, in alcuni casi molto evidenti. Candidature presidenziali e di lista hanno continuato a navigare in un mare magnum di crescita delle astensioni particolarmente evidente nel caso del raffronto con le elezioni politiche svoltesi pochi mesi or sono. Il 25 settembre 2022 si sono avuti nella circoscrizione Friuli Venezia Giulia 591.880 voti validi su 936.273 aventi diritto (58,25%), il 2/3 aprile 2023 in occasione delle elezioni regionali abbiamo avuto 490.056 voti validi per i candidati presidenti su 1.109.395 aventi diritto (lo scarto rispetto alle politiche negli aventi diritto è dovuto alla nota questione degli iscritti all'estero): 44,17% con un calo 14,08%. Le liste concorrenti hanno ricevuto 394.953 voti validi (95.103 suffragi in meno rispetto a quelli destinati ai soli candidati presidenti): nel complesso i voti validi per le liste sono stati il 35,60% (il calo rispetto alle politiche, in questo caso, è stato del 22,65%). Nel raffronto tra elezioni regionali 2018 ed elezioni regionali 2023 troviamo questi dati: 2018, 537.950 voti validi per i candidati presidenti (iscritti nelle liste 1.107.415: 48,57%, quindi nel 2023 si è registrato un 4,40% in meno) e 422.075 voti validi per le liste (41,48% quindi nel 2023 le liste hanno ricevuto un 5,88% di suffragi in meno sul totale degli aventi diritto). Particolarmente netta la vittoria della candidatura Fedriga che sale in voti assoluti tra il 2018 e il 2023 dal 307.118 a 314.824 (in percentuale sul totale degli aventi diritto: 27,73% nel 2018; 28,37% nel 2023 con un incremento dello 0,64% effettivo). Diverso il discorso relativo alla coalizione di centro-destra: nel 2018 le liste del centrodestra avevano ottenuto 281.343 voti (25,40% sul totale degli aventi diritto con una grande prevalenza della Lega con 147.340 voti pari al 52,37% della coalizione); alle elezioni politiche il centrodestra aveva ottenuto 295.157 voti (pari al 31,52% sul totale degli aventi diritto con un rovesciamento nella leadership con FdI a quota 185.234 voti pari al 62,75% dell'intera coalizione). Le elezioni regionali del 2023 la coalizione di centrodestra ha avuto 250.903 voti ( 22,61% sul totale degli aventi diritto, quindi in calo sia rispetto al 2018 sia alle politiche del 2022). Da segnalare ancora rispetto al centrodestra un ulteriore rimescolamento delle carte all'interno con una sostanziale tripartizione tra FdI, che tra il settembre 2022 e l'aprile 2023 ha perso più di 100.000 voti; un guadagno della Lega di poco più di 10.000 voti e a quota 70.192 voti a lista personale del candidato Presidente. Se si aggiunge il forte e continuo calo di Forza Italia passata da 50.908 voti nel 2018, a 39.599 voti nel 2022 e scesa a 26.329 in occasione di queste regionali è possibile confermare, rispetto al centro destra, due elementi di valutazione ricorrenti: le vittorie del centro destra avvengono in discesa, in un quadro di costante calo nella partecipazione elettorale di cui questo schieramento soffre meno; in un quadro di sostanziale staticità della coalizione si registrano spostamenti anche significativi all'interno secondo logiche di contingenza e seguendo lo schema, ormai usuale, di punizione per chi è maggiormente esposto al governo (naturalmente nel caso del Friuli va considerata anche la contingenza locale e il voto alla lista di Fedriga ne è testimonianza). Sul versante del PD e alleati rimane da constatare l'ennesima sconfitta della combinazione con il M5S (era già accaduto in Liguria nel 2020, poi in Lombardia a febbraio 2023). La candidatura Moretuzzo rimane ai livelli di quella Bolzonello nel 2018, quando i 5 stelle si presentarono con un proprio candidato (Ceccotto: 23.696 voti) : sul totale degli iscritti nelle liste Bolzonello aveva ottenuto il 13,03% (144.361 voti) mentre Moretuzzo ha avuto il 12,53% (139.018 voti). All'interno della coalizione il PD ha registrato questo andamento: 76.423 voti nel 2018 (6,90% sul totale degli iscritti), 108.870 voti nelle politiche del 2022 (11,62% sul totale degli iscritti), 65.143 voti nel 2023 (5,89% sul totale degli iscritti). Il M5S è passato dai 42.575 voti delle politiche 2022 ai 9.486 voti delle regionali 2023; così come l'Alleanza Verdi-Sinistra è scesa da 26.986 voti nel 2022 a 8.029 nel 2023. L'alleanza PD-Verdi/Sinistra-più Europa (quest'ultima presentatasi con il centro di Azione e Italia Viva alle regionali 2023) aveva avuto alle politiche 152.400 voti (pari al 16,26% sempre sul totale degli aventi diritto): la coalizione PD-Autonomie-M5S-Verdi Sinistra- Sx open e sloveni alle regionali 2023 ha avuto 117.469 voti (pari al 10,60% con un calo del 5,66%). Assolutamente negativa la performance dei "centristi" cui, con Azione e Italia Viva si era aggiunta più Europa: il candidato Maran si è fermato a 13.374 voti (superato anche dalla candidatura dei no-vax triestini sponsorizzati da Italexit: 22.840 voti alla candidata, 15.712 voti alla lista) e la lista ha ottenuto 10.869 voti (pari allo 0,97% sul totale degli aventi diritto): forse su questo versante un ragionamento sul secco spostamento a destra frutto dell'inasprirsi delle contraddizioni sociali e sulla sostanziale inutilità di posizioni centriste (accomunando in questo discorso anche Forza Italia senza dimenticare il risultato di Noi Moderati alle politiche andrebbe aperto). In conclusione: 1) anche il Friuli, che ricordiamo è regione a statuto speciale, ha confermato il trend di crescita nella disaffezione al voto; 2) il centro destra è rimasto più o meno fermo, con un successo da registrare per il suo candidato, mentre continua il rimescolamento di forze all'interno (deve essere ancora ricordato con forza il peso avuto dalla formula elettorale nella vittoria delle politiche 2022); 3) l'alleanza che dovrebbe raccogliersi attorno al PD oltre a fare i conti con i problemi interni al principale partito dovrebbe riflettere sull'insufficienza, almeno al Nord, dell'alleanza con un M5S che prosegue nel suo veloce ridimensionamento; 4) al centro dovrebbe aprirsi una riflessione molto profonda considerata l'irrilevanza realizzata con le ultime presentazioni elettorali (a partire dalla sconfitta della candidatura Moratti in Lombardia). Il tema della fragilità del sistema rimane comunque all'ordine del giorno.

Reddito e voto: le preferenze di Milano e Roma zona per zona * - Lavoce.info

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