giovedì 22 dicembre 2022

mercoledì 21 dicembre 2022

Franco Astengo: Identità del PD e spazi politici

IDENTITÀ' DEL PD E SPAZI POLITICI di Franco Astengo Difficile scrivere di "congresso del PD": ormai è evidente che il confronto avverrà tra le correnti e che si tratterà semplicemente di una corsa al gazebo numericamente di ridotte dimensioni rispetto al passato. Gli ultimi posizionamenti dell'establishment attorno alle candidature in campo offrono proprio una visuale su questo panorama. Allora si tratta di ragionare prima di tutto sull' identità che si sta cercando di modificare attraverso la formazione di un comitato di "saggi". Un' operazione di revisione del sistema dei valori fondativi che ha dato luogo ad aspre polemiche . Polemiche arrivate al punto da far presagire l'abbandono del partito da parte del gruppo dei cattolici democratici provenienti dall'esperienza del Partito Popolare (poi confluiti nella Margherita: soggetto più complesso rispetto alla stessa storia dei popolari e dei cristiano - sociali). L'analisi di questo quadro appena delineato ci indica, prima di tutto, che l'eventuale evoluzione del soggetto PD non potrà che lasciare aperti ampi spazi politici. Servirà riprendere in mano la storia dei momenti "formativi" del partito pensando anche che nel comitato che scrisse la carta dei valori, pur con il coordinamento di intellettuali finissimi come Reichlin e Scoppola, erano presenti anche soggetti rappresentativi di pensieri "estremi" proprio su punti di valore fondativo come quello della laicità in politica di cattolici e non cattolici. In quel momento da un lato la provenienza DS scontava l'indeterminatezza teorica e progettuale con cui era stato liquidato il PCI: fatto avvenuto semplicemente all'insegna dello "sblocco del sistema politico" avendo come obiettivo il superamento purchessia della "conventio ad excludendum" al fine di esorcizzare in quel modo i traumi derivanti dalla "caduta del Muro". Erano caduti i pilastri dell'identità del comunismo italiano nelle sue versioni più sofisticate della "doppiezza" togliattiana e dell' "egemonia" gramsciana e - soprattutto - era venuta meno la capacità di leggere le mutazioni del capitalismo italiano dentro la fine della logica dei blocchi. La capacità di lettura delle mutazioni capitalistiche e l'anticipazione delle nuove contraddizioni aveva rappresentato la "cifra" portante della sinistra comunista che pure aveva concluso la sua corsa in quel di Arco. Anche quel patrimonio risultò perduto e non ripreso, tra l'altro, da una Rifondazione Comunista sorta all'insegna di un mix tra conservatorismo e movimentismo. Rifondazione Comunista alla fine diede vita a un soggetto stretto tra contestazione al G8 e partecipazione al governo smarrendo a quel punto gran parte della propria presa di aggregazione e di consenso in settori non secondari della sinistra italiana. Il PDS era nato in un limbo avendo mancato la scelta di una gradualità di accostamento del portato dell'originale riflessione del PCI verso un'innervamento di sinistra socialista a livello europeo (come pure si era cercato di fare in precedenza alla fase convulsa della fine del partito) . Rispetto alle dinamiche in atto all'epoca nel sistema politico italiano la prospettiva di un raffronto tra il portato complessivo dell'identità del comunismo italiano con le istanze di sinistra socialista che pure ancora resistevano nel PSI non fu esercitata mentre fu avanzato soltanto un piano di assorbimento "politicista" che pure nei due partiti ebbe epigoni. Sul versante del PSI si arrivò così nella fase dell'esplosione di Tangentopoli ad uno scioglimento senza anticorpi ( o almeno espressi in grande ritardo) consegnando alla destra quadri, aggregazione e consenso non solo elettorale Il PDS si trovò così in una situazione di omologazione teorico - politica accentuatasi dallo schierarsi con la linea "new liberal" di Clinton e Blair. Il PDS o DS muore con il bombardamento di Belgrado e ciò che da quel momento arrivò al PD appariva ormai residuale sul piano teorico, nonostante la proclamazione della "vocazione maggioritaria" come espediente tattico. La parte dei cattolici democratici dopo essere passata attraverso il PPI e altre varie aggregazioni mediate dal cartello elettorale dell'Ulivo si è trovata all'interno di una situazione che non rappresentava più da tempo l'antica vocazione dell'unità politica dei cattolici. Per i cattolici confluiti nel PD si determinò così un assemblaggio contraddittorio di correnti che ha di fatto impedito lo sviluppo di un'azione in grado di star dentro allo stesso nuovo corso del magistero papale, perdendo sostanzialmente contatto con i settori più avanzati del proprio mondo di riferimento. I cattolici nel PD si sono trovati in retroguardia specialmente dal momento dell'esplosione bellica in atto ma anche su altri temi dirimenti come quello riguardante i migranti. Nella sostanza le due anime del PD ("fusione fredda" e/o "maionese impazzita") sono entrambe rifluite nell'accomodamento governativista: architrave per governi tecnici o da larghe intese quale esaustivo orizzonte dell'iniziativa del partito che nel frattempo ha vistosamente diminuito la propria presenza sul territorio, non funzionando più da filtro per la costruzione dei gruppi dirigenti e appiattendo anche la propria capacità di gestione di Regioni e sistema delle autonomie locali. Nel frattempo abbiamo assistito all'evoluzione del M5S che dopo svariate traversie e la partecipazione a 3 governi di diverso segno ha lasciato sul campo circa 6 milioni di voti passati in gran parte all'astensione quale segno di un ulteriore indebolimento sistemico e adesso sta esercitando una insidiosa prelazione sulla sinistra a colpi di alzate d'ingegno di stampo populista. Attenzione però lo spazio per il M5S è ridotto dalla natura stessa che il movimento ha assunto nella fase della sua trasformazione. Il M5S è un partito dell'enclave meridionale costruito in buona parte attorno a una specifica "issue", quella del reddito di cittadinanza. Specificità che sarà bombardata dai provvedimenti dell'attuale governo che punterà a costringere quella base sociale a cercare altrove forme di protezione. magari in una dimensione più spiccatamente clientelare. A questo punto l'evoluzione del PD potrebbe essere individuata in un approdo verso una abbastanza indistinta pulsione liberaldemocratica dichiaratamente centrista. Il PD si porrebbe così in attesa di possibili soluzioni di governo tali da richiedere il ritorno al "mix" tecnici/larghe intese (non si esamina qui la situazione della destra vincente alle politiche, condizione della destra che già potrebbe risultare modificata dalla scissione della Lega e dall'esito delle elezioni regionali, in particolare in Lombardia). Si potrebbe così riassumere: 1) considerata la confusione e l'iniquità dei provvedimenti di governo e la delicatezza della situazione generale (specialmente sul fronte della guerra e delle sue conseguenze economico - sociali) è prevedibile un ulteriore inasprimento delle insorgenze sociali. Rispetto alla capacità di espressione dei movimenti e alla ripresa di ruolo del sindacato manca, come è già stato fatto notare da molti, "l'abito politico"; 2) Permane l'incombenza di modifiche costituzionali sul piano della forma di governo e delle autonomie locali mentre resta in vigore una legge elettorale che presenta profili di forte incostituzionalità verso cui non si è aperto alcun fronte di concreta battaglia politica; 3) Il M5S soffrirà presto di una ristrettezza di manovra "strutturale" essendo, tra l'altro, assente nel Movimento una qualche minima capacità di presenza territoriale specialmente al Centro - Nord; 4) Il PD assumerà ancora di più una veste genericamente liberal-democratica appoggiata a UE e NATO (su questo punto ci sarebbe da aprire una grossa discussione) in chiave governativista orientandosi non certo nel senso di costruire un'alternativa. 5) Rimane da stabilire l'orientamento di quella parte di PD che sta cercando, nel bailamme delle primarie, di coprire uno spazio che sbrigativamente potrebbe essere definito come "rosso - verde". La corrosione insita nelle correnti pre-esistenti e che si stanno accostando a quell'area rende problematica una affermazione di identità e di autonomia; 6) I due piccoli partiti di sinistra provvisti di rappresentanza parlamentare sono stati proditoriamente colpiti, nel giro di pochi giorni, da due differenti ma egualmente tragiche versioni della "questione morale" e appaiono ormai irresistibilmente attratti da due poli differenti: quello del PD versione area "rosso verde" e quello del M5S. Appare impossibile a questo punto prevedere uno sviluppo di autonomia politica sia per Sinistra Italiana sia per Articolo 1. 7) Rimane così completamente scoperto uno spazio di identità socialista da strutturarsi nell' affrontamento della crisi attraverso l'analisi della complessità delle contraddizioni e il richiamo alla storia dei punti più alti del movimento dei lavoratori in Italia: lavorare in tempi rapidi su questa opzione pare l'indicazione più valida che può derivare da un'attenta valutazione dei fatti politici in corso e da un'esame delle prospettive possibili al fine di offrire alle insorgenze sociali una possibile dimensione riportando in campo indispensabili valori e principi appartenenti alla nostra storia.

Il problema della questione salariale è una delle cause della crisi della sinistra - Il Riformista

Il problema della questione salariale è una delle cause della crisi della sinistra - Il Riformista

Michael Walzer | Una sinistra senza operai

articolo di Michael Walzer | Una Città

Contratti e salari: il modello spagnolo - Collettiva

Contratti e salari: il modello spagnolo - Collettiva: Ci sono riforme che penalizzano il lavoro e altre che all'occupazione danno nuovo slancio. Quanto accade ora nel Paese iberico ne è la dimostrazione

MEAZZA IL GIOCO DELL’OCA È FINITO |

MEAZZA IL GIOCO DELL’OCA È FINITO |

SINISTRA E REGIONE: IL TRIANGOLO DELLE BERMUDE |

SINISTRA E REGIONE: IL TRIANGOLO DELLE BERMUDE |

lunedì 19 dicembre 2022

Spagna, boom di contratti di lavoro a tempo indeterminato nel 2022 (+ 238%) dopo la riforma voluta dal governo - Il Fatto Quotidiano

Spagna, boom di contratti di lavoro a tempo indeterminato nel 2022 (+ 238%) dopo la riforma voluta dal governo - Il Fatto Quotidiano: Le nuove norme sul mercato del lavoro introdotte lo scorso marzo dal governo spagnolo, in accordo con industriali e sindacati, stanno generando una fortissima crescita dei contratti di lavoro a tempo indeterminato. Tra gennaio e novembre di quest’anno i nuovi contratti sono stati oltre 6,5 milioni, contro i circa 1,9 milioni sottoscritti nello stesso periodo …

Nuova legge elettorale per superare il bipolarismo forzato - Il Riformista

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Fabio Martini: "Così ho raccontato 30 anni di storia del Psi" - Il Riformista

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Confronting authoritarian neoliberalism: the challenges facing the Left - Tempest

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Le cause economiche della guerra, Riccardo Zolea | Menabò di Etica ed Economia

Le cause economiche della guerra, Riccardo Zolea | Menabò di Etica ed Economia

Gli effetti positivi dei lavoratori stranieri di cui non si parla, Bianca Balsimelli Ghelli, Francesca Maria De Matteis | Menabò di Etica ed Economia

Gli effetti positivi dei lavoratori stranieri di cui non si parla, Bianca Balsimelli Ghelli, Francesca Maria De Matteis | Menabò di Etica ed Economia: Di Bianca Balsimelli Ghelli, Francesca Maria De Matteis (18 Dicembre 2022). Bianca Balsimelli Ghelli e Francesca Maria De Matteis riassumono i principali contenuti delle Lezioni Caffè recentemente tenute a Roma da Giovanni Peri sul tema degli effetti economici delle migrazioni nei paesi di destinazione. Le due autrici richiamano in particolare i fatti e gli argomenti utilizzati da Peri per sostenere che quegli effetti, contrariamente alle tesi più diffuse, possono essere positivi anche indipendentemente dalle competenze degli immigrati purché siano sostenuti da adeguate politiche.

Un'analisi critica della proposta di riforma delle regole fiscali europee, Dario Guarascio, Francesco Zezza | Menabò di Etica ed Economia

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Intervista a Maurizio Landini su 'Avvenire' - "Cambiamo il modello sociale" Landini e 5.000 delegati CGIL per la prima volta in udienza dal Papa - Cgil

Intervista a Maurizio Landini su 'Avvenire' - "Cambiamo il modello sociale" Landini e 5.000 delegati CGIL per la prima volta in udienza dal Papa - Cgil: Intervista a Maurizio Landini su 'Avvenire' - "Cambiamo il modello sociale" Landini e 5.000 delegati CGIL per la prima volta in udienza dal Papa: "Consonanza su pace, persona, dignità del lavoro. Basta invio di

venerdì 16 dicembre 2022

La democrazia femminile che il mondo si ostina a non voler vedere

La democrazia femminile che il mondo si ostina a non voler vedere

La svolta della Bce - Lavoce.info

La svolta della Bce - Lavoce.info

Franco Astengo: Etica

Ai compagni socialisti Sinistra , Questione Morale, Etica, Stile di Vita Nella sinistra italiana non si era mai raccolto un senso così forte di sconcerto e di abbandono: neppure nei momenti delle sconfitte più difficili da affrontare, nella fasi della repressione democristiana sulla classe operaia negli anni'50 in quel periodo che Pugno e Garavini definirono "gli anni duri della Fiat", nelle vicende del terrorismo , della "questione morale" anni '90, del crollo di quello che è stato definito "il passato di un'illusione". Lunga la fila degli errori commessi da gruppi dirigenti convinti di avere davanti il solo orizzonte del governo quale fine esaustivo dell'agire politico senza pensare alla necessità delle lotte sociali e alla crescita del cultura politica; molto è stato introiettato dall'avversario e per ridurre tutto all'osso abbiamo subito una "rivoluzione passiva" senza essere neppure capaci di impostare una "guerra di posizione". Vanamente, nel corso degli anni, si è cercato da posizioni minoritarie di lanciare appelli per una inversione di tendenza: il PCI è stato sciolto in nome di un non meglio precisato "sblocco del sistema politico"; il PSI è stato liquidato al di fuori da ogni ragionamento sulle cause del suo fallimento; gli esperimenti successivi si sono via via allontanati dalla "ragione sociale" della causa prima della lotta allo sfruttamento e della ricerca dell'uguaglianza che rimangono da intendersi come temi insuperabili anche dopo il fallimento storico degli inveramenti statuali del '900. A causare lo stato di sconcerto e abbandono sono diverse cause: il riaffacciarsi della guerra, la frammentazione sociale, la crisi delle idee; soprattutto però, nelle ultime ore, prevale il peso di una "questione morale" per certi versi inedita anche rispetto alle diverse forme che, come "questione politica" aveva assunto nel corso degli anni. I due casi che si presentano oggi agli occhi dell'opinione pubblica (Parlamento Europeo e Sumahoro e dintorni) e che i media stanno trattando senza pietà nel pieno della loro capacità di gestione della modernità comunicativa stanno rappresentando, per forma e contenuto dei fatti, il superamento di un "limes" proprio dal punto di vista morale: per le origini dei protagonisti, in un caso anche per l'opacità delle risposte fornite dalla parte politica coinvolta e - nell'altro caso - per il silenzio assordante cui ci troviamo di fronte proprio nel campo di una sinistra che vorrebbe essere di governo e invece risulta soltanto stare alla coda del sistema. Opportunamente ne scrive oggi Paolo Favilli sul "Manifesto": è necessaria ristabilire una connessione tra etica e stile di vita, un tema che era già stato affrontato da Filippo Turati e Anna Kuliscioff e adesso tradotto in disquisizioni inaccettabili su "diritto al lusso" e alle "vacanze di lusso". Tutto ciò sta avvenendo quando la destra al potere si sta comportando da destra corporativa e autoritaria in evidente disegno di continuità con le proprie origini storiche, le logiche escludenti e repressive, l'esibizione di una ritrovata potenza. Tocca a noi, a quante/i hanno percorso un lungo cammino nella sinistra italiana, sia nell'area socialista sia in quella comunista ritrovare la forza di reazione. Senza alcun timore di accuse di "passatismo" è nostro dovere di scrollarci di dosso questo sconcerto e questo abbandono: si tratta di riallacciarci alla nostre identità più "alte" per aprire una riflessione operativa sulla prospettiva anche immediata. C'è bisogno di ritornare alla tensione verso l'uguaglianza non soltanto promuovendo le lotte sociali ma impostando una presenza politica pur nella piena consapevolezza di quanto abbiamo perduto. Franco Astengo

martedì 13 dicembre 2022

La riforma del Patto di Stabilità e Crescita europeo - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

La riforma del Patto di Stabilità e Crescita europeo - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

Inflazione e salari. I dati e le politiche - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

Inflazione e salari. I dati e le politiche - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

Inflazione e salari. Come affrontare cause e conseguenze - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

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Non ricadere nella trappola dell'austerità - Collettiva

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domenica 11 dicembre 2022

Il governatore di Bankitalia e le correnti del PD

Il governatore di Bankitalia e le correnti del PD

Carlo Clericetti: Sei domande ai candidati segretari del Pd

Carlo Clericetti: Sei domande ai candidati segretari del Pd: Che il Pd debba trovare un’identità lo dicono tutti. Lo ha ripetuto anche Stefano Bonaccini, il presidente dell’Emilia Romagna che si è candidato alla segreteria, evocando un “partito dei territori”, formula che però non significa niente in termini di linea politica. E di identità definita hanno parlato anche vari altri esponenti di quel partito, che però non hanno poi dato seguito al discorso con qualche indicazione concreta, che permetta di capire in quale direzione questa identità la si stia cercando. Un’uscita pubblica sui contenuti è venuta invece da un gruppo che si definisce “I laburisti”, che ha pubblicato su Il Foglio (e il mezzo è già un messaggio) due intere paginate

lunedì 28 novembre 2022

Franco Astengo: Opposizione, sinistra, industria, lavoro

OPPOSIZIONE, SINISTRA, INDUSTRIA, LAVORO di Franco Astengo La sinistra italiana smarrita tra polemiche interne e inquietanti vicende di personalismo politico in questo momento sembra aver perduto l'idea della necessità di organizzare una incisiva e coerente opposizione rivolta verso il governo maggiormente (e duramente) spostato a destra nella storia della Repubblica. Ci si augura (anche con una certa preoccupazione) che rispetto alla manovra economica in arrivo al parlamento si ritrovi almeno una minima capacità d'intervento. Capacità d'intervento rivolta soprattutto a individuare gli effettivi punti critici sui quali avanzare una "forza della proposta alternativa". E' necessario una visione dell'alternativa che caratterizzi una sinistra moderna in grado di colmare quel deficit di rappresentatività politica che purtroppo caratterizza , dal "nostro" versante, il quadro politico italiano. Affrontare la questione del lavoro diventa così fondamentale, partendo da un presupposto ineludibile: se il valore aggiunto non decolla non aumenta parallelamente il valore del lavoro. Troppi lavoretti, troppa precarietà (da non confondere con la flessibilità). Ormai in Italia la produttività cresce soltanto in settori come i servizi, il commercio, il turismo. Deve essere presentato un piano di crescita nei settori industriali decisivi (in ispecie la siderurgia che negli USA e in Cina è stata giudicata settore strategico). Una crescita da avviarsi e realizzarsi attraverso un intervento pubblico programmatorio: un piano industriale inteso quale presupposto di un piano del lavoro complessivo all'interno del quale si affrontino i temi dell'occupazione (stabile) e della crescita dei salari. L'assenza di una crescita di produttività dell' industria rappresenta un vero e proprio tallone d'Achille per l'economia italiana e per la condizione materiale di vita per milioni di lavoratori. L'intero sistema italiano, in base alla rilevazioni di Eurostat, ha un reddito mediano di lavoro, di tutti i tipi, di 14.184 euro che si confronta con i 16.437 del dato medio dell'area Euro. La Germania è a 18.509, la Francia a 17.423. A questo punto si rileva come il previsto intervento del cuneo fiscale risulti del tutto insufficiente (si ricorda a titolo di cronaca il tasso di inflazione al 12%). Dal punto di vista dell'inflazione deve essere ricordato come il vecchio accordo sull'IPCA (indice dei prezzi al consumo armonizzato) è del tutto inadeguato perché non tiene conto dell'inflazione importate per i rincari delle fonti d'energia: un campo quello delle fonti d'energia nel quale il surplus di profitti accumulati dovrebbe essere utilizzato per il ripristino di un meccanismo di scala mobile per l'adeguamento dei salari. Senza voler invadere il campo sindacale occorre rilevare come in questo momento 6 milioni di lavoratrici e lavoratori sono in attesa di rinnovo del contratto di lavoro (ed è questo un problema politico di primaria grandezza) in particolare nei settori dove al massimo si esprime la precarietà e più basse sono le retribuzioni: commercio, grande distribuzione, vigilanza (settore quest'ultimo dove il rinnovo del contratto manca da sette anni). L'effetto del dumping contrattuale ha portato gran parte dei salari al di sotto dei 10.000 euro annui. Nel campo salariale esiste ancora il tema del contenimento del divario tra le remunerazioni degli executive, della prima linea e del resto dell'organico aziendale (laddove il divario ha già consentito ai settori privilegiati di assorbire l'effetto dell'inflazione). Infine il confronto con le partite IVA e gli autonomi (al netto del mastodonte rappresentato dall'evasione fiscale) con il lavoro dipendente che possono godere della flat tax è umiliante per il lavoro dipendente. A parità di reddito la differenza sul netto è persino più del doppio (come scrive Ferruccio De Bortoli in un suo articolo apparso il 28 novembre sull'inserto del Corriere della Sera dedicato all'economia). Insomma: ampia materia d'iniziativa, con gli operai che ancora esistono anche se assenti dal dibattito politico, per una opposizione da sinistra. A questo punto potrebbe aprirsi un discorso sull'assenza di una moderna, concreta, pragmatica soggettività politica di ispirazione socialista capace di tenere assieme la complessità delle contraddizioni moderne: forse non è troppo tardi per avviare un minimo di riflessione in questo senso.

mercoledì 23 novembre 2022

Una manovra classista - Articolo21

Una manovra classista - Articolo21

Is Volodymyr Zelensky losing the support of the West in Ukraine? - New Statesman

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Does Jeremy Corbyn Need the Labour Party? | Novara Media

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Will Turkey exploit Istanbul attack to bash US, Kurdish groups?-analysis - The Jerusalem Post

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Franco Astengo: Manovra politica

MANOVRA POLITICA di Franco Astengo La neo - Presidente del Consiglio lo ha rivendicato con "chiarezza": questa è una manovra politica. Di conseguenza si tratta di una manovra di destra, da valutare non tanto e non solo con il bilancino del peso in cifre dei vari provvedimenti ma - appunto - della loro scaturigine politica, e di conseguenza sociale vista la matrice "storica" degli estensori. Una manovra di impostazione ideologica (si veda la questione delle modifiche dell'opzione donna in materia di pensioni) e corporativa con il deficit orientato ad aiutare le imprese (abolizione progressiva del reddito di cittadinanza, flat tax incrementale per gli autonomi, detassazione dei premi di produttività venduta come versione "tassa piatta" per i dipendenti). Qualche venatura populista (marca Forza Italia) la si ravvede nella rimodulazione della rivalutazione delle pensioni. In realtà è la rivendicazione "politica" che appare davvero controcorrente: un richiamo di distacco verso la linea del governo Draghi verso la quale Fratelli d'Italia compì un'abile "opposizione di Sua Maestà". Una rivendicazione di appartenenza, quella della manovra politica, rivolta soprattutto ad approfittare del vuoto di espressione del PD che annuncia una mobilitazione di piazza scoprendosi per adesso privo di obiettivi: mentre il M5S può sbandierare comunque la difesa ad oltranza del reddito di cittadinanza come punto di appoggio nella lotta contro la povertà. L'opposizione paga ancora l'assenza di visione complessiva, già dimostrata nel corso dell'amorfa campagna elettorale. L'opposizione alla manovra dovrebbe essere accompagnata anche da una forte iniziativa politica sulle grandi questioni di politica internazionale: prima fra tutte la richiesta della pace e di nuovi equilibri individuando e respingendo l'azione più pericolosa che questo governo sta compiendo: quella di voler far coincidere la NATO con l'UE che significa assieme sudditanza USA e spostamento a Est dell'asse europeo. Torniamo però all' assenza di visione al riguardo dello specifico della critica alla manovra di bilancio. Un'assenza di visione che riguarda soprattutto i temi delle scelte da compiere sul piano sociale che dovrebbero precedere quelle da compiersi sul piano delle poste di bilancio con l'abbandono di ipotesi concrete di programmazione economica rivolta nel senso del riequilibrio: prima fra tutte la patrimoniale, di seguito la riduzione delle spese militari, la programmazione industriale (esiste un'enorme questione di iniziativa pubblica sui grandi nodi dell'industria: primo fra tutti quello riguardante la siderurgia); la destinazione del surplus delle aziende energetiche che dovrebbe essere destinato a fronteggiare la crescita dell'inflazione ( con il ripristino anche temporaneo di un meccanismo di scala mobile) e ancora l'espressione di una chiara visione del PNRR rivolto alle priorità del deficit infrastrutturale, delle energie alternative e del riequilibrio Nord/Sud. Non secondaria sarebbe un'espressione di forte opposizione alle grandi opere: "in primis" il dannato Ponte sullo stretto. Si tratta soltanto di alcuni esempi in un contesto generale che meriterebbe molta più attenzione, capacità di coinvolgimento e di comprensione della fase di quella che stanno dimostrando forze politiche fortemente racchiuse nel loro bozzolo di autoreferenzialità e di concorrenza interna.

I tormenti del PD

I tormenti del PD

Metalmeccanici tedeschi, firmato il rinnovo - Collettiva

Metalmeccanici tedeschi, firmato il rinnovo - Collettiva

Valdo Spini: Italia è cultura

Italia è cultura. VII conferenza nazionale dell’Aici. “Le sfide degli anni ’20” Valdo Spini Relazione Introduttiva.: Le sfide della cultura Autorità presenti, care amiche e cari amici, Il primo saluto e il primo ringraziamento vanno alla città di Napoli che accoglie questa VII conferenza nazionale e in particolare a Biblioteca Nazionale e a Fondazione Banco di Napoli che ospitano le nostre sessioni di lavoro. La nostra conferenza ha ricevuto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella un prezioso riconoscimento di cui siamo molto onorati. La nostra gratitudine va alla Direzione Educazione, Ricerca e Istituti Culturali del Mibac con cui abbiamo organizzato da Lucca in poi queste conferenze e alla Direzione generale delle biblioteche per la sua collaborazione. Siamo ormai 150 soci distribuiti su tutto il territorio nazionale. Ci siamo dati una regola e cioè che le nostre conferenze nazionali si svolgano alternativamente in città del nord, del sud e del centro. Così è stato per la prima a Torino nel 2014, la seconda a Conversano nel 2015, la terza a Lucca nel 2016, e poi di nuovo al Nord, a Trieste nel 2017, a Ravello nel 2018, a Firenze nel 2019. Nonostante il lock down siamo riusciti a organizzare due convegni sia pure in forma ridotta, e parzialmente in remoto, nel 2020 a Milano e nel 2021 a Parma, capitale della cultura italiana per quell’anno. Logico quindi che ritornando ora ad una conferenza nazionale in piena regola si ricominci dal Sud, ed in particolare da una città come Napoli per il ruolo che svolge e che ha svolto nella cultura e nella società italiana. Abbiamo chiesto in questo senso ad uno storico del prestigio di Lucio Villari di svolgere un intervento sul tema “Cultura nazionale e Mezzogiorno d’Italia”. Vogliamo dare in tal modo il nostro contributo nel sottolineare la centralità del Mezzogiorno all’interno del più generale problema dello sviluppo della nostra nazione. Voglio ricordare che con l’amico Ottavio Ragone, abbiamo curato e pubblicato nel 2016 un numero speciale della rivista “Quaderni del Circolo Rosselli” dal titolo “Quaranta voci per Napoli”, cui ha collaborato anche l’attuale sindaco Gaetano Manfredi con un articolo sull’Università di cui era allora Rettore. Nella mia introduzione, “La battaglia per Napoli”, definivo questa battaglia come necessaria non solo per Napoli ma per l’Italia tutta. So che questa battaglia oggi viene condotta ed è con questo spirito e questo impegno che svolgeremo la nostra VII conferenza nazionale. L’Aici festeggia quest’anno i suoi trent’anni di vita. Nell’occasione è stata preparata una pubblicazione che ne rievoca la storia a cura di Andrea Mulas. Vorrei qui ringraziare i miei illustri predecessori nell’incarico di presidente: Gabriele De Rosa, Giuseppe Vacca, Francesco Paolo Casavola. Gerardo Bianco e Franco Salvatori. Senza la loro opera intelligente e appassionata non potremo oggi, qui, progettare un altro tratto di strada del nostro cammino. Il nostro punto di riferimento è quello di sempre: l’art.9 della nostra Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura”: un riferimento fondamentale per chi come noi opera in questo ambito. Allora, un ringraziamento speciale va proprio alle amiche e agli amici dell’Aici, preceduto da un riconoscimento grato e affettuoso al segretario generale Valerio Strinati, che tanto si è impegnato per il successo di questa conferenza. L’associazione all’Aici è un atto del tutto volontario e se oggi siamo saliti al numero di 150 soci è perché nel mondo degli Istituti e delle Fondazioni culturali si è condivisa l’esigenza di mettersi in rete. Ciascuno dei nostri soci coltiva in piena autonomia la propria soggettività e la propria capacità di attrazione, ma intende valorizzarla nella conoscenza e nel confronto reciproco. I nostri istituti non sono monadi leibniziane chiuse in sé stesse. Al contrario intendono offrire la loro attività al dialogo e al confronto con le istituzioni consimili, consapevoli come siamo che o concorriamo tutti insieme ad elevare il tessuto culturale del paese, oppure di fatto arretreremo tutti insieme. È fonte di grande soddisfazione rilevare come sul territorio nazionale agiscano e producano cultura tante fondazioni e istituti che insieme contribuiscono ad elevare il livello della cultura e della conoscenza. Per valorizzare questo patrimonio abbiamo rinnovato e potenziato il nostro sito web www.aici.it mettendolo a disposizione di tutti i soci. Chi vi accede potrà avere una panoramica su come si articola il nostro mondo delle fondazioni e degli istituti culturali e sulle loro attività. Costituiamo tutti insieme una bella realtà della società civile italiana. Abbiamo voluto chiamare le nostre conferenze nazionali “Italia è cultura”. Non, quindi, un’endiadi come avrebbe potuto essere Italia e Cultura, ma l’espressione di una vocazione. “Italia è Cultura” costituisce un’espressione densa di significato che sta ad indicare un tratto distintivo ed indelebile della nostra nazione, quella di essere stata tale nella lingua e nella cultura e ancor prima che ne fosse possibile realizzare l’unità politica e di possedere una particolare ricchezza non solo nei beni culturali materiali (monumenti, opere d’arte, paesaggio), ma anche in quelli immateriali, dalle tradizioni alla storia, fino al patrimonio intellettuale di competenze e di ricerche che siamo in grado di esprimere. Arriviamo a questa conferenza con un bagaglio di realizzazioni e con una serie di impegni molto importanti. L’ampiezza della nostra base associativa ha dato all’Aici una larga e significativa rappresentatività e questo ci ha consentito di agire con autorevolezza. Un risultato di grande rilievo raggiunto riguarda certamente le risorse disponibili. Nel 2014 ci eravamo trovati in una situazione che aveva visto, dopo la crisi finanziaria ed economica del 2007-2008, il dimezzamento dell’ammontare dei contributi totali del Ministero della Cultura Si era diffusa un’espressione, “La cultura non si mangia” che rifletteva un concetto del tutto mistificante di cultura. Ma la tendenza si è via via modificata e siamo arrivati con la legge di bilancio del 2022 non solo a riguadagnare tutto il terreno perduto, ma a fare molto di più. Il Ministero della Cultura ha potuto raddoppiare il contributo complessivo per le tabelle triennali e i contributi annuali, portandolo a 70 milioni di euro. Un incremento ragguardevole tanto più commisurandolo alla situazione del nostro mondo Sappiamo molto bene come per le nostre istituzioni culturali anche un piccolo aumento nel contributo possa significare veramente molto, possa cioè permettere il passaggio da uno stato di mero mantenimento ad una prospettiva di rilancio e di sviluppo. Abbiamo ottenuto questo risultato non con lamenti o inutili piagnistei, ma facendo conoscere le nostre attività attraverso le nostre conferenze nazionali per poter mostrare alle istituzioni e all’opinione pubblica italiana cosa le Fondazioni e gli istituti stiano facendo, quale ricchezza rappresentino per la nostra nazione e quale contributo diano non solo alla cultura, ma anche alla società italiana e alla sua struttura democratica. In tal senso abbiamo anche sviluppato ricerche sul lavoro nelle Fondazioni e negli Istituti culturali che hanno censito circa 2000 fra collaboratrici e collaboratori attivi delle nostre istituzioni. Una ricerca che continuiamo a condurre e, proprio qui a Napoli, portiamo i risultati di un aggiornamento realizzato con il coordinamento attivo e sollecito della vicepresidente Siriana Suprani. Parlando di lavoro ci rivolgiamo in particolar modo alle giovani e ai giovani. Al nostro interno, continuiamo l’esperienza della partecipazione del gruppo degli “under 35”, alla cui formazione vogliamo concorrere per favorire il ricambio dei nostri gruppi dirigenti. A questo proposito, vi sono alcuni problemi che vogliamo sottoporre all’attenzione del Ministero della Cultura. Molti dei nostri soci si sono interrogati o si interrogano se sia necessario o comunque opportuno passare ad ETS, enti del terzo settore, che sono posti sotto la vigilanza del Ministero del lavoro. Ma non si vede perché le Fondazioni o istituti culturali che hanno avuto il riconoscimento come tali, debbano assoggettarsi a mutamenti di statuto e di struttura per il timore di perdere le attuali prerogative fiscali (5x1000) o di status e di essere esclusi dai bandi nazionali ed europei. Tra i benemeriti enti di volontariato del terzo settore e le Fondazioni e gli istituti culturali ci sono notevoli differenze sia nella struttura che nelle rispettive attività. Ma nel nostro mondo molti soggetti temono che, se non ci si trasforma per entrare nel Registro del terzo settore (RUNTS) si perda l’attuale status con le prerogative connesse. Si deve invece ribadire da parte governativa che non è così, che chi vuole entrare nel Registro del terzo settore è liberissimo di farlo, ma chi vuole rimanere nell’attuale status col riferimento al Ministero della Cultura è altrettanto libero di farlo. Magari come propone lo stesso direttore Mario Turetta, creando anche un albo degli istituti e delle Fondazioni che hanno un rapporto col Ministero. Ribadiamo qui la proposta dell’estensione dell’Art Bonus anche alle nostre Fondazioni e ai nostri istituti. Sottolineiamo l’importanza sia dei comitati per gli anniversari di interesse nazionale che dei centenari, e la nostra disponibilità a dare il massimo contributo in proposito. Un momento alto di questa collaborazione è stata la partecipazione con un nostro socio prestigioso l’Accademia della Crusca e il suo Presidente Claudio Marazzini, ad un’iniziativa per il centenario dantesco svoltasi al Gabinetto Vieusseux. Vorrei in proposito ricordare, la nostra partecipazione al centenario di Giacomo Matteotti con la petizione firmata da circa sessanta soci Aici, perché la Camera dei deputati gli intitolasse una sala, il che è avvenuto proprio il giorno 30 maggio u.s., nel giorno del discorso parlamentare che costò la vita al deputato socialista. Sono iniziate le attività per questo centenario e rivolgiamo un appello al Parlamento per il rilancio di quel progetto di legge per sostenerle che, come tutti sanno, è decaduto per lo scioglimento anticipato della legislatura. Ci sono importanti iniziative che propongo all’attenzione dei nostri soci.. Mi riferisco all’attuazione della convenzione che abbiamo firmato il 28 luglio scorso con la presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Maria Chiara Carrozza per la nostra partecipazione al “Portale delle fonti per la storia della Repubblica” che la legge ha messo in capo al Cnr. Il portale ha l’obiettivo di strutturare in una collocazione unitaria tutte le informatizzazioni degli archivi e delle documentazioni realizzate dalle istituzioni culturali dello stato nonché dalle Fondazioni e istituti come i nostri. Proprio la nostra larga presenza può concorrere al successo di un’operazione fondamentale per mettere in rete e condividere tutto quanto costituisce una fonte per la storia della nostra repubblica. Uno dei nostri vicepresidenti, Sergio Scamuzzi è stato nominato referente per l’Aici dell’attuazione della Convenzione Sappiamo molto bene che il Pnrr rappresenterà una grande occasione di innovazione e di trasformazione. Stiamo mettendo in opera varie iniziative per parteciparvi. Accogliamo intanto con piacere la notizia che è stato emanato il bando “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” della Missione I del Pnrr. Un bando tuttora aperto cui penso che chi può farlo si deve proporre di partecipare. Nel frattempo, vogliamo costruire un’iniziativa proprio dell’Aici, con la partecipazione delle Fondazioni e degli istituti che lo vorranno, per presentare una proposta collettiva sui fondi dedicati del Pnrr. Ne discuteremo in questa conferenza nel gruppo di lavoro n. 2 su “Pnrr e le digitalizzazioni” in modo da concretizzare qui un primo documento in proposito, secondo le linee esposte a suo tempo nel’ esecutivo Aici da Federico Ruozzi. Riproponiamo al nuovo ministro dell’Università e della Ricerca quel progetto di contratti di ricerca post-dottorato che avevamo invano proposto alla precedente ministro. Ribadiamo che le nostre Fondazioni e i nostri istituti hanno spazi e strumenti formativi per i giovani ricercatori che sono ben lontani dall’essere pienamente sfruttati e che, con un adeguato rapporto con le Università, potrebbero risultare utili anche per uno sviluppo dell’occupazione giovanile qualificata. Non viviamo in una torre d’avorio e dunque non vogliamo ignorare che vi sono in atto grandi mutamenti nella politica italiana. Sono cambiamenti resi possibili dal nostro assetto costituzionale, democratico e repubblicano ed è con la fedeltà a questi valori di libertà e di pluralismo che il gioco democratico delle alternanze può svolgersi e articolarsi all’interno della necessaria coesione nazionale. Al nuovo governo che si è appena formato, al nuovo parlamento che ha cominciato da poco a lavorare continueremo a rivolgere le nostre proposte, con l’auspicio di una proficua collaborazione in questi prossimi cinque anni. Via via che svolgevamo le nostre conferenze “Italia è cultura” abbiamo dato loro dei sottotitoli. Quest’anno abbiamo scelto “Le sfide degli anni ‘20” proprio per proiettare le nostre riflessioni nel futuro partendo da un’analisi critica del presente. Il contributo economico e sociale della cultura alla vita del paese è ormai un fatto dimostrato e acclarato. Cito tra tutti i documenti in proposito il rapporto di Federculture per il 2022 “Impresa Cultura”, denso di dati molto convincenti sul contributo del settore cultura all’economia nazionale. Ma la cultura non si misura solo con un metro economico. Infatti, se facciamo nostra la definizione che dava Edgar Morin, cioè che "la cultura è l'insieme di abitudini, costumi, pratiche ,..saperi, regole…valori, miti che si perpetua di generazione in generazione" , cogliamo appieno i valori di identità e di coesione che, nella dialettica delle idee, la cultura rappresenta. Allora dobbiamo dire che non è più tanto il concetto di cultura che cambia quanto gli strumenti e i modi di comunicazione della cultura stessa. Ciò avviene, per esempio, con la rivoluzione digitale di fronte a cui il nostro atteggiamento non è quello di utilizzare queste innovazioni per buttare via la “vecchia” cultura ma per riproporla in modo collegato all’attualità. Nuove e vecchie vie si incrociano e definiscono l’evoluzione delle idee, delle abitudini, dei saperi, definiscono valori. Quei valori umanistici, ambientali, di libertà, di giustizia e di solidarietà di cui la stessa politica oggi ha profondamente bisogno e che può trovare in un rapporto più stretto con la cultura. Le sfide sono tante e complesse in un mondo percorso dalle disuguaglianze e che stenta a trovare la strada del conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’Onu per il 2030;un mondo esposto alle conseguenze del deterioramento dell’ambiente, in un ‘Europa in cui è tornata una guerra di aggressione di tipo novecentesco -quella della Russia contro l’Ucraina- ma in presenza di armi nucleari; in un mondo in cui le democrazie sono sfidate da regimi autocratici e in cui da tante parti sono conculcati i diritti civili. Pensiamo con grande solidarietà alle donne dell’Iran e dell’Afghanistan. Non dobbiamo dimenticarci dell’Africa che dopo avere conosciuto la piaga della siccità conseguente ai cambiamenti climatici, soffre oggi gli effetti della guerra in Europa in termini di approvvigionamento di beni alimentari di prima necessità. Pensiamo all’aggressione della Russia all’Ucraina con il conflitto in atto, le sanzioni e le contro sanzioni. Le conseguenze economiche e sociali di tutto questo comportano nuove sfide cui la cultura non può sottrarsi. Ospiteremo a tal proposito una testimonianza dalla cultura ucraina durante i nostri lavori come gesto di solidarietà da parte dell’Aici e dei suoi associati. La cultura è visione critica del mondo, ricerca continua, individuazione e comunicazione di valori universali. È solo forti di questi valori e di questi principi che si possono affrontare gli enormi problemi del nostro periodo storico. Di fronte alla complessità delle sfide del nostro tempo, c’è anche chi chiama in campo giustamente la cultura, denunciando la mancanza di un adeguato dibattito e magari di protagonisti in grado di animarlo. Lo stesso Cardinal Ravasi in un ‘intervista recente (QN 4 gennaio) rievocava i grandi del passato, Pasolini, Bobbio padre Balducci, padre Turoldo lamentando la mancanza di personalità capaci di stimolare oggi questo dibattito. Ciascuno di noi probabilmente vorrebbe aggiungere o togliere questo o quel nome all’ elenco del Cardinal Ravasi che resta comunque molto significativo per lo spirito che lo anima.. Allora, come interpretare le linee di fondo delle problematiche in cui oggi ci troviamo e come affrontarle sul piano dei valori e dei principi. È un dovere morale e civile che la cultura italiana deve sentire come proprio. Mi viene in mente un episodio di tutt’altro genere. Nel 2008 la Regina Elisabetta II durante una sua visita alla London School of Economics a sorpresa formulò un interrogativo. Ma perché voi distinti economisti non siete stati in grado di prevedere la crisi finanziaria del 2007? Si riferiva in particolare al cosiddetto credit crunch, la stretta creditizia, che allora tormentava l’economia. Oggi, di fronte a tanti avvenimenti imprevisti, a cominciare dalla guerra in Europa, ci si può porre in un certo senso un interrogativo del genere, che va però presentato più alla politica che alla cultura. Perché non si è stati in grado di prevedere per tempo gli avvenimenti che in tutta la loro gravità si sono presentati di fronte a noi in questo secondo ventennio del XXI secolo? La risposta è che in questi anni si è avuto un progressivo, pericoloso distacco tra politica e cultura. L’idea di un pragmatismo fine a sé stesso, di un tecnicismo non verificato in termini ideali e valoriali anche nei suoi aspetti geopolitici, si è rivelato di corto respiro e insoddisfacente, così come quello di pensare di rinchiudersi in confini meramente nazionalistici. Ma dall’altro lato anche la politica sprovvista di un orizzonte sufficientemente lungo da poter comprendere i grandi fenomeni di fondo che determinano quelli del giorno per giorno ha dimostrato tutti i suoi limiti. Oggi la necessità di ricostruire uno stretto rapporto tra cultura e politica è evidente. In questa assise culturale dobbiamo dirlo e sottolinearlo con l’intento di riaprire un dibattito veramente fecondo Del resto “Politica e cultura” era il titolo di una non dimenticata opera di Norberto Bobbio, non a caso uno dei nomi fatti dallo stesso Cardinal Ravasi. Cultura è volontà di conoscenza di tutto quanto ci circonda, di quanto ci piace ma anche di quanto non ci piace, ma è anche ricerca del bello e del bene, in uno spirito di libertà e di democrazia. Dobbiamo quindi accogliere queste sfide che ci chiedono di non limitarci a coltivare lo spirito del passato, ma di cercare le vie del futuro con le nostre armi, quelle del pensiero critico, dello studio, della riflessione. Per aiutarci vicendevolmente in questo compito trent’anni fa è stata costituita l’Aici e per questo. siamo qui ad impegnarci nei lavori nella nostra VII conferenza nazionale.

La Turchia bombarda il Rojava nel silenzio internazionale

La Turchia bombarda il Rojava nel silenzio internazionale

lunedì 14 novembre 2022

Per una nuova legge elettorale, ora!

Per una nuova legge elettorale, ora!: di autori vari -- Le istituzioni sono ai minimi storici nella considerazione pubblica. La responsabilità è, anche, di un sistema elettorale che falsifica la rappresentanza, esalta il potere dei capi partito e compromette la possibilità di scelta degli elettori. L’approvazione di una legge elettorale proporzionale, seppur da sola insufficiente, è un passaggio fondamentale per ridare credibilità alla nostra democrazia.

Franco Astengo: Ideologia/Identità. Il nuovo governo alla prova

IDEOLOGIA/IDENTITÀ': IL NUOVO GOVERNO ALLA PROVA di Franco Astengo La formazione di un governo frutto di un risultato elettorale che ha portato a una ridefinizione a destra dell'intero quadro politico sta ponendo questioni sistemiche di rilevante portata. La natura stessa della formazione di maggioranza relativa, Fratelli d'Italia, ha avuto come conseguenza nei primi atti di governo un tentativo di trasferimento dell'ideologia verso l'identità. Sarebbe facile ricordare come l'ideologia risulti fattore aggregante mentre l'identità è fattore divisivo e che è dal punto della propensione identitaria che nascono le difficoltà di espressione di una capacità di governo rivolta a tranquillizzare la propria base politica rispetto alla risoluzione delle complessità dei problemi posti dall'acuirsi delle contraddizioni sociali, Sono nate così posizioni di vera e propria rottura: "in primis" quelle relative ai migranti o quelle riguardanti la lotta al COVID-19, il decreto cosiddetto "no-Rave" oppure attraverso le espressione usate dal Ministro della Pubblica Istruzione sui temi di storia del '900. Al Ministro della Pubblica Istruzione andrebbe ricordato come si tratti di un gravissimo errore l'arrogarsi il potere di stabilire come è andato il mondo nel ventesimo secolo: il ruolo di un Ministro è ben diverso e andrebbe rispettato, in questo senso, il dettato costituzionale. Prima di tutto però le difficoltà di espressione di capacità di governo dell'attuale esecutivo si stanno misurando sul piano internazionale: l'analisi della destra sembra prevedere una identificazione tra UE e NATO attraverso cui puntare per costruire un'aggregazione interna al quadro europeo attorno al gruppo di Visegrad nel segno delle "democrature" e nella considerazione di una sorta di primazia del confronto Est/ovest, con l'obiettivo di agevolare il ritorno alla logica dei blocchi e relativa conseguenza della chiusura definitiva del processo di globalizzazione. Una chiusura del processo di globalizzazione da intendersi in un senso di ritorno ad equilibri di ritorno verso il nazionalismo. In conclusione: l'esito del risultato elettorale italiano ha portato ad una assenza di forze politiche radicate sull'intero territorio nazionale riducendo le ambizioni della Lega , costringendo il M5S nella "ridotta" napoletana e comunque meridionale e con il PD costretto in una parte dell'antico fortino delle "regioni rosse" senza Umbria e Marche, mentre il senso complessivo espresso dai corpi intermedi - da una parte - e dai movimenti - dall'altra - pare radicalmente divergere rispetto a quello mediamente espresso dai soggetti politici di maggioranza in una divaricazione che potrebbe diventare lacerante. La maggioranza relativa acquisita da Fratelli d'Italia si è concretizzata con una bassa quota di consenso con un'alleanza premiata da una formula elettorale che presenta aspetti di dubbia costituzionalità. Coscienti di questa debolezza i dirigenti di FdI hanno intrapreso questa strada identitaria, alla quale andrebbe contrapposta una strategia di ampio respiro culturale, non ristretta all'autoreferenzialità derivante da una mediocre lettura dell'autonomia del politico (autonomia del politico utilizzata nel senso di una ricerca confinata quasi esaustivamente all'interno dell'idea del governo considerato fine esaustivo. Fenomeno che accadde del resto al momento della trasformazione del PCI in PDS e nel momento della formazione del PD: due tappe nello smarrimento da parte della sinistra italiana di qualsiasi capacità di visione e di espressione di pedagogia politica). Non siamo in grado di prevedere la durata di questo esecutivo (anche se la stabilità delle coalizione che lo sostiene sembra fortemente messa in discussione dalla competizione interna tra le forze politiche che la compongono) ma è sicuramente accertata la fragilità complessiva del sistema politico. Una fragilità accentuata da diversi elementi (personalizzazione, volatilità, formula elettorale) che, sicuramente, non potrà essere misurata dal principale partito di opposizione se questo cercherà di recuperare leadership attraverso l'utilizzo di un meccanismo di mera competizione interna di tipo correntizio.

venerdì 11 novembre 2022

LOMBARDIA, TERRA OSTILE: PERCHè LA SINISTRA NON VINCE (MAI) - GLI STATI GENERALI

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What Foreign Policy for Meloni’s Italy? | IAI Istituto Affari Internazionali

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8 Lessons From the Midterm Elections

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Le elezioni di Midterm e la stagnazione americana

Le elezioni di Midterm e la stagnazione americana: Le democrazie del mondo si chiedono perché il sistema americano non possa aggiustare se stesso, era il tema di un articolo del New York Times di alcuni giorni fa. Perché è evidente che qualcosa non funzioni. E che il risultato delle mid-term con la spaccatura fra democratici e repubblicani, ostili fra loro come due nazioni nemiche, non poteva che confermarlo.

L'onda repubblicana negli States non c'è stata. I democratici resistono | Left

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mercoledì 9 novembre 2022

Il PD cerca un segretario. Ma per quale partito? @DomaniGiornale « gianfrancopasquino

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L’insorgenza del mutualismo, la convergenza necessaria - Jacobin Italia

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Prospettive dopo la vittoria di Lula in Brasile - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

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I’m a Socialist. Joe Biden Is Not.

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Quanto sono di destra gli elettori di Giorgia Meloni? - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

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Letizia Moratti vuol diventare Lady Lombardia. E il Pd non ha ancora un candidato - Strisciarossa

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Netanyahu’s Pyrrhic Victory by Shlomo Ben-Ami - Project Syndicate

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Invece dell’agenda Draghi | Eguaglianza & Libertà

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mercoledì 2 novembre 2022

I muscoli del Governo: contro i rave o contro il diritto di manifestare?

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Danish election: Mette Frederiksen's centre-left bloc wins by slim majority - New Statesman

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La rivista il Mulino: Brasile, il ritorno di Lula

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Legge liberticida e non urgente, il decreto rave segnale gravissimo - Articolo21

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ytali. - La replica perfetta di Julia Unterberger a Giorgia Meloni

ytali. - La replica perfetta di Julia Unterberger a Giorgia Meloni: Juliane “Julia” Unterberger, senatrice originaria di Merano al secondo mandato a Palazzo Madama, è un’esponente di spicco della Südtiroler Volkspartei, il partito di raccolta della minoranza di lingua tedesca in…

martedì 1 novembre 2022

Brasile: il ritorno di Lula | ISPI

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Fratoianni: Vietato dissentire. Il governo Meloni si presenta | Left

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Lula’s Victory Over Bolsonaro Has Restored Hope for Brazilian Democracy

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IL DECLINO DELLE SINISTRE E LA CRESCITA DELLE DISUGUAGLIANZE - GLI STATI GENERALI

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Where in the World Can the Left Find Its Way? by Yanis Varoufakis - Project Syndicate

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Norma anti-rave, le critiche dall'opposizione e i timori degli studenti: "Colpisce scuole, atenei e piazze". Fonti del Viminale: "Non lede libertà" - Il Fatto Quotidiano

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Franco Astengo: Numeri brasiliani

NUMERI BRASILIANI di Franco Astengo Elettori:156.453.444 Lula 60.345.999 38,57% sul totale degli aventi diritto Bolsonaro 58.206.354 37,20% sul totale degli aventi diritto Non partecipanti al voto: 32.200. 558 20,58% Bianche: 1.769.768 1,13% Nulle: 3.930.765 2,51% Percentuale dei voti validi sul totale: 75,78% Questi dati ci dicono: 1) Il livello di partecipazione è stato molto più alto della media occidentale (in Italia, il 25 settembre, la percentuale dei voti validi, detratta astensione, bianche e nulle è stata del 61,03%); 2) Non si sono avute forti defezioni tra il primo e il secondo turno: l'astensione è salita soltanto dello 0,37% passando dal 20,58% al 20,95% 3) La vittoria di Lula è sicuramente rappresentativa con quasi il 40% dei voti sul totale del corpo elettorale; 4) Anche dal punto di vista dei numeri assoluti il distacco è sufficientemente netto: alla fine si tratta di 2.139.645 suffragi pari all'1,37% sul totale degli aventi diritto 5) La questione vera che si presenta nel dopo voto è la divisione del Paese essenzialmente sotto l'aspetto geografico: dal Nord che ha votato compatto Lula (salvo i due piccoli stati di Roraima e Amapà) al Sud che ha votato Bolsonaro (a Rio 5.403.153 voti per Bolsonaro, 4.156.217 per Lula; a San Paolo 14.216.587 voti per Bolsonaro, 11.519.882 per Lula). 6) La divisione geopolitica appare ancora più evidente osservando i risultati stato per stato: i soli stati che possono essere considerati "testa a testa" sono l'Amazzonia (Lula al 51,10%), Amapà (Bolosnaro 51,36%) Tocantins (Lula 51,36%) Minas Gerais (Lula 50,20%).Per il resto successi molti netti sia per Lula sia per Bolsonaro nei rispettivi stati in cui hanno avuto la maggioranza. Un dato che potrebbe far pensare anche a una messa in discussione dell'unità dello stato perché corrispondente a profondissime divisioni sul terreno economico, sociale, delle condizioni di vita. Ecco il dettaglio Stato per Stato (percentuali sui voti validi): AMAZZONIA Lula 1.004. 991 51,10% Bolsonaro 961.74148,90% RORAIMA Lula 67.128 23,92% Bolsonaro 213.518 76,08% ACRE Lula 121.566 29,70% Bolsonaro 287.750 70,30% AMAPA' Lula 189.918 48,64% Bolsonaro 200.547 51,36% PARA' Lula 2.509.084 54,75% Bolsonaro 2.073.895 45,25% MARANHAO Lula2.668.425 71,14% Bolsonaro 1.082.749 28,86% TOCANTINS Lula 434.593 51,36% Bolsonaro 411.564 48, 64% PIAUI Lula 1.551.383 76,86% Bolsonaro 467.065 23,14% CEARA' Lula 3.807.891 69,97% Bolsonaro 1.634.477 31,03% RIO GRANDE DO NORTE Lula 1.326.785 65,10% Bolsonaro 711.381 34,90% PARAIBA Lula 1.601.953 66,62% Bolsonaro 802.502% 33,38% PERNAMBUCO Lula 3,640.933 66,93% Bolsonaro 1.798.832 33,07% SERGIPE Lula 862.951 67,21% Bolsonaro 421.086 32,79% ALAGOAS Lula 976.831 58,68% Bolsonaro 687.727 41,32% BAHIA Lula 6.097.815 72,12% Bolsonaro 2.357.028 27,88% RONDONIA Lula 262.904 29, 34% Bolsonaro 623.666 70,66% MATO GROSSO Lula 652.786 34,92% Bolsonaro 1,216,708 65,08% GOIAS Lula 1.542.115 41,29% Bolsonaro 2.193.041 58,71% DISTRITO FEDERAL Lula 729.295 41,19% Bolsonaro 1.041.331 58,81% MINAIS GERAIS Lula 6.190.960 50,20% Bolsonaro 6.141.310 49,80% ESPIRITO SANTO Lula 926.727 41,96% Bolsonaro 1.282.145 58,04% RIO DE JANEIRO Lula 4.156.217 43,47% Bolsonaro 5.403.894 56,53% MATO GROSSO DO SUL Lula 599.547 40,51% Bolsonaro 880.606 59,49% SAO PAULO Lula 11.519.882 44,76% Bolsonaro 14,216.587 55,24% PARANA' Lula 2.506.605 37,60% Bolsonaro 4.159.343 62,40% SANTA CATARINA Lula 1.351.918 30,73% Bolsonaro 3.047.630 69,27 RIO GRANDE DO SUL Lula 2.891.951 43,65% Bolsonaro 3.733.185 56,35%

L'agenda di politica sociale e del lavoro della Destra: occasione per una proposta di sinistra finalmente alternativa e credibile? - Etica ed Economia

L'agenda di politica sociale e del lavoro della Destra: occasione per una proposta di sinistra finalmente alternativa e credibile? - Etica ed Economia

domenica 30 ottobre 2022

Franco Astengo: Socialdemocrazia della modernità: scelta obbligata?

SOCIALDEMOCRAZIA DELLA MODERNITA': SCELTA OBBLIGATA ? di Franco Astengo Al netto della grave topica di aver appellato Luigi Longo come Pietro (lapsus freudiano?) l'articolo di Elio Cappuccio ("Domani" 30 ottobre) pone alla sinistra la questione della amncata scelta socialdemocratica nel momento dello scioglimento del PCI, attribuendo a quel fatto il mancato decollo del PD oggi diviso tra l'attrazione verso le scelte populiste compiute dal M5S nuova (?) versione o verso le componenti tecnocratiche esaltate dalla presenza dei centristi. In realtà il PCI fu sciolto sulla base di una sola istanza, quella "dello sblocco del sistema politico" aderendo nella sua maggioranza all'idea dell'alternanza e del bipolarismo sulla base di suggestioni kennedyane (poi blairiane) accettate da un lato per convinzione e dall'altro per tatticismo (nell'errata di porsi nella scia togliattiana del "partito nuovo" e berlingueriana del "compromesso storico"). Ciò che rimase fuori da quel contesto non riuscì a proporre una "Rifondazione Comunista" (come erroneamente fu chiamata il partito residuale uscito da quella vicenda e non certo collegato con le istanze prevalenti presenti nell'area che si era opposta al disegno contenuto nella "svolta") : alla fine si realizzò soltanto un mix di conservatorismo e di volontà movimentista che alla fine, dopo la vicenda del G8 genovese sulla quale andrebbe aperta una franca discussione e una esperienza di governo, non ha prodotto altro che una successiva emerginazione (non solo elettorale) della sinistra dal "cuore" delle dinamiche sociali e politiche. Nello stesso tempo altri eventi portarono allo scioglimento del PSI: nella cui area il trascinamento dell'avventura craxiana (e la collocazione a destra di una parte del ceto politico che l'aveva percorsa e anche di parte dell'elettorato) impedì la ricostituzione di una soggettività adeguata capace di lanciare a sinistra una proposta di " fondamento" nella ricostituzione ideale, politica, organizzativa. Mi scuso per questa ricostruzione sommaria che dovrebbe comprendere anche le vicende del sindacato e il mancato appuntamento con una proposta di costruzione di un soggetto laburista che pure, ad un certo punto, poteva anche apparire praticabile. Oggi è il momento di riaprire quel discorso, proprio nel punto in cui l'egemonia della destra appare in via di consolidamento e quadri politici appartenuti all'area neo-fascista si apprestano a governare il Paese. Allora tocca ancora a noi quadri militanti che hanno vissuto e sofferto queste esperienze rilanciare una proposta di recupero di soggettività politica, anticipando quella che può diventare una crisi irreversibile che potrebbe principiare dalla definitiva caduta di un partito come il PD che pare avviato a frantumarsi in una pura e semplice lotta di potere continuando a perpetrare errori storici come quello del definire una leadeship attraverso le cosiddette "primarie". Per capirci meglio. Le due più importanti transizioni, a) quella ecologica, vira verso la conservazione dei rapporti sociali pre-costituiti b) quella digitale, è in mano al macro capitalismo. All’interno di una complessità di quadro politico che accomuna buona parte dei Paesi europei la ricollocazione della sinistra non può essere orientata semplicemente verso l’area ecologista ma deve ripensare al nuovo intreccio tra le contraddizioni sociali e il mutamento di relazione tra struttura e sovrastruttura dirigendosi verso una “socialdemocrazia della modernità” ( nell’esempio di un: “socialismo della finitudine”). Si tratta infatti di definire un quadro di alternativa fondata su di una visione di progetto di mutamento sistemico raccolta attorno alle cinque transizioni in atto: a) quadro geopolitico globale b) sanitaria c) ecologica d) digitale e della comunicazione e) le forme della partecipazione e dell'iniziativa politica Quest’ultima appare assolutamente decisiva poiché si sta smarrendo il collegamento tra conflitto sociale/organizzazione politica/ rappresentanza istituzionale. Il rinnovamento della socialdemocrazia e la tensione sovra - nazionale che dovrebbe accompagnare questo processo potrebbe servire per ricercare un nuovo grande compromesso come fu nei trenta gloriosi (dove però c’era l’Unione Sovietica e l’equilibrio geopolitico era fondato sulla logica dei blocchi). Rimane intatto, per un lavoro di lunga lena, il tema (e lo spazio) del “mutamento dello stato delle cose presenti”. Nel frattempo però occorre, per il qui ed ora, lanciare coraggiosamente una proposta costitutiva.

sabato 29 ottobre 2022

Israele al voto con l'incubo della destra nazionalista - Strisciarossa

Israele al voto con l'incubo della destra nazionalista - Strisciarossa

Israele (di nuovo) al voto | ISPI

Israele (di nuovo) al voto | ISPI

Spagna, intoppi a sinistra - terzogiornale

Spagna, intoppi a sinistra - terzogiornale: Laumento delle spese militari del governo Sánchez crea malumori in Podemos. Eppure il governo ha fatto più di una cosa di sinistra

Does Fratelli d'Italia's rise to government signal a new era for the far right in Europe? | EUROPP

Does Fratelli d'Italia's rise to government signal a new era for the far right in Europe? | EUROPP

What Giorgia Meloni's maiden speech to parliament told us about Italy's future | EUROPP

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La Cina tra vecchi e nuovi slogan - Lavoce.info

La Cina tra vecchi e nuovi slogan - Lavoce.info

Franco Astengo: L'involucro politico

L'INVOLUCRO POLITICO di Franco Astengo Il senso complessivo del discorso di investitura tenuto dalla neo-Presidente del Consiglio davanti alla Camera non può essere semplicemente catalogato usando usuali categorie: ne va visto il fondamento soprattutto su di un piano che potremmo definire dell' "involucro politico". Nel corso della campagna elettorale è stata trascurata quella che era stata indicata come "questione costituzionale" e questa sottovalutazione è costata una divisione di campo e una espressione di incapacità nella lettura della fase da parte della sinistra e del centro-sinistra, che ha favorito l'affermazione del centro - destra. Centro - destra naturalmente coadiuvato anche dalla propria abilità nell' utilizzo della formula elettorale al riguardo della quale si è verificata la vera e propria bizzarria di una proporne la modifica. Fino a questo punto però siamo nell'ovvio e nel banale. Il punto che deve essere toccato senza esitazioni invece riguarda proprio "l'involucro politico" che racchiude il programma di governo: fuori da un cumulo di marginalità che alla fine formeranno un pesante macigno incombente sulla vita di tutti noi l'elemento che emerge è proprio quello del contesto di riferimento di vero e proprio "spregio costituzionale". Nel discorso della presidente del consiglio sono state poste con chiarezza le questioni della forma dello stato e della forma di governo: questioni dirimenti rispetto alla conservazione e all'affermazione della nostra democrazia repubblicana. Invece di attardarci sul discettare circa una presunta inevitabilità del connubio PD/ M5S ,due soggetti in discesa che hanno perso quasi 7 milioni di voti in due, causando un ulteriore slittamento di incredibilità del sistema e di distacco dalla realtà sociale, e ancora vanno considerati i due soggetti PD e M5S entrambi molto deboli sul piano della difesa costituzionale . Non bisogna dimenticare come il PD fu capace di appoggiare il referendum del 2016 e poi di votare questa formula elettorale ponendo la fiducia per un proprio governo; il M5S nato sull'idea della democrazia diretta, dell'utilizzo improprio e sconsiderato del web, retto sempre da un "uomo solo al comando", come del resto è avvenuto anche con il cambio di gestione che ha condotto il movimento allo scontro elettorale. Ragionando sul forte deficit di rappresentanza a sinistra e sulla necessità di esprimere una proposta capace di affrontare la complessità delle contraddizioni in atto non limitandoci a spezzettare "single issue" anche fondamentali come quella ambientalista, attraverso una espressione di adeguata soggettività è necessario, prima di tutto, aprire un confronto a tutto campo sulle prospettiva della democrazia repubblicana e sulla configurazione politica da fornire a un soggetto di sinistra misurato proprio sulla dimensione del disegno istituzionale della Costituzione (Unità Nazionale, forma parlamentare, sistema bicamerale "bi-fiduciario" e formula elettorale, anche se questa questione come sappiamo non è compresa nel quadro costituzionale).

lunedì 24 ottobre 2022

L'economia europea peggiora più velocemente delle attese. L'attività produttiva rallenta soprattutto in Germania - Il Fatto Quotidiano

L'economia europea peggiora più velocemente delle attese. L'attività produttiva rallenta soprattutto in Germania - Il Fatto Quotidiano

Intervista a Enzo Maraio: "I socialisti ricompongano la diaspora, la bussola è la socialdemocrazia" - Il Riformista

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La rivista il Mulino: Sfatare i miti sull’economia italiana

La rivista il Mulino: Sfatare i miti sull’economia italiana

Battaglie in Sudamerica: la lotta delle sinistre in Cile, Perù e Brasile | Global Project

Battaglie in Sudamerica: la lotta delle sinistre in Cile, Perù e Brasile | Global Project

Franco Astengo: Rappresentatività elettorale

RAPPRESENTATIVITA' ELETTORALE di Franco Astengo La rappresentatività elettorale è soltanto una componente tra le diverse che debbono essere analizzate per giudicare correttamente grado di rapporto sociale e prospettive di stabilità di un sistema politico: purtuttavia ne rappresenta una parte essenziale che non può essere sottovalutata. All'indomani della formazione di un governo che ha (almeno sulla carta) riprofilato a destra l'asse su cui si muove il sistema politico italiano è il caso allora di sviluppare alcune considerazioni uscite dalle macro - cifre delle urne del 25 settembre. Partiamo dato di rappresentatività complessiva delle forze politiche presentatesi al giudizio del corpo elettorale (dati riferiti al territorio nazionale salvo la Valle d'Aosta). Il grado di rappresentatività complessiva tra elezioni del 2018 e quelle del 2022 è calato di 9,58 punti percentuali: elezioni 2018, le iscritte/i aventi diritto erano 46.505.350, in quell'occasione si ebbero 32.841.025 voti validi (esclusi quindi astenuti, schede bianche, schede nulle) pari al 70,61%; elezioni 2022 le iscritte/i aventi diritto erano 46. 021.956, con 28.087.885 voti validi pari al 61,03% (chi ha l'ardire di scrivere queste note è un sostenitore della tesi che la crescita dell'astensionismo indebolisca oggettivamente il sistema democratico e che non si tratti, come semplicisticamente affermato da qualche parte, di un riallineamento verso le cosiddette "democrazie mature"). Sviluppiamo un'analisi riferita ai grandi blocchi: nel 2018 si verificò sostanzialmente una "tripartizione" tra centro-destra, centro-sinistra e M5S con una sostanziale marginalità delle forze collocate a sinistra del centro-sinistra; nel 2022 la tripartizione si è trasformata in quadripartizione con l'ingresso delle formazioni di centro staccatesi dal centro-sinistra e presentatesi in forma autonoma, mentre si è accentuata la marginalità delle forze "a sinistra" considerato il rientro nell'ambito dell'alleanza della forza di maggiore consistenza che nel 2018 si era presentata a lato del centro - sinistra. Verifichiamo allora alcuni punti fermi: 1) La maggiore responsabilità della caduta nella capacità di rappresentanza del sistema è da attribuire al M5S, che ha pagato la nemesi dell'antipolitica. Appare, infatti, del tutto incomprensibile la valutazione positiva del dato relizzato da questa formazione da parte di molti commentatori. Il M5S scenda da 10.732.066 voti a 4.333. 972 (dei quali 2.426.488 raccolti al Sud : aprendo così la faglia della differenziazione territoriale nella distribuzione del voto come fatto di grande rilievo sul piano politico e sociale) mentre la percentuale riferita al totale degli aventi diritto che era del 23,07% nel 2018 si colloca al 9,41% nel 2022 con una flessione del 13,66%, quindi di quattro punti e oltre la crescita dell'astensione; 2) La formazione centrista Azione-Italia Viva ottiene un risultato che colma la differenza tra la caduta del M5S e la crescita dell'astensione. Assente nel 2018 il Centro ottiene nel 2022 2.186,745 voti pari al 4,75% delle iscritte/i nelle liste aventi diritto; 3) La presenza dei centristi ha rappresentato un ulteriore elemento di spostamento d'asse del sistema. Il centro-sinistra infatti ingloba due forze già schierate "a sinistra ( Articolo 1 e Sinistra Italiana - Verdi) e chiude praticamente in pareggio tra il 2018 e il 2022, con una flessione dello 0,20%: 2018 7.506.223 16,14%, 2022 7.337.975 15,94% (sempre sul totale delle iscritte/i aventi diritto); 4) Anche il centro - destra risulta praticamente stabile con un guadagno dello 0,59%. 2018: 12.152.345 voti pari al 26,13%; 2022 12.300.244 voti pari al 26,72%: L'esito elettorale è quindi chiaro come ha sostenuto il presidente Mattarella nel sollecitare l'accelerazione dei tempi nella formazione del nuovo esecutivo ma lo stesso esito elettorale si è anche tradotto, attraverso la formula elettorale, in una insopportabile deviazione nel meccanismo di formazione delle Camere (tanto più ridotte nel numero dei componenti e già sottoposte al bersaglio del meccanismo dei decreti legge che le hanno via, via trasformate in meri strumenti di ratifica e di attribuzione di fiducia in bianco). E' urgente l'avvio di una grande campagna per la modifica della formula elettorale e debbono essere avanzate al più presto proposte di merito. 5) Compare anche una esilissima ( non rappresentata) fetta di elettorato a destra del centro-destra che supera l'1% sul totale delle iscritte/i aventi diritto. Italexit 574.579 voti pari all'1,16%; 6) Scompare quasi del tutto la presenza elettorale a sinistra del centro-sinistra. Nel 2018 Leu aveva ottenuto 1.114.799 voti pari al 2,39% e Potere al Popolo 372.179 voti pari allo 0,24%. 2022: rimane Unità Popolare erede di Potere al Popolo con 402.987 voti pari allo 0,87%. 7) Nel frattempo si è avuta una graduale perdita di rappresentatività del partito di maggioranza relativa: altro dato di indebolimento progressivo del sistema. Queste le cifre: Politiche 2013: Movimento 5 stelle 8.691.406 totale iscritti nelle liste 46.905.154 : 18,52% Europee 2014: Partito Democratico 11.172.861 totale iscritti nelle liste 49.256.159 : 22,68% Politiche 2018: Movimento 5 Stelle 10.732.066 totale iscritti nelle liste 46.505.350 : 23,07% Europee 2019: Lega 9.153.638 totale iscritti nelle liste 49.301.157: 18,56% Politiche 2022: Fratelli d'Italia 7.300.628 totale iscritti nelle liste 46.127.514 : 15,82%.

venerdì 21 ottobre 2022

L’anello debole. Rapporto 2022 su povertà e esclusione sociale in Italia

L’anello debole. Rapporto 2022 su povertà e esclusione sociale in Italia: di Caritas Italiana -- La fotografia offerta dal Rapporto 2022 di Caritas italiana su povertà ed esclusione sociale è drammatica. Un dato per tutti. Nel 2021 la povertà assoluta in Italia ha confermato i massimi storici toccati nel 2020, anno di inizio della pandemia da Covid-19: le famiglie in povertà assoluta sono un milione 960mila, pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione residente).

Andrea Pisauro: L'iperliberista Truss getta la spugna dopo 44 giorni: la Gran Bretagna verso l'implosione - Strisciarossa

L'iperliberista Truss getta la spugna dopo 44 giorni: la Gran Bretagna verso l'implosione - Strisciarossa

giovedì 20 ottobre 2022

Sweden’s New Government Is Dominated by the Far Right’s Agenda

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Sempre più poveri ed esclusi: la sinistra parta da loro per ridefinire la sua identità - Strisciarossa

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Cina: cosa ha detto Xi Jinping al XX Congresso del Partito

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The Capitalist Market Can’t Solve the Climate Crisis — but Green Socialist Planning Can

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Morire di infortuni sul lavoro

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Franco Astengo: Sinistra e linee di frattura

SINISTRA E LINEE DI FRATTURA di Franco Astengo Negli anni'60 un grande studioso norvegese, Stein Rokkan, collegò la peculiare fisionomia politica dei diversi paesi dell'Europa Occidentale ai differenti modi in cui essi avevano saputo ricomporre le fratture che attraversavano la società (ne ha scritto nei giorni scorsi Marco Almagesti sulle colonne di "Domani"). Tali linee di frattura contrapponevano diverse parti della società, ma al contempo le conferivano ordine e direzione orientandone le culture politiche. Tra le linee di frattura delineate da Rokkan in Italia hanno svolto un ruolo preponderante quelle generate dai processi di costruzione dello Stato e della nazione, di origine politico - culturale fra Stato e Chiesa e fra Centro e Periferia (non a caso l'analisi gramsciana sul "Risorgimento incompiuto" sull'esclusione dei contadini dalla formazione del nuovo Stato). Queste contrapposizioni avevano forza simbolica e aggregatrice tale da riassorbire almeno in parte e ridefinire la frattura provocata dalla rivoluzione industriale fra Capitale e Lavoro ( specialmente nell'interclassismo del partito cattolico). Sulla frattura centro/periferia si sono poi intrecciate le diverse eredità che i partiti incontravano nei contesti territoriali, dando origine a società locali differenziate ma integrate nel più ampio contesto nazionale (il Veneto"bianco", l'Emilia "rossa"). Tale ancoraggio territoriale dei partiti di massa è risultato determinante per il consolidamento della democrazia repubblicana. Negli anni '90 il collasso del sistema dei partiti si è intrecciato con una nuova linea di frattura che stava già affermandosi in molte democrazie consolidate: quella del "sopra" e del "sotto", fra partiti "anti-establishment" e partiti "dell'establishment". La faglia avente per oggetto la critica della politica tradizionale nella sue forme di rappresentanza e mediazione. La crescita dell'estrema destra in Europa (così come l'elezione di Trump negli USA e la Brexit) è attribuita a un tratto accomunante una forte componente anti-establishment, basata sul risentimento circa gli esiti negativi della globalizzazione per una parte consistente dei ceti sociali e incanalata verso quelle classi dirigenti che l'avevano promossa e che non sembrano ancora averne compreso l'entità delle conseguenze Esempio tipico di questa incapacità di comprensione rimane il PD italiano, in un contesto che ben analizzato dovrebbe porre in discussione anche il rapporto con il M5S. M5S del quale paiono essersi smarrite le analisi sulle origine, chiaramente contigue a una imposta di destra anti-sistema. La rapida obsolescenza delle forze politiche interpreti della frattura "sopra" - "sotto" (Lega di Bossi, partito - azienda e personale di Berlusconi, M5S, Lega "nazionale") indotta dal sistema dei media sta all'origine di quel fenomeno di volatilità elettorale e di crescita dell'astensionismo che corrisponde a una vera e propria "vacuità di sistema". A sinistra l'opera di costruzione può allora avviarsi, nel vuoto attuale, recuperando l'intreccio tra la frattura capitale/lavoro e la faglia territoriale con l'elaborazione di una strategia che individui l'allargamento del campo a una rinnovata centralità dei temi "economico - sociali" tenendo assieme ad essi una sussunzione dei diritti sociali e dei diritti civili. Attenzione però ! Non serve una sinistra generica dai tratti marcatamente movimentisti: si tratta invece di riferirsi prima di tutto a una strutturazione organizzativa e a una visione che guardi alla dimensione della socialdemocrazia europea, assieme al complesso della tradizione , della storia, del riferimento alla democrazia rappresentativa: occupare lo spazio della frattura "economica - sociale" collegandola con il tema dei diritti sociali e civili nel profondo rinnovo della la frattura "capitale/lavoro" deve significare anche l'allargamento verso istanze ecologiste e liberali in una strategia delle alleanze capace di misurarsi nel concreto con una concezione dell' egemonia ben diversa da un'idea limitata di vocazione maggioritaria meramente fondata sul potere del governo e semplicisticamente imperniata sull'autonomia del politico.