giovedì 26 febbraio 2009

Alessandro Litta Modignani: risposta a Panebianco

Dall'Opinione del 26 febbraio 2009

Testamento biologico, risposta a Panebianco



I veri liberali costretti a schierarsi



di Alessandro Litta Modignani



Angelo Panebianco non intende “in alcun modo partecipare a questo surreale referendum sull’esistenza o l’inesistenza di Dio” verso il quale “guelfi e ghibellini” starebbero spingendo il paese. “Due ragioni, o due torti, si fronteggiano” scrive sul Corriere il politologo, che afferma di stare “da tutt’altra parte”. Questo giocare agli opposti estremismi di Marco Pannella e Giuliano Ferrara, da parte di un intellettuale di cultura liberale, suona bene e ha facile presa, specie in coloro – e sono tanti – che vorrebbero sottrarsi tanto all’integralismo cattolico quanto al conformismo di sinistra, in nome di un’autonomia personale che potrebbe esercitarsi meglio “in privato”, cioè al riparo dai riflettori dei media e dai rigori astratti del diritto scritto.

Purtroppo le cose non stanno affatto così. Sul testamento biologico gli autentici liberali, se tali vogliono restare, sono costretti a schierarsi. La libertà individuale e la laicità dello Stato sono pesantemente minacciati da un disegno politico-culturale che mira a restaurare, a partire dall’Italia, uno Stato etico confessionale di tipo pre-moderno.

Panebianco ammette che i neo-guelfi “attentano a quel pluralismo degli orientamenti di cui solo può vivere una società liberale”, però aggiunge che “sbagliano anche i fautori della libertà di scelta, perché.... pretendono di far prevalere la loro concezione della vita e della morte”. Questo ragionamento è debolissimo. Cosa impongono i laici, rivendicando la libertà di scelta? Nulla a nessuno. La libertà comporta un diritto, una facoltà, non un obbligo. Cosa impongono viceversa i “guelfi”, se passa il loro progetto ? Che a un individuo incapace di intendere e di volere, venga obbligatoriamente bucato lo stomaco per infilarvi un tubo, o che in alternativa che lo stesso tubo venga inserito nello stomaco dal naso. Cioè di alimentare forzatamente una persona anche contro la sua espressa volontà. Lo Stato obbliga a questo trattamento e nessuno può rifiutarsi, perché “la vita è indisponibile”. Sarebbero questi gli opposti estremismi ? Uno dei due porta a violare la libertà dell’individuo e l’integrità del suo corpo, l’altro urta la sensibilità di un convincimento religioso. Non pare proprio che questi due fattori possano essere posti sullo stesso piano. Dunque, dal punto di vista liberale, Pannella ha ragione e Ferrara ha torto.

Panebianco sostiene che il diritto a rifiutare le cure non sarebbe “qualitativamente simile” agli altri, ma non spiega perché. Non lo è forse rispetto alla morale cattolica, ma da un punto di vista laico mancano le motivazioni di questa distinzione. Certo che sarebbe preferibile una zona grigia al riparo dalla legge, quella “ipocrisia necessaria” (stretta parente del “velo di ignoranza” sulle vita pubblica) auspicabile in molte circostanze della democrazia. Ma se il diritto di una persona a disporre di sé viene negato e conculcato, questo auspicio non vale più, altrimenti esso si tradurrebbe semplicemente nell’accettazione di un arbitrio. La democrazia della nostra epoca, fondata sulla comunicazione di massa, impone scelte nuove, coraggiose e liberali, non solo sulla vita ma anche sulla morte delle persone. E’ necessario prenderne atto e agire di conseguenza: questo insegnano i casi Coscioni, Welby, Englaro.

Infine, risulta intollerabile l’affermazione di Panebianco secondo la quale “il problema verrà affrontato a colpi di maggioranza e nessuno per favore se ne lamenti: è la democrazia, bellezza”. Ma democrazia non significa dittatura della maggioranza: la libertà personale è inviolabile! Se il Parlamento voterà una legge contro il testamento biologico (perché di questo si tratta), la Corte costituzionale potrebbe verosimilmente dichiararla illegittima, come già è accaduto con parti significative della legge 40 sulla fecondazione assistita. Nella democrazia liberale, i diritti fondamentali della persona non sono nella disponibilità della maggioranza parlamentare: è lo Stato di diritto, bellezza...!

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