martedì 24 febbraio 2009

vittorio melandri: il dubbio

È sempre stato così?, forse sì, la cosa è insita in una natura umana la cui evoluzione, per dirla con Charles Darwin, si compirà “in diversi milioni di anni, come per le specie selvatiche. L’uomo è e sarà sempre un animale selvaggio”. Certo però in questo torno di tempo, che da molti anni in Italia chiamiamo “di transizione”, non c’è “buona novella” che regga per più di poche ore, senza che sia presto smontata da chi si propone come portatore di una novella più buona, che puntualmente, con copioso versamento di lacrime, o anche con l’esposizione di ghigni deformanti fisionomie sedicenti sorridenti, per vivere, si dispone ad uccidere l’altra. Alla faccia del dubbio, che tutti, senza dubbio, usano come arma quanto mai “propria” alla cancellazione del dubbio altrui. Non sto giocando con le parole, sto solo provando, usandone il meno possibile, a descrivere la porta serrata che ci sbarra il cammino, e di cui non sembra proprio alle viste la chiave. E a chi crede di essere portatore del dubbio “ultimo”, quello destinato a trasformarsi alla fine in grimaldello capace di violare qualsiasi serratura, forse è bene rammentare come finisce la filastrocca sui “dieci poveri negretti” a cui si ispirò Agatha Christie per quel suo romanzo, corretto nel titolo, perché (sic!) più “corretto”, in “Dieci piccoli indiani”:….. “….e nessuno ne restò”.



Vittorio Melandri

Nessun commento: