mercoledì 25 febbraio 2009

Pietro Ancora: ci vorrebbe una socialdemocrazia

da Aprile

Ci vorrebbe una socialdemocrazia
Pietro Ancora, 23 febbraio 2009, 11:53

C'è gente che ci scrive Una lettera a Lerner, tra le poche voci libere, in cui si evidenzia che il limite dei democrats è di essere clone del PDL per quanto riguarda le grandi scelte della politica (dal lavoro al welfare alla bioetica). Ci vorrebbe un partito sullo stampo di ciò che sono stati Pci e Psi prima della Bolognina e del craxismo


Caro Lerner,
da un pezzo sono "costretto" ad ammirarti per le tue appassionate battaglie a difesa della civiltà democratica dell'Italia per i rom, per gli ultimi, per i lavoratori, contro le stragi di una classe imprenditoriale cinica che tuttavia trova appoggi bipartisan.Ti sei fatte molte inimicizie e tanti nemici ma sei diventato una delle poche voci democratiche della Repubblica.
Rispondi con sincerità a questa domanda: gli industriali che il PD ha imbarcato nel suo gruppo parlamentare sono gli epigoni di quella bella stirpe olivettiana che credeva e operava per andare oltre i limiti di Keines e verso un comunitarismo e la gestione civilissima della fabbrica nel
territorio, nella sua cultura, nel rapporto con la città?
Colaninno è come quei tanti industriali e banchieri che negli anni sessanta credettero davvero ad un modello sociale di crescita delle loro aziende con la crescita dei lavoratori?

Non è così: Colaninno e Calearo rappresentano la terza fase PD del rapporto con i lavoratori: la prima è quella dalla parte dei lavoratori; la seconda nè coi lavoratori nè con l'impresa, terzietà; la terza dalla parte dell'impresa.

Ho provato un acuto senso di schifo quando Franceschini ha chiesto l'unità dei lavoratori ed ha comunicato il suo dolore per l'attuale divisione.
Dolore che riguarda le resistenze della CGIL alla espropriazione del contratto collettivo nazionale di lavoro! Si capisce che il dolore gli è procurato non dalla Marcegaglia, Bonanni ed Angeletti ma dalla CGIL. Ci fosse stato un solo accenno di Franceschini alle responsabilità di una classe imprenditoriale spesso parassitaria che vive mantenendo i lavoratori italiani in coda ai salari europei, non in grado di accedere ai marchingegni riguardanti auto ed elettrodomestici perchè con mille euro al mese non si va da nessuna parte.

Eppure, sebbene tutti sappiamo perfettamente quanta grande sia la sofferenza dei lavoratori italiani, non c'è politico della Oligarchia del Pensiero Unico Nazionale che, senza alcun pudore, noncontinui a chiedere ad essi e solo ad essi di rinunziare ancora.

La proposta di Epifani di tassare un pochino i manager (spesso stipendiati dai contribuenti) ha fatto saltare in aria molti politici, compreso il team giuslavorista del PD.

Il problema del PD non è relativo alle personalità che lo compongono, al loro carisma, alle loro capacità mitologiche nell'olimpo della politica italiana fatta da mille oligarchi più altri centomila e centomila ancora che divorano la Nazione.
Il problema del PD è che non convincerà mai la sua base popolare, la base ulivista comunista e cattolica, perché porta avanti la politica della Marcegaglia e del Vaticano.

Purtroppo la tendenza del PD è quella di essere clone del PDL almeno per quanto riguarda le grandi scelte della politica: la politica internazionale, la politica del lavoro, la politica del welfare. Per questo l'Italia non ha bisogno di un secondo e di un terzo partito di centro-destra. Ma di un grande partito socialdemocratico, quello stesso partito socialdemocratico che furono il PCI ed il PSI prima della sciagurata Bolognina e del craxismo.

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