domenica 29 agosto 2021

Felice Besostri: Lettera aperta ai candidati sindaci del Comune di Milano

LETTERA APERTA AI CANDIDATI SINDACI DEL COMUNE DI MILANO Car* Candidat*, in questa campagna si parla pubblicamente molto poco, quasi niente, della Città Metropolitana di Milano, quasi che non si sappia o non si voglia far sapere agli elettori che i candidati sindaci di Milano sono, forse “a loro insaputa” anche candidati alla carica di SINDACO DELLA CITTA’ METROPOLITANA DI MILANO, ente territoriale che corrisponde, come superficie e abitanti, alla ex Provincia di Milano in forza della legge Delrio del 2014. L’art. 1 legge n. 56/2014 comma 19 della legge n. 56/2014 stabilisce, infatti, che “Il sindaco metropolitano è di diritto il sindaco del comune capoluogo”: una disposizione che vale per tutte le Città Metropolitane, che sono 14, dalla più popolosa Roma alla più piccola Cagliari. L’elezione diretta degli organi metropolitani è prevista, ma con procedure complesse che prevedono leggi regionali e statali ed anche referendum, ma era possibile fare un’eccezione per le tre maggiori Città Metropolitane, Roma, Milano e Napoli, bastava volerlo. Infatti l’art. 1 comma 22 della legge 56/2014 nel suo ultimo periodo dispone che “In alternativa a quanto previsto dai periodi precedenti, per le sole città metropolitane con popolazione superiore a tre milioni di abitanti, è condizione necessaria, affinché' si possa far luogo ad elezione del sindaco e del consiglio metropolitano a suffragio universale, che lo statuto della città metropolitana preveda la costituzione di zone omogenee, ai sensi del comma 11, lettera c), e che il comune capoluogo abbia realizzato la ripartizione del proprio territorio in zone dotate di autonomia amministrativa, in coerenza con lo statuto della città metropolitana.” Lo Statuto della Città Metropolitana di Milano prevede, già al suo art. 20 c.1 che “Il Sindaco metropolitano è eletto a suffragio universale.” Lo si è previsto, ma non si presa nessuna iniziativa da parte del Comune, sia maggioranza che opposizione, o dei partiti milanesi rappresentati in Parlamento ed anche al Governo e c’era il tempo approfittando del decreto-legge 5 marzo 2021, n. 25, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 maggio 2021, n. 58. Siete candidati, quindi credete nella democrazia rappresentativa. Vi fa pensare il fatto che gli abitanti della città di Milano sono ufficialmente 1.397.715, mentre quelli degli altri comuni metropolitani 1.852.106, quindi sono il 56,99% dei 3.249.821 di abitanti complessivi? L’ultima volta che i milanesi hanno votato per il loro sindaco nel 2016 sono stati 537.619, mentre i metropolitani che hanno votato per l’ultima volta per il Presidente della Provincia nel 2009 sono stati più numerosi, cioè 1.600.527: i milanesi sono stati appena il 33,50% dei votanti, quindi una minoranza che ha scelto anche il Sindaco metropolitano. Quale è la vostra opinione? I cittadini elettori della Città metropolitano dovrebbero almeno votare per scegliere il loro sindaco, che per legge è di diritto il sindaco del Comune di Milano?

martedì 24 agosto 2021

Franco Astengo: Lo spazio politico

LO SPAZIO POLITICO di Franco Astengo La sinistra italiana fatica a ritrovare le condizioni di analisi e di proposta nel definire un proprio spazio sul piano geopolitico ,mentre si sta verificando a livello globale una inedita fase di transizione. Una fase di transizione (militare, economica, tecnologica) le cui coordinate di fondo dovrebbero essere dettate da una (quasi dimenticata?) emergenza sanitaria che ha provocato come primo effetto una esponenziale crescita delle disuguaglianze tra i popoli e nei popoli . Una “emergenza del disuguale” che già stava alla base dell’imponenza del fenomeno migratorio che deve essere considerato come la vera e propria fonte di instabilità su diversi scacchieri oltre all’origine di colossali ingiustizie. Gli avvenimenti militari di questi giorni rappresentano semplicemente la spia di una caduta di egemonia e del presentarsi di nuove condizioni di confronto sul terreno planetario :confronto che si svilupperà soprattutto nel definirsi della contesa per il primato negli approvvigionamenti energetici e dei materiali necessari per attivare la tecnologia indispensabile proprio per affrontare la fase di transizione cui si faceva cenno. Si può allora tornare a ragionare del rischio di una ripresa aggressiva di una sorta di “Bipolarismo Imperiale” (oppure c’è da riprendere l’antico termine utilizzato da Arrigo Cervetto di “Imperialismo Unitario”) ? La domanda è legittima se si pensa che, alla fine, gli USA si muoveranno su di un terreno di ripresa neo-atlantica tentando la strada del confronto diretto con la Cina in un quadro complessivo molto complicato rispetto all’antico schema della “guerra fredda”, pur ricalcandone aspetti significativi. Si assiste, infatti, dopo tanto discettare sulla globalizzazione (del resto sempre presente nella storia, al livello delle dimensioni via, via di volta in volta possibili) e di un conseguente assetto multipolare a una sorta di ritorno a quella “logica dei blocchi” che aveva contraddistinto l’assetto planetario almeno dagli accordi di Yalta alla caduta del muro di Berlino (1944-1989). Uno scenario quella dell’emergere di una logica simile a quella dei “blocchi” che si sta delineando proprio adesso in chiusura della guerra afgana (senza dimenticare l’entrata in scena di attori molto potenti sul piano militare come Iran e Turchia e l’accresciuta presenza russa in Medio Oriente e in Nord Africa, sui terreni di conflitto della Siria e della Libia). Intendiamoci: non si pensa qui di semplificare situazioni che, nel passato e nel presente, hanno sempre assunto elementi di non riducibile complessità, ma esistono nella sostanza alcuni punti di contatto fra quella fase e quella attuale e pesano molto sul complesso della situazione che s’intende analizzare. La vera differenza tra l’allora e l’oggi risiede nel fatto che, almeno dal punto di vista nominale, la fase dell’immediato post-seconda guerra mondiale era contraddistinta da un confronto tra due visioni del mondo opposte, quella capitalistica e quella del “socialismo reale”, mentre oggi si può ben scrivere di confronto tra opposti imperialismi (molto legati fra loro da intrecci non facilmente scioglibili d’affari di varia natura: da quelli energetici a quelli militari e degli apparati industriali e commerciali). Lo schema fondamentale delle alleanze potrebbe però non ricalcare quello del periodo precedente: la richiesta di un rinnovato atlantismo potrebbe trovare l’Europa ridotta alla dimensione della vecchia “testa di ponte” USA degli anni’50 quando CECA e Euratom servirono soprattutto a legittimare il ritorno della Germania (Ovest) sul piano diplomatico e militare. Uno schema semplificato, quello appena preso in esame, ma non certo da utilizzare al gioco del Risiko, ma ben presente sullo scenario mondiale, assieme al ritorno alla marginalità del continente latino-americano e all’utilizzo dell’immenso territorio africano per nuove avventure di stampo coloniale. Come si è già scritto: rispetto al tempo della globalizzazione pare tornato quello della “geopolitica”. In questo contesto che sicuramente è stato qui analizzato in maniera a dir poco lacunosa la sinistra italiana è chiamata a riconsiderare lo spazio politico europeo. Lo spazio politico europeo è stato fin qui oggetto di logiche alternative: chi lo ha considerato coincidente con l’UE sposando in toto gli intendimenti maggioritari e chi (sempre confondendo spazio politico europeo e UE) l’ha demonizzato come fonte di totale acquescenza ai meccanismi capitalistici di finanziarizzazione dell’economia. Nella situazione attuale potrebbero invece servire proposte politiche che individuino l’Europa come “spazio politico”. Dovremmo ricercare una progettualità di sinistra misurata sia a livello sovranazionale, sia al livello di quello “Stato –Nazione” la cui cessione di sovranità verso entità “superiori” si sta certamente verificando, ma in una dimensione diversa e molto più “lenta” rispetto a previsioni un po’ precipitose sviluppate negli anni scorsi (un po’ com’è accaduto con il concetto di “lotta di classe”, dato affrettatamente per superato, e adesso tornato prepotentemente alla ribalta date le condizioni di sfruttamento concretamente create dalla gestione capitalistica della fase). Tornano così alla mente concetti che apparivano desueti quali quelli di “neutralità” o di “smilitarizzazione”, considerato anche che da più parti si sta procedendo a passi da gigante a rendere sempre più sofisticato e invadente il proprio apparato militare. Non è questa la sede per avanzare proposte immediate al riguardo di una situazione in così repentino sviluppo, ma appare proprio il caso di definire un ritorno allo sviluppo di alcune concezioni di teoria politica. E’ questo il caso del concetto di “neutralità” sul quale, tra l’altro, al tempo della prima guerra fredda insistettero molto i partiti socialisti occidentali, nello specifico il PSI, che pure aveva una grande tradizione nel merito, se pensiamo al “né aderire, né sabotare” adottato in occasione della prima guerra mondiale. Posizione originale e coraggiosa rispetto agli altri grandi partiti socialisti occidentali, quello francese e l’SPD tedesca che appoggiarono, invece, nella sostanza le azioni di guerra imperialistiche dei rispettivi Paesi votando sia all’Assemblea Nazionale sia al Reichstag i necessari crediti di guerra. Limitiamoci però all’analisi del concetto teorico di “neutralità” che potrebbe essere collegato alla definizione di uno spazio politico europeo e alla presenza di una sinistra sovranazionale. In senso stretto neutralità è la situazione giuridica regolata dal diritto internazionale di estraneità e di equidistanza di uno Stato in presenza di un conflitto armato, tra gli stati. L’istituto ha una lunga storia di convenzioni e norme. Il concetto, invece, pone una serie di problemi, provocati dalla pluralità dei significati di neutralità e dei termini giuridici e politici da esso derivanti (neutralizzazione, neutralismo) ma soprattutto dalla relazione di neutralità con concetti come guerra, terzo, amicizia. Oggi l’idea di “neutralità” potrebbe essere collegata a una ripresa del discorso su di una “terza via” riferita non semplicemente alla ricerca di un equilibrio tra sistemi politici ma all’elaborazione di una strategia globale posta sul piano delle relazioni internazionali riportando al centro l’idea fondamentale del rapporto Nord/Sud. Potrebbe essere possibile allora avanzare una proposta di struttura politica europea fondata sulla ripresa di alcune concezioni di carattere costituzionale e di ruolo degli organismi elettivi in un disegno di raccordo tra il lavoro dei Parlamenti Nazionali e di quello Europeo. La sinistra potrebbe tentare di muoversi per costituzionalizzare la neutralità in parallelo con la nascita di uno spazio politico europeo nel quale agire in una dimensione di potestà sovranazionale. Una sovranazionalità che ritorni ad individuare un nesso con il concetto di neutralità codificato in passato, tra gli altri, da Grozio, Wolff, Vattel e poi ripreso da più parti nel cuore della “guerra fredda”. Una sinistra sovranazionale che recupera la centralità del diritto pubblico europeo come proprio fondamento nel determinare l’indirizzo della propria politica.

mercoledì 18 agosto 2021

Social Democrats Need the Left, Just Look at Europe | Novara Media

Social Democrats Need the Left, Just Look at Europe | Novara Media

L'economista padre del reddito minimo universale: "Indispensabile contro precariato e sfruttamento. Disincentiva il lavoro? Pregiudizio smentito da esperimenti in Canada, Finlandia e Usa" - Il Fatto Quotidiano

L'economista padre del reddito minimo universale: "Indispensabile contro precariato e sfruttamento. Disincentiva il lavoro? Pregiudizio smentito da esperimenti in Canada, Finlandia e Usa" - Il Fatto Quotidiano

Afghanistan. di A. Benzoni « caseperlasinistraunita

Afghanistan. di A. Benzoni « caseperlasinistraunita

Speciale Afghanistan: la versione di Biden | ISPI

Speciale Afghanistan: la versione di Biden | ISPI: Vent’anni dopo l’inizio del conflitto, Kabul è ormai persa, ma il presidente Joe Biden difende la decisione del ritiro: “non potevamo restare per sempre”. Ora però si trova a gestire la peggior crisi in politica estera dall’inizio della presidenza.

Friedrich Engels: La trappola dell'Afghanistan, 160 anni fa

Friedrich Engels: La trappola dell'Afghanistan, 160 anni fa: La trappola dell'Afghanistan, 160 anni fa Uno scritto di Friedrich Engels a cura di Eros Barone «Non è affatto una bizzarria pubblicare questo testo di Friedrich Engels sull'Afghanistan, scritto nell'estate del 1857 per la New American Cyclopœdia.» Così Valentino Parlato presentava tale testo i...

Toward Bretton Woods 2.0? by Harold James, Paola Subacchi and Elmira Bayrasli - Project Syndicate

Toward Bretton Woods 2.0? by Harold James, Paola Subacchi and Elmira Bayrasli - Project Syndicate

martedì 17 agosto 2021

"In Afghanistan fallimento politico, non militare: nessuno si fiderà più dell’Occidente", intervista a Vincenzo Camporini - Il Riformista

"In Afghanistan fallimento politico, non militare: nessuno si fiderà più dell’Occidente", intervista a Vincenzo Camporini - Il Riformista

Il ritorno dei taliban avrà ripercussioni su tutto il Medio Oriente - Tony Walker - Internazionale

Il ritorno dei taliban avrà ripercussioni su tutto il Medio Oriente - Tony Walker - Internazionale: Il presidente Joe Biden dovrà probabilmente subire le critiche più aspre per un ritiro eseguito in maniera disastrosa. Ma di colpe ce ne sono un po’ per tutti e il prezzo da pagare sarà un’instabilità diffusa. Leggi

Afghanistan. Ma i talebani non sono gli stessi di 20 anni fa • Diritti Globali

Afghanistan. Ma i talebani non sono gli stessi di 20 anni fa • Diritti Globali

Ora in Afghanistan sarà peggio Tra tante guerre tutte orribili alcune possono essere giuste - Strisciarossa

Ora in Afghanistan sarà peggio Tra tante guerre tutte orribili alcune possono essere giuste - Strisciarossa

IL FUTURO DEL PIANETA SI DECIDE IN MEDIO ORIENTE? - GLI STATI GENERALI

IL FUTURO DEL PIANETA SI DECIDE IN MEDIO ORIENTE? - GLI STATI GENERALI

mercoledì 11 agosto 2021

Perché odiano il reddito di cittadinanza | Left

Perché odiano il reddito di cittadinanza | Left

South Africa Needs a Left Alternative to the ANC

South Africa Needs a Left Alternative to the ANC

Il nuovo presidente Pedro Castillo porta scompiglio in Perù - Gwynne Dyer - Internazionale

Il nuovo presidente Pedro Castillo porta scompiglio in Perù - Gwynne Dyer - Internazionale

AMERICA è UN'«APPROSSIMAZIONE PER DIFETTO» - GLI STATI GENERALI

AMERICA è UN'«APPROSSIMAZIONE PER DIFETTO» - GLI STATI GENERALI: Cose che voi umani di Enrico Deaglio, è più che un libro. È, almeno, due libri. Da una parte è un viaggio nell’America profonda con la tecnica narrativa di ricostruire il retroscena dell’assalto al Campidoglio dello scorso 6 gennaio come uno scavo nelle inquietudini. È la trama del libro e costit

Anna Falcone: "Per una Calabria rivoluzionaria, una Calabria che può diventare non solo casa mia ma la casa di tutti" - nuovAtlantide.org

Anna Falcone: "Per una Calabria rivoluzionaria, una Calabria che può diventare non solo casa mia ma la casa di tutti" - nuovAtlantide.org

Eurostat, occupati in Europa e povertà in Italia - Avanti

Eurostat, occupati in Europa e povertà in Italia - Avanti

L’accordo sulle nuove regole fiscali per le multinazionali... - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

L’accordo sulle nuove regole fiscali per le multinazionali... - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

Arguments on the Left: Policing | Dissent Magazine

Arguments on the Left: Policing | Dissent Magazine

Franco Astengo: Nessuna delega

NESSUNA DELEGA di Franco Astengo La radicalizzazione e l’eccessiva semplificazione del messaggio politico portano alla marginalizzazione delle sensibilità culturali e sociali che hanno bisogno di articolare il proprio pensiero e la propria azione nell’insieme di un complicato quadro sociale nel quale corrono un complesso di contraddizioni del cui effetto e peso (politico) non si è ancora riusciti a sviluppare un’adeguata analisi. Contraddizioni semplificatorie che appaiono ancor più acuite nell’emergenza sanitaria, dalla quale non si sta uscendo in un clima di grande confusione provocato dall’insufficienza di relazione tra politica e tecnica e tra Centro e periferia. Una prima risposta a questo stato di cose è stata tentata attraverso un adeguamento dell’agire politico sviluppato nel senso di una “analogia semplificatoria” che ha preso la veste della democrazia diretta intesa come “uno vale uno” (non certo nel senso del consiliarismo, come sarebbe nella tradizione di una parte della sinistra storica) e nel superamento dei concetti tradizionali di rappresentanza pervenendo, in conseguenza, a un'impostazione di una possibile aggregazione del consenso fondata sullo “scambio politico di massa”. Un secondo livello di proposta destinata a nascondere la realtà dello scontro sociale e politico in corso è stato quello dell’inasprimento della tensione identitaria posta in contrasto verticale con l’idea di una società globalizzata . L'idea era quella di formare un consistente nucleo di opposizione all'idea di un progressivo cedimento di sovranità da parte della struttura storica dello “Stato – Nazione”. Dalla crisi di entrambe queste proposte deriva l’appiattimento del sistema politico dentro all’affermazione di egemonia della tecnica sulla politica. Una crisi culminata nell'adesione di M5S e Lega al governo Draghi. Governo Draghi dalla cui costituzione deriva un'affermazione di egemonia arrivata nell'espressione di una sorta di sudditanza culturale dell'agire politico dalla quale deriva una quasi completa difficoltà della democrazia parlamentare e l'ulteriore spostamento dell’asse del potere verso il Governo. Nel "caso italiano" il Governo è ormai quasi arrivato al traguardo dell'essere inteso come entità astratta e superiore, posta al riparo dalla necessità di formazione del consenso attraverso l’espressione di opinioni diverse da parte dell’opinione pubblica. Il PD appare l'espressione più coerente di questa visione che esclude ruolo e funzione dei corpi intermedi e si allinea alla vocazione di controllo dell’informazione e delle diverse agenzie formative. L'insieme dell’apparato sovrastrutturale, insomma, sembra corrispondere e accondiscendere all'impostazione della centralità assoluta del concetto di governabilità (ormai ridotta a "governismo"). Le elezioni possono infatti essere considerate come la "palestra muscolare" nella quale competono individui che ambiscono a recitare una parte sulla scena della cosiddetta "democrazia recitativa" (concetto direttamente tratto dalla degenerazione dell'intreccio tra biopolitica e democrazia del pubblico) Sta in questo contesto l’ apparentemente insuperabile difficoltà della sinistra a ricostituirsi in soggettività politica (non solo in Italia). La sinistra non riesce ad esprimere una visione sovranazionale dei fenomeni in corso, manca di capacità di lettura dell’inasprirsi delle contraddizioni principali (in primis quella “capitale/lavoro”), non riesce a definire un punto di collegamento tra dispersione sociale e riconoscimento in una identità politica da organizzare in soggetto collettivo. Il discorso potrà allora essere ripreso soltanto individuando i termini esatti del riproporsi evidente di una rinnovata articolazione del confronto di classe che si impone anche dentro alle dinamiche in atto nei grandi passaggi storici delle transizioni in atto (migrazioni, ambiente, digitale, genere) e di una necessità di posizionamento stabile nel contesto internazionale (quale Europa nel riprofilarsi del neo-atlantismo e di uno scontro che recupera tratti di bipolarismo?). Il punto da affrontare dovrebbe essere quello di comprendere davvero il “da che parte stare” in questa radicalizzazione dello scontro avversando metodi e funzioni semplificatorie adottate soltanto in funzione della partecipazione alla governabilità. Il recupero della grande tradizione della sinistra italiana in una funzione di “ soggetto di pedagogia di massa”, la visione costituzionale del ruolo del governo e del parlamento, l’organizzazione politica complessa tra presenza territoriale e utilizzo dell’innovazione tecnologica potrebbero rappresentare i punti sui quali basare la discussione sulla sinistra italiana: nella scorsa primavera se ne era discusso in diverse sedi, adesso si tratterebbe di riprendere il discorso con la dovuta profondità di analisi. Non va concessa nessuna delega ad improvvisate alleanze "strutturali" con l'antipolitica dorotea, né a movimentismi moltitudinari che hanno ormai smarrito la capacità di riconoscere la gerarchie delle fratture all'interno delle grandi transizioni che i dominanti stanno intestandosi stando al di fuori dalla fatica della mediazione politica. Non serve e non vale una semplice accumulazione maggioritaria.

martedì 3 agosto 2021

Arguments on the Left: Class and Race | Dissent Magazine

Arguments on the Left: Class and Race | Dissent Magazine

Franco Astengo: Amministrative 2021

AMMINISTRATIVE 2021: FILI DISPERSI di Franco Astengo Il “demi – monde” della politica italiana è già da tempo in agitazione ma il decreto che dovrebbe fissare la data dei prossimi comizi elettorali per l’elezione del Sindaco e dei Consigli Comunali in una serie di importanti città non è ancora uscito e quindi la data stessa (il 3 ottobre per il primo turno?) resta ignota. Ciò nonostante la scelta delle candidate/i è già stata lanciata ed è apparsa faticosa per quel che riguarda la figura monocratica dei Sindaci mentre è ancora in corso la discussione per quel che riguarda la formazione delle coalizioni e delle relative liste. Da quest’ultimo punto di vista si può però già affermare, sul piano più propriamente politico, che non andrà alla prova l’idea di una alleanza strategica PD-M5S – Leu che non si presenterà nei territori in una dimensione sufficientemente generalizzata , mentre più facilmente assisteremo alla messa in campo del centro destra unito. L’impressione più evidente però è quella di un ritardo complessivo di interpretazione di questa scadenza proprio sotto l’aspetto della possibile futura identità del sistema degli Enti Locali . Il sistema delle Autonomie Locali si trova infatti dentro a diversi livelli di crisi (mentre si attende ancora uno sviluppo di analisi rispetto all'impostazione di una necessaria e urgente riforma dello stesso titolo V della Costituzione dopo il fallimento delle modifiche avvenute a partire da quelle attuate nel 2001): 1) Sembra assente dal dibattito politico il peso che avrà sulle comunità locali il nodo emergente sanità/economia soprattutto nell’ipotesi non remota di recrudescenza dell’emergenza. Un ulteriore inasprirsi dell’emergenza sanitaria porterebbe al sollevarsi di esigenze di vera e propria riorganizzazione della quotidianità e di incidenza sulla materialità delle condizioni di vita per larga parte della popolazione. Sotto questo aspetto ci si sta dilettando con le solite schermaglie e si stanno ponendo al primo posto dei programmi logiche di scambio populistico che potrebbero ben risultare travolte anche per via di un mutamento complessivo di indirizzo nel rapporto Stato/Periferia. Nell’analisi corrente sembrano anche trascurati gli effetti di ondate ribellistiche, quelle sì capaci di porre al centro quell’intreccio sanità/economia cui si faceva cenno in forme di possibile vero pericolo dell’equilibrio democratico; 2) Come abbiamo visto nel corso di questi mesi siamo di fronte a un ridisegno nell’insieme delle relazioni istituzionali in particolare sul fronte Stato /Regioni, con assunzione di un ruolo antagonista da parte dei presidenti regionali e un’operazione da parte del governo attualmente in carica di riaccentramento, dopo lo sbandamento registrato in precedenza. I presidenti regionali (alcuni con ambizioni nazionali) cercheranno di porre sotto tutela le realtà locali che andranno al voto tentando di stabilire – attraverso le loro nuove amministrazioni – una inedita (e trasversale) “massa critica” nel confronto con il governo puntando a un ulteriore riequilibrio del poteri; 3) Dal punto di vista delle elezioni comunali appare logorato il meccanismo dell’elezione diretta: appare scarsa la riconoscibilità dei candidati, sta emergendo un rischio di crescita dell’astensionismo fino al limite della possibile irrilevanza della partecipazione agli eventuali ballottaggi in caso di candidature plurime al primo turno (l’ex-elettorato 5 stelle tanto per dirla in soldoni potrebbe alimentare il fenomeno di un ulteriore riflusso, non soltanto sul piano elettorale, quale esito della caduta delle illusioni generate a suo tempo dall’irrompere sulla scena dell’antipolitica, poi rapidamente trasformatasi nella feluca della diplomazia). 4) Ulteriore, se possibile, illanguidimento nella presenza dei partiti. Servirebbero liste civiche ancorate ad una elaborazione progettuale importante capaci di formare liste di candidati (anche “corte”) non “omnibus” con presenze di forte specializzazione, richiamo alla capacità amministrativa e presenza territoriale nell’idea di rivalutazione dei consigli rispetto alla figura di riferimento monocratico del Sindaco e alla Giunta composta di nominati. L’apertura di una nuova dialettica Sindaco /Giunta / Consiglio fondata sulla presenza, nel consesso elettivo, di una forte rivalutazione di una classe politica locale “diffusa” e competente potrebbe rappresentare un elemento di forte riattivazione democratica, annullando anche idee negative dell’uno vale uno e di un facile esercizio della democrazia diretta senza dimenticare lo “scolorirsi” progressivo nelle presenze di giunta dovuto – appunto – al logorarsi del processo di nomina sindacale cui si faceva già cenno; 5) In questo quadro, sicuramente esposto in maniera molto sommaria, risalta un’assenza totale a sinistra. Nei soggetti residui della sinistra italiana latita ormai da molto tempo la riflessione posta sul piano istituzionale e sarà sicuramente difficile poter registrare una presenza significativa semplicemente allineandosi agli schemi usualmente inseriti in perimetri di appartenenza ormai in via di dissoluzione nel concreto evolversi (involversi?) di una situazione determinata da contorni di inedite contraddizioni (in questo si rivela anche un forte deficit di comunicazione) . Molto si giocherà nella dimostrazione di una originale capacità di imprimere una nuova dimensione nella capacità di governo del territorio, abbandonando idee ormai obsolete di testimonianza identitaria.