giovedì 10 luglio 2025

Franco Astengo: Cultura e politica

CULTURA E POLITICA di Franco Astengo Nei giorni scorsi Gianfranco Pasquino attraverso un suo intervento ha risollevato il tema del rapporto tra cultura e politica rivolgendosi alla sinistra italiana nella sua complessità e rilevando un vero e proprio deficit nella riflessione strategica e nella stessa dimensione della ricerca di valori le cause delle imperanti divisioni non risolvibili attraversi meccanismi di alleanza appoggiati semplicisticamente sulla dimensione politicista. Sulla base di questo importante stimolo abbiamo allora provato ad entrare un poco nel merito della delicata (e annosa) questione. La sinistra italiana, quella “storica” che aveva contribuito in maniera determinante alla Liberazione e nell’Assemblea Costituente, è stata da molto tempo colpita al cuore da fenomeni di vera e propria involuzione dell'agire politico. Forze politiche radicate profondamente sul territorio attraverso ramificate strutture organizzate hanno prima ceduto sul piano culturale (pensiamo alla personalizzazione e alle logiche del maggioritario e della governabilità ad ogni costo) e poi su quello concreto della presenza sociale e politica, lasciandosi dietro di sé un vuoto che prontamente, come vogliono leggi immutabili, è stato riempito con i veleni dell'antipolitica e della sua degenerazioni autocratiche, sovraniste, nazionaliste. Veleni cui hanno contribuito il deficit democratico accumulato dall'Unione Europea e l'arretramento delle democrazie liberali nei loro storici "punti alti". Il fenomeno, naturalmente, come abbiamo già richiamato ha assunto dimensioni sovra-nazionali (anche in conclusione di un ciclo nel corso del quale era stata accelerata l'idea di cessione di sovranità dello stato-nazione) ma nello specifico del “caso Italiano” (quello delle anomalie positive del ’68 più lungo perché intrecciato tra studenti e operai, e della presenza del più grande partito comunista d’Occidente pilastro della democrazia repubblicana) ha palesato una valenza del tutto particolare, al punto da farci pensare dell’esistenza di rischi seri di involuzione autoritaria mentre si evidenzia una "fragilità degenerativa" dell'insieme del sistema politico. L’aggregazione dei soggetti agenti all’interno delle grandi contraddizioni della modernità ma anche, e soprattutto, da un recupero nel rapporto tra cultura e politica, dalla ricostituzione di un nucleo intellettuale all’altezza e ramificato in vari settori della vita non soltanto del Paese ma a dimensione internazionale. Un nucleo intellettuale che recuperi l’idea di una politica considerata anche come oggetto di studio e sede di riflessione sulle grandi prospettive epocali, sulla storia, sull’approfondimento del pensiero politico. Per questo motivo seguiranno considerazioni di merito rivolte proprio all’aspetto dello studio del pensiero politico, invitando coloro che non intendono abdicare dall’impegno nascondendosi (come sempre più spesso purtroppo accade) dalla loro identità a riflettere attorno a questo elemento. Dalla “filosofia della prassi” gramsciana va ripresa in pieno l’idea di fondo del ruolo dell’intellettuale: “Elemento vitale del partito politico è l'unità di teoria e pratica. Questo, però, non è un problema filosofico ma, una "quistione" che deve "essere impostata storicamente, e cioè come un aspetto della quistione politica degli intellettuali". Gramsci si pone quindi il problema di elaborare una teoria generale della funzione e del ruolo degli intellettuali (a essa sono dedicate le note raggruppate nel Quaderno 10), il cui concetto principale è quello di "intellettuale organico". Esso sta a indicare che gli intellettuali, contrariamente a come generalmente si autorappresentano, non costituiscono "un gruppo sociale autonomo e indipendente", ma "ogni gruppo sociale, nascendo sul terreno originario di una funzione essenziale nel mondo della produzione economica, si crea insieme, organicamente, uno o più ceti di intellettuali che gli danno omogeneità e consapevolezza della propria funzione non solo nel campo economico, ma anche in quello sociale e politico" (ibid., p. 1513). Le funzioni degli intellettuali sono eminentemente "organizzative e connettive", e dipendono dal ruolo che essi hanno in rapporto al mondo della produzione, all'organizzazione della società e dello Stato. L’idea allora è quella di lavorare, con tutti gli strumenti disponibili, intorno al rapporto tra cultura e politica, un rapporto che accusa ormai da molti anni un deficit particolarmente vistoso, ridotto all’assemblaggio di un insieme di tecnicismi, in diversi campi da quello accademico per arrivare a quello istituzionale, laddove la politica appare ormai confusa con l’economicismo e con un giurisdizionalismo astratto nell'esercizio del potere. Tutti questi elementi sono ancora del tutto validi anche in tempi di IA anche se vanno adattati al coacervo di contraddizioni operanti nella modernità che reclamano un mutamento di paradigma rispetto all'idea un tempo prevalente delle "magnifiche sorti e progressive". Si tratta di partire per una ricognizione di fondo, anche partendo dal proposito di sviluppare una “ricerca di parte”, con l’ambizione di ottenere il risultato di provocare una riflessione complessiva tale da superare le settorializzazioni, gli schematismi oggi imperanti che, alla fine, hanno danneggiato non soltanto la qualità degli studi e delle ricerche, ma soprattutto la qualità dell’“agire politico” in un contesto nel quale Il riferimento è rivolto a un pensiero politico in grado di esprimere interessi, finalità aspirazioni ben individuabili che, a partire da precisi punti di vista di soggettività determinate, è capace di interpretare le sfide reali della storia, e vi risponde in base a parametri e a esigenze di volta in volta mutevoli. Serve legarsi a un filo conduttore, coscienti del fatto che ciò non significa che il pensiero politico si sia rivolto sempre ai medesimi problemi attraverso le medesime categorie. Al contrario è necessario prestare grande attenzione e insistenza nel mettere in luce che, se è vero che i concetti politici sono la struttura-ponte di lungo periodo, l’asse portante della storia politica dell’Occidente (perché è dell’Occidente che si è chiamati a occuparci, sia pure giocoforza) è anche vero che solo le trasformazioni epocali, il mutare degli orizzonti di senso, il modificarsi catastrofico degli scenari sociali e politici, oltre che intellettuali, hanno consentito ai concetti politici di assumere di volta, in volta, il loro significato concreto. Insomma, è necessario mettere in rilievo che la concretezza del pensiero politico consiste proprio nel fatto che esso aderisce alle drammatiche discontinuità dell’esperienza storica, e anzi le riconosce, le interpreta, le mette in forma. Probabilmente quello che stiamo attraversando è proprio uno di quei momenti storici. Si deve avere fiducia, ed è questa l’unica nota di ottimismo permessa, nell’importanza e nell’efficacia formativa della storia del pensiero politico, nel suo senso più vasto. Si tratta di tornare alla capacità di fornire strumenti per interpretare lo spessore storico e concettuale, per decifrare i momenti di crescita e di crisi, di dramma e di trionfo, di chiusura localistica e di apertura universale della nostra civiltà intellettuale e politica: tutto il contrario dell’impreparazione improvvisata che appare di scena oggi nell’arena del sistema politico italiano.

martedì 8 luglio 2025

Franco Astengo: Socialismo internazionale

SOCIALISMO INTERNAZIONALE di Franco Astengo Utilizzo senz'altro in modo arbitrario alcuni interventi apparsi in questi giorni e incentrati attorno al tema della forma politica della sinistra in Italia e altrove. "Domani" ha lanciato un vero e proprio dibattito impostato sulla base di una lettera inviata da Nadia Urbinati e Carlo Trigilia alla segreteria del PD Schlein, cui hanno già risposto Gianni Cuperlo e Andrea Lorenzo Capussela: dibattito nel corso del quale il tema appare essere quello di una visione alternativa da opporre ai demagoghi, reazionari, moderati o populisti che hanno rinunciato al tentativo di invertire il declino economico e civile dell'Italia e da decenni si contendono la prerogattiva di gestire il potere a vantaggio di diversi interessi particolaristici. Nello stesso tempo dalle colonne del "Manifesto" Luciana Castellina misura da par suo l'andamento di una assemblea nazionale dell'ARCI svoltasi a Padova e rilancia - in sostanza- l'idea del "partito sociale della sinistra". Mi permetto di collegare a questi due spunti di discussione anche il contenuto di una intervista rilasciata qualche giorno fa sempre al "Manifesto" da Yannis Varoufakis, promotore del movimento Diem25 (in verità l'unico che utilizza il termine "socialista"). Varoufakis accenna all'idea di ricostruire un internazionalismo socialista europeo (un vero e proprio "Socialismo Internazionale") con l'idea di collegare la lotta al riarmo e il movimento pacifista in un quadro complessivo di prospettiva socialista per la quale, però, mi permetto di aggiungere va compiuto almeno sul piano teorico il salto di un mutamento di paradigma inserendo nel concetto di "sviluppo" quello di "limite" (un tema sul quale mi permetto un accenno ma che credo occorrerebbe approfondire) in una visione di "socialismo della società sobria" affrontando sul piano progettuale i nodi della complessità delle contraddizioni post-moderne poste in relazione alla "frattura" dello sfruttamento (del lavoro, del territorio, del genere). In tempi di guerra la ricerca di uno strumento utile per avviare la discussione farebbe saltare in mente vecchie storie, risalenti addirittura alla prima guerra mondiale con l'opposizione di alcuni dei socialisti di allora (dopo la tregedia del voto ai crediti di guerra dell'SPD e del Partito Socialista Francese e il pratico scioglimento della Seconda Internazionale) e la convocazione delle conferenze di Zimmerwald e Kienthal. Fin qui soltanto un accenno ad un itinerario (evidentemente impossibile) riferito soltanto per tracciare un solco non soltanto nella memoria, ma riflettendo che tant'è un tasto lo si potrebbe battere nella passività imperante.

venerdì 27 giugno 2025

Si fa presto a dire il 5 per cento del Pil - Lavoce.info

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La Corte di Cassazione boccia il decreto sicurezza: viola la legalità con aggravanti ingiustificate - Articolo21

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Grande farsa al Vertice Nato: Trump scherza, Ue obbligata a pagare • Diritti Globali

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Gianluca Mercuri: Mamdani, New York e l'eterna ricerca di un'anima di sinistra

Mamdani, New York e l'eterna ricerca di un'anima di sinistra editorialista Gianluca Mercuri Provate a immaginare Joe Biden che, un paio d’anni fa, si tuffa nel mare gelido a Capodanno, completamente vestito, e poi guarda il cellulare che lo sta riprendendo e dice ammiccante: “Sto congelando… l’inflazione”. Il vecchio presidente si tuffò invece in una campagna senza speranza, da cui si ritirò troppo tardi e senza evitare il ritorno di Trump. Zohran Mamdani, il 33enne socialdemocratico eppure radicale che ha stravinto le primarie democratiche per il sindaco di New York, quel tuffo a Capodanno l’ha fatto davvero. Le acque erano quelle (oltre che fredde) mai pulitissime di Coney Island, lo spiaggione ultra-pop di New York, il posto meno elitario che ci sia. Lo slogan non parafrasato era questo: «Sto congelando… il vostro affitto! Da prossimo sindaco di New York». Risultato: pubblicazione virale su TikTok, e lo sconosciuto deputato dell’assemblea statale che due mesi prima rifletteva in un caffè yemenita del Queens se candidarsi davvero, iniziava un’ascesa travolgente. Ecco, in questo confronto impossibile tra il vecchio presidente e il giovane (possibile) sindaco forse c’è già tutto: perché i democratici e le sinistre perdono spesso, perché i democratici e le sinistre a volte vincono. Perdono quando non danno mai uno straccio di idea di nuovo, si arroccano alla logica dei clan - in questo caso i Cuomo di Andrew, sposato con una Kennedy, sponsorizzato dai Clinton - e pensano di potersi/doversi riproporre ancora e ancora, anche quando si avvicinano ai 70 anni, e hanno già governato lo Stato di New York, per non dire delle accuse di molestie sessuali. Vincono invece, o almeno scoprono qualche inattesa chance, quando la logica-illogica della casta che si autoperpetua viene spazzata via da un nuovo che suona autentico, in un modo così potente che quasi non conta se lo sia davvero. Ecco, su Mamdani è scattato subito il gioco della non autenticità effettiva, con ampi riferimenti al suo background privilegiato, in quanto figlio della regista Mira Nair e di un professore della Columbia University. E anche quello dell’eccesso di radicalità delle sue proposte, che lo renderebbe destinato alla sconfitta a novembre o al fallimento se davvero sarà sindaco. Un riflesso cui parte dell’élite democratica non ha resistito. «Questo è il giorno migliore per Donald Trump da molto tempo a questa parte, ora ha un simbolo a New York che tutti i repubblicani possono indicare», ha detto per esempio Hank Sheinkopf, uno dei loro strateghi newyorchesi. Che però così riecheggia Trump in persona, subito pronto a truttare (l’equivalente di twittare su Truth, il suo social) che Mamdani è un «lunatico comunista al 100%» e che «abbiamo già avuto dei radicali di sinistra, ma questo sta diventando un po' ridicolo. Ha un aspetto TERRIBILE, la sua voce è irritante, non è molto intelligente, AOC al cubo, TUTTI scemi quelli che lo sostengono», con riferimento ad Alexandria Ocasio-Cortez, l’ex barista ora deputata, diventata il simbolo della sinistra radicale e, agli occhi dell’establishment, l’emblema del velleitarismo ultra-progressista. Il paradosso è che lui, Mamdani, si è ispirato proprio al presidente. «Sia Donald Trump sia la nostra campagna sono in grado di vedere la disillusione della politica, l'incapacità di molti di festeggiare per le briciole che non possono sfamare loro e le loro famiglie», ha detto dopo il successo su Cuomo. Naturalmente la distanza che sottolinea è abissale: «La differenza è che Trump cerca di sfruttare questo sentimento senza alcun desiderio di affrontarlo». La parola chiave è affordability, accessibilità: che senso ha essere la città più cool del mondo se poi la maggior parte dei suoi abitanti non se la possono permettere? Da qui il programma definito radicale dagli osservatori e socialista-democratico dal candidato. Che vale la pena conoscere con qualche dettaglio. La proposta principale è quella del video di Coney Island: Mamdani promette di nominare al Rent Guidelines Board (l’organismo che decide i canoni dei circa 960.600 appartamenti stabilizzati di New York) persone che si impegnino a bloccare gli aumenti degli affitti, che finora scattavano inesorabilmente ogni anno; promette di aprire 5 negozi di alimentari di proprietà comunale, uno per ogni quartiere, che, non dovendo pagare tasse sugli affitti e sulle proprietà, potrebbero abbassare il costo del cibo; propone di rendere completamente gratuiti gli autobus in tutta la città, espandendo un programma pilota che dall’anno scorso ha già reso free cinque linee; e di rendere universale l'assistenza per tutti i bambini tra le sei settimane e i cinque anni di età, finanziando asili nido e centri di assistenza all'infanzia. Mamdani propone anche un nuovo ufficio che aiuti le piccole imprese, con l'obiettivo di ridurre multe, tasse e regolamenti, aumentando del 500% i fondi dei Business Express Service Team, che aiutano le aziende a gestire permessi e adempimenti. E poi nuove norme sulle app di delivery, con retribuzioni standard per i fattorini e possibilità per i clienti di lasciare la mancia all'inizio dell'ordine. Non sorprende che tra i finanziatori di Cuomo ci fossero proprio app e grande distribuzione. Né che a Wall Street sia scattata la psicosi del chiunque-tranne-Mamdani, che il suo programmone «comunista» lo vuole finanziare con un aumento forfettario del 2% delle tasse per l'1% dei newyorkesi che guadagnano più di un milione di dollari all'anno. Dietro tutto questo c’è Morris Katz, lo stratega della campagna che ha asfaltato Cuomo. Da martedì sera, ha raccontato al New York Times, lo cercano «molti democratici di tutto lo spettro ideologico», a caccia di consigli per «catturare un'energia simile nelle loro campagne». A tutti suggerisce di «candidare persone che abbiano posizioni chiare sui vari temi, anziché oscillare in base a quello che indicano sondaggi e focus group». Ma Katz non è molto ottimista sull'establishment del partito, che da una parte dice di voler riconquistare i giovani e la classe operaia e dall’altra a New York ha preferito Cuomo a un volto davvero nuovo. «Ci stiamo sparando sui piedi», dice. Eppure la domanda chiave dovrebbe riguardare i deboli, ricorda: «Come possiamo iniziare a sollevarli anziché cercare di soffocarli?». Ecco, da due o tre lustri la domanda risuona sinistra tra tutte le sinistre del mondo, ma quando qualcuno prova a dare risposte, scatta subito l’etichetta del (troppo) radicale, o radical-chic. I dem scettici dicono che le ricette newyorchesi non sono applicabili allo Iowa, come se nell’America profonda avessero trovato il modo di rendersi presentabili, e come se le esigenze espresse da Mamdani – autenticità, attenzione per i problemi concreti dei più svantaggiati – non valessero ovunque. Magari se non valgono in Iowa potrebbero valere in Italia, dove l’abolizione della povertà non ha funzionato ma una leadership più radicale qualche voto in più l’ha preso. E venendo dallo Iowa a Milano, che fa sconti sugli oneri di urbanizzazione per grattacieli ma non riesce a controllare gli affitti alle stelle, non vale anche qui la domanda «che te ne fai della città più scintillante d’Italia se non te la puoi permettere?».

giovedì 26 giugno 2025

Con L’Aja che tira: come esce l’Ucraina dal vertice Nato

Con L’Aja che tira: come esce l’Ucraina dal vertice Nato

Zohran Mamdani is teaching the left a lesson - New Statesman

Zohran Mamdani is teaching the left a lesson - New Statesman

Geminello Preterossi: Le radici profonde della crisi della sinistra

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Pay Attention to How Zohran Mamdani Won

Pay Attention to How Zohran Mamdani Won

At a Bleak Political Moment, Zohran Mamdani Offers Hope

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In Zohran Mamdani’s Win, Socialism Beat the Status Quo

In Zohran Mamdani’s Win, Socialism Beat the Status Quo

Milano si deindustrializza: La fabbrica sospesa - Clionet

Milano si deindustrializza: La fabbrica sospesa - Clionet

Nato: un vertice per l’ego di Trump?

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mercoledì 25 giugno 2025

Keir Starmer has a problem: the left is organising - New Statesman

Keir Starmer has a problem: the left is organising - New Statesman

Franco Astengo: La commedia della guerra

LA COMMEDIA DELLA GUERRA di Franco Astengo La guerra e di conseguenza le armi come contraddizione della modernità: è questo il passo avanti della storia nell'intreccio dominante tra tecnocrazia e autoritarismo? L'intelligenza artificiale (senza intelligenza come scrive oggi 25 giugno Vincenzo Vita sul "Manifesto") quale strumento di questo nuovo passaggio nella riduzione hobbesiana del rapporto tra politica e vivere civile che sta avvenendo nel segno del dominio identificato nella guerra? Sarà facile riconoscere l'altalena di questi giorni come "La commedia della guerra" con unici perdenti i popoli vessati e bastonati dal gioco a scacchi dei potenti. Però è emersa chiara la contesa che è quella del riarmo, dell'inseguimento a bombe sempre più potenti, missili ultrasonici, droni guidati da remoto per bombardare la povera gente nella consueta logica dei "danni collaterali" ecc, ecc.. Il riarmo va finanziato per favorire i profitti e per tenere alta la tensione in un quadro di militarizzazione complessiva di una dimensione globale che non garantisce neppure l'equilibrio del terrore di antica memoria della guerra fredda. Militarizzazione destinata a ridurre ancora di più la complessità della politica a schema binario, con il gran ritorno della diarchia (almeno apparente) amico/nemico. E' tornato di moda Le Bon e la sua psicologia delle masse (del resto indispensabile per esaltare il nazionalismo, la difesa della propria "civiltà" e far accettare come indispensabile la regressione democratica) e torna di moda Carl Schimtt attraverso l'estensione del cui pensiero si pensa di militarizzare lo scontro politico. Obiettivo: non corrispondere più alle esigenze e ai bisogni di massa in termini di welfare e di equilibrio economico per favorire al massimo disuguaglianza e povertà intese come nuove frontiere sulle quali reggere regimi della paura. Un futuro difficile da interpretare che sembra riduttivo far star dentro a un sistema di incognite in una prospettiva che appare regressiva in assenza di una indispensabile "cultura del limite" che rappresenterebbe, per la sinistra, il necessario vero salto di paradigma.

GLI ASTENUTI MILANESI |

GLI ASTENUTI MILANESI |

sabato 21 giugno 2025

The Future of Social Democracy: How the German SPD can Win Again

The Future of Social Democracy: How the German SPD can Win Again

Franco Astengo: Repressione e lotta di classe

REPRESSIONE E LOTTA DI CLASSE di Franco Astengo L'episodio di Bologna con la tangenziale bloccata dallo sciopero dei metalmeccanici sfidando il DL Sicurezza e i camionisti che suonano il clacson in segno di solidarietà con gli operai, rappresenta un segnale che non può essere trascurato in questa Italia dove sembrerebbe tutto egemonizzata dall'individualismo proprietario e dal qualunquismo menefreghista che rappresentano la cifra etica e la collocazione sociale di questo governo. L'applicazione del "DL sicurezza" ha riportato alla nostra memoria il cupo scenario degli anni’50, ai tempi di feroce repressione poliziesca. Gli anni ’50: quelli della polizia di Scelba davanti alle fabbriche o ai campi occupati dai contadini, quando il proletariato contava i suoi morti e lottava per affermare una diversa condizione di vita da Modena a Melissa, da Montescaglioso a Battipaglia. Chi ha attraversato quel periodo, ad esempio abitando in una città operaia, ha ancora nelle orecchie il suono lacerante delle sirene, lo stridore delle gomme delle camionette che salivano sui marciapiedi dove i manifestanti (magari donne e bambini) cercavano di ritirarsi, il Natale trascorso sotto le ampie volte di una fredda fabbrica occupata oppure in piazza attorno a falò improvvisati, il commissario con la fascia tricolore che ordina la carica, la miseria nelle case dove ci si radunava per cercare di dare sostegno a chi proprio non riusciva più a cucire il pranzo con la cena ma anche la solidarietà dei commercianti che facevano credito e tiravano giù le saracinesche quando c’era lo sciopero. L’Italia del boom nacque in quel modo, attraverso i sacrifici immensi delle lavoratrici e dei lavoratori passati attraverso una temperie straordinariamente pesante, nel periodo – è bene ricordarlo – immediatamente seguente alla guerra, all’invasione nazista, alle deportazioni, alle fucilazioni, alla Resistenza. Chi ha vissuto sulla propria pelle quei tremendi anni’50 oggi sta provando la sensazione del ritorno all’indietro, ma anche di un peggioramento secco della capacità collettiva di capire la condizione nella quale ci si sta trovando alle prese con il ritorno incontrastato dall'arroganza del potere. Ma i clacson di solidarietà suonati dai camionisti di Bologna ci riportano anche al senso della solidarietà di classe: l'unica strada possibile da seguire per i lavoratori, per l'affermazione dei loro diritti, per lottare verso un futuro migliore. Quando si analizzano i risultati del referendum in chiave di sconfitta, magari per trarne vantaggi politici addirittura in chiave personale, si dovrebbero considerare questi elementi partendo con un discorso di ricostruzione di elementi di solidarietà sociale che potrebbero (con tutte le contraddizioni del caso) ripartire anche da 13 milioni di voti.

lunedì 16 giugno 2025

Disuguaglianze e welfare di prossimità: la sfida dei Poli civici, Andrea Catarci, Salvatore Monni | Menabò di Etica ed Economia

Disuguaglianze e welfare di prossimità: la sfida dei Poli civici, Andrea Catarci, Salvatore Monni | Menabò di Etica ed Economia

Come l'esperimento svedese sul welfare è diventato un avvertimento per l'Europa*, Lisa Pelling | Menabò di Etica ed Economia

Come l'esperimento svedese sul welfare è diventato un avvertimento per l'Europa*, Lisa Pelling | Menabò di Etica ed Economia

I cambiamenti nel profilo della redistribuzione in Italia: cosa dobbiamo aspettarci?*, Michele Raitano | Menabò di Etica ed Economia

I cambiamenti nel profilo della redistribuzione in Italia: cosa dobbiamo aspettarci?*, Michele Raitano | Menabò di Etica ed Economia

Può Rawls ispirare un programma per la sinistra?, Elena Granaglia | Menabò di Etica ed Economia

Può Rawls ispirare un programma per la sinistra?, Elena Granaglia | Menabò di Etica ed Economia

mercoledì 11 giugno 2025

Giuseppe Casanova: Medicina, la beffa del test posticipato e la carenza di medici in Italia

Medicina: la beffa del test posticipato e la carenza di medici in Italia In un momento storico in cui la carenza di medici in Italia ha raggiunto livelli preoccupanti, il Governo ha scelto di intervenire con un provvedimento che, invece di semplificare l’accesso al corso di laurea in Medicina e Chirurgia, rischia di complicarlo ulteriormente. Il nuovo sistema prevede lo spostamento del test di ammissione a sei mesi dopo l’inizio del primo anno universitario. Apparentemente un'apertura, nei fatti una scelta che potrebbe far perdere un anno intero a migliaia di giovani aspiranti medici. Il numero chiuso non è stato rimosso, né i posti disponibili sono aumentati in modo significativo. Lo studente, dunque, si iscrive al corso di laurea in Medicina, frequenta le lezioni e affronta i primi mesi di studi, per poi ritrovarsi a dover sostenere un test di selezione a metà anno, con la concreta possibilità di dover abbandonare il corso qualora non superasse la prova. Nessuna certezza, nessuna reale semplificazione e, chi non supera la selezione è costretto a cambiare rotta, perdendo mesi e motivazione. In passato, chi non superava il test sostenuto ad anno Accademico non ancora iniziato, poteva scegliere un piano B, come iscriversi ai cosi di laurea di Farmacia o di Biotecnologie, sostenere esami in comune con Medicina e magari vederseli convalidati in caso di successo al test l’anno successivo. Ora questa possibilità viene inibita da una finta apertura che espone gli studenti a un doppio danno: perdita di tempo e incertezza sul futuro. Il paradosso è reso ancora più amaro dalla realtà: l’Italia forma pochi medici, costringendo il sistema sanitario ad assumere personale dall’estero, spesso senza piena conoscenza del livello della loro formazione. Tutto ciò mentre le nostre università, riconosciute a livello mondiale per la qualità della didattica in Medicina e della formazione effettuata nei vari reparti ospedalieri, continuano a esportare eccellenze che trovano all’estero stipendi e condizioni di lavoro ben più dignitose. In sintesi, una riforma che avrebbe dovuto aprire le porte, finisce per essere solo una vetrina vuota, priva di coraggio e di visione strategica. Serve un intervento serio, che aumenti i posti, elimini o quantomeno riduca il numero chiuso e valorizzi davvero il talento dei nostri giovani, investendo sul futuro della sanità italiana per riportarla alla efficienza e alla efficacia di un tempo. Giuseppe Casanova (Cagliari)

Walter Marossi: MILANO CAPITALE EUROPEA |

MILANO CAPITALE EUROPEA |

martedì 10 giugno 2025

Il quorum e la luna

Il quorum e la luna

Piketty e Sandel: La sfida dell’uguaglianza | David Bidussa

Piketty e Sandel: La sfida dell’uguaglianza | David Bidussa

Franco Astengo: Valutazioni sull'esito del referendum

VALUTAZIONE (IMPROVVISATE) SULL'ESITO DEL REFERENDUM di Franco Astengo Di seguito si troveranno alcuni dati riguardanti la partecipazione al referendu: un'analisi che probabilmente farà storcere il naso a molti perchè fondata su di una comparazione con i dati delle europee 2024: operazione che potrebbe non essere intesa come corretta. Ci sono due ragioni per le quali a spoglio ancora in corso è stato deciso di procedere a questo modo: 1) fornire subito a caldo alcuni materiali che consentano l'avvio di una riflessione che sarà necessario approfondire al massimo disponendo anche delle cifre assolute dei partecipanti al voto; 2) la parametrazione sui dati relativi alle Europee 2024 è motivata prima di tutto dal fatto che si tratta dell'ultima elezione generale svoltasi in Italia in ordine di tempo e in secondo luogo che si trattò dell'elezione di una sorta di "consolidamento" dell'astensionismo dopo che per molti anni la crescita della non partecipazione al voto si era accompagnata con una forte volatilità elettorale che, tra il 2013 e il 2022, aveva dato anche ad un "cambio" nell'indicazione del partito di maggioranza relativa accompagnato da una forte instabilità (in discesa) delle espressioni di voto. Le elezioni del 2022 avevano anche avviato un disegno di ritorno al bipolarismo che successivamente in una serie di elezioni regionali e locali (non utilizzabili per questo tipo di lavoro perchè svoltesi in epoche diverse) si era ulteriormente radicato. Alcune prime schematiche considerazioni di carattere generale possono essere così riassunte 1) Il blocco astensionista non è stato smosso dalla campagna elettorale in alcuna delle sue componenti dalla disaffezione al deficit di offerta politica all'assenza - specialmente - al sud di valide motivazioni al "voto di scambio" (sul piano generale non per via dell'assenza di candidature) 2) Sul piano strettamente riferito alla qualità dei quesiti si è dimostrata l'asimmetria tra domande forzatamente "tecniche" e un'idea generale di teoria politica che aveva consentito l'introiezione del liberismo a sinistra. Un tema da seminario che dovrà però essere affrontato considerato l'emergere di una accusa di ideologismo che è necessario ribaltare. Da affrontare però nel segno di una riconnessione e di un nuovo riconoscimento sociale del mondo del lavoro; 3) Sul piano politico la precisa presa di posizione dei partiti costringe a una valutazione che sicuramente non è da manuale di scienza politica: il voto non definisce una possibilità di blocco di riferimento e ricalca più o meno la geografia del voto politico, con tutti i limiti che ben conosciamo dal punto di vista dell'opposizione alla destra. Partendo dai dati con riferimento - appunto - alle elezioni europee 2024 la saldatura tra astenuti (50,31%) e somma delle percentuali dei partiti di centro-destra riferita alla totalità degli aventi diritto (Italia, escluso estero) toccava la percentuale del 72,60%. Lo spazio effettivo della partecipazione al voto - in partenza - assommava quindi al 27,40%. Da notare come il referendum sulla cittadinanza pure promosso da soggetti diversi da quelli proponenti i quesiti sul lavoro non abbia prodotto un qualche livello di propria partecipazione autonoma (sul piano del conteggio dei voti invece la situazione appare affatto diversa). Si resta sulle percentuali perchè le cifre assolute si potranno avere soltanto ultimati gli scrutini. Mentre non sono ancora ufficiali i dati dei votanti all'estero. ITALIA (referendum 2025. iscritti escluso estero: 45.997.941) Europee 2024: astenuti più centro destra 72,60% "spazio di voto" 27,40% votanti 30,58% più 3,18% Dati Regione per Regione Piemonte: Europee 2024: astenuti più centro-destra 70,05% "spazio di voto" 29,95% votanti 35,20% più 5,25% Liguria: Europee 2024: astenuti più centro destra 70,52% "spazio di voto" 29,48% votanti 35,07% più 5,69% Lombardia: Europee 2024: astenuti più centro destra 78,33% "spazio di voto" 22,67% votanti 30,69% più 8,02% Veneto: Europee 2024: astenuti più centro destra 77,15% "spazio di voto" 22,85% votanti 26,21% più 3,36% Friuli - Venezia Giulia: Europee 2024: astenuti più centro destra 77,52% "spazio di voto" 22,48% votanti 27,59% più 5,11% Emilia - Romagna: Europee 2024: astenuti più centro destra 63,99% "spazio di voto" 36,11% votanti 38,09% più 1,98% Toscana: Europee 2024 astenuti più centro destra 63,35 "spazio di voto" 36, 65% votanti 39,10% più 2,45% Umbria: Europee 2024 astenuti più centro destra 66,66% "spazio di voto" 33,34% votanti 31,21% meno 2,13% Marche: Europee 2024 astenuti più centro destra 70,12% "spazio di voto" 30,88% votanti 32,70% più 1,82% Lazio: Europee 2024 astenuti più centro destra 74,45% "spazio di voto" 26,55% votanti 31,87% più 5,32% Abruzzo: Europee 2024: astenuti più centro destra 75,75% "spazio di voto" 24,25% votanti 29,75% più 5,50% Molise: Europee 2024 astenuti più centro destra 73,92% "spazio di voto" 26,18% votanti 27,70% più 1,52% Campania: Europee 2024: astenuti più centro destra 70,80% "spazio di voto"; 29,20% votanti 29,86% più 0,86% Puglia: Europee 2024: astenuti più centro destra 73,07% "spazio di voto": 27,93% votanti 28,62% più 0,69% Basilicata: Europee 2024: astenuti più centro destra 72,35% "spazio di voto" 27,65% votanti 31,27% più 3,62% Calabria: Europee 2024: astenuti più centro destra: 77,22% spazio di voto 23,28% votanti 23,81% più 0,53% Sicilia: Europee 2024 astenuti più centro destra 72,29% "spazio di voto" 27, 71% votanti 23,10% meno 4,61% Sardegna: Europee 2024: astenuti più centro destra 75,06% "spazio di voto" 25,94% votanti 27,74% più 1,80% Valle d'Aosta: Europee 2024 astenuti più centro destra 73,55% "spazio di voto" 27,45% votanti 29,04% più 6,34% Trentino Alto Adige: Europee 2024: astenuti più centro destra 66,89% "spazio di voto" 33,11% votanti 22,70% meno 10,41% Graduatoria delle regioni dove si è votato maggiormente rispetto allo "spazio di voto" di partenza: incremento nazionale 3,18% 8.02% Lombardia 6,34% Valle d'Aosta 5,69% Liguria 5,50% Abruzzo 5,32% Lazio 5,25% Piemonte 5,11% Friuli Venezia Giulia 3,62% Basilicata 3,36% Veneto 2,45% Toscana 1,98% Emilia Romagna 1,82% Marche 1,80% Sardegna 1,52% Molise 0,86% Campania 0,69% Puglia 0,53% Calabria

sabato 7 giugno 2025

Lavoro e cittadinanza: cinque referendum per salvare la democrazia - Strisciarossa

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Perché i Sì ai referendum faranno bene all'economia - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

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Italia-Francia, il paradosso del Pil - Terzogiornale

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Referendum sulla cittadinanza, ma quale invasione?

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Referendum: ridurre i morti sul lavoro

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Abroghiamo la precarietà con il referendum

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Referendum sulle piccole imprese, risarcimento senza limiti

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Referendum: art. 18 batte Jobs Act 10 a 0

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venerdì 30 maggio 2025

SPIGOLATURE: HARVARD, TERZO MANDATO,PALESTINA di Paolo Bagnoli

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Social-démocratie suédoise : un congrès pour tout changer ? - Fondation Jean-Jaurès

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Partecipazione dei lavoratori nelle imprese: tanto rumore per nulla? - Lavoce.info

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Referendum 2025, Milano nella giungla degli appalti

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Trump, i dazi e la perdita di egemonia, Giorgio Ricchiuti | Menabò di Etica ed Economia

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Franco Astengo: 2 giugno, referendum, identità repubblicana

2 GIUGNO, REFERENDUM,IDENTITÀ' REPUBBLICANA di Franco Astengo La celebrazione del 2 giugno 2025, festa della Repubblica, assumerà tratti inediti nella storia d'Italia:definitivamente dissolto l'antico "arco costituzionale" sotto il cui ombrello ci poteva comunque ritrovare mai è stato così violento l'assalto alle fondamenta del dettato della nostra Carta Fondamentale. In aggiunta questa scadenza fondamentale per l'identità repubblicana cadrà nel calendario alla vigilia di un appuntamento elettorale di grandissimo rilievo: l'appuntamento dell'8 e 9 giugno relativo ai 5 referendum sulla dignità del lavoro e la cittadinanza che la maggioranza di governo vorrebbe affondare attraverso la pratica di un astensionismo predicato dall'alto: un atto di vera e propria di "eversione" da parte delle classi dirigenti. La dignità del lavoro e la cittadinanza saldano assieme due articoli della Costituzione che ne dettano il senso complessivo: l'art.1 che fonda la Repubblica sul lavoro e l'articolo 3 che indica la via maestra dell'eguaglianza di tutti davanti alla legge. Qual'è l'obiettivo della destra ? Cancellare la Costituzione e mandare in archivio il suo punto di vera scaturigine, la Resistenza. Non è possibile far passare questo progetto e il successo dei 5 sì nei referendum appare in questo momento la migliore garanzia per difendere e affermare i principi invalicabili della nostra Carta Fondamentale. E' in corso un attacco alla democrazia che si sviluppa in un quadro generale davvero inquietante. Una situazione dominata dalla suprema incertezza tra la pace e la guerra: dilemma che la nostra Costituzione intende sciogliere con un articolo 11 già fin troppe volte violato nella sua sostanza. Abbiamo visto come si stia sviluppando un attacco diretto a categorie come quella della Magistratura (attuandone una sostanziale riduzione di autonomia dall'esecutivo) e dell'informazione (con un evidente arretramento nella liberà d'espressione come testimoniato anche dalle classificazioni internazionali in materia); Questi fatti evidenziano uno stato di cose che non può che essere contrastato se non prendendo atto fino in fondo della loro gravità e pericolosità, esprimendo così un pieno convincimento alternativo fuori da qualsivoglia tentativo di compromissione, in ispecie sul piano costituzionale e delle stesse forme istituzionali che derivano direttamente dalla sua applicazione, prima fra tutte la forma di governo parlamentare. La celebrazione del 2 giugno, il cui riferimento essenziale sarà quello dell'indicazione dei 5 sì nei referendum dell'8 e 9 giugno, dovrà essere allora impostata come momento di richiamo alla necessità, prima di tutto, di espressione di un sentimento: come è stato scritto "di qualcosa di cui non si può non parlare, di cui non si può tacere" partendo dalla risposta alla tragedia fascista da cui nacque la nostra identità repubblicana.

martedì 27 maggio 2025

Franco Astengo: Comunali 2025

COMUNALI 2025: QUALCHE NUMERO DAI CAPOLUOGHI di Franco Astengo La premessa (approssimativa) di questa prima analisi riguarda la partecipazione al voto nell'insieme dei comuni chiamati al voto il 25 e 26 di maggio 2025: ci troviamo di fronte a una sostanziale tenuta nella partecipazione passata dal 56,29% dal 56,32% delle precedenti consultazioni avvenute in occasione diversa nei singoli comuni. Abbiamo parlato di "sostanziale tenuta" collocandosi la percentuale dei votanti oltre il 56% un dato che rappresenta al momento la possibilità di scongiurare un passaggio "strutturale" (presente cioè in ogni tipo di consultazione) al di sotto della soglia psicologica del 50%. L'analisi complessiva dei voti validi nei 4 comuni capoluogo ci indica come ne siano stati espressi (sul totale degli aventi diritto: 818.846) 423.670(51,73%) per i candidati sindaci e 400.788 per le liste 48,94%) a dimostrazione della maggiore propensione dell'elettorato verso il voto di tipo personale. Cercando di comparare il numero di espressioni di voto con quelle delle elezioni europee 2024 troviamo questi dati : aventi diritto 799.818 voti validi espressi 353.826 (44,23%) Registriamo quindi un incremento nei voti validi nei 4 comuni capoluogo rispetto alle europee 2024 del 7,50% (candidati sindaci) e del 4,71% (liste). Un incremento netto che non si verificava da tempo e che la partecipazione al voto nei referendum dell'8-9 giugno ci dirà se rappresenta un elemento di controtendenza sul piano generale oppure, nella fattispecie, di un ritorno d'interesse per i temi di carattere locale in particolare al Sud. Questo dato vale però soltanto per 3 dei 4 capoluoghi : in controtendenza rispetto alle europee 2024 Ravenna con un calo di espressione dei voti validi del 3,00% rispetto ai candidati sindaci e del 4,69% rispetto alle liste. Si ricorda che tutte le percentuali sono riferite all'intero corpo degli aventi diritto al voto: l'analisi dettagliata delle singole liste seguirà in un lavoro successivo. Analizziamo adesso molto sommariamente alcuni dati provenienti dai 4 comuni capoluogo di provincia (con Genova anche capoluogo di Regione) nei quali si è votato. Genova: 2022 comunali: elettrici ed elettori 480.424 voti validi ai candidati sindaci 202.646 alle liste 190.600 Bucci eletto al primo turno 112.457 voti (23,40% sull'intero corpo elettorale) Primo partito la lista di Bucci Sindaco 36.335 voti, Fratelli d'Italia 17.788, Lista Toti 17.485, Lega 12.886, Forza Italia 7.340, UDC 3.752, liste civiche 9.608. Ariel Dello Strologo candidato sindaco centro sinistra 77.065 (16,04% sull'intero corpo elettorale) PD 39.937, Lista Sindaco 12.032, Europa Verde e Lista Sansa 9.873, M5S 8.381, Sinisdtra Italiana 2.930. Altri 5 candidati sindaci 13.124 ( 2,73% sull'intero corpo elettorale) 2024 elezioni europee: elettrici ed elettori 468.850 voti validi 219.083 centro sinistra con M5S: PD 68123, M5S 26,281, AVS 20.954. centristi: Azione 9.697 IV e + Europa 8.997 centro destra: FdI 47.228, FI e Noi moderati 14.338, Lega 13,874. altri: Pace, Terra, Dignità 6.904, Libertà 1.765, Alternativa Popolare 594, UV 338 Regionali 2024: elettrici ed elettori 478.878 voti validi candidati presidenti 233.047 (48,66% sull'intero corpo elettorale) voti validi liste 217.864 (45,49% sull'intero corpo elettorale) Orlando 121.821(25,43% sull'intero corpo elettorale) PD 64.758, AVS 16,467, Lista Presidente 13.563, M5S 11.937, Riformisti 4.706, Lista Civica 2.761 Bucci 103.219 (21,55% sull'intero corpo elettorale) FdI 29.543, Lista Bucci 22.772, Orgoglio Liguria 15.189, Lega 14.313, FI 8.950, UDC 3.054, Alternativa Popolare 3.054 Altri 7 candidati presidenti: 8007 ( 1,07% sull'intero corpo elettorale) Comunali 2025 elettrici ed elettori 479.974 voti validi espressi candidati sindaci 242.260 (50,47% sull'intero corpo elettorale) voti validi espressi liste 226.997 (47,29% sull'intero corpo elettorale). Si registra quindi un incremento nell'espressione di voti validi rispetto alle Regionali 2024 dell'1,81% sul voto ai candidati presidenti e dell' 1,80% sui voti espressi per la lista. Salis eletta al primo turno 124.720 ( 25,98% sull'intero corpo elettorale). Riferendoci alle precedenti occasioni di elezione diretta la candidatura Salis in percentuale sull'intero corpo elettorale è cresciuta del 2,58% rispetto a Bucci'22 e dello 0,55% rispetto ad Orlando (regionali 2024, candidatura in vantaggio nella città di Genova PD 65.690. Lista Sindaco 18.853, AVS 15,705, M5S 11.583, Riformisti 5.405 Picciocchi 107.091 (22,31% sull'intero corpo elettorale) flessione dell'1,09% rispetto a Bucci '22 e in crescita dell0,76% su Bucci '24 (regionali) Fdi 28.234, Lista Sindaco 24.237, Noi moderati (erede Lista Toti) 17.806, Lega 15.757, FI 8589, NPSI-DC 3.752, UDC 1189. Altri 5 candidati sindaci: 10.449 voti (2,17% sull'intero corpo elettorale) Taranto 2022 comunali: elettrici ed elettori 163.778 voti validi ai candidati sindaci 82.150 voti validi alle liste 79.268 Melucci eletto al primo turno 49.807 voti (30.41% sull'intero corpo elettorale) PD 15.282, Liste Civiche 18.393, M5S 3.316, Popolari 2.924, Verdi 2.567, PSI-PRI 2.254, Autonomi 229 Musillo 24.514 (14,96% sull'intero corpo elettorale) Liste Civiche 14.445, FdI 5.322, Lega d'azione Meridionale 865 Altri 2 candidati: 7.829 (4,78% sull'intero corpo elettorale) 2024 europee: elettrici ed elettori 157.495 voti validi 53.409 (33,11%) Centro sinistra e M5S: PD 14.581, M5S 10.662, AVS 3.316 centristi: IV e +Europa 3.086 Azione 609 Centro destra: FdI 13.387, Lega 3.271, FI Noi Moderati 2.717 Pace Terra Dignità 978, Libertà 372, Animalisti 329, Alternativa Popolare 101 comunali 2025 elettrici ed elettori 160.884 votivalidi espressi per i candidati sindaci 87.925 voti (54,65%) validi espressi per le liste 83.460 (51,87%). Incremento nell'espressione dei voti validi: Sindaci più 21,54%, Liste più 18,76%. Bitetti al ballottaggio 32.875 voti (20,43% sul totale del corpo elettorale) con una flessione del 9,98% rispetto all'elezione al primo turno di Melucci nel 2022. PD 12719, Liste Sindaco 6523, Unire Taranto 4135, Demos 2552, AVS 1900, DC 1695, Azione 1476. Tacente al ballottaggio con 22.987 voti (14,28% sull'intero corpo elettorale, con una flessione dello 0,68% rispetto alla candidatura Musillo esclusa al primo turno nel 2022) Liste Civiche 23.113 (14,36% sul totale del corpo elettorale) Il candidato del centro destra Lazzaro escluso dal ballottaggio con 17.060 voti (10,60% sull'intero corpo elettorale) con i voti per le liste: FdI 7184,FI 4353,Noi Moderati 2099, PLI 760. Esclusa anche la candidata del M5S Angolano con 9.597 voti ( 5,96% sull'intero corpo elettorale). Alitre 2 candidati sindaci. Voti: 5.406 ( 3,36% sull'intero corpo elettorale) Matera 2020 Comunali: eletttrici ed elettori 50.730 voti validi primo turno candidati sindaci 34.546 voti validi liste 33.367 secondo turno voti validi 27.880 Bennardi eletto al secondo turno con 18.830 voti (37,11% sull'intero corpo elettorale) al primo turno 9.525 (18,77% sull'intero corpo elettorale) M5S 3.649, Volt 1493, Europa Verde - PSI 1.474, Lista Civica 398 Sassone al primo turno 10.460 (20,61% sull'intero corpo elettorale) al secondo turno 9.050 (17,83% sull'intero corpo elettorale) FI 3897, FdI 3084, Lega 2599, Liste Civiche 3.668 Schiuma 6.903 (13,60% sull'intero corpo elettorale) PD 4.018, Centro Democratico 493, Liste Civiche 2.697 Altri 2 candidati sindaci 5.612 ( 11,06% sull'intero corpo elettorale) 2024 Europee aventi diritto 48.985 voti validi 17,527 (35,78%) centro sinistra e M5S PD 6.139, M5S 2.481, AVS 882 centristi: Azione 806, IV e +Europa 700 Centro destra: FdI 3.948, FI 935, Lega 584, Pace Terra Dignità 793, Libertà 171, Animalisti 55, Alternativa Popolare 33 Comunali 2025: elettrici ed elettori aventi diritto 50.500. Voti validi assegnati ai candidati Sindaci 31.994 (63,35%) con un incremento sui voti validi europee 2024 del 27,57% , voti validi assegnti alle liste 30.977 (61,34%) incremento sulle europee 2024 del 25,56% Cifarelli ammesso al ballottaggio con 19.925 voti ( 39,45% sull'intero corpo elettorale) Liste civiche di centrosinistra 16.258 voti ( 32,19% sull'intero corpo elettorale) Nicoletti ammesso al ballottaggio con 11.832 voti (23,42% sull'intero corpo elettorale) FdI 3226, Lista Sindaco 2192, Forza Italia 1691, Io Sud 1469, UDC 1248, Lista Civica 489 Il sindaco uscente Bennardi ha avuto 2.664 voti (5,27% sul totale del corpo elettorale) perdendone oltre 16.000 rispetto ai voti ottenuti nel ballottaggio 2020. La lista del M5S è scesa da 3.649 voti a 1.694. Altri due candidati sindaci 3.573 voti (7,07% sull'intero corpo elettorale) Ravenna 2021 Comunali elettrici ed elettori 124.763 De Pascale eletto al primo turno 39.030 (31,28% dell'intero corpo elettorale) PD 22.740 PRI 3.250 M5S 2.443 Civiche 5.640 Donati 14.742 (11,81% dell'intero corpo elettorale) FdI 5.589, Lega 5.238, Civica 2.804 Altri 7 candidati sindaci 8.998 (7,21% sull'intero corpo elettorale) 2024 europee elettrici ed elettori 123.978 voti validi 63.807 (51,46%) centro sinistra e M5S: PD 24.153, M5S 5.049, AVS 3882 centristi: Azione 2350, IV e + Europa 2.198 centrodestra: FdI 16.173, Lega 3587, FI e noi moderati 3.359 Pace, Terra e Dignità 1.874, Libertà 500, Alternativa Popolare 200, SVP 82 2025 comunali elettrici ed elettori 126.888 voti validi assegnati ai candidati sindaci 61.491 voti validi (48,46% sull'intero corpo elettorale) con un decremento del 3,00% rispetto alle europee 2024 e assegnati alle liste 59.354 (46,77% sull'intero corpo elettorale) con un decremento rispetto alle europee 2024 del 4,69%. Barattoni eletto al primo turno con 35.759 voti (28,03% sull'intero corpo elettorale in flessione rispetto all'elezione di De Pascale nel 2021 del 3,25%) PD 23.739, M5S 2.627, AVS 2578, PRI 2508, Lista Civica 2174, Progetto Ravenna 1441 Grandi 15.405 voti (12,14% sull'intero corpo elettorale con uno 0,33% in più rispetto alla candidatura Donati'21) La Lega ha presentato un proprio candidato, Ancisi,con 3.976 voti (3,13% sull'intero corpo elettorale) Altri 4 candidati con 6.351 voti (5,00 dell'intero corpo elettorale)

Salari, inflazione e il triangolo smarrito - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

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sabato 24 maggio 2025

Israele, la maggioranza di Netanyahu collassa. Della Pergola: "Nessuno preme per il voto, ma il governo può cadere sulla Legga di Bilancio". Tensioni sul servizio militare

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Riforme a rischio autoritarismo. Torniamo a redistribuire la ricchezza • Libertà e Giustizia

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Alberto Benzoni: Riformismo e riformisti: giù le mani da Matteotti

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Decreto Sicurezza, alla Camera prove di autoritarismo - Terzogiornale

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Le classi sociali esistono ancora (e contano più che mai) - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

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Lavori ma ti pagano una miseria: l’Italia vista dall’Istat

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mercoledì 21 maggio 2025

Franco Astengo: Referendum e centralità costituzionale

REFERENDUM E CENTRALITA' COSTITUZIONALE di Franco Astengo La fase finale della campagna referendaria dovrà essere affrontata attraverso un'attenta analisi del valore dei quesiti posti e della situazione in atto cercando di far valere sì posizioni di principio ma anche elementi determinati dall'urgenza politica. Questa valutazione è resa ancor più necessaria dalla posizione assunta dalle forze di maggioranza e di governo (con riflesso immediato ai più alti livelli istituzionali) di promuovere un'astensione di massa con lo scopo di impedire la validità della consultazione attraverso il mancato raggiungimento del quorum che prevede la partecipazione al voto della metà più uno degli aventi diritto al voto (compresi coloro inclusi nelle liste elettorali all'estero). Sulle ragioni che indussero i Costituenti a fissare questa soglia si è diffuso oggi Gianfranco Pasquino sulle colonne di "Domani", mentre Vincenzo Vita sul "Manifesto" è entrato nel merito del tema della comunicazione pubblica, i cui operatori tendono palesemente ad assecondare l'indicazione del governo (ed anche questo tema è di natura strettamente costituzionale). Una situazione molto particolare nella storia della vicenda politica italiana (Pasquino ha richiamato per notare le differenze il precedente del referendum sulla preferenza unica del 1991) che vede le forze di maggioranza e di governo impegnate in una operazione legittimamente prevista ma che pone in discussione un pilastro dell'agire democratico fondato sul voto (in Italia: diritto/dovere) apparentemente senza violare la Costituzione Repubblicana. Sicuramente nella stretta formalità giuridica i quesiti referendari che saranno votati l'8-9 giugno prossimi non rivestano carattere costituzionale : ma è questo il punto - a mio giudizio - del rapporto oggettivo tra la natura dei quesiti con il dettato costituzionale quello da analizzare attentamente proprio cercando di impostare al meglio la conclusione della campagna elettorale per i 5 sì. E' necessario segnalare l'esistenza di un evidente nesso costituzionale presente nei 4 quesiti sul tema del lavoro e in quello sulla cittadinanza: nesso costituzionale tra l'articolo 1(fondamento della Repubblica) e articolo 3 (uguaglianza) in una connessione che evoca assieme libertà e uguaglianza, proprio gli elementi fondativi della nostra Carta Costituzionale. E' stato scritto, il referendum riporta sulla scena politica quattro parole dal grande significato etico: dignità, emancipazione, partecipazione, conflitto. In sostanza l'astensione propugnata dalle forze di maggioranza e di governo oltre che da livelli molto alti sul piano istituzionale sconfina nella lesione costituzionale e va respinta proprio in quel senso. Perciò queste ultime battute di confronto politico nel Paese non possono essere limitate alla pur fondamentale lettura formale dei quesiti in ballo: siamo già ben oltre. Ci troviamo sul terreno dell'affermazione costituzionale che molto presto sarà nuovamente messa in discussione sia sul tema della concezione dell'unità del Paese (autonomia differenziata) sia su quello della forma di governo (premierato). Il passaggio elettorale dell'8-9 giugno rappresenta così un possibile stretto varco per affermare la qualità della democrazia repubblicana così come questa fu concepita da una Assemblea Costituente emersa dalla lotta di Liberazione.

Referendum: art. 18 batte Jobs Act 10 a 0

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giovedì 8 maggio 2025

Giuseppe Casanova: A proposito delle celebrazioni dell'80esimo anniversario della vittoria sul nazismo

Le celebrazioni dell'80º anniversario della vittoria sul nazismo da parte della Russia, sollevano interrogativi profondi sulla coerenza tra memoria storica e azioni presenti. Il parallelo tra il nazismo e il cosiddetto "putinismo" emerge non solo come provocazione retorica, ma come riflessione critica su pratiche autoritarie e aggressive che richiamano dinamiche del passato. Paralleli tra nazismo e putinismo: una riflessione critica 1. Strumentalizzazione della storia per giustificare l'aggressione Il regime nazista manipolò la storia per legittimare l'espansione territoriale e la repressione interna. Analogamente, Vladimir Putin ha invocato la "denazificazione" dell'Ucraina come pretesto per l'invasione, nonostante l'assenza di un reale pericolo nazista nel paese. Storici sottolineano che tale retorica distorce la realtà, considerando che l'Ucraina è guidata da un presidente democraticamente eletto e di origine ebraica, Volodymyr Zelensky. 2. Repressione del dissenso e controllo dell'informazione Il nazismo si caratterizzò per la soppressione delle libertà civili e il controllo totale dei media. In Russia, il governo ha implementato leggi che limitano la libertà di espressione, vietano la critica all'esercito e censurano narrazioni storiche alternative, creando un ambiente in cui la verità è subordinata alla propaganda di Stato. 3. Aggressione militare e violazioni dei diritti umani Le campagne militari naziste causarono immense sofferenze tra le popolazioni civili. Oggi, l'invasione russa dell'Ucraina ha portato a bombardamenti su aree residenziali, causando la morte di civili e la deportazione forzata di bambini ucraini in Russia, azioni che evocano tragicamente le atrocità del passato. 4. Negazione dell'identità nazionale e sovranità Il nazismo mirava all'annientamento delle identità nazionali considerate inferiori. Putin nega la legittimità dell'Ucraina come nazione sovrana, sostenendo che essa non abbia diritto all'esistenza indipendente, una posizione che mina i principi fondamentali del diritto internazionale e dell'autodeterminazione dei popoli. Il confronto tra nazismo e putinismo non è una mera analogia storica, ma una chiamata alla vigilanza contro il ripetersi di dinamiche autoritarie e oppressive. In un momento in cui la Russia celebra la sconfitta del nazismo, è fondamentale riflettere sulle azioni presenti che contraddicono i valori di libertà e giustizia che tale vittoria dovrebbe rappresentare. Giuseppe Casanova Quartu Sant’Elena (CA)

A sinistra dei Democratici - Jacobin Italia

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Fra un mese si vota: un Sì per vivere da cittadini e lavorare con dignità

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Tra progressisti e conservatori le tre sfide della Chiesa per non archiviare Francesco - Strisciarossa

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lunedì 5 maggio 2025

Germania: più Est e più donne. I ministri della Spd completano il governo. Domani la fiducia a Merz - Il Fatto Quotidiano

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Italy's Minimum Wage Dilemma: Will EU Pressure Force a Policy Shift?

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Franco Astengo: Trento e Bolzano

TRENTO E BOLZANO CONFERMANO IL 50% COME SOGLIA LIMITE DELLA PARTECIPAZIONE AL VOTO di Franco Astengo Questo intervento elaborato nelle ore immediatamente successive alla chiusura dei seggi per le elezioni comunali nelle province autonome di Trento e Bolzano riguarda esclusivamente i dati di partecipazione al voto nei due capoluoghi. Il principio di partenza è quello di considerare la questione della partecipazione elettorale come assolutamente prioritaria rispetto agli stessi esiti sui candidati e le liste: la nostra convinzione rimane quella di considerare la presenza alle urne come fattore (assieme ad altri) determinante nella partecipazione politica e nel rapporto tra istituzioni e cittadini. La convinzione è quella di una estrema fragilità del sistema e quindi di grande difficoltà nella capacità delle istituzioni di affrontare concretamente le contraddizioni della modernità mantenendo un equilibrato sistema di decisionalità democratica, senza cadere nel rischio concreto di scivolate autoritarie di cui del resto si ha già prove concrete sul piano internazionale e segnali avvertibili nel nostro Paese. QUESTI SONO I DATI DA ANALIZZARE: TRENTO. Elezioni comunali 2025 Iscritti nelle liste 102.465 Votanti 51.156 49,93% Elezioni europee 2024 Iscritti nelle liste 99.073 Votanti 48.229 48,68% Elezioni politiche 2022 Iscritti nelle liste 88.659 (la differenza con le altre elezioni è dovuta agli elettori residenti all'estero) Votanti 62.523 70,52% Elezioni comunali 2020 Iscritti 99.140 Votanti 60.451 60,98% Fatta notare la differenza nell'orario di votazione (nelle comunali 2020 si votò su 2 giorni come nelle politiche 2022 e nelle europee 2024) si può notare come il massimo di partecipazione al voto sia stata ottenuta nell'occasione delle elezioni politiche. Si conferma, come in molte altre situazioni, il calo d'interesse per le elezioni comunali che un tempo erano considerate quelle "più vicine" ai problemi concreti e di conseguenza stimolanti il massimo della partecipazione, mentre il fanale di coda dell'interesse era riservato alle elezioni europee. Adesso nel caso di Trento la percentuale dei votanti tra europee e comunali è pressochè analoga si passa del 48,68% al 49,93% comunque al di sotto del 50%. BOLZANO Elezioni comunali 2025 Iscritti nelle liste 81.752 Votati 42.672 52,2% Elezioni europee 2024 Iscritti nelle liste 79.704 Votanti 39.003 48,93% Elezioni politiche 2022 Iscritti nelle liste 76.457 Votanti 51.048 66.69% Elezioni comunali 2020 Iscritti nelle liste 81.039 Votanti 49.152 60,7% Rispetto a Trento i risultati di Bolzano presentano alcuni elementi di diversità: molto rilevante il calo da elezioni comunale a elezione comunale (2020-2025) con un meno 8,5% nella partecipazione, si registra un maggior calo tra le elezioni politiche e quelle europee con una risalita nelle comunali di domenica scorsa maggiormente accentuata. A Bolzano il 50% della partecipazione al voto è superata del 2,2% ma anche in questo caso si conferma ormai come la soglia - limite salvo che nell'occasione delle elezioni politiche, almeno fino a questo momento. Ed è questo il dato generale che si può trarre anche da questa tornata, quello - appunto - del 50% come soglia - limite. Verificheremo l'andamento nelle prossima tornata del 25-26 maggio dove si voterà anche a Genova, Ravenna, Taranto, Matera e Nuoro.

mercoledì 30 aprile 2025

Il Jobs Act dieci anni dopo: precarietà e bassi salari - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

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Un socialista per la Grande mela - Jacobin Italia

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Lavoro e salari in Italia, Lia Pacelli, Rinaldo Evangelista | Menabò di Etica ed Economia

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I dazi di Trump e le strategie delle imprese italiane, Attilio Pasetto, Paolo Carnazza | Menabò di Etica ed Economia

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Chi ha paura della partecipazione dei lavoratori?, Giuseppe Croce | Menabò di Etica ed Economia

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martedì 22 aprile 2025

Giorgio Panizzi: 25 aprile

25 APRILE. FESTA DELLA LIBERAZIONE Storia Memoria Futuro Celebrazione dell’ottantesimo anniversario 25 aprile 1945÷25 aprile 2025 Libertà e Liberazione. Un binomio inscindibile per dare senso alle celebrazioni dell’ottantesimo Anniversario della Liberazione dell’Italia dall’invasione nazista e dalla dittatura fascista. La Liberazione, il 25 aprile 1945, fu la conclusione di un processo lungo e doloroso che ebbe le sue fasi decisive nella guerra distruttiva che fece comprendere a tutti gli italiani il senso della dittatura fascista. La guerra aveva prodotto orrore e distruzione. Si era svolta in tutta la penisola, con gli ‘avvisi’ dei figli giovani morti in guerra, con i primi e poi numerosi bombardamenti aerei sulle città, poi con battaglie sanguinose e poi con graduali liberazioni. Gli Alleati, ancora in guerra con l’Italia, prima dell’8 settembre del 1943 – data dell’armistizio – erano stupiti dell’accoglienza che i cittadini tutti manifestavano al loro ingresso nelle città. Portavano, comunque, la fine della guerra, la libertà. I romani dovettero attendere con lotte e dolori e subire lutti e stragi – le Fosse Ardeatine per tutte – prima che gli Alleati ‘liberassero’ Roma, il 4 giugno del 1944, dopo sei mesi dallo sbarco di Anzio che prometteva, invece, una rapida avanzata e quindi la Liberazione di Roma. Dal 4 giugno 1944 al 25 aprile 1945 è passato quasi un anno, e nell’Italia centrale e settentrionale si è svolta la guerra di Liberazione. Unanimemente riconosciuto è il fatto che non si sarebbe avuta Liberazione se non ci fosse stata una Resistenza, un’azione attiva, di organizzazioni antifasciste e di brigate partigiane. Fu una guerra che in qualche caso è stata definita ‘guerra civile’. Una guerra in cui tutta la popolazione veniva coinvolta, nelle città e nelle campagne, con eventi ignobili e mostruosi che furono talvolta ricostruiti e certificati addirittura dopo più di sessant’anni, com’è il caso di Sant’Anna di Stazzema il cui processo si è chiuso nel 2007, dopo l’eccidio avvenuto il 12 agosto 1944. In tutto questo periodo era il desiderio di libertà che motivava e sosteneva la lotta per la Liberazione. Una libertà cercata da tutti, per i più svariati motivi e – diremmo paradossalmente – anche da chi si opponeva ai combattenti della Resistenza e all’impegno degli Alleati. Italo Calvino, in alcune pagine de “Il sentiero dei nidi di ragno”, dà una illustrazione magistrale dei vari motivi che portavano molti di allora a combattere per la libertà. E spiega anche che con il medesimo furore, con altrettanto impegno, anche chi stava dall’altra parte, cercava una sua libertà. Scrive Calvino: “Perché c’è qualcos’altro, comune a tutti, un furore…..”. “Da noi, niente va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, pur uguale al loro, m’intendi? Uguale al loro, ….., tutto servirà se non a liberare noi a liberare i nostri figli, a costruire un’umanità senza più rabbia, serena, in cui si possa non essere cattivi. L’altra è la parte dei gesti perduti, degli inutili furori, perduti e inutili anche se vincessero, perché non fanno storia, non servono a liberare ma a ripetere e perpetuare quel furore e quell’odio,” …..”Questo è il significato della lotta, …... Una spinta di riscatto umano,….. Io credo che il. nostro lavoro politico sia questo, utilizzare anche la nostra miseria umana, utilizzarla contro sé stessa, per la nostra redenzione, così come i fascisti utilizzano la miseria per perpetuare la miseria, e l’uomo contro l’uomo.” Sono parole che danno sprone al nostro impegno politico di oggi. Che tramutano la storia in memoria. In un processo della nostra mente che ci fa raccogliere tutte le esperienze, ricordate, tramandate nei racconti o vissute, come basi per prospettare un futuro. Un futuro che richiede coraggio nel progettarlo e capacità di innovazione culturale e sociale, uscendo dagli schemi passati, senza dimenticarne i valori ma nella consapevolezza che, se ci si vuole liberare dagli schemi reconditi, il senso della libertà è quello che ci deve guidare e che ci fa rendere attuali le memorie del 25 aprile 1945. Giorgio Panizzi/aprile 2025

Papa Francesco: un ponte fra Gesù e il mondo laico - Articolo21

Papa Francesco: un ponte fra Gesù e il mondo laico - Articolo21

Labor’s Role in the Fight for Turkish Democracy

Labor’s Role in the Fight for Turkish Democracy

Alessandro Pollio Salimbeni: Il difficile anniversario: 80 anni dopo la Liberazione dal nazismo e dal fascismo - ControPiede

Il difficile anniversario: 80 anni dopo la Liberazione dal nazismo e dal fascismo - ControPiede

Modello Milano? No, un cattivo esempio - Terzogiornale

Modello Milano? No, un cattivo esempio - Terzogiornale

Otto grafici su dazi Usa e guerra commerciale - Lavoce.info

Otto grafici su dazi Usa e guerra commerciale - Lavoce.info

Franco Astengo: Referendum

Franco Astengo: Democrazia parlamentare

DEMOCRAZIA PARLAMENTARE di Franco Astengo Mi permetto di intervenire sul tema del dibattito aperto dal cosiddetto "Decreto Sicurezza" esaminandone l'aspetto della qualità di procedura democratica seguita dal governo nell'occasione su di un tema di così estrema delicatezza. Prendo anche a prestito alcune frasi che l'ex-ministro della Sanità Renato Balduzzi, oggi presidente dell'Associazione Italiana dei Costituzionalisti, ha scritto nella lettera mensile pubblicata dalla stessa Associazione. Balduzzi ha esaminato il quadro complessivo dell'iter legislativo in questione rilevando la forza della polarizzazione del conflitto giuridico e istituzionale la cui versione oggi prevalente appare tornata a tratti quasi primitivi. Di conseguenza proprio la radicalità del conflitto e della relativa polarizzazione consiglierebbe ai giuristi e, in particolare, ai costituzionalisti di ritornare a interrogarsi sulle questioni fondamentali e sulle ragioni che fondano la forma e la sostanza di una comunità politica, della nostra comunità politica. L’occasione per questo tipo di riflessione è appunto rappresentata da parte del governo dall'adozione ( e l’emanazione da parte del Presidente della Repubblica) del decreto-legge n. 48 del 2025, recante «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario». Nel caso emerge una constatazione evidente: siamo di fronte- anche a giudizio del presidente dell'AIC - a una torsione della forma di governo parlamentare in senso maggioritario e della forma di Stato democratica in senso decidente. Questa evidenza dovrebbe da un lato, renderci avvertiti di quali e quante siano le conseguenze che possono derivare da mutamenti, impliciti e a maggior ragione espressi, della forma di governo, dall’altro, indurci a riproporre, con coraggio, la questione, da tempo avanzata in dottrina e della quale non si è sempre percepita l’importanza, se il decreto con “forza” di legge del Governo sia davvero atto “equi-valente” alla legge parlamentare, e ciò pur nella piena consapevolezza che, in un Parlamento inteso come comitato esecutivo del Governo, sia contestualmente mutato anche il senso della legge (sia detto per inciso, una tale questione è stata posta in questi corretti termini dalla sentenza n. 146 del 2024 della Corte costituzionale). Ho lasciato intatta la formulazione usata da Balduzzi per porre un interrogativo fondamentale per l'indirizzo che sta assumendo la trasformazione della democrazia repubblicana. Una formulazione ancorché di lettura abbastanza complessa perché sembra proprio arrivato il momento di avviare un confronto di merito sullo spostamento istituzionale in atto verso una forma di governo diversa da quella parlamentare. Non ci troviamo di fronte soltanto ad un fatto di natura procedurale ma ad un "evento" di piena natura politica. Può discutersi di tutto questo, ma ciò che appare fuori discussione, che è indiscutibile, è che la forza di legge nella Costituzione vigente è la negazione della legge della forza, anche ove questa sia la forza dei numeri. Occorre far notare, inoltre, che l’attuale legge elettorale in vigore in Italia riduce fortemente la capacità rappresentativa delle Camere, per una molteplicità di ragioni: dal premio di maggioranza, alle liste bloccate. Inoltre la riduzione nel numero dei parlamentari ha sottratto sia rappresentanza territoriale sia equilibrio nella rappresentanza politica. A futura memoria si ricordano le cinque principali funzioni parlamentari seguendo la sostanza del dettato costituzionale: 1)La funzione d’indirizzo politico, inteso come determinazione dei grandi obiettivi della politica nazionale e alla scelta degli strumenti per conseguirli, in specificazione dell’attualizzazione e dell’opposizione – dai diversi punti di vista – del programma di governo; 2)La funzione legislativa, comprensiva dei procedimenti legislativi cosiddetti “duali” che richiedono cioè la compartecipazione necessaria del Governo o di altri soggetti dotati di potestà normativa; 3)La funzione di controllo, definita come una verifica dell’attività di un soggetto politico in grado di attivare una possibile attività sanzionatoria; 4La funzione di garanzia costituzionale, da interpretarsi come concorso delle Camere alla salvaguardia della legittimità costituzionale nella vita politica del Paese; 5) La funzione di coordinamento delle Autonomie, sempre più complessa da attuare in un sistema che, nelle sedi di raccordo esistenti sia a livello internazionale che infranazionale tende a privilegiare il dialogo tra esecutivi. In conclusione si può affermare che nell'utilizzo specifico dello strumento della decretazione è stata chiamata in causa l’attività del Parlamento come organo dello Stato – ordinamento: cioè la Repubblica e di conseguenza la priorità dell’assolvimento del compito della più elevata capacità rappresentativa della molteplicità di articolazioni politiche, sociali, culturali, esistenti nella realtà nazionale. Ne consegue,come ricorda la "Lettera" dell'AIC una minor forza del provvedimento legislativo: passaggio delicato verso una forma dell'esercizio di governo fondata sulla priorità del "comando" rispetto all'esercizio democratico della sovranità parlamentare.

martedì 15 aprile 2025

Il modello scandinavo tra idealizzazione e realtà, Riccardo Casullo | Menabò di Etica ed Economia

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Robin Hood non abita a Palazzo Chigi, Domenico Cersosimo, Rosanna Nisticò | Menabò di Etica ed Economia

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Entità e persistenza delle disparità socioeconomiche territoriali in Italia, Francesco Prota, Lorenzo Cicatiello | Menabò di Etica ed Economia

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La questione salariale non è solo questione di salari*, Andrea Garnero, Roberto Mania | Menabò di Etica ed Economia

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