venerdì 13 febbraio 2009

vittorio melandri: come pesci in un tramaglio

COME PESCI IN UN “TRAMAGLIO”



È d’uso corrente l’espressione “sano come un pesce”. Una metafora, pur fallace, anche i pesci infatti si ammalano. Come ben sappiamo però l’espressione è efficace, sempre che il processo espressivo in questione, “basato su una comparazione (…) per cui un vocabolo o una locuzione (…) usati per indicare non i referenti propri (…) ma un altro referente ad essi legato da un rapporto di similitudine per esempio (…) – sete di giustizia –” …. sia appunto una metafora offerta con rigorosa “onestà intellettuale”. La metafora, “morta di sete e di fame”, applicata ad Eluana Englaro, e spesa a piene mani dai più servili schermi televisivi del pianeta, non solo è intellettualmente disonesta, ma anche vigliacca (ma questo corrisponde ad un mio sentire). Eppure provarsi a contrastare tale deriva, mi ha appunto fatto venire alla mente un pesce, che per quanto realmente sano e vitale, quando incontra sulla sua rotta quella rete che si chiama “tramaglio”, non ne esce più, e come il dimenarsi del pesce lo porta ad aggrovigliarvisi vieppiù, così il provarsi a replicare alla “rete” di metafore false e vigliacche seminate sulle nostre “rotte vitali”, ci sfinisce e ci lascia inermi, soli e in balia delle volontà più potenti. Cito dal quotidiano “Libertà” della mia città (Piacenza), dove ancora su Eluana, da ultimo mi è capitato di leggere questa frase: “…è drammaticamente rischioso arrogarsi la libertà, nel dubbio più totale, di decidere per la morte di qualcuno di cui non si conosce la volontà vera. È per queste ragioni che è stato drammaticamente sbagliato abbandonare una persona quando l’unica cosa che chiedeva, nella situazione di presunta sofferenza o comunque malattia, era di essere curata e accudita, in una parola, di essere amata.” L’estensore della frase (a cui non posso disconoscere a priori una sua “buona fede”), sembra non accorgersi di negare ad altri, quelli che hanno deciso “la morte di qualcuno di cui non si conosce la volontà vera”, quello che consente una riga dopo a sé stesso, che sembra proprio sapere bene “l’unica cosa che (Eluana) chiedeva”. C’è un solo modo per il pesce, di uscire da un tramaglio, non entrarci. A noi esseri umani, questa possibilità non è data, soprattutto in Italia, circondati come siamo da una rete oscena fatta di metafore disoneste e vigliacche, nella quale siamo, drammaticamente per noi, destinati a rimanere impigliati.



Vittorio Melandri

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