domenica 18 gennaio 2009

Massimo Fini: Craxi il fuggiasco

Craxi il fuggiasco
di Massimo Fini - 17/01/2009

Fonte: Massimo Fini [scheda fonte]



Ricorre fra pochi giorni, il 19 gennaio, il nono anniversario della morte di Bettino Craxi. Sono stato cronista dell’Avanti! nei primi anni Settanta e socialista fino al 1979 e ho conosciuto abbastanza bene l’uomo, che allora stava più a Milano che a Roma, anche attraverso la figlia Stefania, ai tempi mia cara amica, che dal padre ha ereditato il carattere.
Lo incontrai per la prima volta nel 1973. Lui era di ritorno dal Cile dove si era da poco consumata la mattanza di Allende e dei socialisti cileni. Il giovane Craxi era un lungagnone smilzo, con occhi bellissimi, vellutati, che ti guardavano da dietro le lenti, la cui burbanza era il riflesso di una chiusa e scontrosa timidezza. C’era in lui un misto di aggressività e di affettività che era, credo, il segreto del suo fascino. Nel vecchio Craxi, appesantito dal potere, dall’età e da una grave forma di diabete che lo aveva aggredito intorno ai quarant’anni non c’era più nulla di quel fascino. Era rimasta solo l’arroganza. Ma il cambiamento non era solo personale. A furia di circondarsi di yesmen, che è il destino di ogni leader carismatico, aveva perso il contatto con la realtà e quell’intuito politico che era stato la sua forza. Isolato dal potere e dalla inesausta piaggeria della sua corte, non aveva capito, fra le altre cose, che contro l’arroganza dei socialisti stava montando un sordo rancore che li avrebbe spazzati via, come lo avevo preavvertito già nel 1982 con una lettera aperta al suo vice, Claudio Martelli.

Craxi è stato importante, più per il suo partito, nei primi anni, quando sganciò il Psi dall’antico inferiority complex nei confronti dei comunisti e, liberatosi del massimalismo inconcludente, cercò di farne un partito pragmatico, socialdemocratico, di stampo europeo. Ma introdusse anche nel Psi quel "culto del capo", che era proprio dei comunisti ed estraneo ai socialisti, ed eliminò ogni dibattito interno. Il Psi aveva sempre avuto il problema dei finanziamenti perchè, a differenza del Pci e della Dc, non riceveva soldi nè dai sovietici nè dagli americani. La concezione di Craxi fu, giustamente, "primun vivere deinde philosophari". Ma in seguito questa questione dei soldi prevalse su tutto e il Psi divenne puramente e semplicemente un "comitato d’affari" con forti caratteristiche mafiose. Prevalse anche sull’anima più profonda del Psi, che era stato sempre dalla parte degli "umiliati e offesi", e divenne il partito dei dubbi finanzieri, degli stilisti, dei visagisti, delle damazze, delle favorite, dei profittatori di tutte le risme e insomma il partito "dei nani e delle ballerine" come ebbe a definirlo Rino Formica.

Che Craxi sia stato un uomo di Stato escluderei. Che sia stato un buon uomo di governo è dubbio. È vero che ingaggiò e vinse la battaglia contro il "punto unico di contingenza" ma durante il suo governo il debito pubblico passò da 400mila a un milione di miliardi, cosa di cui paghiamo ora le conseguenze, così come paghiamo le conseguenze delle pensioni baby, delle pensioni di invalidità false, delle pensioni di vecchiaia fasulle, delle pensioni d’oro e di tutti gli enormi sprechi degli anni della "Milano da bere" (ma a berla erano solo i socialisti). Fermò gli americani a Sigonella nell’unica occasione in cui, forse, era il caso di lasciarli fare (stavano per prendere Abu Abbas, il capo dei terroristi che avevano sequestrato la Achille Lauro, buttato in mare un ebreo ottantenne paralitico, mentre i nostri marinai facevano le ballerine per i terroristi) ma poi accettò i missili Cruise in Sicilia.

Fra le responsabilità di Craxi, oltre a quelle penali, c’è di aver introdotto nella politica italiana un protagonismo arrogante e volgare, trasmigrato poi nel berlusconismo, e soprattutto di essere stato il primo a cercare di delegittimare la Magistratura dopo essere stato preso con le mani nel sacco. A differenza dei democristiani non ha dimostrato nè senso dello Stato nè consapevolezza di essere classe dirigente. Come confermò con l’ignominiosa fuga in Tunisia, dalla quale ha continuato a infangare il proprio Paese e le Istituzioni del proprio Paese, di cui pur era stato presidente del Consiglio, finendo così per delegittimare anche se stesso.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Bravo Massimo Fini,sei come Travaglio!!!
Fini fa delle affermazioni ,anche importanti, ma ne da una lettura faziosa.Diciamo che gli ANTITOTALITARI ,in italia,sono sempre stati una esigua minoranza illuminata.Fini dimentica di dire il contesto nel quale si è mosso Craxi,stretto tra la tenaglia clericale e comunista,capo di un partito al dieci per cento circa.Privo di finanziamenti da parte di CIA (DC) e KGB (PCI),partiti egemoni della politica italiana i quali avevano i referenti all'estero,il P.C.I addirittura nel campo allora avverso.Craxi,a Sigonella,ha fatto capire agli americani che si trovavano su territorio italiano infatti,gli americani, avevano dirottato l'aereo dei terroristi su Sigonella convinti di trovarsi in territorio USA.La magistratura italiana,sempre tanto solerte,nella circostanza non aveva adottato alcun provvedimento e quindi,dato che non avevano commesso reati in Italia,come giusto,furono lasciati andare.Vedasi il prode D'Alema che,senza risoluzione ONU,per ingraziarsi gli USA ha inviato a bombardare la Serbia,paese europeo amico.I cruise furono giustamente installati in Italia contro la faziosa propaganda "pacifista" comunista la quale,chiaramente ,riteneva un piccolo dettaglio che l'URSS tenesse sotto puntamento le capitali europee con i suoi SS20.
Il capitolo dei finanziamenti illeciti,nel suo famoso invito ad alzarsi in aula rivolto a chi avesse potuto affermare la sua estraneità nessuno si alzo',tanto meno i comunisti.Fini dimentica il ruolo di Craxi durante il sequestro Moro che,aprendo il fronte della trattativa ,al posto della fermezza pelosa di DC PCI avrebbe salvato Moro ma i due partiti maggiori avevano già deciso la sua sorte.Dimentica che grazie a Craxi e al concordato la Chiesa cattolica non è piu' religione di Stato.Dimentica la ristrutturazione della magistratura con l'Istituzione della procura nazionale antimafia (effettuata contro il volere dei magistrati che difendevano ognuno il proprio piccolo feudo).I socialisti furono gli unici a tendere la mano a Falcone quando tutti i suoi colleghi magistarti lo avevano isolato ,umiliato non assegnandoli alcun incarico direttivo al quale,giustamente,avrebbe aspirato.Se non fosse stato assassinato sarebbe stato,sicuramente,il primo procuratore nazionale antimafia,naturalmente per nomina socialista.Io dico,non dobbiamo fossilizzarci sulla figura di Craxi nel senso che dobbiamo guardare avanti pero',nello stesso tempo ,accoglierlo nella nostra grande storia socialista al pari di altri grandi leaders che abbiamo avuto ed essere orgogliosi di lui al èpari degli altri.
Poi errori ne hanno fatti tutti,anche lui pero',penso,nell'Italia del compromesso storico /attuato nel PD) non penso potesse fare di piu'.
Un saluto socialista a tutti Ciao

Giovanni Battista Ferrari

Anonimo ha detto...

Io direi che tra le opinioni di Fini e Travaglio e il famoso filmato mandato in onda da Mediaset la scorsa settimana, probabilmente proprio là in mezzo, c'è una zona dove la verità è più vicina.
Un personaggio come Craxi ha contemporaneamente rappresentato il meglio della classe politica della c.d. I Repubblica, e allo stesso tempo interpretato gli eccessi più deleterii.
Nè solo un santo, né solo un farabutto.
Certamente il campione tra i suoi colleghi e concorrenti.
Il problema semmai avviene quando si propone il paragone con gli uomini di "Stato" dell'oggi, o aspiranti tali.
Ecco che allora la sua statura politica , il cui piedistallo fu pure impastato certamente di sangue e merda, di nani e ballerine, di convento povero e di frati ricchi, si erge solitaria su tutti gli altri, fosse solo per continuare ad offrire la mai doma spavalderia alle ingiurie dei contemporanei e della storia.

Lasciate però il diritto e l'onore ai socialisti di rimpiangerlo e commemorarlo, giacché in questo paese si sono visti pascolare impunemente, e talvolta assurgere alle più alte cariche dello stesso Stato che disprezzò e condannò Craxi, adoratori e accoliti di turpi assassini come Mussolini e Stalin. Così come del suo epigono nazionale Togliatti, che pure mandò a morte centinaia di oppositori del bieco totalitarismo di cui fece parte e (cosa che l'Italia ancora sta pagando) portando il cancro della menzogna e il tradimento degli interessi stessi del popolo e dei lavoratori, in Parlamento e nelle Istituzioni democratiche.

Sarà pure demodèe, ma continuo a pensarla come il mio illustre compaesano, Montanelli: Tra l'assassino e il ladro, non ho alcun dubbio su quale scegliere.

E Bettino certamente non fu solo Ghino di Tacco, o "Craxi il fuggiasco".
Alessandro Silvestri

Anonimo ha detto...

L'articolo di Fini è perfettamente concordante col mio pensiero.

Anonimo ha detto...

Massimo Fini che dà dell'arrogante e volgare a Craxi è come il bue che dà del
cornuto all'asino. Penso che un circolo che si rifà al magistero di Carlo Rosselli
non dovrebbe nemmeno occuparsi di simile individuo, sostenitore di Saddam Hussein,
e, se non ricordo male, pure di Milosevic.

Anonimo ha detto...

Penso che Massimo Fini abbia ragione quando scrive che con Craxi la "questione
dei soldi prevalse su tutto" e il Psi si snaturò: io dal 1985 non mi
iscrissi più, pur rimanendo socialista, perché il partito era stato
sostanzialmente liquidato.

Non sono d'accordo invece sul giudizio a proposito di Craxi uomo di governo:
per esempio sulla contingenza e su Sigonella, un quarto di secolo dopo, mi
sento di continuare ad approvarlo, nel merito e soprattutto nel metodo
utilizzato in entrambe le occasioni.

E' vero che il debito pubblico esplose con Craxi a Palazzo Chigi: e infatti
la crisi della 'Prima Repubblica' fu soprattutto economica, causata dalla
sottovalutazione da aprte dei politici italiani di questo problema... ma i
socialisti non governavano da soli, e se i democristiani poi hanno
continuato (con diversi travestimenti) a farla franca, forse si deve anche
al fatto che dopo la caduta del Muro di Berlino non serrviva più quello di
Bettino: così, tra Tangentopoli e i party sul Britannia, gli americani e la
lobby dei loro alleati la fecero pagare soprattutto a chi si era opposto
loro a Sigonella... o no?

Resta un grande rimpianto: le idee erano buone, utili a modernizzare il
Paese e la Sinistra italiana, ma la loro realizzazione avveniva in modo del
tutto arrogante e diverso sia dall'enunciato, sia dalla tradizione
socialista.

Certo, è un po' forte dire, come Massimo Fini, che il Psi divenne puramente
e semplicemente un "comitato d'affari" con forti caratteristiche mafiose
perché conosco persone che rimasero nel partito ed erano e sono
assolutamente per bene: resta il fatto però che l'affarismo era sempre più
diffuso e prevalente, non solo nel partito di Craxi (ma la differenza era
che i democristiani rubavano cercando di non dare troppo nell'occhio...)

Sta di fatto che questa rappresentazione a tinte fosche, ora riproposta da
Fini, è quella che si fece anche allora a proposito dei socialisti: prima
nell'immaginario collettivo popolare e poi purtroppo nei media dove peraltro
lavoravano (e lavorano) tanti colleghi entrati con la gabbana socialista. E
che, spessissimo, l'hanno voltata. Ma questa è una vecchia tradizione
italiana, non solo Psi.

Edmondo Rho

Anonimo ha detto...

Avremo modo di scrivere ancora su Bettino Craxi. Egli infatti è uno degli uomini che
non si dimenticano: nel bene e nel male. Diversamente da molti altri incensati ed
osannati in vita e caduti nel dimenticatoio della storia perché facenti parte della
lunga schiera di parolai "vorrei ma non posso".
Non si può passare sotto silenzio però il livore con cui da tempo Massimo Fini (in
questo associato a molti altri: Paolo Flores d'Arcais in primis)si scaglia contro i
socialisti e Bettino. Certamente il risentimento non è dovuto a diverse concezioni
della vita, ma forse a mancate prebende o riconoscimenti da parte del grande leader.
L'articolo che il Circolo ci ha inostrato è intriso di clamorose falsità ed io per
non tediare i lettori ne cito solo una: IL DEBITO PUBBLICO.
Vi giro a sostegno i dati del debito pubblico agli atti del Parlamento italiano dal
1980 al 2004.
Dati statistici:

31/12/2004 106,50 31/12/2003
106,80 31/12/2002 108,30 (Berlusconi)

31/12/2001 110,90 31/12/2000 111,40 31/12/1999 115,60 31/12/1998 116,80
31/12/1997 120,60 (Prodi/D'Alema/Amato)

31/12/1996 123,10 31/12/1995 124,30 (Dini)

31/12/1994 124,80 (seconda repubblica)

Prima Repubblica:
31/12/1993 118,70 31/12/1992 108,10 (Amato/Ciampi)
31/12/1991 100,80 31/12/1990 97,20 31/12/1989 95,30 31/12/1988 92,60
(Andreotti/De mita/Goria)
31/12/1987 90,50 31/12/1986 86,30 31/12/1985 82,30 31/12/1984 76,00 Craxi)
31/12/1983 70,60 31/12/1982 64,70 31/12/1981 59,90 31/12/1980 57,90(da Spadolini
a Fanfani).

Questo per sfatare proprio quello che i soliti luoghi comuni addebitano a Craxi che,
non va mai dimenticato, si è trovato di fronte uno Stato allo sfacelo, dove
l'inflazione navigava oltre il 16% in un crescendo che nessuno ha avuto il coraggio
di fermare (neanche il "rigooso" Spadolini!) proveniente dall' "UNITA' NAZIONALE",
conseguente a spese, soprattutto degli Enti Locali, foraggiati a pié di lista
(domandatevi perché?).
Dove i BOT (buoni del tesoro ordinari, cioè che devono supplire a "momentanee"
esigenze di cassa, non ad investimenti!)"rendevano" dal 20 al 22% di interessi,
tanto che gli imprenditori trovavano più conveniente "investire" in BOT e chiedere
mutui a tasso agevolato (che belle porcherie!).
Dove appunto la maggior parte del deficit serviva a rimborsare la montagna di
interessi passivi accumulati dal Bilancio dello Stato (la teoria attuale è che il
debito in sè è come non esistesse: importante è pagare gli interressi!).
Mi fermo qui e mi chiedo: Ma perché questi chiaccheroni alla Fini, anziché sputare
sentenze contro chi non può controbbattere (Bettino e Noi poveri Supertiti!), non si
mette seriamente a studiare ed a rendersi UTILE?