sabato 24 gennaio 2009

Felice Besostri: Un socialismo del XXI secolo

Da Aprile

Un socialismo del XXI secolo
Felice Besostri, 21 gennaio 2009, 11:40

Dibattito A quarant'anni dal sacrificio di Jan Palach vengono meno le ragioni per non superare la frattura tra socialisti e comunisti, questione urgente in Italia, unico paese nel quale non si è mai ricomposta, malgrado le trasformazioni del Pci in Pds e Ds. Si è, invece, sanata la ferita tra Pci e spezzoni della Dc, almeno formalmente nel Partito democratico



Il gruppo di circoli socialisti dell'Appello di Volpedo ha voluto ricordare l'anniversario di Jan Palach, il giovane studente di filosofia che si è dato fuoco per protesta contro l'occupazione sovietica, inviando una sua delegazione a Praga (16-18 gennaio 2009).
Con l'occasione si sono svolti una serie di incontri con personaggi che hanno svolto un ruolo nella Primavera di Praga e nella resistenza, oltre che con il Partito Socialdemocratico Ceco.
I fatti di Praga, la Primavera seguita dal freddo agosto dell'invasione delle truppe del Patto di Varsavia, eccetto la Romania, hanno rappresentato una svolta politica nella sinistra europea.
Significativo, per esempio, è il fatto che negli stessi giorni vi sia stata una delegazione del Movimento Studentesco di Milano a titolo di riparazione, cioè per non avere compreso allora il significato della repressione sovietica.

Quei fatti hanno una lettura facile: sono la dimostrazione che nella divisione del movimento operaio e socialista degli anni ‘20 i partiti, che rimasero fedeli al socialismo democratico, nel complesso ebbero ragione.
La storia ha confermato la profezia di Turati al Congresso di Livorno sui compagni che dovranno ritornare: con il crollo del sistema sovietico in tutta Europa, tranne che in Italia (nemo profeta in patria) la sinistra si è in grande maggioranza ricostituita intorno ai partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti.

Tuttavia sarebbe semplicistico, e per di più politicamente infruttifero, accontentarsi di essere stati dalla parte della ragione per rivendicare una primogenitura.
La lezione cecoslovacca per la sinistra europea dipende anche se dal 1968 vogliono privilegiare la Primavera o la sua repressione. A mio avviso per il futuro della sinistra, la sua ricostituzione ed il suo rinnovamento, è più importante il programma politico della Primavera, che la repressione.

Come i fatti hanno dimostrato, quel movimento era stato preceduto dalla rivoluzione ungherese del 1956 ed è stato seguito dalla creazione di Solidarnosc in Polonia nel 1981 e con il crollo del Muro di Berlino del 1989 e la dissoluzione dell'URSS vi è stato l'epilogo del comunismo sovietico.
Dunque la repressione appartiene al passato, la reazione di un sistema economico e sociale in crisi, la conferma che senza un regime dittatoriale il fallimento sovietico sarebbe stato evidente con decenni di anticipo.

Gli avvenimenti del 1968 dimostrano, a mio avviso, quanto un altro profeta socialista, Ignazio Silone, scriveva, già nel 1944, cioè con la guerra ancora in corso.
Sull' Avanti! di Roma del 29 e 31 ottobre e del 5 novembre 1944 Silone pubblicò un suo scritto intitolato "Prospettiva attuale del Socialismo Europeo". Silone mette a confronto le posizioni dottrinarie e politiche dei principali partiti proletari (oggi una tale espressione non la userebbe più nessuno) rispetto al periodo della scissione comunista.

"La scissione - scrive Silone - avvenne allora su quattro questioni fondamentali:
a) difesa nazionale o disfattismo;
b) partecipazione ministeriale o opposizione sistematica;
c) legalità o insurrezione;
d) dittatura o democrazia.
Ora, nessuno di questi quattro motivi sono ancora oggi attivi nel dialogo politico tra socialisti e comunisti".

Oltre 60 anni dopo lo scritto di Silone, ci sono ancora meno ragioni programmatiche ed ideologiche per non superare la frattura tra socialisti e comunisti, questione urgente in Italia, unico paese nel quale non si è mai ricomposta, malgrado le trasformazioni del PCI in PDS e DS. Si è, invece, ricomposta prima la frattura tra PCI e spezzoni della DC, almeno formalmente, molto formalmente nel Partito Democratico.

La Primavera di Praga ha avuto come protagonisti politici dirigenti ed iscritti al Partito Comunista Cecoslovacco, non il Partito Socialdemocratico in esilio.
Alla deposizione della Corona in Piazza San Venceslao era presente Venek Silhan, che ci ha anche accompagnato alla mostra su Palach ed i suoi nella Università Carolina.
Venek Silhan è stato uno dei protagonisti del XIV Congresso del Partito Comunista Cecoslovacco, quello straordinario organizzato clandestinamente nell'agosto del 1968, tanto che fu eletto nella segreteria del Partito.
Jiri Pelikan era anche lui un iscritto al Partito e soltanto nell'esilio raggiunse il Partito Socialista Italiano, che lo elesse eurodeputato nel 1979 e al ritorno in patria il Partito Socialdemocratico del suo paese.
Nei paesi dell'Europa Orientale i partiti socialisti, aderenti all'Internazionale Socialista, si sono ricostituiti con diversi apporti, ma la componente maggioritaria è rappresentata da dirigenti e militanti provenienti dai settori riformatori dell'antico partito comunista, così è stato in Ungheria, Polonia, Romania e Bulgaria.
Dunque non ci sono ragioni genetiche per continuare una divisione, che non ha più ragioni politiche ed ideologiche.

Senza il superamento di quella divisione in nome del socialismo nel XXI secolo non si potrà mai costruire in Italia quel partito del socialismo europeo, la cui mancanza è la ragione principale della debolezza e della sconfitta della sinistra nel nostro Paese.

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