sabato 31 gennaio 2009

Franco Astengo: il cuore di sinistra oltre l'ostacolo del 4%

Da Aprile on line
Il cuore di sinistra oltre l'ostacolo del 4%
Franco Astengo, 30 gennaio 2009, 12:46

Dibattito La sfida, sia pure impari, va accettata con l'ambizione di vincerla. Anche se il partito unico è ancora lontano, deve nascere una lista per le europee e alle amministrative deve accadare lo stesso, in autonomia rispetto al PD con cui non si deve trattare accordi


La decisione assunta quasi all'unanimità dalle forze parlamentari, di governo e di opposizione, di modificare la legge elettorale per le elezioni europee introducendo una soglia di sbarramento del 4%, modifica radicalmente le prospettive delle forze di sinistra escluse dalla Camera e dal Senato nell'occasione delle elezioni politiche del 2008, ancora alle prese con il difficile travaglio del post-sconfitta e alla ricerca, alquanto confusa, di un riallineamento e di una ridefinizione delle posizioni.
E' indubitabile che siamo di fronte ad un "vulnus" sul piano della correttezza nell'esercizio della democrazia, un "vulnus" grave.
Pur tuttavia è necessario cogliere un elemento propositivo che in questa brutta decisione è pur possibile riscontrare: è necessario, quindi, non rivolgersi tanto e solo alla protesta per questa decisione, ma interloquire con gli autori di questo negativo atto di forza mostrando grande decisione, combattività, coraggio, pur nella consapevolezza della difficoltà dell'ora.

Ho trovato francamente sbagliato l'editoriale del "Manifesto" del 29 Gennaio: una posizione, appunto, meramente protestataria con l'idea del "saltare un giro", non partecipando alle prossime elezioni europee, che francamente appare alquanto bizzarra.
Salvo non si volesse lanciare una pura e semplice provocazione!

La sfida, sia pure in impari condizioni di partenza va accettata con l'intento di vincerla: attenzione, non voglio misurarmi con la realtà, esitante ed incerta delle forze politiche esistenti più o meno scissioniste e con le loro beghe interne.
Sto reclamando, invece, la formazione di una lista di sinistra, chiaramente identificabile nei suoi simboli e nei suoi riferimenti storici, culturali, nell'attualità sociale cui partecipi il meglio, anche dal punto di vista della struttura di lista, di cui dispone, soprattutto sul piano dell'esperienza politica, quella ampia parte della sinistra italiana che non si è riconosciuta nella spregiudicata operazione di costruzione (sic!) del PD.

E' necessario il massimo di coinvolgimento di una vera e propria "comunità militante" e tale dobbiamo dimostrarci, da subito: le esitazioni e le incertezze accumulate in questi mesi impediscono, a questo punto, la formazione di una nuova, compiuta, soggettività politica, un partito, ma in questo frangente è - appunto - necessario dimostrarsi ancora una volta "comunità militante" dalla quale far scaturire, per il futuro, una nuova, diversa, organica, presenza politica.

Accanto alla presentazione, in questo modo, alle elezioni europee sarà altresì necessaria una analoga, adeguata, autonomia di presenza elettorale nelle elezioni amministrative: senza aprire trattativa alcuna con il PD, che tra l'altro nella maggior parte delle situazioni locali si trova in imbarazzanti situazioni di subalternità con i poteri economici "forti" che dettano la linea dell'assalto al territorio.

Il PD, in questa situazione, deve essere considerato un concorrente cui sottrarre i voti portati via con l'inganno del cosiddetto "voto utile": niente di più, niente di meno.

Tornando alla campagna elettorale per le elezioni europee, sono tre i punti di attacco possibili sul piano della dinamica politica:

1) La denuncia che l'accordo sullo sbarramento del 4% è frutto dell'accordo diretto tra PDL e PD, alla faccia delle dinamiche democratiche di relazione tra maggioranza ed opposizione;

2) L'inesistenza, appunto, della necessità del cosiddetto "voto utile", in quanto il Parlamento Europeo non è chiamato ad esprimere alcuna forma di governabilità (anzi l'impegno dovrebbe essere quello di reclamare maggiori poteri all'Assemblea, andando in controtendenza con la linea di privilegio di ruolo degli esecutivi;

3) Il richiamo "forte", in senso inverso, all'elettorato, reclamando un suffragio ampio che certifichi l'esistenza di uno spazio a sinistra concretamente rivolto verso al trasformazione della società e della politica e non misurato, semplicisticamente, sull'antico richiamo identitario.

Sul terreno dei contenuti mi permetto , invece, di fornire soltanto due semplici indicazioni:

1) L'utilizzo dello spazio politico europeo, nel senso dell'affermazione di un ruolo dell'Europa nel fronteggiamento della crisi finanziaria ed economica, rivedendo Maastricht e portando avanti un ruolo "politico" delle istituzioni europee che, partendo proprio dall'intervento pubblico, sovverta il rapporto esistente tra politica ed economia. In questo senso sarà necessario far fronte ad un elemento di indirizzo unitario come quello dell'adesione al gruppo del PSE, superando remore che pure ci possono essere in questo senso, ma individuando in quella direzione un luogo di esercizio di quel tipo di iniziativa politica al riguardo delle quale altri troveranno divisioni e difficoltà;

2) Sul piano più propriamente interno la priorità del tema del lavoro e della condizione particolare del lavoro dipendente, sia pubblico, sia privato e del sindacato. E' necessario offrire alla CGIL il massimo possibile di rapporto politico concreto, nella distinzione e reciproca autonomia tra politica e rappresentanza sociale, ma comprendendo appieno che in questo momento non è in gioco il vecchio tema dell'unità sindacale, ma quello - nuovo e ben più pericoloso - della cancellazione della CGIL dal panorama contrattuale.

Si tratta, ne sono consapevole, di una strada molto difficile da percorrere, con risorse organizzative ed umane assolutamente inadeguate, ma mai come in questa occasione è il caso di affermarlo: la politica oltre l'ostacolo.

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