giovedì 29 gennaio 2009

Durante: solo briciole ai lavoratori

Da Aprile on line
Solo briciole ai lavoratori
Ma.Bo., 28 gennaio 2009, 19:21

Le misure prese dal governo per rispondere alla crisi economica, anche per quel che rigurda il settore auto, sono inadeguate. Perciò la Cgil sceglie di scendere il piazza il 13 febbraio. Mentre si procede, come dimostra l'accordo sulla riforma del Ccnl, non sottoscritto da Corso Italia ma da Cisl e Uil, ad attaccare diritti e salario del mondo del lavoro, dividendo anche il fronte sindacale. Ne parliamo con Fausto Durante della Fiom



Il governo incontra parti sociali e protagonisti del settore per definire gli interventi da mettere in campo in risposta alla crisi che investe il mondo della produzione automobilistica, puntando sul sostegno alla rottamazione e sull'investimento di una cifra fra i 300-400 milioni di euro. La crisi continua, con cig a pioggia ma anche con scarsa copertura economica da parte dello Stato, mentre i posti di lavoro nel futuro non potranno che contrarsi, in ogni settore. Nonostante sia stato approvato un pacchetto di misure di risposta. Per completare il tragico quadro: Cisl, Uil e Confindustria, con la regia dell'esecutivo, sottoscrivono una riforma del contratto nazionale di lavoro che vede sfilarsi la Cgil e che spacca, fra contrari e sostenitori, il Pd. Di tutto questo abbiamo discusso con Fausto Durante della Fiom, che insieme alla Fp sarà in piazza il 13 febbraio per contestare le misure prese da Berlusconi in merito alla crisi economica.

In queste ore il governo italiano e le rappresentanze del settore auto stanno cercando di confezionare un piano di sostegno per rispondere alla crisi. Il pianeta automobilistico non attraversa un momento felice a livello mondiale...
L'auto sta attraversando la fase più difficile degli ultimi 30 anni. Di fronte alla crisi che il settore sta vivendo a livello mondiale, paesi europei e Usa si stanno muovendo verso una politica di sostegno all'occupazione, per tutelare posti di lavoro, e di ripensamento nella produzione automobilistica.

Quando parli di ripensamento della produzione automobilistica pensi alla riconversione verde del neo presidente degli Usa?
Certo anche ad Obama che ha tracciato la strada del sostegni a progetti di innovazione tecnologica eco sostenibili, ma anche ad altri paesi dove gli aiuti monetari sono legati all' innovazione e all'ammodernamento tecnologico del settore automobilistica. In Italia invece si procede con interventi tradizionali, vecchi, che si sintetizzano nell'attribuzione di denaro per la rottamazione.

E' solo questo che preoccupati la Cgil?
No, c'è anche la questione della quantità economica investita dal governo nel settore auto: i 300-400 milioni di euro promessi dall'esecutivo sono ben poca cosa rispetto, in proporzione, ai 17 miliardi di dollari che hanno investito gli Usa per i tre grandi colossi del polo di Detroit, Gm, Ford e Chrysler. Una distanza siderale dunque fra il nostro paese e gli States, che occulta quanto il settore dell'auto abbia bisogno di risorse.
Ma l'Italia è lontana anche dagli standard europei: la Germania e la Francia, per esempio, stanno investendo molto di più.
Insomma, il governo costringe il nostro paese ad essere privo di vere politiche industriali oltre che di sostegni economici.

Pochi soldi, dunque, per un settore che, come quello delle vetture, non solo è scosso pesantemente dalla crisi, ma ha proporzioni vaste...
Si perché in Italia si dice settore auto e si pensa automaticamente solo alla Fiat. Ma questa logica è riduttiva perché il settore è molto più ampio. Perciò anche gli interventi di aiuto confezionati dallo Stato lo devono riguardare nella sua interezza. Certamente gli stabilimenti e i lavoratori Fiat vanno tutelati, ma all'interno di una azione governativa che coinvolga tutto l'intero comparto, indotto compreso. La componentistica, per esempio, è un settore che lavora nel nostro paese non solo per gli Agnelli ma anche per altri soggetti industriali. Se non si offre sostegno all'intera filiera dell'auto, oltre che a tutte le realtà che gravitano intorno a questa produzione, si rischia di compromette il sistema globale con conseguenze occupazionali tragiche.

Il governo quindi dimostra di avere una visione miope sulla crisi del settore automobilistico?
Si perché le misure fin qui preannunciate riguardano solo l'acquisto di nuove vetture, il che significa colpire quell'intera filiera produttiva che gravita intorno all'auto di cui parlavo prima.
Dunque, gli interventi vanno indirizzati all'insieme della produzione legata all'auto e a tutti i soggetti coinvolti.

La Cgil boccia dunque l'esecutivo sulle politiche di sostegno alla realtà dell'automobile. Non diversamente in merito all'intero pacchetto anticrisi. Perché?
Le misure anticrisi del governo sono ridicole. Rispetto al disagio socio-economico si propone la social card e il bonus famiglie, per il finanziamento degli ammortizzatori sociali si stornano i soldi previsti per il Fas e Fondo sociale europeo, sottraendo così risorse destinate allo sviluppo e alla politica industriale. Non c'è risposta al fatto che ci sono milioni di lavoratori -precari, atipici, impiegati delle piccole imprese, soprattutto donne e immigrati- che non hanno diritto agli ammortizzatori sociali. Non a caso uno dei punti centrali della piattaforma che sostiene lo sciopero che Fiom e Fp della Cgil hanno indetto per il 13 febbraio propone l' estensione della cassa integrazione a coloro che ne sono privi.

Ma l'esecutivo si è impegnato ad estendere gli ammortizzatori sociali?
Si è impegnato tante volte e su tante cose, per poi invece...Dispiace che Cisl e Uil continuino a credergli. Già nel 2002 col patto per l'Italia, il governo Berlusconi di allora aveva promesso una riforma degli ammortizzatori sociali in senso di una loro estensione e qualificazione, per poi fare marcia indietro perché senza risorse. Ed era un momento dove non si registrava la crisi che domina attualmente.

Tu parli di una cambiamento del sistema degli ammortizzatori sociali. Allora non siete il sindacato della conservazione? Veltroni dunque si sbaglia quando vi sprona ad "accettare le sfide dell'innovazione riformista"?
Veltroni sbaglia obiettivo, ha semplicemente confermato la confusione in materia che caratterizza il Pd. In merito al contratto di lavoro e alla sua riforma il Pd ha almeno 4 opinioni diverse. Non vedo in questo accordo, siglato senza la Cgil, quella grande ispirazione riformista a cui pure Veltroni richiama il nostro sindacato. Al contrario si propone la vecchia aspirazione del governo di centrodestra e Confindustria a dividere i sindacati e isolare la Cgil. O almeno questo è ciò che sperano di realizzare. Non è certo un afflato modernizzatore e riformatore.

Il segretario del Pd critica l'accordo per il metodo (esclusione della Cgil) ma non nel merito. Come valuti questa diversificazione democratica?
Il fatto che Veltroni non abbia contestato i contenuti dell'accordo che non abbiamo, come Cgil, sottoscritto, mi sorprende. Rosi Bindi, Carlo Azelio Ciampi, addirittura Tito Boeri (certamente non accusabili di complicità con la Cgil) hanno contestato quell'accordo nel merito. In presenza di questi giudizi critici come fa Veltroni a veder elementi positivi? Una valutazione che desta preoccupazione anche circa la capacità del partito di Veltroni di radicarsi nel mondo del lavoro: lo dico da persona che ha creduto alla potenzialità innovativa del Pd.

In cosa quell'accordo, al contrario firmato da Cisl e Uil, non vi convince?
Non c'è più nell'idea di contratto nazionale che sottende questo accordo il ruolo di incremento del potere d'acquisto dei salari che questo contratto ha garantito e che è stato al centro della storia delle battaglia sindacale. Anzi, viene ridotta la capacità del Ccnl di garantire la crescita del potere di acquisto dei salari perché si prevede, per esempio, che i lavoratori paghino due volte il costo dell'energia. Oltre a pagare le bollette, infatti, non si tiene più in considerazione la crescita del costo dell'energia. Insomma si riduce la forza del salario.

Solo questo aspetto?
No, poi c'è l'ingabbiatura sindacale: la contrattazione di secondo livello viene depressa, perché nelle aziende i sindacati potranno chiedere solo un premio di risultato legato agli andamenti economici dell'azienda e non potranno contrattare gli aspetti che da sempre hanno contrattato a livello aziendale (organizzazione del lavoro, qualificazione professionale, ambiente e sicurezza solo per fare qualche esempio). Ed infine un terzo elemento.

Quale?
Che per la prima volta in Italia le imprese possono derogare in peggio rispetto al Ccnl sul fronte sia salariale che normativo. Cosa accadrà mi chiedo ai lavoratori del Sud? Le imprese potranno infatti dire loro che trovandosi in un contesto economico più sfavorevole del resto d'Italia non potranno che abbassare i loro salari. Si ritorna alle gabbie salariali e al dumping salariale.

Un altro aspetto riguarda il diritto allo sciopero. Cosa contesta la Cgil?
Che il diritto allo sciopero sia stato fatto oggetto di una forzatura senza precedenti, contestabile anche sul piano costituzionale. Tutto questo ratificato senza l'assenso della nostra organizzazione. E' uno stravolgimento della costituzione materiale del lavoro gravissima.

Se dovessi sintetizzare il pericolo che si annida nell'intesa che vi vede contrari, come lo faresti?
Indicherei la pericolosità generale dell'intesa nello snaturamento della funzione del sindacato che essa determina. Si prevede un proliferare di enti bilaterali (che si potranno occupare di sanità, previdenza, mercato, ammortizzatori sociali) che trasformano o meglio riducono il sindacato ad una emanazione impropria per perseguire compiti che non gli competono.

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