mercoledì 14 gennaio 2009

Enrico Campofreda: la Storia non si tocca

Da Aprile on line
La Storia non si tocca
Enrico Campofreda, 13 gennaio 2009, 20:08

Revisionismo Oggi, alla sala del Cenacolo della Camera, si è svolto il dibattito "Totalitarismo e democrazia", aperto da Cossutta con ferme parole a difesa della memoria storica, come primo atto di chiarimento e opposizione al progetto di legge 1360 con cui Pdl e Lega cercano di istituire un sedicente Ordine del Tricolore


Non si stravolge e si falsifica la Storia né la si piega a disegni propagandistici oltre che revisionisti. Lo hanno ribadito gli oratori del tema "Totalitarismo e democrazia" con cui, davanti a un'ampia platea riunita nella sala del Cenacolo della Camera dei Deputati, s'è svolto quello che è solo il primo atto di chiarimento e opposizione al progetto di legge 1360 con cui Pdl e Lega cercano d'istituire un sedicente "Ordine del Tricolore". Grazie ad esso il collaborazionismo filo nazista dei giovani che aderirono alla Repubblica Sociale Italiana e l'opposta lotta di Resistenza e Liberazione di civili e militari verrebbero parificate in base a presunte ‘comprensione delle scelte individuali' e ‘pacificazione'.

Forti dei numeri dei propri onorevoli nelle due Camere i partiti di governo puntano a conferire generalizzate benemerenze, 200 simbolici euro di pensione a reduci o diretti familiari e soprattutto ad azzerare le differenze fra chi combattè per una società libera e democratica e chi puntava a sostenere la follia totalitaria del Terzo Reich.
La lezione della Storia

L'ex senatore Armando Cossutta ha aperto la pubblica assemblea e, leggendo le lettere di adesione degli ex Presidenti della Repubblica Scalfaro e Ciampi che sottolineavano l'ostinazione dello schieramento politico di governo di riproporre un disegno di legge, già archiviato, contrastante coi principi della Costituzione ribaditi dalla Corte di Cassazione, ha usato ferme parole a difesa della memoria storica. "Questo progetto prospetterebbe una legge fascista e anticostituzionale che assimila i fucilatori repubblichini alle loro vittime che hanno combattuto per la libertà, non si possono offrire riconoscimenti pur postumi ai nemici della Patria". Questione toccata anche nell'intervento del Presidente Emerito della Corte Costituzionale Giuliano Vassalli "In nessuna nazione europea che ha subìto le devastazioni del nazifascismo si riabilitano giuridicamente i collaborazionisti, parecchi Paesi hanno dato vita a processi postumi non certo a onorificenze e riabilitazioni per i traditori della Patria". Aggiungendo "Se si può oggi nutrire comprensione umana sugli errori di gioventù questa non può stravolgere - come vorrebbe fare certo revisionismo in voga - il giudizio della Storia e noi come legislatori abbiamo un dovere verso il popolo e la nazione. Perciò nessuna legge può mutare una realtà dei fatti conosciuta e documentata né le scelte personali possono giustificare le perfidie e crudeltà commesse dagli aderenti alla Rsi che ricaddero sull'intera comunità. Nelle drammatiche settimane che seguirono la caduta del fascismo fino all'8 settembre '43 l'identità dello Stato italiano ruotò unicamente attorno al governo Badoglio e ai partiti del Cnl che accanto alle forze alleate sancirono i passi della liberazione. Insigni costituzionalisti di varie nazioni hanno nei decenni studiato il caso italiano che non ammette diverse interpretazioni".



Pacificazione

L'altro argomento che i firmatari del progetto di legge (fra cui brillano gli onorevoli di An Cirielli e Barani, quest'ultimo recente inauguratore in Lunigiana d'un monumento a Mussolini) è stato affrontato dalla professoressa Gioia, in vece dello storico Claudio Pavone impossibilitato a presenziare. "La breve durata della cosiddetta epurazione, la limitatezza temporale delle sanzioni e soprattutto l'amnistia dichiarata nel giugno 1946 dal guardasigilli Togliatti (all'epoca contestata da molti combattenti per la libertà perché riportava in circolazione tanti criminali di guerra, complessivamente furono 45.000 i fascisti usciti dalle galere, ndr) furono espliciti atti di pacificazione". Un partito neofascista, denominato Movimento Sociale Italiano, fu costituito alla fine di quello stesso anno, lo diressero Almirante, Romualdi, Caradonna, Rauti ex aderenti alla Rsi gravemente implicati in collaborazionismo e attività antipatriottica. E sul concetto di Patria la professoressa non ha alcun dubbio sostenendo come il 25 luglio e l'8 settembre 1943 sono date simbolo che testimoniano quale fosse la continuità dello Stato "Nessuno storico ha mai confuso i due fronti né si può sostenere che i combattenti fossero eguali solo perché impugnavano un'arma". Quindi il suo grido d'allarme: "Un Paese che s'avvia all'azzeramento della memoria, alla distorsione dei fatti mette a rischio anche il futuro della propria democrazia. E la sfiducia, il distacco dal mondo civile, l'intolleranza che si diffondono fra le giovani generazioni derivano proprio dalla scarsa conoscenza della Storia". Un pericolo che anche la deputata Marina Sereni, della Commissione Difesa della Camera e il giovane antifascista di Reggio Emilia Alessando Frignoli hanno richiamato "In nessun caso è immaginabile un riconoscimento onorifico pubblico per i collaboratori della Wermacht che erano nemici". Occorre continuare a ricordarlo: erano i giovani della Decima Mas e delle Brigate Nere adibiti ai rastrellamenti antipartigiani e attivi anche nelle stragi di civili nascoste negli armadi d'una "pacificata" vergogna, erano i cultori della morte, che cercavano bella coi teschi sui berretti. Per gli infiniti lutti che addussero al popolo italiano il governo Berlusconi vuole offrirgli simbolica pensione e onoreficenza.

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