giovedì 19 marzo 2009

Alessandro Litta Modignani: i radicali si raccontano

Da L'Opinione 19 marzo 2009

I Radicali si raccontano: in due libri la loro storia



di Alessandro Litta Modignani



Di questi tempi i Radicali sentono un gran bisogno di raccontarsi. Lo hanno fatto con il loro congresso dello scorso novembre, dove un trattamento speciale è stato riservato ai “radicali storici”, quelli con la maggiore anzianità di tessera; lo fanno ancora in questi giorni, con due libri appena usciti, nei quali vengono proposti, da angolature diverse, spunti di narrazione di un movimento politico originale, che ha vivacizzato con fantasia e tenacia un pezzo di storia dell’Italia contemporanea.

Il primo dei due libri è la ristampa del “Diario di una giurata popolare al processo delle Brigate Rosse” (290 pagine, Lindau) con il quale Adelaide Aglietta – compianta dirigente e parlamentare, Radicale prima e Verde poi, scomparsa a 60 anni nel 2000 – rievoca il clima tremendo degli anni di piombo. Ora che le Brigate Rosse sono (o almeno sembrano) un ricordo sbiadito, ripercorrere quegli avvenimenti suscita strane emozioni. Sembra un brutto film in bianco e nero, invece è la tragica realtà, color rosso sangue: 128 morti solo a contare il terrorismo di sinistra, 17 dei quali durante il processo di Torino. Qui si tratta di giudicare il nucleo storico delle Brigate Rosse (Curcio, Franceschini, Ognibene e tutta l’allegra compagnia) che minacciano di morte gli avvocati d’ufficio e i giurati. Comporre il collegio difensivo e la giuria popolare non è facile: sono 137 le persone che rinunciano per “sindrome depressiva”, cioè paura, mentre la sorteggiata Aglietta capisce subito qual è il suo dovere. La vicenda suscita scalpore. Tutti i leader politici, da Zanone a Berlinguer, dichiarano che se toccasse a loro accetterebbero “senza esitazione”, tanto sanno bene che non potrebbe accadere. La proposta di abolire la norma che esonera i parlamentari dalle giurie popolari viene infatti respinta, praticamente all’unanimità, stavolta sì “senza esitazione”. Adelaide invece sospende l’attività del Pr, di cui è segretario, e si dedica a tempo pieno al processo. Cerca di tranquillizzare le due bambine ma rifiuta ogni scorta armata, malgrado le minacce. Soprattutto tiene un diario, che oggi possiamo rileggere con curiosità e ammirazione. Ne emerge una donna coraggiosa, intelligente e sensibile, che affronta il suo compito con serietà e impegno. Sappiamo come è finita: nonostante gli omicidi, le minacce, il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro, il processo giunge al termine nel pieno rispetto delle garanzie. “Paradossalmente questo processo non era importante tanto per il suo farsi, quanto per il pericolo che non si riuscisse a fare”, conclude Adelaide Aglietta, persona trasparente e bella.

L’altro libro è invece opera di Sergio Ravelli, un militante radicale di Cremona, che raccoglie 35 anni di “fatti, aneddoti e ricordi” in un volumetto dal titolo emblematico: “Il Radicale Ignoto” (136 pagine, Cremonalibri). L’autore evita qualunque pretesa saggistica o letteraria, per raccontare con parole semplici la storia dei radicali locali, fatta di umiltà e impegno, con una genuinità umana e civile capace di produrre mille iniziative politiche. “Una lunga fedeltà a se stessi, un modo d’essere, di organizzarsi, di agire e di fare politica; o piuttosto, uno spirito con cui si vive la politica”, scrive nella prefazione Lorenzo Strik Lievers. La lettura potrà apparire ingenua a qualcuno, ma fra i partecipanti al recente congresso radicale di Chianciano è andato a ruba. Alcuni ricordi sono davvero toccanti, come quello di Enzo Tortora che il 30 maggio dell’87 grida il suo dolore disperato, aggrappandosi ai tubolari del palco e scuotendoli con forza davanti a una piazza ammutolita e stracolma. Morirà di tumore un anno dopo.

Anche per questo secondo libro, a ben vedere, valgono le parole che Adriano Sofri scrive nella prefazione del primo: “Quella che segue è una storia vera, verissima, di quelle che a ogni passo vi fanno esclamare: incredibile!”.

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