sabato 21 marzo 2009

Il nodo sul PSE blocca il PD

Da Aprile

Il nodo sul Pse blocca il Pd
Mo.Ma., 20 marzo 2009, 15:47

Europee I democratici non schiereranno "candidati di bandiera" alle europee. Una riunione ha fissato le linee-guida. Lunedì si decide sui nomi e, fra questi, c'è il caso Bassolino. Resta anche il nodo della collocazione a Bruxelles: molti ex Margherita vorrebbero rimandare tema, ex-diessini no. Franceschini si muove con cautela, non vuole che il tema torni ad essere motivo per piantare "bandierine" dentro al partito



Niente candidati "di bandiera", cioé i "big" che si dimettono dall'Europarlamento il giorno dopo le elezioni; prese di posizioni nette per scongiurare il più possibile il rischio-astensionismo. Sono queste alcune delle linee-guida emerse durante la riunione di giovedì sera tra Dario Franceschini e lo stato maggiore del Pd, durante la quale si è ragionato a partire dai sondaggi elaborati da Nando Pagnoncelli.

Una riunione che, secondo quanto viene riferito, non ha invece affrontato il tema della collocazione europea del Pd, nodo ancora irrisolto nonostante la formula di massima indicata dal segretario già il giorno della sua elezione all'assemblea costituente. "Non entreremo nel Pse, ma non potremo mai stare in luogo in cui non ci siano con noi i socialisti europei". Su questo tema molti ex-Margherita preferirebbero lasciare le cose come stanno fino alle elezioni di giugno, ma gli ex Ds premono invece perché si arrivi ad una soluzione nelle prossime settimane.

Per quanto riguarda le candidature, giovedì sera è stato messo a punto il regolamento che lunedì dovrà essere approvato dalla direzione del partito. Un meccanismo che, sostanzialmente, dovrebbe escludere le candidature di tutti coloro che hanno già incarichi istituzionali o in Parlamento: questo significa fuori i parlamentari, i presidenti di Regioni e Province, i sindaci. A meno che non decidano di dimettersi.
Di fatto, questo meccanismo taglia fuori gli amministratori locali, che difficilmente si dimetteranno per un seggio all'Europarlamento, ma anche la gran parte dei parlamentari e, dunque, dei massimi dirigenti del partito.

Lunedì sera dovrebbe dunque essere il giorno decisivo anche per sciogliere il dilemma su Antonio Bassolino. Che egli sogni Strasburgo è una certezza, che il sogno sia concretizzabile non dipende da lui. Il segretario Franceschini parrebbe più morbido nei suoi confronti rispetto a Veltroni, ma potrebbe essere bloccato dallo stop a sindaci e presidenti di Regione. La domanda cruciale che circola tra i vertici nazionali del Pd è: partendo dal presupposto che, per ottenere voti alle Europee ed evitare il bagno di sangue, bisogna puntare su uomini radicati nel territorio, inserire Bassolino in lista è utile a perseguire questo scopo? Porta o toglie voti? È questo in sostanza il quesito a cui risponderanno lunedi'. Sono in tanti ad attendere. Perché nel caso in cui ai governatori venga detto di no, il capolista al Sud per il Pd potrebbe essere Massimo D'Alema o Franco Marini. Una sorta di usato sicuro, anche se appare difficile che D'Alema possa scegliere di lasciare di nuovo il Parlamento italiano per andare in Europa.

Per ora, tra i "big", l'unico nome che viene dato per molto probabile come capolista è quello di Piero Fassino. Altro nome che sembra molto probabile è quello di Goffredo Bettini, mentre in forse è il sindaco di Firenze Leonardo Domenici. La candidatura di Fassino, peraltro, rientrerebbe in uno schema in cui l'ex segretario Ds otterrebbe un ruolo di primissimo piano alla guida del gruppo parlamentare che verrà costituito all'Europarlamento. Ma questo, appunto, è il nodo ancora da sciogliere.

Sempre giovedì, Lapo Pistelli si è recato alla riunione del Pse a Bruxelles insieme a Massimo D'Alema. Pistelli, che era in rappresentanza del segretario Franceschini, da mesi lavora al "dossier" dei rapporti tra Pd e Pse ma va detto che lo schema di possibile intesa che aveva abbozzato (il Pd che resta fuori dal Pse ma costruisce un gruppo insieme ai socialisti) aveva nei mesi scorsi incontrato la resistenza di ex popolari e rutelliani. Per ora Pistelli ribadisce la formula usata dal segretario, in Europa "con i socialisti, ma non nel Pse", precisando che la traduzione concreta di questo principio-guida non è ancora stata trovata.

L'idea del gruppo autonomo del Pd federato con il Pse, però, sembra perdere quota e tra alcuni deputati che nei mesi scorsi si erano battuti contro l'ingresso nel gruppo Pse si fa strada la convinzione che, alla fine, il partito "entrerà nei socialisti" per mancanza di alternative praticabili. Il problema è che alcuni "singoli" potrebbero decidere di aderire a titolo personale ai liberaldemocratici.
In alternativa, dal giro rutelliano si suggeriva di rinviare ogni valutazione a dopo il voto, quando si potrà ragionare anche in base ai risultati elettorali. Tesi che però non convince gli ex Ds, che chiedono di definire la faccenda prima della campagna elettorale.
Franceschini si muove con cautela, non vuole che il tema torni ad essere motivo per piantare "bandierine" dentro al partito, ma nemmeno ha intenzione di trascinare la questione irrisolta fino al giorno del voto.

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