lunedì 30 marzo 2009

Attilio Mangano: Dove stiamo andando?

Non credo di essere il solo che si chiede cosa succede oggi dentro quello che
chiamiamo CRISI , nei processi molecolari della società, nella percezione stessa
del problema, nelle trasformazioni in corso di cui sappiamo solo quello che ci
viene raccontato dai media.
Io stesso provo intanto a raccontare i piccoli episodi che capitano davanti ai
miei occhi, ben sapendo che sono solo dei segnali, dei sintomi, non una
spiegazione. Il fornaio mi racconta che la gente compra di meno e che lui
stesso dopo aver sentito in televisione Berlusconi che invitava le banche a
finanziare e a fare prestiti è andato nella sua banca ma il direttore gli ha
risposto che Berlusconi può dire quello che vuole ma lui può solo rispondere "
marameo" alle sue riichieste. Il barbiere mi spiega che i clienti risparmiano
su qualcosa, magari non fanno più lo shampoo, però la cosa che più lo preoccupa
è aver visto in centro, accanto al Duomo, un emigrato che faceva pipì in strada
e aver chiesto al vigile di intervenire,senza essere ascoltato. Mi ricordo che a
suo tempo anche Oriana Fallaci aveva raccontato una storia simile. Al bar
tabacchi, in cui il proprietario è un tipico fascista alla buona, tutto sport e
giochi elettronici sempre pronto a parlar male della sinistra, la preoccupazione
sul futuro è tangibile, lui stesso è uno che non crede che Berlusconi possa far
niente.
Venerdì sera vado in centro a vedere il film di Clint Eastwood, poca gente,
barboni che dormono per terra accanto al cinema, un senso di abbandono. Sono
solo impressioni, segnali, una specie di silenzioso pensare a se stessi , un
misto di insicurezza e di rincorsa al si salvi chi può-
Leggo un intervista a Mario Tronti in cui lo studioso dichiara che ."la
realtà è molto più drammatica di come viene percepita. E' forte la percezione
individuale della crisi da parte di chi vive in vicinanza con il mondo dei
semplici. Nessuno sta più sicuro sul suo posto di lavoro, si è scavalcato il
problema della precarietà di una parte perché essa conquista l'intero mondo del
lavoro. La crisi ricade sulla vita quotidiana, nelle case, nelle famiglie, si
vive male. Però manca la percezione pubblica, il tema non viene gridato"


.Credo che siano osservazioni veritiere ma al tempo stesso si possono indicare e
cercare in giro altri indicatori,questa volta diversi, ha ragione De Rita quando
osserva che in fondo quella che sembrava costituire l'arretratezza storica del
nostro paese, le cento città, ognuna con le sue storie e le sue regole, si
rivela non più un limite ma un fattore dinamico, che non consente una
generalizzazione interpretativa, ci sono buchi paurosi ma anche zone in nuova
ripresa, in una coesistenza singolarissima, il paesaggio sociale cambia.
Ha ragione Alberoni quando segnala lo strano fenomeno di una espansione dei
consumi culturali in giro e anche altre spinte a produzioni culturali diverse,
alla creazione di idee ed esperienze. C'è spesso intorno a noi una nuova e
operosa cultura del " fare", di cui sfuggono i contorni. Ma quello che continua
a fare problema è proprio il fatto che processi vecchi e nuovi si intrecciano.
Accanto a perdite di posti di lavoro, nuovo precariato etc. c'è una rete di
lavoro nero che coinvolge tre milioni di persone,accanto ai razzismi
striscianti,ai centri di controllo per espellere gli emigranti c'è una realtà
di continuo aumento sotterraneo ma visibile dell'emigrazione stessa,accanto alle
microviolenze e agli stupri , ai bullismi giovanili, agli abusi di droghe e
alcool, troviamo molti altri aspetti che ci sfuggono, ci si sposa sempre meno
ma in compenso aumentano i matrimoni misti, nelle scuole tra pochi anni gli
studenti di origine stranieri saranno la maggioranza, non so se è bene o male,
so solo che questo è un nuovo meticciato sociale destinato a produrre
mutazioni: non sappiamo ancora niente dei giovani figli di emigrati di prima
generazione, se i processi integrativi in senso antropologico e culturale
funzioneranno in qualche modo o se le nevrosi di disadattamento e di isolamento
moltiplicheranno bande e gruppi, Saviano ci spiega come funziona Gomorra e
stiamo cominciando a capire che parole come questione meridionale, mafia etc
non designano le stesse cose, che gli intrecci di economia legale e criminalità
li abbiamo sotto casa. E potrei continuare con questo elenco di diversificazioni
e contraddizioni che fa saltare le categorie con cui " a sinistra" si leggevano
le cose, il lavoro è cambiato, il paesaggio lavorativo è frammentato e
diffuso, i sindacati raccolgono e organizzano solo una piccola parte del mondo
del lavoro, i processi di socializzazione non sono lineari, non lo sono a scuola
e non lo sono nelle parrocchie, il disordine è grande ma non sappiamo
riconoscere al suo interno gli aspetti unificanti e quelli disgreganti.
Siamo sicuri che quello che sta muovendosi davanti ai nostri occhi sia solo e
tutto una somma di conformismi, microviolenze, razzismi, o non sia invece una
trasformazione più complicata per la quale ci mancano le lenti, la chiave di
lettura? La polemica contro un berlusconismo che minimizza la gravità della
crisi inventando nuove armi di " distrazione di massa" e gestendo paure e
insicurezze per moltiplicare un bisogno d'ordine rischia di cadere in nuovi
stereotipi interpretativi in cui quella che si chiamava " sinistra" è sospinta a
credere che si tratti di un trappolone , di un inganno.
Esemplare in questo senso l'articolo di oggi su L'UNITA' di Concita De
Gregorio, intitolato in modo significativo " La fiaba e la realtà" -"
"Nel giorno dell`apoteosi del profeta della Terza era della Ricostruzione
(nessuno sa quali siano le prime due, forse le avremo più avanti come in Guerre
stellari) ogni altra notizia impallidisce. Abbiamo assistito ieri mattina
all`incoronazione per acclamazione di un uomo che ha distribuito in pergamena il
suo discorso di 15 anni fa - rilegato in un libro fiabesco - e che lo ha
ripetuto quasi identico oggi, del tutto incurante di quel che accade nella vita
attorno a lui. Un uomo che ignora la realtà: semplicemente la racconta come
vorrebbe che fosse. La scuola degli e-book e i pieni poteri al capo. Lui stesso
capolista alle Europee, cosa volete che sia se è del tutto evidente che non
lascerà Palazzo Chigi per andare a Strasburgo. Una candidatura di bandiera, ha
detto sfidando Franceschini a fare altrettanto. Quale bandiera? I voti li prende
lui e in Europa ci andrà qualcun altro come del resto è accaduto e accadrà
(vedrete Bologna e Firenze) nelle Regioni e nelle città. Tuttavia va detto, lo
scriviamo nella cronaca, che non c`è niente di plastificato né di ingigantito
-15 anni dopo la fondazione - nel mondo di proseliti, l`Esercito del Bene giusto
ieri incaricato con gesto solenne di farsi nel Paese «missionario della
libertà». É divenuto nel tempo, il Popolo berlusconiano, un mondo reale di
persone reali, un`Italia che ha scelto il posto al sole, quello delle promesse e
delle illusioni: un`Italia (come spesso è accaduto nella storia) semplicemente
appagata dallo stare con chi vince. Si mescolano così i volti lombrosiani degli
antichi camerati di An con quelli incolpevoli dei diciottenni che nel `94
andavano all`asilo, coetanei di Araba Dell`Utri quando seienne manifestava per
il mantenimento dei Puffi nelle tv dell`amico di papà. Si confondono i garofani
dei socialisti con gli ex dc siciliani oggi autonomisti per convenienza,
assessori incaricati di costruire il ponte sullo Stretto e imprenditori ansiosi
di realizzarlo, un immenso sottobosco di potere dove si intrecciano interessi
bancari e richieste di particine tv, preti ed ex radicali, belle ragazze e
vecchie volpi, quarantenni felici di essere missionari in un mondo di villette
bifamiliari in Brianza in procinto di avere un vano in più. Berlusconi il
profeta annuncia che arriverà al 51 per cento e la folla lo osanna: in assenza
di argini non è detto che non gli riesca. Quanto alla al , proviamo a fare un
sunto delle notizie che ieri non hanno trovato posto al Padiglione 8 della
fantascientifica scenografia della Fiera di Roma, culla della nuova Era di
Silvio Re. Un geometra di 55 anni licenziato da mesi, e incapace di trovare un
nuovo lavoro, si è impiccato a Genova lasciando un biglietto di scuse al
figlio.) bambini disabili sono in aumento ma non avranno, a scuola, insegnanti
di sostegno: la prospettiva è quella di fare «classi del sorriso» separate da
quelle dei bimbi «normali». Tipo le differenziali, per chi se le ricorda. In
compenso Gelmini e Berlusconi promettono l`e-book: il libro elettronico. Sarà
bellissimo vedere i bambini disabili affidati cinque alla volta a un solo
disperato maestro studiare sull`e-book. Magistratura democratica ha chiuso a
Modena il suo congresso. Un documento di otto pagine, durissimo, chiama alla
difesa della Costituzione. Berlusconi dalla Fiera dice di volerla aggiornare,
piuttosto. Alleggerire dalle incrostazioni.) magistrati, come sempre, guastano
la festa. "


Qualche giorno fa è toccato invece a un filosofo di razza come Biagio De
Giovanni invertire l'ordine del ragionamento dire che in realtà siamo travolti
dalla nebbia e non riusciamo a vedere l'insieme ma solo singole parti , come
quando ci si muove nella foresta. Il cittadino di sinistra, osserva infatti De
Giovanni,ha perduto il senso delle cose, vede oggetti che non sa nominare, si
esprime con parole in disuso. Provo a citare il nostro. Cosa succede dunque
quando comincia a capire che il mondo è cambiato e che "per nominare le cose"
deve tornare a lezione dalla realtà?
". Ma che significa che unPaese muta? Non è facile accorgersene. Significa che
mutano gli orizzonti di ideeattraverso i quali quel Paese è interpretato, i
sentimenti comuni, i significatidelle relazioni fra le cose. Il cittadino si
accorge del mutamento anzitutto perché vede rapporti mutati fra luce e ombra
rispetto a quelli che ricordava.Capisce che qualcosa di grosso è avvenuto.
Alcune cose sono in un cono d'ombra.La Questione meridionale, scomparsa dal
lessico e dall'agenda politica, era ilpezzo forte del suo linguaggio, il
"dualismo italiano", il punto su cui far levaper unificare l'Italia, e ora non
c'è più. Il Mezzogiorno sì, c'è, ma le parolecon cui lo si rappresentava non ci
sono più Poi vede disegnarsi contorni sfumati dove una volta erano netti.
Netti, come i contorni del racconto mitico. Resistenza, antifascismo,
Costituzione. Per carità qualcosa si vede all'orizzonte, eppure tutto appare
indistinto.Il posto "antifascismo" (ricordate? La seconda, terza, quarta tappa
dellarivoluzione antifascista...) è vuoto, perché si è svuotato quello
correlativoche si chiamava fascismo. La Resistenza è lì, ma le linee sono un po'
confuse, le masse una volta distinte di vincitori e di vinti si sono mescolate;
nessuno nega che ci sia stata, ma essa non taglia più in modo netto l'orizzonte,
e diventa magmatica, non riescepiù a essere il sostegno di tuttoE infine la
Costituzione. Quella c'è, ma colonie di formiche (le temute termiti)penetrano
nei fogli e ne intaccano i margini. Poi, il cittadino, sorpreso di questo, nota
che gli assembramenti sono diventati rari, ciascuno cammina perconto suo
frettolosamente, corre verso casa per non perdere la puntata della fiction.Le
città sono punteggiate da piccole zone di oscurità e, facendo mentalmente
iconti, quel cittadino si ricorda che erano le sedi dei partiti dove si
discutevadel mondo.La realtà, insomma, è la stessa: le case, le strade, le
piazze; ma nello stessotempo tutto è cambiatoSe il cittadino di sinistra
imparerà a muoversi in questa nuova realtà e non cercherà solo di raccogliere i
cocci della vecchia, nulla può impedire che eglitorni ad abitare la città reale.
Giacché dentro quelle rappresentazioni si addensano nuovi problemi, nuove zone
di oscurità dalle quali qualche luce può tornare a farsi vedere."


Per il momento mi fermo qui, in fin dei conti mi sono limitato a elencare,
descrivere, indicare problemi.Dove stiamo andando?

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