domenica 8 marzo 2009

vittorio melandri: un partito nuovo della sinistra

Non che la cosa abbia soverchia rilevanza, il mio pensiero conta meno di poco, ma alle compagne e ai compagni che oggi avranno la ventura di leggere “il manifesto”, vorrei rendere noto che Valentino Parlato nel dichiararsi d’accordo con me, ha avuto la cortesia di pubblicare la mia lettera sino alla parte che propongo in corsivo, omettendo, sicuramente per ragioni di spazio, la parte che evidenzio in rosso.



Fraterni saluti, vittorio





Caro Parlato,



“il manifesto” apre da tempo con giudizio le sue pagine alla varia sequela di proposte tutte formulate con la meritevole fissa di sapere come affrontare le prossime elezioni, in modo che la “sinistra” ne esca il meno peggio possibile. Personalmente, convinto come sono che solo rimanendo agganciati all’Europa, quella che c’è con tutti i suoi limiti, noi italiani possiamo nutrire ancora qualche flebile speranza per il futuro, riscontro due dati che mi spaventano. Da un lato mi spaventa il silenzio della critica, che accompagna le parole di Bindi e Realacci, i quali il giorno dell’ “investimento” di Franceschini hanno chiaramente detto che al PD devono importare molto di più le amministrative che non le europee (a conferma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che il PD, essendo principalmente un ufficio di collocamento per politici “bolliti” –teneri o duri- fa lo stesso, deve rivolgere la sua attenzione dove sono in gioco migliaia di posti e non poche decine); ma dall’altro mi preoccupa ancora di più la tensione riscontrabile in tutta la sinistra dispersa, nel precisare che mai e poi mai si deve ripetere l’esperienza dell’ “Arcobaleno” (in cui ho visto sparire il mio ultimo voto),

salvo aggiungere che la forza delle proposte in campo deve solo essere quella finalizzata al superamento dello sbarramento del 4% imposto da altri, e non propedeutica al superamento delle divisioni ormai anacronistiche che continuano a falcidiare ogni speranza di rinascita della sinistra italiana. Quando poi si indulge pure con il salmodiare il motto “Primum vivere, deinde philosophari”, motto sul quale Bettino Craxi e l’offensiva classe dirigente del partito al quale sono stato iscritto per vent’anni, hanno costruito la demolizione dello stesso PSI, vedo svanire le ultime speranze che mi sono rimaste. E non chiedete a me di fare proposte, perché l’unica che so fare, e che sono convinto essere quella più sensata di tutte, è la ri-costruzione di un partito socialista laico, capace di comprendere al suo interno anche idee comuniste, come l’aveva già prospettata Filippo Turati novanta anni fa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Se una delle caratteristiche socialiste è l'ironia Vittorio fa parte a pieno diritto del Club. La mancanza di spazio come giustificazione della pubblicazione della seconda parte della sua lettera o è fine ironia o ingenuità massima, tertium non datur. L'antisocialismo del Manifesto mi ha senmpre addolorato proprio perché le vicende dei suoi fondatori avrebbero dovuto insegnare LE VIRTù DELLA TOLLERANZA ED I VALORI DEL PLURALISMO. L'ultimo episodio che mi ha sconcertato è stato l'appello di Tamburrano per una sola lista di sinistra sottoscritto da prestigiose firme di varia probvenienza. Ebbene alcuni potenziali firmatari pentiti organizzano un secondo appello politicamente più impegnato, cioè che non auspicava una sola lista di sinistra, ma anche punti irrinunciabili. Di fronte al rifiuto di Tamburrano di togliere il suo appello dal tavolo il Manifesto contrariamente agli impegni assunti ha pubblicato per primo il secondo appelo, che si connotava per un fatto singolare, che non c'era nessuna firma riconducibile alla storia socialista: un'epurazione che ha colpito compagni come Giuliano Vassalli. Senza il superamento delle divisioni tra socialisti e comunisti, come preconizzava Turati, ma anche Silone nel 1944 ( particolarmente significativo questo auspicio per la sua storia personale e per la dannazione della sua memoria perseguita per anni in vita e dopo la morte ed anche in tempi recenti), la sinistra italiana non va da nessuna parte. Se i socialisti sono espulsi per principio e preventivamente da ogni ricostruzione e rinnovamento della sinistra è come dichiarare di essere per una soluzione di pace in medio oriente lasciando fuori Israele. Per due volte avevo progettato un'iniziativa per salvare contemporaneamente l'Unità( ante PD), il Manifesto ed il Riformista (direzione Franchi) con la motivazione di mantenere voci plurali della sinistra purché si impegnassero a mantenere aperto il confronto tra tutte le sue varie anime. Tale appello non è mai partito perché una o l'altra delle testate dava testimonianza di settarismo, il più delle volte antisocialista. Purtroppo non partirà mai. Forse la sinistra italiana, in tutte le sue espressioni, si merita quanto è successo e dar la colpa a Veltroni ed al PD è una magra consolazione. Quando il destino è cinico e baro, vuol dire che l'abbiamo preparato con le nostre mani. Alle prossime elezioni ci saranno due sinistre una Sinistra per La Libertà ed un'Unità Comunista. La prima non potrà parlare nel logo e nel nome di Socialismo e la seconda neppure. Viva l'unità! Non si deve chiedere a nessuno di rimuovere il proprio passato, ma di rielaborarlo nel presente, per progettare un futuro insieme, perché gli avversari sono forti e potenti malgrado la crisi. Leggo oggi in un giornale l'affermazione di un fautore della lista di unità comunista che il comunismo è attuale perché governa tuttora più di un terzo dell'umanità a cominciare dalla Cina. Ebbene, se la Cina è un esempio di società socialista, ne ho orrore: coniugare l'assenza di libertà politica e sindacale con l'intenso sfruttamento capitalistico dei lavoratori e con una corruttissima pubblica amministrazione è un modello molto lontano dalle mie idee di socialismo. Per ricostruire la sinistra abbiamo in primo luogo bisogno di compagni che abbiano sofferto sulla propria pelle le contraddizioni della propria scelta. I compagni del Manifesto potevano essere l'avanguardia della nuova sinistra, ma chi censura la lettera di un lettore perché scrive cose scomode o semplicemente cita Turati, si è chiamato fuori. Amen. Felice Besostri