giovedì 17 settembre 2009

Francesco Scommi: Il peggio in arrivo

Da Aprile

Il peggio in arrivo
Francesco Scommi, 16 settembre 2009, 17:31

Fosche previsioni dell'Ocse sugli effetti che la crisi economica globale avrà sull'occupazione. Nell'area dei paesi più industrializzati si prevede, per la fine dell'anno prossimo, un tasso di disoccupazione attorno al dieci per cento, con 57 milioni di senza lavoro. L'Italia è tra i paesi che dovrebbero soffrire più i prossimi mesi, toccherà il 10, 5 per cento. Il governo ostenta sicurezza, ma il Pd rileva: "E' la smentita delle vuote rassicurazioni, serve un tavolo con le parti sociali". La Fiat, con Marchionne, chiede la proroga degli incentivi. Scajola replica: "Decideremo con i partner dell'Ue"



"Crescono segnali che il peggio sia ormai alle spalle e che la ripresa possa essere vicina, ma per l'occupazione nel breve termine le prospettive sono ancora fosche". Questa la previsione dell' Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nell' "Employment Outlook 2009" diffuso oggi. È stato previsto che nella seconda metà del 2010 il tasso di disoccupazione nella cosiddetta area Ocse (che comprende i principali paesi industrializzati) si avvicinerà a un nuovo massimo dal dopoguerra: il 10%, con 57 milioni di disoccupati. Verrà superato così l'8,3% del giugno scorso, che rappresentava già il più alto tasso dal dopoguerra.
In alcuni Paesi come Irlanda, Giappone, Spagna e Stati Uniti, la disoccupazione è aumentata già nel 2009, ma "in altri Paesi inclusi Francia, Germania e Italia la gran parte della crescita della disoccupazione - secondo l'Ocse - deve ancora arrivare". La Spagna è finora il Paese che più pagato in termini di lavoro, raggiungendo un tasso di disoccupazione al 18,1%. In Francia il tasso è al 9,4% a metà di quest'anno, mentre in Germania è al 7,7%.

Nella tabella Ocse i dati italiani sono invece disponibili fino al primo trimestre 2009 quando la disoccupazione era al 7,4%, leggermente inferiore rispetto al 7,5% registrato nell'area sempre nei primi tre mesi di quest'anno. L'Organizzazione di Parigi osserva che, nell'ambito delle risorse pubbliche stanziate per i pacchetti di stimolo anti-crisi, gli investimenti nelle politiche attive del lavoro "in molti Paesi sono abbastanza modesti. Questa sembra un'occasione persa".

"Le misure adottate per ridurre i costi sociali della crisi economica debbono essere definite - sottolinea l'Ocse - in modo tale da non compromettere l'efficienza del mercato del lavoro nel lungo periodo". Il riferimento all'Italia diventa diretto quando nel rapporto si afferma che nel nostro Paese la spesa pubblica a sostegno delle politiche occupazionali "è aumentata poco rispetto agli altri paesi". E nonostante "alcune azioni siano state intraprese per estendere la copertura e la durata dell'indennità di disoccupazione", "rilevanti segmenti di popolazione restano sprovvisti di una protezione adeguata per aiutarli a superare la crisi". Anche l'accesso alla Cig da parte dei lavoratori "resta limitata".

Tornando al quadro complessivo, dal 2007 a oggi i disoccupati dell'area Ocse sono aumentati di 15 milioni. Da qui alla fine dell'anno prossimo il conto complessivo dovrebbe segnare, è la previsione, la scomparsa di 25 milioni di posti di lavoro: n tre anni si produrranno dunque tanti disoccupati quanti ne sono stati prodotti in un intero decennio fino ai primi anni 80, a seguito delle crisi petrolifere. Nel Paesi del G7 a giugno il tasso di disoccupazione è stato pari all'8,2% mentre nell'Unione europea all'8,9% e nell'area Euro al 9,4%. Le perdite più pesanti di posti di lavoro - aggiunge l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - si registrano "all'interno dei gruppi già svantaggiati nel mercato del lavoro: giovani, basse professionalità, immigrati, minorità etniche, e tra questi soggetti con contratti temporanei o atipici".

"Il maggior rischio - sottolinea l'Ocse - è che una gran parte di questa disoccupazione divenga strutturale e che molti dei disoccupati entrino in una condizione di mancanza di lavoro per un lungo periodo o che addirittura escano dalla forza lavoro". Questo è dovuto al fatto che i disoccupati di lungo periodo sono più difficili da assumere sia perché si verifica una diminuzione del capitale umano sia perché essi stessi ad un certo punto smettono di cercare lavoro.

"L'alta e persistente disoccupazione - fa sapere l'Ocse - porta con sé i costi economici e sociali maggiori: da una minore salute all'abbassarsi degli standard di vita, dall'aumento della criminalità al calo del potenziale di crescita per la società".

Per quanto riguarda la situazione italiana, alla fine del 2010 ci saranno nel Paese 1,1 milioni di disoccupati in più rispetto alla fine del 2007. Per l'Italia l'organizzazione di Parigi prevede un tasso di disoccupazione nell'ultimo trimestre del prossimo anno al 10,5%, ben superiore al 9,9% della media Ocse. Infine, per quanto riguarda la situazione dei salari, l'Ocse sostiene che quelli italiani sono cresciuti tra il 2006 e il 2007 dello 0,1%, meno rispetto allo 0,9% della media Ocse, dello 0,8 della Ue-15 e dello 0,9% della Ue-19.

L'aumento della disoccupazione si abbatte sul nostro Paese che già sconta, problema annoso, l'handicap delle buste paga "magre". I salari italiani, dice l'Ocse, sono inferiori del 18% rispetto alla media Ocse e se calcolati sulla base del potere di acquisto il divario si amplia al 26,5%. La media italiana dei salari risulta di 36.021 dollari l'anno (dati 2007) contro i 43.970 della media Ocse. Se calcolati sulla base del potere d'acquisto la media italiana scende a 29.198 dollari contro i 39701 Ocse, il che pone la Penisola al 18esimo posto sui 26 Paesi considerati. Rispetto al 2006, il rapporto calcola tuttavia un aumento reale dei salari dello 0,1%. Al top della classifica Ocse ci sono Lussemburgo e Norvegia con oltre 66mila dollari l'anno. Sulla base del potere d'acquisto la palma va però agli Stati Uniti (49.486 dollari).

Nonostante la fosca previsione che prevede per l'Italia l'aumento del tasso di disoccupazione fino al 10,5 per cento in poco più di un anno, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha ostentato tranquillità: "Le previsioni Ocse sulla disoccupazione disegnano l'ipotesi peggiore e si basano su dati di giugno, che successivamente la stessa Ocse ha corretto in meglio a settembre". Non la pensa così il responsabile lavoro del Pd, Cesare Damiano: "I dati dell'Ocse smentiscono le vuote rassicurazioni del governo". Damiano ha aggiunto rivolgendosi al governo: "Va convocato con urgenza un tavolo tra governo e parti sociali per affrontare i temi dell'incentivo allo sviluppo, della protezione sociale e del sostegno al reddito delle famiglie".

Gianni Pagliarini, responsabile lavoro del Pdci, ha ironizzato: "Oraa il premier se la prenderà anche con l'Ocse o capirà una volta per tutte che la crisi c'è e che è ben lungi dall'essere superata?". Pagliarini ha attaccato: "Altro che crisi alle spalle, il peggio dovrà ancora avvenire. I dati dell'Ocse sono impietosi e rappresentano una sonora bocciatura per il governo".

L'allarme dall'Ocse ha fatto il paio con l'uscita dell'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, che ha chiesto il rinnovo degli incentivi per il settore auto nel 2010, altrimenti "avremo un impatto disastroso". Gli ha risposto il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola: "Lo strumento ha funzionato e a fine novembre con i dati finali valuteremo di concerto con gli altri paesi Ue".

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