mercoledì 23 settembre 2009

Felice Besostri: In che mondo viviamo?

Da Aprile

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Felice Besostri, 22 settembre 2009, 10:56

Il punto I poteri forti si sono indeboliti e perciò si preparano a difendersi dalla minaccia più grave, quella rappresentata dal blocco politico sociale guidato da Berlusconi. In tutto questo la Sinistra, compresa l'appendice tendenzialmente centrista del PD, non gioca nessun ruolo



Tre ministri, Brunetta, Sacconi e Tremonti, sono in prima linea nella denuncia dei poteri forti: tutti e tre sono approdati al berlusconismo dopo aver transitato nell'area socialista sotto le insegne craxiane.
Rigurgito anticapitalista?
Non credo: nella lotta per la supremazia nel capitalismo italiano si sono schierati con il tycoon per eccellenza Berlusconi

I poteri forti si sono indeboliti e perciò si preparano a difendersi dalla minaccia più grave, quella rappresentata dal blocco politico sociale guidato da Berlusconi.
La famiglia simbolo per eccellenza del capitalismo tradizionale, gli Agnelli, hanno perso peso economico e soprattutto prestigio sociale, dall'evasione fiscale alle lotte ereditarie e per gli sbandamenti personali di suoi componenti.
Nel salotto buono di Mediobanca i "nuovi" da Berlusconi a Ligresti, si sono ormai insediati. A loro manca soltanto la conquista dei mezzi di informazione, in primis Corriere della Sera e Sole 24ore.

In tutto questo la Sinistra, compresa l'appendice tendenzialmente centrista del PD, non gioca nessun ruolo.
Il centro-sinistra, a cominciare dall'Ulivo, ha avuto la benedizione dei poteri forti e li ha ricambiati con le scelte di politica economica ed in materia fiscale.
La sinistra antagonista può recitare soltanto giaculatorie antisistema: purtroppo la sola pregiudiziale anticapitalista denuncia il fondamento del male ma non indica terapie o proposte credibili per uscire dalla crisi.

Allo stato manca soltanto la saldatura tra capitalismo tradizionale e Chiesa Cattolica, cioè i due pilastri del condizionamento extraparlamentare della politica italiana
La sinistra in tutte le sue espressioni, antagoniste e riformiste, è anch'essa, extraparlamentare, ma non una forza.

L'UDC è un pezzo importante della strategia clerico-capitalista (scusate il termine ottocentesco) e perciò ogni politica di alleanza con Casini gli assegna la leadership.
Se la sinistra non si rinnova e si ricostituisce la aspettano solo ruoli subordinati o di complemento, si tratti del gruppo de Benedetti o di settori della Chiesa.

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