lunedì 21 settembre 2009

Claudio Bergomi: un contributo al dibattito in Sinistra e libertà

Seguendo il dibattito in corso sul sito di SeL ci si rende conto del persistere di posizioni di conservazione di fatto funzionali al perpetuarsi di una condizione di totale assenza di una proposta politica di sinistra, alternativa a quella del centrodestra e soprattutto di una forza in grado di interpretarla.
Da un lato autorevoli dirigenti del PS e dei Verdi invocano l’autonomia politica e culturale dei loro partiti in funzione di non si sa bene quali obiettivi politici di lungo periodo e soprattutto non si capisce come sarebbero in grado di realizzare questi obiettivi in virtù di un consenso non proprio maggioritario nel Paese.
Dall’altro riemergono i settarismi di chi si compiace dei ritardi e delle incertezze di socialisti e verdi, sperando in tal modo di costruire una mini aggregazione SD-MpS, che ovviamente è cosa ben diversa dal partito della sinistra laburista, laica, libertaria e ambientalista che molti di noi vorrebbero costruire.
Un partito in grado di essere forza significativa di un Centrosinistra rinnovato, in cui il rapporto col PD si svolga sul piano della collaborazione ma anche dell’autonomia e della competizione politica.

Io credo che si debba partire da una considerazione molto elementare: se condividiamo una stessa visione della società in cui sviluppo sociale, crescita dei diritti, del reddito e degli spazi decisionali del mondo del lavoro dipendente, da una parte e crescita civile e democratica, dall’altra, sono le due facce di una stessa medaglia, allora abbiamo il dovere politico di dare una voce e un ruolo non di testimonianza a questa visione del mondo.
Se questa condivisione c’è, e io credo ci sia, non c’è più tempo da perdere e non possono essere ristrette e ininfluenti burocrazie di partito a impedire che questa condivisione produca frutti spendibili sul piano della politica.

La costruzione del partito deve avviarsi a Napoli, ma anche a Milano e nei territori, promuovendo il massimo della partecipazione ed assegnando ai territori un ruolo fondamentale, anche nella formazione della nuova struttura organizzativa e dirigenziale, che deve avvenire secondo criteri trasparenti e secondo tempi certi e ragionevolmente ristretti.

Senza una struttura organizzativa centrale e territoriale, senza una elaborazione collettiva e senza un tesseramento che dia il senso di appartenenza al progetto di Sinistra e Libertà, senza un processo tangibile di cessione di sovranità al nuovo soggetto da parte delle forze politiche che ne fanno parte (tutte le forze politiche, nessuna esclusa), il patrimonio rappresentato dal milione di voti di uomini e donne che hanno espresso la loro adesione al progetto di SeL è destinato a disperdersi.

Organizzazione e partecipazione dunque, ma non solo, servono anche idee-forza in grado di caratterizzarci come forza della Sinistra vicina al mondo del lavoro e al contempo laica e inclusiva, libertaria e ambientalista; idee forza dalle quali partire per costruire un vero programma di governo, lontano dai cedimenti moderati del PD e dalle posizione antagoniste e autoescludenti dell’estrema sinistra.

Idee forza, magari non nuove, ma certo in grado di distinguerci in un panorama politico appiattito sull’esistente, quali:
• il rilancio dei principi di giustizia distributiva, sostenendo la progressività del sistema e riportando tra l’altro la tassazione sulle rendite finanziarie almeno in linea con quella del lavoro dipendente, ma evitando di individuare i ricchi in chi guadagna 100.000 Euro attraverso il proprio lavoro dipendente o autonomo,
• la limitazione dell’uso del lavoro temporaneo da parte delle imprese, quantomeno nelle forme più esasperate e precarizzanti, ma senza demonizzare quelle forme di lavoro temporaneo che possono effettivamente fornire opportunità di occupazione a chi desidera forme meno vincolanti del lavoro a tempo indeterminato,
• il rilancio dell’intervento pubblico, con particolare riferimento alla sua efficienza (efficienza significa “produttività sociale” della spesa pubblica, che non può non essere obiettivo prioritario della sinistra riformista), proponendo una netta distinzione fra intervento pubblico (ad esempio nel settore della salute) e attività privata;
• la priorità e il rilancio della scuola pubblica, con la progressiva eliminazione dei finanziamenti alla scuola privata e confessionale;
• l’eliminazione delle barriere all’entrata per l’esercizio delle attività professionali;
• l’impegno per dotare il paese di leggi sulla convivenza e il testamento biologico;
• la netta separazione dei problemi della sicurezza da quelli dell’emigrazione, per la quale vanno adottate politiche di inclusione, a partire dal riconoscimento del diritto di voto amministrativo, e di regolarizzazione per chi nel nostro paese lavora in nero, spesso da anni e nei più diversi settori produttivi;
• un nuovo modo di concepire lo sviluppo, per una concezione non più produttivista e PIL dipendente, ma che veda lo sviluppo al servizio della crescita dello stato sociale e delle opportunità individuali; della difesa ambientale, superando la logica del consumo continuo di territorio per promuovere la logica del riutilizzo e della programmazione in base ai bisogni effettivi.

Infine credo che per costruire un partito dovremo poter disporre di una vera leadership nazionale, disposta a spendersi per SeL con convinzione e senza reticenze.

Credo che tutti questi elementi, organizzazione, idee-forza condivise, programma conseguente, leadership, siano egualmente importanti in questa fase di costruzione del nuovo partito.

Trasformare questo progetto politico in una realtà in grado di incidere sulla scena politica italiana è una responsabilità storica irripetibile della quale ognuno si deve far carico.

Claudio Bergomi
Sinistra e Libertà

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