sabato 27 dicembre 2008

Gabriele Ariola: un tuffo nel passato del socialismo

Un tuffo nel passato del socialismo partenopeo e meridionale.Condividi
Oggi alle 11.32
Napoli, 2 settembre 1944.
Avevamo lavorato l'intera notte, nella tipografia Barca, per tirare in rosso la testata dell' "Avanti! ". L'energia elettrica,come allora era normale,era mancata e per quattro ore avevamo a turno girato a mano, a lume di candela, la grande ruota di ghisa che azionava la pesante stampatrice piana.
La testata in rosso delle grandi occasioni: il giorno dopo 3 settembre,nel salone delle adunanze della Società Operaia in via Egiziaca a Pizzofalcone, si sarebbe tenuto il primo Consiglio Nazionale del Partito Socialista di Unità Proletaria dopo la liberazione di Roma.
Nel meridione presidiato dalle truppe alleate le ferrovie erano di fatto inesistenti,le strade dissestate erano percorse dalle colonne militari anglo-americane. A Napoli regnava Charle Poletti.
Uno alla volta giungevano nella nostra città, con mezzi di fortuna, i leggendari capi delle lotte contadine e socialiste nel meridione. I fondatori delle leghe, gli animatori delle battaglie contro Giolitti prima e della resistenza al fascismo poi.
Vennero Pietro e Attilio Mancini da Cosenza, Fioritto da Foggia, Dino Napoli da Melfi, Luigi Cacciatore da Salerno. Da Bari giunsero Fiore e Laricchiuta col giovanissimo Rino Formica, da Campobasso Attilio Rossi, da Potenza Tommasino Pedio e tanti, tanti altri.
A fare gli onori di casa erano impegnati il Segretario della Federazione Scipione Rossi ed il patriarca del socialismo napoletano Giovanni Lombardi, ex deputato e cognato di Ettore Ciccotti.
Da pochi giorni maggiorenne, ero unico redattore fisso, tuttofare e gratuito dell' "Avanti!" settimanale diretto da Nino Gaeta ed insieme alla turatiana Rosellina Balbi dirigevo "La Squilla" organo barricadiero e trotzkysteggiante della Federazione Giovanile Socialista.
I due giornali si stampavano,composti a mano, nella tipografia dei compagni Mario, Elio ed Aldo Barca, che ancora si trova in un seminterrato del grande cortile dell'ex lanificio, a lato della chiesa di Santa Caterina a Formiello, a Porta Capuana.
Avevo impaginato le otto facciate dell' "Avanti!" ed Aldo stava sistemando il piombo sul fondo della macchina; in apertura di prima -neretto bodon corpo 9- un messaggio di Nenni che Lizzadri aveva portato la sera prima da Roma.
Elio e Mario chini sulle casse dei caratteri mobili aiutati da Saturnino (un anziano tipografo con la mano sinistra deformata dall'avvelenamento da piombo) stavano componendo "La Squilla" , che la F.G.S. voleva stampata per la sera.
Seduto allo scrittoio nero d'inchiostro (sovrastato da un grande ritratto di Lorenzo Barca, defunto capo della Lega Tipografi Socialisti e padre dei tre fratelli) correggevo le bozze di un mio infuocato articolo di fondo ferocemente polemico col Togliatti della svolta di Salerno, col Papa del concordato, e nel quale, in nome della rivoluzione e della giustizia proletaria, si chiedevano le teste di Badoglio, Vittorio Emanuele ed Umberto di Savoia, complici di Mussolini.
Un gruppo di persone discese i quattro gradini che portano dal cortile in tipografia. Erano Oreste Lizzadri, Lelio Porzio, Luigi Renato Sansone, Nino Gaeta ed un uomo magro, insaccato in un gualcito vestito marrone che gli ricadeva dalle spalle, il collo della camicia slacciato, rotonde e spesse lenti da miope, un basco nero a proteggere la calvizie dal cocente sole napoletano.
Era Pietro Nenni, il leggendario leader socialista dell'Aventino, dell'esilio, della guerra di Spagna, del carcere, del confino a Ponza, della Resistenza a Roma dopo il settembre '43.
Direttore dell' Avanti! dal 1923, appena giunto a Napoli aveva voluto vedere dove si stampava, qui, quello che era comunque il "suo" giornale.
Sansone ce lo presentò urlandone il nome,con le braccia allargate nel gesto che gli era abituale. Ci emozionammo tutti; Aldo andò di corsa a chiamare, nella vicina casa, mamma Barca, vecchia ed ardente compagna, professoressa alla quale la fede socialista aveva precluso l' accesso alla scuola.
E mamma Barca arrivò ansimante in tipografia ed abbracciò e baciò a lungo, singhiozzando forte, il "compagno Pietro" sorridente commosso.
Nenni volle vedere le bozze dell' Avanti! , si complimentò con me per l'impaginatura, rafforzò un titolo, mi chiese della Federazione Giovanile di cui ero segretario per l'Italia liberata.
La sua cordialità mi fece ardito e gli chiesi di scrivermi subito un pezzo per "La Squilla". Raggrinzì un attimo le rughe della fronte, fissando dal finestrone la ciminiera annerita ed in disuso del Lanificio, si tolse lentamente la giacca, rialzò con la mano destra, che già teneva la penna, gli occhiali sulla fronte mentre sedeva al vecchio scrittoio e su una striscia di carte da bozze di getto, senza una correzione scrisse di Fernando De Rosa. Un giovane socialista, esule in Francia ed in Belgio, che aveva attentato a Bruxelles alla vita di Umberto Savoia e che aveva concluso la sua vita breve ed esaltante morendo da eroe in Spagna, combattendo con le Brigate contro il fascismo.
Nenni, in brevi periodi essenziali, lo indicava a noi, giovani socialisti, come esempio di militanza, di fede, di coerenza politica perseguita sino al sacrificio.
Volle poi leggere il fondo che avevo scritto per "La Squilla".
Ancora lo rilesse attentamente,un po' perplesso, mentre io -neofita- attendevo ansioso e trepidante il giudizio di uno dei più grandi giornalisti politici del secolo.
Depose le bozze umide, ricalò gli occhiali sul naso, indossò lentamente la giacca, mi guardò un attimo perplesso; poi, mollandomi una pacca sulla spalla ed illuminando il viso ad un ampio, divertito sorriso, allungando le vocali nel suo accento romagnolo, mi disse "Ma sì,compagno. Un buon articolo,va bene". Poi, rivolto agli altri "Perdio! se non si è giacobini a vent'anni si finisce codini e clericali a quaranta".

Giuseppe Ariola
lì 2 gennaio 1980


Il titolo di questo articolo è "Il giorno in cui conobbi Pietro Nenni".
Fu scritto in suo onore, all'indomani della morte, da un anziano giovane socialista che mi insegnò tantissimo.
Il 1° Gennaio ricorre pure l'anniversario della scomparsa materiale del nostro caro "zio Pietro".
Che il suo esempio resti sempre vivo nei nostri cuori,anche dei più giovani. Che la sua passione politica ci sia da monito e da stimolo.
Ho voluto,dunque, riproporre questo vecchio pezzo quale auspicio di un ulteriore passo in avanti per superare le divisioni e di un anno di proficuo lavoro per tutti i socialisti.
Tanti auguri,compagni.

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