giovedì 11 dicembre 2008

Ripartiamo dall'appello di volpedo

da aprile

Ripartiamo dall'appello di Volpedo
***, 10 dicembre 2008, 16:22

Il documento Si è svolta questa settimana a Roma la manifestazione dedicata al tema "Ricostruire la sinistra in Italia. Ricostruirla nel Socialismo Europeo". Partecipavano Fondazione Nenni, Socialismo2000 ed esponenti di Sinistra democratica e del Partito socialista. Ecco le conclusioni raccolte in un testo sottoscritto dai partecipanti


Il 6 Dicembre 2008 a Roma, per la precisione in via Edgardo Ferrati 12, si è svolta la manifestazione Hyde Park Corner @ Garbatella (sito:www.forumterzo millennio.it) sul tema "Ricostruire la Sinistra in Italia. Ricostruirla nel Socialismo Europeo (PSE)". Presenti all'evento Giuseppe Tamburano (Presidente Fondazione Nenni), Cesare Salvi (Presidente Associazione Socialismo 2000),Carlo Leoni (Coordinamento Nazionale SD), Angelo Fredda (Coordinamento Regionale SD), Felice Besostri (Direzione Nazionale PS), Sandro Natalizi (Direzione Nazionale PS). Alla fine dell'Assemblea pubblica, dove ognuno ha preso la parola parlando del tema, si è approvato questo documento all'unanimità:
La manifestazione del 6 Dicembre 2008 ha rafforzato la convinzione a procedere lungo il percorso che mira alla ricostruzione, in Italia, della sinistra di governo, riformista e libertaria, avendo come riferimento necessario e certo il PSE e l'Internazionale Socialista.
L'Assemblea ritiene che il documento redatto da circoli ed associazioni socialisti del Nord-Ovest, noto come Appello di Volpedo, rappresenti un momento di riflessione fondamentale sulla strada della ricostruzione e del rilancio della sinistra socialista in Italia.
L'Assemblea lo adotta quindi integralmente, impegnandosi a rilanciarlo già dalle prossime iniziative alle quali il Tavolo parteciperà o delle quali sarà promotore.

La gravissima crisi economica e sociale che ha investito, negli ultimi mesi, soprattutto le economie occidentali "portandole sull'orlo di un baratro" rappresenta la inevitabile conclusione di un processo di globalizzazione che, visto inizialmente come panacea di tutti i mali del mondo, si è voluto totalmente incontrollato. In questo modo abbiamo potuto verificare a quale livello di aberrazione possa condurre il capitalismo selvaggio e privo di regole. Ciò che si propone non è, ovviamente, un ritorno all'economia di Stato, al capitalismo di Stato. Quello che serve è la riforma della globalizzazione e del sistema di governance. Riteniamo pertanto che le dinamiche proprie di una moderna economia di mercato debbano necessariamente svilupparsi nell'ambito di regole certe e non travalicabili. Regole che non possono che essere definite dallo Stato, ovvero, nel nostro caso, dal concerto degli Stati nel quadro dell'Unione Europea.

Lo sviluppo non è uno strumento per aiutare poche persone ad arricchirsi o per creare una manciata di inutili settori protetti da cui trae vantaggio solo un elite ristretta.
Non deve accadere quanto è accaduto in Italia dove siamo passati, in molti settori dell'economia, dal monopolio statale alla oligarchia economico-finanziaria e dove le privatizzazioni, che spesso si sono concretizzate in semplici svendite agli amici di turno, hanno quasi del tutto azzerato il patrimonio dello Stato senza portare alcun beneficio in termini di riduzioni del debito pubblico. Intanto il reddito medio delle famiglie è calato ed ha iniziato a manifestarsi il fenomeno dell'impoverimento progressivo del ceto medio, che è lungi dall'arrestarsi.

Il dramma della precarietà fa il paio con il blocco completo della mobilità sociale. Il problema della casta non riguarda solo la politica. Caste e consorterie di ogni tipo negano di fatto le aspirazioni e le opportunità di coloro che si affacciano al mondo del lavoro dopo anni di studi.

Abbiamo la classe dirigente più vecchia d'Europa, anagraficamente e per permanenza sulla scena politica. La sconfitta non è più un buon motivo per lasciare ad altri la responsabilità di direzione politica. La corruzione e il malaffare dilagano, portando alla luce fenomeni rispetto i quali gli avvenimenti degli anni ‘90 rischiano di impallidire.

Tutto questo ha molte ragioni. Una ci sentiamo di affermarla, senza tentennamenti nè infingimenti: in Italia manca una forte sinistra di governo, che si faccia carico di difendere gli interessi dei più deboli e dei meno garantiti; che si faccia carico di difendere le ragioni dell'intervento dello Stato in economia, nella erogazione dei servizi pubblici essenziali, dalla sanità, alla scuola, all'acqua (in modo criminale posta in vendita dall'attuale governo, senza alcuna opposizione sostanziale da parte del PD). Oggi non è più possibile continuare a sostenere che una mano invisibile coordinerà le esigenze economiche con il benessere sociale, perchè la realtà ha dimostrato che la mano invisibile del mercato necessita della mano ben visibile dello Stato, garante e salvaguardia non solo della stabilità economica, ma anche della giustizia sociale.

Una sinistra che non abbia il timore di scontrarsi con le gerarchie ecclesiastiche per affermare il principio della libertà di ricerca, il principio del rispetto e della tutela dei diritti delle coppie di fatto, il principio della laicità dello Stato, che è solo e sostanzialmente un elementare diritto di libertà.

C'è bisogno dunque di una sinistra che proponga non solo una diversa prospettiva di sviluppo ma più in generale un'offerta di società alternativa all'attuale. Dove i valori materiali non siano anteposti ad altri valori quali per esempio la tutela dell'ambiente o della vita stessa, troppo spesso in modo drammatico ed insopportabile per le nostre coscienze - messa in pericolo sui luoghi di lavoro da chi subordina la sicurezza dei lavoratori al proprio profitto.

Una moderna sinistra di governo non può che essere espressione di una sinistra larga, dove possano trovarsi e ritrovarsi sia i socialisti provenienti dalle due esperienze fondamentali della sinistra storica, che le moderne espressioni della sinistra ambientalista.
Una Sinistra ampia ed inclusiva che si riconosca formalmente e sostanzialmente nel Partito del Socialismo Europeo (PSE), sotto il cui simbolo debba presentarsi unita sin dalle prossime elezioni europee.

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