giovedì 18 dicembre 2008

"A sinistra": un nuovo centro sinistra

da aprile

Un nuovo centro sinistra
Associazione "A sinistra", 17 dicembre 2008, 14:38

Il documento Lo scorso 14 dicembre, la direzione dell'Associazione "A sinistra" ha aprovato questo documento, presentato oggi alla stampa, come contributo al dibattito interno al Partito democratico in vista della direzione nazionale convocata venerdì prossimo. I capitoli principali recitano: uscire dalla crisi con una Italia più giusta; una sinistra unita nel socialismo europeo; costruire il pd con la partecipazione e una nuova etica politica




uscire dalla crisi con una Italia più giusta

La crisi finanziaria si sta tramutando in una drammatica recessione.
Il calo dei consumi, della produzione, degli investimenti e del commercio estero sta determinando la crisi di molte imprese, un crescente e spaventoso aumento di lavoratori in cassa integrazione e una riduzione dell'occupazione. Il lavoro precario diventa sempre più nuova disoccupazione.
Le famiglie italiane ogni giorno che passa vedono aggravarsi le proprie condizioni di vita.

Per i giovani si delinea un arretramento dei propri diritti, delle condizioni di studio e delle possibilità di trovare un lavoro sicuro e dignitoso.

La crisi va affrontata con urgenza e con solide politiche pubbliche.

Solo scelte politiche miranti alla crescita della domanda interna e all'innovazione della produzione e dei servizi saranno in grado di far uscire l'Italia dalla crisi, affermando maggiore equità e una modernizzazione basata sulla qualità sociale e ambientale dell'economia e delle infrastrutture.

Per questo c'è bisogno di una diversa politica e di un nuovo ruolo dello Stato che, superando i residui del neoliberismo, sostenga l'aumento dei salari, degli stipendi e delle pensioni anche con la detassazione del lavoro; intervenga urgentemente per l'aumento delle risorse per la cassa integrazione e per sostenere i redditi dei precari.

Sono indispensabili, per tenere in vita il ciclo economico, investimenti in infrastrutture ferroviarie, telecomunicazioni, viabilità, trasporti, energia, fonti rinnovabili, come è indispensabile potenziare la spesa per la cultura, la ricerca, la scuola, l'università, la formazione, la sanità e la casa.

L'impresa italiana va fortemente incentivata ad investire nell'innovazione di qualità dei prodotti e dei cicli produttivi, assicurando un credito certo e agevolato anche per la piccola e media impresa.

In particolare, va sostenuta la spesa per la scuola, per la cultura e l'università che, tra i tagli decisi dal governo, sono quelli che più colpiscono il futuro dei giovani.

È un nuovo modello economico e sociale che il PD deve avanzare, fondato su una nuova regolazione del rapporto tra Stato e mercato, la centralità del lavoro, dei diritti e della "società della conoscenza", il rafforzamento quantitativo e qualitativo dello stato sociale, lo sviluppo sostenibile.

Il governo Berlusconi non è all'altezza della situazione. Ha preso misure economiche colpevolmente inadeguate e non ha seguito quello che hanno fatto la Gran Bretagna, la Francia, la Spagna e la Germania.
È privo di una strategia di investimenti antirecessivi e ha esasperato con la legge finanziaria l'impostazione dei tagli allo stato sociale perché, essendo sordo ai bisogni sociali, non comprende l'importanza della ripresa della domanda interna. S'illude di poter fronteggiare la crisi aggravando le condizioni economiche e la sicurezza dei lavoratori, dividendo i sindacati, tentando di isolare la CGIL, contrapponendo il nord e il sud, i lavoratori italiani a quelli immigrati. E cercando di mettere a tacere l'opposizione anche colpendo la libertà d'informazione.

La politica delle destre si propone di conservare ed aggravare le disuguaglianze e gli attuali rapporti sociali che in questi anni sono stati caratterizzati da una perdita di reddito, di funzione sociale e di potere del lavoro e da uno spostamento della ricchezza verso le grandi rendite, la speculazione finanziaria, gli oligopoli privati in mercati protetti e l'evasione fiscale.

La gravità della crisi e l'inadeguatezza delle risposte del governo hanno spinto la CGIL a proclamare lo sciopero generale del 12 dicembre. Atto di grande responsabilità al fine di sbloccare una situazione di stallo e per rilanciare politiche pubbliche per la difesa e l'aumento dei redditi del lavoro e delle famiglie, per maggiori risorse allo Stato sociale, per investimenti nelle infrastrutture e per il credito alle imprese.
La massiccia partecipazione dei lavoratori allo sciopero e alle manifestazioni ci dice che c'è un grande movimento sociale consapevole, responsabile, unitario e non rassegnato.

Abbiamo sostenuto lo sciopero con convinzione così come abbiamo sostenuto nei mesi scorsi le lotte degli studenti, della scuola, dell'università, dei trasporti e del pubblico impiego, dei metalmeccanici.

A questo sciopero il PD deve dare un riferimento politico sia nell'iniziativa parlamentare, sia nella discussione interna che coinvolga le differenti rappresentanze sociali e che assuma come centrale la gravità delle condizioni materiali di reddito e di lavoro di pensionati, precari e lavoratori dipendenti.

un nuovo centro sinistra una sinistra unita

La crisi, se non viene contrastata, colpirà pesantemente le condizioni di vita e di lavoro delle fasce popolari, farà arretrare i ceti medi intellettuali e produttivi, crescerà tra i giovani e le donne l'incertezza sul futuro. Aumenteranno disuguaglianze sociali e territoriali e ciò metterà seriamente a rischio la stessa democrazia.
L'Italia, per trovare la via d'uscita dalla crisi, ha bisogno di più equità sociale, di pulizia morale e di maggiori libertà. Ha bisogno di essere guidata da una politica che abbia a cuore le condizioni di vita delle fasce popolari e la difesa dell'interesse generale, che sia orientata dai valori della uguaglianza, della solidarietà e della coesione nazionale.

Ciò è l'opposto di quello che propongono le destre, che alimentano paure e razzismo, dividono le persone e i territori, discriminano i più deboli e negano i diritti civili, non combattono l'illegalità fiscale.

Spetta alle forze democratiche e di sinistra assumersi il compito di unire su un programma di cambiamento sociale, economico, culturale ed ambientale le grandi risorse dell'Italia.
Solo un grande movimento unitario di rigenerazione morale, politica e sociale può far superare la crisi da sinistra e ridare fiducia, serenità e futuro all'Italia.

In tale quadro, il PD è chiamato a proporre all'Italia una nuova idea di società, politiche riformatrici e riformiste. È chiamato a costruire tra le persone concrete, nel paese, nei territori, nei luoghi di lavoro e di studio la più ampia unità tra tutte le forze democratiche e di sinistra.

Il maggior onere per costruire nel corpo sociale diffuso e nella cultura politica un nuovo centrosinistra spetta al PD.

È interesse della democrazia e del nuovo centrosinistra poter contare su una sinistra unita, che abbia superato la sua frammentazione e le sue divisioni. Una sinistra che, valorizzando il proprio pluralismo, possa procedere insieme per incidere nei processi di cambiamento e di governo. Per questo è decisivo che il dialogo non si interrompa e che si avviino, al più presto, momenti d'incontro e di confronto programmatico. Consolidare la funzione e l'unità del campo della sinistra significa lavorare per la costruzione di un nuovo centrosinistra, forte al centro e forte a sinistra.
nel socialismo europeo

Nessun paese da solo è in grado di superare la recessione in atto.
I paesi dell'Unione Europea sono impegnati per questo a trovare strategie e politiche antirecessive comuni.

È positivo che l'U.E. abbia deciso politiche ispirate al neokeinesismo, avviato un processo di superamento delle logiche neoliberiste, deciso investimenti per le infrastrutture e allentato i vincoli di bilancio. La svolta antiliberista è maturata negli Stati Uniti con la elezione a Presidente Barack Obama, il quale ha annunciato un "new deal" di politiche pubbliche per l'occupazione, l'innovazione tecnologica ed ecologica dell'industria americana dell'auto e dell'energia, il consolidamento dello stato sociale e la creazione della sanità pubblica.

Quello che sta accadendo è il tramonto del neoliberismo. In Europa le forze di sinistra possono e devono guidare questo cambiamento. In Italia il PD è la forza più credibile e attrezzata per la nuova stagione di politiche pubbliche e in Europa lo sono i partiti socialisti e socialdemocratici.
Per questo è indispensabile un rapporto politico organico tra il PD e il PSE. Ciò è tanto più naturale in quanto i valori del PD scritti nel "Manifesto" fondativo non sono in contrasto ma, anzi, in gran parte coincidono con quelli del PSE.

Questo incontro politico non porta ad uno snaturamento del carattere pluralista del PD, perché a nessuno viene imposto di diventare socialista, ecologista, cattolico o liberale. Ciò che, però, viene chiesto ad una forza riformista è di stare con chiarezza insieme alle forze alternative alle destre.

Il rapporto col PSE, quindi, non deve essere confuso con vecchie appartenenze ideologiche superate, ormai, da molti decenni. È tempo che su simile questione e in previsione delle elezioni europee, l'insieme del partito, iscritti e organi dirigenti, vengano messi nelle condizioni di poter ampiamente partecipare al dibattito e di decidere, se necessario anche con un referendum.

L'associazione "a sinistra" auspica che in Europa i partiti laburisti e socialisti trovino una strada comune per consolidare l'Unione Europea attraverso una crescita della democrazia, la difesa dei diritti dei cittadini, l'avvio dello sviluppo sostenibile, il consolidamento del dialogo con l'est e con l'Asia, la ripresa dei processi di pace.
costruire il pd con la partecipazione e una nuova etica politica

La costruzione del PD interessa tutte le forze di sinistra e democratiche. Interessa la democrazia, l'Italia.
Essa procede in modo complicato, inadeguato e contraddittorio rispetto alle aspettative.

Di questo siamo profondamente preoccupati e vogliamo lanciare un forte allarme.

Alla grande disponibilità e partecipazione di tante e tanti, come abbiamo visto il 25 ottobre a Roma, non ha corrisposto una altrettanta capacità di coinvolgimento democratico, per dare ad ognuna e ad ognuno la possibilità di esprimere le proprie opinioni circa i valori del partito, le opzioni programmatiche, le posizioni politiche e la scelta dei propri dirigenti locali e nazionali.

Il meccanismo della nomina dall'alto con la ratifica dal basso, accompagnata magari (e, ormai, eccezionalmente) da primarie, molte volte laceranti, ha distorto il processo e ostacolato la formazione democratica di un gruppo dirigente autorevole, portatore dell'interesse generale, diffuso nei territori, socialmente radicato e riconosciuto.

È urgente superare il meccanismo della nomina e sostituirlo con quello della partecipazione e della responsabilità condivisa degli iscritti. Il solo strumento democratico che garantisce la partecipazione è il congresso.

La richiesta che avanza in modo prorompente è quella di definire le sedi e i percorsi partecipativi del confronto e della decisione politica, superando la situazione attuale di separazione, di sfilacciamento, di prevalenza di gruppi elettoralistici e personalistici, che costringono la stragrande parte delle forze disponibili alla frustrazione, a rimanere ai margini. E' una delle cause per cui il tesseramento al PD procede con troppa lentezza. In molte realtà si sono affermati gruppi interni che, in assenza di sedi condivise e funzionanti di direzione politica, assumono di fatto la direzione del PD e sono protagonisti di divisioni e di lotte interne che prescindono dalle esigenze dell'interesse generale.
Il pluralismo, che è il tratto più innovativo del PD, non può scadere o essere alibi per contese personalistiche e localistiche, né essere la risultante delle vecchie dinamiche dei DS e della Margherita. Viceversa, esso vive nelle grandi correnti culturali che si richiamano ai valori del socialismo, dell'ecologismo, dei diritti della persona, del cattolicesimo sociale, della giustizia, dei diritti e della libertà. Vive nel fecondo e inedito dibattito nella e della rete.

Oggi, nei gruppi dirigenti, la ricchezza di questo pluralismo non viene valorizzata e si penalizzano le forze del lavoro, dei giovani, delle donne e le culture più innovative della sinistra riformista. Privarsi di tali forze significa danneggiarsi e costruire (o, meglio, non costruire) il PD con la testa rivolta al passato.

Le recenti polemiche interne, poi, fortemente amplificate, hanno presentato agli italiani il volto di un partito lacerato da lotte personali interne, con gruppi dirigenti litigiosi e troppe volte lambiti dalla questione morale.

Le polemiche interne sono poi scadute in affermazioni e in atti deplorevoli da parte di alcuni dirigenti nazionali non all'altezza del loro ruolo.

In questo quadro, è esplosa la polemica sulla questione morale che coinvolgerebbe il PD.
Noi che pensiamo che la lezione etica e politica di Enrico Berlinguer sia ancora attuale riteniamo che la politica non debba invadere le prerogative delle istituzioni e non debba mescolarsi con gli affari e l'economia; che amministratori colpiti da gravi provvedimenti giudiziari per potersi difendere liberamente debbano fare un passo di lato; che ci debba essere incompatibilità tra cariche istituzionali e cariche di partito. Berlusconi ha sistematicamente ignorato e combattuto questa visione della politica con gravissimi danni all'etica e alla credibilità dei politici.

Il PD, però, è chiamato ad essere l'animatore e il protagonista di una forte battaglia culturale e politica per una nuova morale pubblica che combatta la corruzione, l'affarismo, il familismo e faccia maturare una concezione della politica che porti a prevalere il bene comune e gli interessi generali. È indispensabile una grande riflessione collettiva per ritrovare una base morale comune su cui costruire un'idea di appartenenza, comportamenti e scelte politiche, per ridare credibilità alla politica e per rinsaldare il legame, alquanto lacerato, tra cittadini e politica. La forte sconfitta subita in Abruzzo è anche il frutto di tutto questo. Davvero una brutta pagina.

Tutto ciò segnala come sia indispensabile l'accelerazione della costruzione del PD come forza nazionale con un profilo ideale, programmatico e politico unitario, come forza radicata nella società e nei mondi del lavoro, tra i giovani e le donne, al sud come al nord d'Italia.
La strada maestra è quella del congresso per includere e non per allontanare, per scegliere opzioni ideali, programmatiche e politiche con la partecipazione degli iscritti, nella chiarezza e nella trasparenza. La Conferenza Programmatica nazionale potrà essere, infine, un momento importante per mettere la costruzione del PD su di un percorso trasparente e partecipativo.

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