mercoledì 4 novembre 2009

Pia Locatelli: La libertà fa sempre andare avanti

Dal sito del PSI

LA LIBERTA' FA SEMPRE ANDARE AVANTI
mercoledì 4 novembre 2009
di Pia Locatelli
Sono passati vent’anni da quando le televisioni di tutto il mondo per giorni e giorni hanno continuato a trasmettere le immagini di migliaia e migliaia di persone, soprattutto giovani, aggrappati o a cavalcioni del muro che finalmente non li separava più dalla libertà, una barriera crollata perché le persone e l'aspirazione ad essere liberi sono più forti di tutti gli ostacoli.

Grande festa da una parte e dall’altra del muro, gente ubriaca di felicità, che gustava appieno, dopo decenni di limiti e di grigiore, la possibilità di una vita senza vincoli imposti, una vita piena di luci, lontana dalla cupezza dei condomini tutti grigi, dalle divise tutte uguali, dalle code fuori dai negozi, dalla pseudo uguaglianza al ribasso che mascherava il fallimento, anche economico, del cosiddetto socialismo reale.

Noi socialisti libertari non ci stancavamo di guardare quelle immagini, partecipi attraverso di esse di quella gioia e con la voglia di esserci in mezzo, di partecipare di persona, consapevoli che era una svolta nella storia del mondo, che dava ragione a noi socialisti e libertari, da sempre convinti che senza libertà il mondo non va avanti e che le persone vengono sempre e comunque prima del partito, del regime, delle pianificazioni.
Decidemmo subito, Alma Cappiello ed io, di partire verso questo nuovo mondo, subito a Berlino e poi a Praga, Budapest ed infine Bucarest, una indigestione di Europa dell'Est, di incontri con tante donne di età, professioni e orientamenti diversi, per capire, discutere e suggerire di muoversi immediatamente nel nuovo spazio di libertà e di evitare che una nuova-vecchia nomenclatura se ne appropriasse escludendo le donne. Fu un’esperienza incredibile quella di Berlino, che si ripeté, quasi come da copione, nelle altre capitali del blocco orientale. Alma ed io parlavamo di femminismo e di diritti delle donne, della necessità di un nuovo protagonismo femminile nei loro Paesi dove si aprivano spazi di libertà nuovi....

Incontrammo donne diverse, grazie a contatti che velocemente eravamo riuscite a stabilire con gli aiuti più vari, dall' SPD a Jiri Pelikan, all'ambasciata italiana a Bucarest. Incontrammo donne impegnate nell'opposizione clandestina al regime, intellettuali, donne della società civile, termine allora sconosciuto, qualche ministra o dirigente di partito pronta a riciclarsi. Tutte quante avevano in comune una sorta di avversione nei confronti del femminismo: le politiche del regime perché vi vedevano l'incarnazione dell'ideologia borghese, le altre perché lo identificavano con l'emancipazione imposta dal partito alle “classi femminili”. Ci trovammo spiazzate e anche imbarazzate perché ci rendevamo conto che non avevamo molto da dire a queste donne che volevano soprattutto fare una vita meno dura, senza l'obbligo di emanciparsi attraverso il lavoro o il partito.

“Ci piacerebbe essere libere di fare le casalinghe”obiettavano “niente quote e niente politica...”.

Le ascoltavamo, tentavamo di spiegare e alla fine smettemmo di obiettare, di spiegare che femminismo è libertà, autodeterminazione, liberazione. Se la libertà era a portata di mano, ci sarebbero arrivate attraverso il processo che anche noi avevamo fatto negli anni. Continuammo a tenerci in contatto, a lavorare insieme con quelle che alla fine hanno scelto la politica e i partiti dell'Internazionale Socialista. Tre anni dopo nacque il Partito del Socialismo Europeo, più tardi la Gender Task Force del Patto di Stabilità per i Balcani e la Rete delle Donne dell'Europa Centro-orientale.

Oggi la Germania è guidata da una donna che abitava dall'altra parte del muro e le donne del PSE da una donna ungherese, Zita Gurmai, che ai tempi della caduta del muro era una studente troppo giovane per essere una leader.

Grandi passi in soli vent'anni, grandi perché la libertà fa sempre andare avanti.

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