mercoledì 4 novembre 2009

Paolo Borioni: Riflettiamo senza morbosità

Riflettiamo senza morbositàCondividi
venerdì 30 ottobre 2009 alle ore 10.06
Mi sembra giusto dire che un certo riformismo ha cercato di sfruttare la presenza di Berlusca (e per questo mettendolo sempre al centro) semplicemente affermandosi meno sporco e indecente di lui, e rinunciando a proporre una distinzione basata su altro (per esempio una riforma del modello economico oggi in rovina). Ed è oltre alle altre cose anche vero che evidentemente la vicenda di Marrazzo ha posto in evidenza i imiti di quella stagione.
Ma non parliamo di noi e basta, perché l'accettazione del reale, la fine della storia, l'idea di una politica progressista fatta di accettazione dell'economia di carta più qualche istituzione di welfare residuale e qualche mito generazionale (i richiami di Veltroni ai "miti" come i Kennedy) è stata di tutto il mondo, e il vero campione ne è stato Blair. Ricordiamoci sempre del gramsciano nesso nazionale-internazionale: tutto è adattamento nazionale e incontro fra nazione e globale intorno a certe strutture socio-economiche fondamentali storicamente determinate.
Da noi lo sbraco è stato maggiore non perché siamo italiani, ma perché dappertutto i regolatori del dibattito e della selezione della classe dirigente sono i partiti, e da noi erano crollati sotto i colpi interessati di chi ha voluto spazzare via, con tangentopoli, anche ogni idea di regolazione della società. In primis i nostri alleati, non a caso falsi moralisti,ù de "La Repubblica".
Le guerre di potere fra gruppi capitalisti sono rimaste senza forti mediatori politici. E Berlusca, l'interesse del capitale fatto solo apparentemente politica, quindi attacca ed è attaccato spietatamente.
I partiti veri riescono a mediare fra di loro e limitare con un patto tacito le materie che è lecito far diventare oggetto di polemica e quelle che devono rimanere private. Credete che cose simili non avvenissero nella prima repubblica? Credete che non avvengano in altri paesi? Ovvio che avvengono, ma altrove c'è ancora un sistema politico che tiene nonostante il suo indebolimento. Da noi una guerra fra gruppi di potere economici fra loro avversi (per esempio De Benedetti e gli altri intorno al Corriere dS contro Berlusca) prima che fra partiti ha fatto saltare ogni patto di civiltà.
La sinistra è stata assorbita in questa lotta, distolta da altri compiti di riforma sociale cui DeBenedetti non vuole che pensi. Bersani promette di cambiare queste cose.

Però attenzione, se ne può uscire: Antropologizzare tutto come "tipicamente" italiano (ovvero inevitabile in quanto tale) non serve a capire, davvero, e in fondo è provinciale all'inverso. Berlusconi non è un politico tipicamente italiano se appena prendiamo gli ultimi sessant'anni e non pensaimo, postmodernamente, che tutto sia iniziato con il 1989. E nemmeno la situazione attuale è tipica, anzi è fortemente inedita.
Antropologizzare è pericoloso, disarma la sinistra e la speranza di cambiamento, legittima gli elitaristi come "Repubblica" e gli altri grandi giornali, oppure i populisti come Berlusca. ATTENZIONE SALVO ALLE INSIDIE POSTE NELLA LETTURA DI MARIO PIRANI!!!

Infine: Servono i partiti, cioè proprio i partiti che selezionano la classe dirigente in modo davvero sensato. Marrazzo è stato selezionato sulla base di una sua popolarità compatibile con una coalizione progressista, e basta. I partiti invece la classe dirigente la distillavano lungamente. Bersani può invertire la china, altri politici puri, di destra di sinistra e di centro avrebbero interesse a ciò. Lavoriamo per la fine di questa penosa seconda repubblica. Andiamo verso forti attori poliitici e sociali, e, come sinistra e centro-sinistra, lavoriamo per la riforma dell'economia e della società anziché solo "contro Berlusconi"

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