venerdì 13 novembre 2009

Fortunato Antonio De Rosa: Ma gli ex comunisti e gli ex socialisti riusciranno a convivere in SeL?

Dal sito di SD

Home
Ma gli ex comunisti e gli ex socialisti riusciranno a “convivere” in Sinistra e Libertà”?
di Fortunato Antonio De Rosa
Ven, 13/11/2009 - 07:01
Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell'uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita (Enrico Berlinguer).
A Padova l’11 giugno 1984 moriva Enrico Berlinguer.
Già in quegli anni Egli sosteneva che la questione morale esistesse da tempo, e che essa fosse diventata la questione politica essenziale, ciò in quanto dalla sua soluzione dipendeva: la ripresa di fiducia nelle istituzioni, l’effettiva governabilità del paese, la tenuta del regime democratico.
Ma quelli erano altri tempi! Direbbe Lucarelli: un’altra storia!
I suoi “successori” D’Alema, Fassino e Veltroni pochi anni dopo (cinque per l’esattezza) davanti alla sconfitta del comunismo vollero convincersi e convincerci che i tempi fossero maturi per una liberal - democrazia, ma potrei anche dire senza eufemismi che stavano “convertendosi” al liberismo.
Essi mediante la trasformazione del PDS in DS diedero l’avvio alla sublimazione di quello che era stato il più grande partito della Sinistra italiana dal 1921 in poi, il PCI.
Il termine sublimazione, per chi lo avesse dimenticato, sta ad indicare il passaggio dallo stato solido allo stato gassoso, senza passare per lo stato liquido.
Tronfi delle loro decisioni verticistiche non si resero conto o finsero in tal senso che di lì a breve la realtà avrebbe superato la loro fantasia (malata a mio parere).
Volevano un partito liquido, consci del fatto che i liquidi si adattano ad ogni contenitore, ed invece se lo sono visti sparire davanti ai loro occhi volatilizzato in forma gassosa, oserei dire impalpabile e pertanto privo di ogni consistenza politico-programmatica.
Da tempo affermo che nel 1989 si è dato avvio ad una mistificazione di cui subiamo tuttora pesanti conseguenze, senza avere, ad oggi, la capacità e soprattutto la volontà d’intraprendere percorsi condivisi, che ci conducano alla ricomposizione delle forze della sinistra italiana.
È inoltre mia convinzione che nel compromesso storico Berlinguer non intravedeva certo un banale accordo tra Pci e Dc, ma un’intesa tra le classi da essi rappresentate, ciò mediante un'alleanza di governo e non certo favorendo la costituzione di un partito unico, come si è voluto poi realizzare, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
A 20 anni dall’abbattimento del muro di Berlino, e non dalla caduta così la chiamano con enfasi i benpensanti, potrebbe sembrare dissacratorio affermare che tutto è iniziato da quell’evento.
Ma non fu così!
I primi segnali sono precedenti, perché neanche nell'ultimo Pci fu agevole a molti di noi riflettere sull’importanza di concordare nuove forme attuative del marxismo.
A tal proposito mi corre l’obbligo di ricordare che anche il pensiero di Berlinguer ebbe la dovuta piena condivisione solo dopo la sua scomparsa.
In una parola chi non voleva buttare l’acqua sporca insieme al bambino fu subdolamente tacitato in nome del bene comune poi il resto è storia nota.
Quasi tutti quelli che nel 1989-90, dopo il congresso della Bolognina, avevamo scelto di rimanere del PDS, resistemmo (parecchi inconsciamente) all’onta della Cosa 2 ovvero ai DS anno 1998.
Credetemi non è stata facile la convivenza (per quanto mi riguarda durata fino al maggio del 2005) con chi come Fassino, che di lì a breve, in una sua pubblicazione pose nel pantheon degli statisti, a scapito di Berlinguer, Bettino Craxi, sebbene negli anni di governo di quest’ultimo ci fosse stata un’esplosione (senza precedenti) del debito pubblico e di un famelico rampantismo, fenomeno che lasciò attonita anche la D.C., ancora potente in quegli anni.
Dagli anni ‘80 con la rivoluzione liberale, l’abolizione della Scala Mobile, l’idea del paese normale ed infine tangentopoli tutto si è compito secondo copione, la truffa si è consumata soprattutto grazie ad un progressivo inquinamento del terreno culturale, avvenuto mediante asservimento dell’informazione, le televisioni falsamente libere ed i programmi spazzatura hanno fatto il resto.
Se un giudizio severo va espresso a danno dei governi guidati da Craxi, Amato e successivi, bisogna a mio parere, essere inclementi, nei confronti di chi, oltre a non averli efficacemente contrastati, una volta al governo, non ha saputo fare altro che emularne le gesta con a capo, nientedimeno che, un ex democristiano Romano Prodi, come se a sinistra si fosse verificata un’improvvisa “moria” delle sue teste pensanti.
Quando eravamo ancora comunisti ci spiegavano che avevamo lottato per un’Italia moderna dove ad esempio si nazionalizzava l'Enel, poi d’improvviso l’ammodernamento dell'Italia è significato privatizzazioni e liberalizzazioni spinte, un esempio per tutti quello delle Ferrovie dello Stato.
La privatizzazione delle Ferrovie dello Stato rimane un’operazione che dovrà, negli anni a venire, essere oggetto di studio da parte di storici, economisti, filosofi ma soprattutto criminologi.
Si criminologi perché, forse, solo loro sapranno dare risposte sensate e plausibili alle motivazioni che hanno sostenuto il più grande sperpero di danaro pubblico verificatosi per la realizzazione della linea ad A.V.
Un progetto-finanziario già nato con l’idea di affidarne la gestione a privati, che nulla hanno investito (era prevista una loro partecipazione in ragione del 60%) ma che tanto hanno incassato .
Privatizzare Ferrovie è significato innanzitutto sottrarre al diretto dello stato il progetto T.A.V. affidandolo, nei fatti, ad un General – Contractor che fa da controllore e da controllato elargendo, nel migliore dei sospetti, favori a se stesso ed alle amministrazioni territoriali “amiche”.
Da allora non c’è stata più fine al peggio!
Hanno privatizzato Enel, Telecom, Poste, ecc. raccontando agli italiani la favola del miglioramento dei conti che si sarebbe ottenuto con l’esternalizzazione di attività (sia progettuali sia realizzative) anche tipiche di queste Aziende di Stato.
Come se spostare costi, su altri capitoli di spesa, mediante le esternalizzazioni potesse essere la panacea di tutti i mali d’Italia ed invece si stava dando luogo ad una malversazione che, specie al sud, ha provocato esiti drammatici.
Drammatici si perché oltre alla devastazione provocata dal Pacchetto Treu e conseguenti precarizzazioni, specie nelle regioni del sud e non solo, l’esternalizzazione ha dato luogo ad un fiorire di appalti e sub-appalti quantomeno sospetti, per non parlare poi di prestigiosi e costosissimi incarichi conferiti a personaggi dalle discutibili competenze professionali.
Le conseguenze di tutto ciò sono state a lungo ipocritamente sottaciute da tutto il centro sinistra ed inutilmente osteggiate da un’inconcludente ed asfittica opposizione, costituita dalla cosiddetta sinistra estrema (oggi nuovamente extraparlamentare).
Il danno maggiore va individuato nella perdita di posti di lavoro, fenomeno giustificato da una finta crisi figlia, quest’ultima, esclusivamente di vantaggi venuti ai “cacciatori di rendita” a loro volta sostenitori e sostenuti da un capitalismo immorale.
Ecco il vero male di questi anni d’incertezza, i più bui dal dopoguerra ad oggi, e di essi peggiori, perché purtroppo per tanti senza speranza: l’arricchimento a tutti i costi per i furbi (se governanti praticanti del coito ergo sum) anche perché agli stupidi in luogo del cogito ergo sum abbiamo inculcato il principio immorale del consumo ergo sum.
Perché chi pensa dà fastidio a chi nella destra come nella sinistra e passando per il centro ha provocato una degenerazione della democrazia, trasformandola in oclocrazia (direbbe un mio giovane compagno mutuando Polibio e Cicerone) ovvero "il governo della feccia" di una classe politica corrotta che governa attraverso la clientela, ha interpretato i peggiori vizi della società: l'abuso, l'arroganza, etc. etc.
Anche se senza clamori sono loro che dobbiamo combattere, sono loro i nemici dei deboli, sono loro gli amici dei benpensanti e degli ipocriti e spesso c’è ipocrisia anche negli inutili distinguo io sono socialista, tu eri comunista, mi viene da dire: ma di che parlate?
Che significa dirsi socialisti o distinguersi dai comunisti oggi?
Perché non ci chiediamo insieme se vogliamo ancora bene ai lavoratori?
La prima discussione da fare, la prima domanda da porci è: ma saremo capaci di riporre al centro la questione della sicurezza del lavoro sia in termini di durata sia di retribuzione senza trascurare di combattere l’angosciante finta attenzione posta riguardo alla sicurezza nei luoghi di lavoro.
La vera sfida dei prossimi anni è far vivere dignitosamente chi lavora per vivere e non per morire, come spesso accade, gli ipocriti le chiamano morti bianche sono gli stessi che chiamano i militari morti in guerra vittime di stragi.
Bisogna ritrovare il coraggio di combattere chi (centro-destra e centro-sinistra) è succube delle pesanti interferenze della chiesa cattolica e dello strapotere americano.
Invertiamo la tendenza! Invece di arricchire i "signori della guerra" investiamo nell’ambiente, nella salvaguardia del suolo e del sottosuolo, nella conservazione del nostro immenso patrimonio artistico e storico, incentiviamo la ricerca.
Il nostro è un paese strano che esporta a titolo gratuito cervelli eccezionali ed importa a caro prezzo piedi decerebrati.
Riportiamo nella sfera del pubblico le attività che i politici corrotti, specie negli ultimi 20 anni, hanno dato in pasto a famelici quanto disonesti comitati d’affari.
Riapriamo le procedure concorsuali da troppo tempo sostituite da sospette selezioni che tanto ricordano i giochi a premio, ciò nell’assoluta irriverenza delle aspettative di tanti giovani e meno giovani che faticano ad inserirsi nel mondo del lavoro.
È in questo coacervo d’idee e di proposte, a sinistra del PD, che dal mio punto di vista va iscritta la linea ed il progetto politico di Sinistra e Libertà, ed è al suo servizio che dobbiamo porci quanti di noi vi aderiamo, specie se chiamati a coprire cariche ed incarichi istituzionali.
A partire dalle imminenti consultazioni alle Regionali noi tutti, in particolar modo chi sarà candidato, dovremo essere esempio di chiarezza e di specchiata onestà personale ed intellettuale nei confronti dell’elettorato.
Il vecchio sistema del voto di scambio e di favore che ha permeato, specie nella nostra città, le strategie elettorali da troppi anni questa parte dovrà, se vorremo essere credibili, fare posto alla chiarezza di un progetto condiviso innanzitutto con l’elettorato.
A Casoria viviamo un disagio frutto di oltre 50 anni di disamministrazione.
La speranza di una città normale non può più aspettare!
Basta con le voci inascoltate nel deserto dell’indifferenza!
Dobbiamo lavorare perché ciò avvenga senza infingimenti, com’era di moda qualche anno fa senza e senza ma.
Se siamo d’accordo possiamo passare alla fase operativa che richiederà l’impegno corale di tutti noi.
Dovremo preoccuparci di recuperare quel patrimonio di compagne/i che si sono allontanati o che in maniera pregiudiziale non si avvicinano perché in città ci etichettano come una formazione a forte concentrazione socialista.
Non è così!
Ma qualora lo fosse maggiore sarà la partecipazione di altre istanze ed idee della sinistra cittadina minore sarà la temuta concentrazione.
Concludo utilizzando un paragone che mi viene dal mio impegno lavorativo, Sinistra e Libertà è un buon progetto preliminare sta anche a noi passare alla fase del definitivo e poi dell’esecutivo.

Nessun commento: